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Bugiardi senza gloriaNon so a voi, ma a me rifilano delle balle da paura. Nei rapporti veri no, quelli no, o almeno così mi piace credere. Ma nelle conversazioni casuali, quelle fatte mentre aspetti l’ascensore o sei in fila al banco dei freschi per dire, quelle sono veramente robe da paura. Sei lì tranquilla, chiedendoti magari se troverai ancora la macchina che hai lasciato in sosta vietatissima e pim pum pam, ti arriva la balla. Tipo qualche giorno fa, ho incontrato un mio ex vicino di casa. “Ma che bello rivederti, come stai bene… - momenti mi bacia – Parlo spesso di te con mia moglie e proprio ieri ci chiedevamo, ma chissà come sta Manuela?” E che ne so. Io mi chiamo Michela. Poi sono 100 anni che non mi vedi, ci mancherebbe altro che parlassi di me con tua moglie. Dimmi ciao e sono a posto. Non ti chiedo nulla, non ti devi giustificare di niente, perché mi devi raccontare una balla? Altro che farmi piacere, così mi mortifichi. Poi t’incontro il titolare di un negozio di abbigliamento dove vado spesso. Abbronzato come un chicco di caffè, sente il bisogno di dirmi che è stato ai Caraibi. Bene, mi fa piacere. “Sì, ogni anno mi faccio un paio di settimanine a Cuba… lo faccio per le foto, sai ne ho scattate di bellissime. Non mi credi?” Certo che ti credo. Come credo che Hitler amasse gli ebrei: prova ne sia che non chiedeva loro nemmeno 1 euro di treno, voglio dire. E non è che ne abbia portati in giro pochi. Ma il punto non è nemmeno quello. Che io ti creda o meno è del tutto irrilevante. Che m’importa se gli unici paesi che visiti sono la Thailandia, l’est europeo e i Caraibi? Se sta bene a tua moglie sta bene a tutti. Il punto è che le bugie, perlomeno quelle piccole, fanno ormai parte della nostra vita, come il cellulare, l’invidia tra colleghie e la bolletta della luce. Sono sempre necessarie? No, ma ormai ci vengono talmente naturali che non ci accorgiamo nemmeno di dirle. Perché se su quelle grandi ci facciamo (forse) qualche scrupolo, quelle piccole ci vengono così, automatiche come le tabelline imparate da piccoli. Se sia davvero grave non lo so, ma così a spanne direi di no. Al massimo lo definirei un peccato veniale. Quello che è certo è che mentre il naso si allunga, si accorcia invece sempre di più la distanza tra uomini veri e quaquaraquà. E questo sì che è grave. *** A proposito, vi ho detto che la bella bellissima statuina a forma di passero sull’albero che mi ha regalato la zia Matilda si è rotta? Era lì sulla mensola… ed è caduta da sola, pensate un po’. Ma quanto mi dispiaceeeee….
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