JAMBOREE

La frittata, la cipolla e la scarpa.

Molti anni fa, ogni mercoledì, con le mie colleghe andavo a mangiare un panino con la frittata e la cipolla. Gusti raffinati, eh lo so. Ma non eravamo nemmeno le uniche. Non era una bettola sulla provinciale, ma un barettino minuscolo in pieno centro, raggiungibile solo a piedi. Niente posti per sedersi, ma solo una lunga fila di impiegati, operai, commessi, eccetera in fila per un panino. Detta così fa molto profughi dell’est in coda per il pane, ma in realtà era anche un modo per socializzare: dopo un paio di mercoledì ci si conosceva un po’ tutti. Tra i tutti, c’era un gruppo di bancari, e tra i bancari ce n’era uno anche belloccio, alto, involontariamente spiritoso, ma che aveva la fama di essere un po’ sfigato. Non che portasse sfiga agli altri, semplicemente gli capitava sempre qualcosa. Un tipo che, come dire, gli pioveva sul culo anche da seduto.

Un giorno, finito di pranzare, il tipo saluta e se ne va. Lo vedo attraversare la piazzetta con i suoi due colleghi. 40 gradi all’ombra, oltre a noi in giro non c’è nessuno. Mani in tasca, elegantissimo, dà un calcio annoiato ad una lattina lasciata per terra. Improvvisamente, il dramma. Gli parte un mocassino. Che va a finire dentro una delle finestre aperte sulla piazzetta. Lui rimane un momento spaesato, confuso, guardandosi il piede nudo senza sapere cosa fare. Tempo due secondi esce un tipo sui sessanta, basso, in boxer, immancabile canotta con macchia di sugo; urla e sbraita agitando la scarpa. Oltre alle madonne, capisco solo pezzo di m…, spaghetti, coglione, mangiando, testa di c…, finestra, tavola… Ricostruendo le parole come in un puzzle, capisco che mentre stava mangiando si è visto arrivare una scarpa sulla tavola, direttamente nel piatto. Il chè non è esattamente come metterci il formaggio. Però sta esagerando. Il bancario, imbarazzatissimo, non sa cosa fare; da una parte vorrebbe rispondergli come si merita, dall’altra gli dispiace per quello che è successo. E comunque senza una scarpa non può andare da nessuna parte. Si scusa, insiste per offrirgli un pranzo al ristorante, dice di essere mortificato, si profonde in mille scuse anche con la moglie, apparsa nel frattempo. Tira anche fuori i soldi che ha nel portafoglio e tenta di darglieli. Intanto si fa sempre più gente e lui visibilmente chiede solo di morire il più velocemente possibile. Alla fine, praticamente, implora, abbattuto. Ma non c’è niente da fare, il tipo continua ad urlare, e di ridargli la scarpa non ci pensa nemmeno. Dopo mezz'ora, avvisato telefonicamente dagli altri due colleghi, interviene il direttore della banca. Con la lusinga di un calendario e di un’agenda per clienti vip, convince il tipo a lasciarlo entrare. Dopo qualche minuto, esce con la scarpa in mano, guarda il tipo sfigato e fa: “N….. sei sempre il solito deficiente!” e gli tira la scarpa sul piede nudo.

Non so perché, ma non ho più visto il bancario in fila per il panino alla cipolla. Chi l’avrebbe mai detto?