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Eravamo 4 amiche al bar
Post n°194 pubblicato il 07 Febbraio 2013 da pantouffle2011
Tre amiche, un bar, un caffè. Solite chiacchiere, 4 risate, l’atmosfera di sempre. “Aurelio, me lo faresti un toast, che non ho mangiato a pranzo?” “Anche il toast adesso…c’ho mica il tempo di scaldarlo. Ti do un tramezzino.. toh. Quale vuoi?” “Non lo so, uno che non sia vecchio di ieri, per esempio.” “Ehhh quante storie. Non ce ne sono. Vuoi un cornetto? Prenditi il cornetto. Dimmi quale vuoi.” “Boh.. uno che tu non abbia spalpugnato con le mani. Ce l’hai?” “Oooh principessa… guarda che io c’ho le mani pulite. Ci tocco anche i soldi.” E l’Aurelio se la ride beato, alla faccia nostra. Tanto poi lo sappiamo che scherza, che lo fa apposta per farci arrabbiare. O meglio, preferiamo crederlo. Mentre ci trastulliamo con pensieri poco carini sull’Aurelio, chiedendoci se ci sia o ci faccia, entra una nostra amica. Oddio amica… un’ex compagna di classe. Che poi abbiamo fatto insieme, per intero, solo un anno. Insomma, una che conoscevo tanti anni fa. E che mi sta anche un po’ sulle balle devo dire. “Ciao Clara, è un po’ che non ti si vede in giro… ma come stai?”, attacca la mia amica Anto. Domanda idiota. L’ultima volta che l’ho vista la Clara sembrava aver rubato l’intero guardaroba a Barbie Sontuosità Stellare: ritrovarmela davanti messa su come una profuga appena scampata a giorni e giorni di bombardamenti non può essere un bel segnale. E soprattutto può voler dire una cosa sola: si è mollata con quel Polifemo che si è ostinata per anni a chiamare moroso. Infatti basta quella semplice frase, “come stai”, per dar fiato alle trombe. E soprattutto per farci piovere addosso l’intero copione: gli ho dato i miei anni migliori (e anche i tuoi soldi abbiamo malignato noi), m’ha tradito con la prima sciacquetta che passava (ma no Clara, anche con la seconda, con la terza e penso pure con la 7ma); ma che avrà lei che io non ho (la terza di reggiseno?) e via di questo passo. Il fatto è che io con alcuni tipi di persone non riesco proprio ad essere empatica, a farmi partecipe del loro dolore. E per “alcuni tipi” di persone, intendo quelli che soffrono per amore. Sempre e comunque. Perché le bastonate le abbiamo presi tutti, nessuno di noi ne è immune. IO non ne sono immune. Ma quelli che si fiondano in situazioni assurde, dove incontrano uno che sanno non sarà fedele neanche il tempo di far la proposta di matrimonio e si ostinano a credere che con loro si trasformerà nel perfetto marito della Famiglia Bradford, francamente non ce la faccio a capirli; e a me, più che di consolarli, verrebbe da abbandonarli in mezzo alla campagna dopo avergli chiuso 3 dita nella portiera della macchina. Per dire il dispiacere. E non mi venite a dire che l’amore è cieco, che il sentimento è sordo e che Cupido ha poca mira: la verità è che quando ci si conosce è già tutto fin troppo chiaro, basterebbe voler vedere guardando l’insieme, senza focalizzarsi su un solo particolare: invece noi donne incontriamo un bel sorriso e ci facciamo subito un film che ci vede correre felici verso il tramonto di un deserto berbero; gli uomini, dal canto loro, quando incontrano un bel sorriso vedono solo la possibilità di una serata in allegria e perché no, anche quella di farsi stirare 2 camicie. Il problema nasce quando, con il passare del tempo, la “visione” si allarga e gli uomini vedono tutto il contorno che non vedevano prima (sciatterie insospettate, manie di controllo ai limiti del ricovero coatto etc.) e le donne comprendono finalmente la realtà: Polifemo resterà sempre Polifemo. Anche se ha un bel sorriso. E l’unica cosa che avranno mai eventualmente da festeggiare sarà il giorno in cui si metterà una maglietta pulita. Ed è proprio dal momento della consapevolezza che vengon giù fiumi di lacrime, che si fabbricano chili e chili di recriminazioni, insulti e minacce per niente velate. E tutto per cosa? Per aver voluto vedere la realtà con gli occhi del vorrei che fosse. “Se c’è una cosa che ho imparato da questa storia – dice la Clara – è che non bisogna mai prendersi uno che sia così diverso da te.” Se c’è una cosa che ha imparato invece la Anto, è che l’Aurelio non scherza, i tramezzini sono davvero del giorno prima. E’ la nausea da intossicazione che, al contrario, è bella vivace, fresca di giornata. Quello che ho imparato io, invece, è di non chiedere mai a una persona “come va” quando non lo vuoi veramente sapere. E che cincischiare con il telefonino mentre una ha la nausea e l’altra piange non viene visto bene. Pare non sia educato. Ma la prossima volta che voglio imparare così tante cose mi iscrivo a un corso. Ciao guys.
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