Creato da: Led_61 il 23/01/2011
Internet: mie riflessioni

Netiquette

Nei limiti del possibile cerco una sana convivenza con chi intrattengo rapporti in questa area virtuale, non sempre è possibile ...

Non sono in cerca dell'anima gemella o di avventure ma mi fa piacere scambiare opinioni sui più svariati argomenti con persone aperte di qualsiasi razza, sesso, religione o credo politico che non nutrano pregiudizi di sorta.
La perodicità dei post e la risposta ai commenti è influenzata dai miei impegni.
Non cancello mai i miei post al limite effettuo qualche restyling riguardo a parole ed immagini senza stravolgerlo troppo e sono disposto a farlo solo se violo il copyright di qualche utente.
I commenti sono liberi senza alcun filtro.
Bannare è un termine che non fa parte di questo codice, perchè la vedo come una misura di ritorsione che non ha senso in un mondo così etereo e impalpabile ed in cui è facile occultarsi dietro improbabili profili.
Sono diretto rispondo con post, che talvolta hanno un linguaggio ermetico ma fanno comprendere il mio disagio di fronte a situazioni e persone che non hanno desiderio di un sano confonto, ma preferiscono celarsi e giocare sugli equivoci giocando troppo con le parole mentre lo scrivente pur amando l'ironia rimane una persona con saldi principi maturati nel suo mezzo secolo di vita.
Come non sono stato protagonista attivo nell'attività di bannaggio, allo stesso modo non ne sono stato oggetto (fino ad oggi), indice che i miei post o racconti sono moderati e non urtano troppo la sensibilità dei lettori, anche perchè questo è un luogo di riflessioni personali anche abbastanza intime aperto ai commenti di chiunque.

 

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Gran parte delle immagini qui visualizzate sono realizzate con il mio cellulare (non é di ultima generazione).
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Dopo Colonia qualcosa è cambiato

Post n°80 pubblicato il 08 Giugno 2012 da Led_61
 

In questo periodo l'altro anno avevo raggiunto il mio punto più basso in tutti i sensi, condizioni di lavoro, abitative, colleghi, casini per la mia separazione e chi ne ha più ne metta.
Penso che quando raggiungi il fondo e metaforicamente mi rotolavo nella merda, non c'è altra soluzione devi risalire.
Sono risalito piano come è nel mio stile, ma costante, consolidando quello che avevo raggiunto ed ora sono più ottimista sul futuro, a parte qualche giornata storta che lascio facilmente alle mie spalle.
Mi piace prendere un punto di riferimento una città e dire che da lì sono cambiato, non è stata una persona, un caso fortuito, un colloquio, un incontro  ma una moderna metropoli tedesca sul Reno in cui non so come sono finito e in cui spesso mi chiedevo cosa ci facevo, a parte il lavoro del cazzo che facevo.
Ci ho sputato sangue ma è servito a darmi una scossa e senza bisogno di allucinogeni vari anche se ogni tanto il mio tasso alcolico si alzava dopo aver chiuso baracca e noi burattini ci godevamo un po' di libertà.

Vi chiederete perchè ve lo racconto, quale è il mio scopo, non non ce n'è, qui talvolta si scrive quello che passa per la testa, quando ancora le spalle la reggono.
Ho ancora in mente la piazza vicino al mio posto di sofferenza, alberi alti, panchine, un tavolo da ping pong in cemento, un grosso container di raccolta indumenti e la rivendita di giornali e tabacchi, dove andavo talvolta a prendere il Bild per il mio chef.
Il REWE aperto fino alle 24:00, dove una multiculturale e variegata quantità di individui si avvicendavano.
Che poi uno pensa a Colonia, la cattedrale, il Reno, stupendo..., no io stavo a Ehrenfeld, un quartiere che girando le vie principale potevi pensare di essere in una casbah alessandrina, con le strade interrotte per lavori e la sinagoga in costruzione, il tutto contornato dal classico ordine tedesco.
La mia macchina era kaputt, così come il mio conto in banca, ma questa non è una novità.

Tutto è registrato nella mia mente come il mio girovagare ad ore impossibili in improbabili locali con gente di tutti i tipi e poca voglia di attaccare bottone con qualcuno, ognuno rinchiuso nelle sue classiche battute davanti ad una Koelsch, birra schifosa che bevevo per abitudine.
Qualche banconista dell'est che ti faceva girare un po' di più gli ormoni, ma il tutto finiva là, con qualche battuta senza sale.
Un collega di lavoro che nelle giornate di libertà si sparava il gel in testa con la sua testa gallinacea e indossava i suoi stivalotti e i suoi jeans che partivano all'altezza del suo organo sessuale, e a proposito di organo mi sa che quello era proprio suonato, mi chiamava zio perchè essendo di una ventina di anni più giovane gli ispiravo una certa riverenza-rispetto, comunque era simpatico il che ogni tanto ti risollevava il morale che stava all'altezza delle fognature.

Più che italiani quelli con cui stavo ogni tanto li chiamerei taliani, niente da dire contro i meridionali soprattutto quelli che hanno voglia di lavorare e ce ne sono, ma io sentendo loro parlare in napoletano stretto facevo più difficoltà che con il tedesco.
E poi tutto sto attaccamento alla famiglia io che sono diventato un vagamondo a parte due figli che vedo una volta l'anno, mia madre al campo santo, mio padre uno stronzo colossale, per non parlare poi della mia ex-signora, sai che amore ho io per la famiglia!

Comunque al 20 settembre ho preso la mia macchina e l'ho lasciata alle spalle, un'altra tappa di avvicinamento alla conoscenza di me stesso e dei miei limiti.

 
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