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La Luce di Mizar

 
 

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Le suggestive foto dei Sassi che vedete in questo box sono state scattate da Gerardo Fornataro, che mi onora della possibilità di arricchire e valorizzare il mio blog con i suoi lavori.
Grazie Gerardo.


































































































 
 

 

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In cerca di Atlantide

Per il mio compleanno i miei cari amici meetuppari mi hanno regalato questo bellissimo libro, oltre ad uno stupendo bracciale. Letto in men che non si dica come al mio solito (non poteva essere altrimenti visto il fascino dell'argomento trattato) mi ha appassionato con una storia avvincente e misteriosa, l'autore in più di qualche passaggio va un po' sopra le righe rendendo stralci del racconto un misto di Indiana Jones, Tomb Raider e Mission Impossible, ma il voto è oltre la sufficenza, direi un 7. Voti a parte, quel che è più importante è che la lettura di questo romanzo, che consiglio a tutti quelli che come me amano i romanzi d'avventura, ha dato l'input alla mia curiosità ed alla voglia di saperne di più sulla misteriosa Atlantide... ebbene si cari centinaia di migliai di visitatori (sono tornati anche loro), per la vostra gioia.

Atlantide è oggi per la stragrande maggioranza degli esperti nulla più che un leggenda, un mito che perde le sue radici in tempi in cui non si hanno testimonianze certe di civiltà progredite, al massimo ipotesi fondate come nel caso delle piramidi di Giza, delle quali ho gia parlato tempo fa. 
I documenti più accreditati giunti a giorni nostri, che testimoniano dell'esistenza di questa misteriosa civiltà, sono il "Crizia" ed il "Timeo" (più volte citati nel libro), dialoghi scritti da Platone, filosofo greco vissuto ad Atene tra il 427 ed il 347 a.C., in cui attribuisce ad un sacerdote egizio il racconto di una isola-continente, situata oltre le Colonne d'Ercole (oggi conosciuto come stretto di Gibilterra, si riferisce quindi all'Oceano Atalantico) sulla quale 9.000 anni prima (rispetto al tempo in cui scrive l'opera) si insedia e si sviluppa una leggendaria civiltà.  
L'isola è fertile in superfice e ricca di minerali nel sottosuolo (il mitico oricalco, una lega di rame e zinco), modellata da un sistema di canali artificiali concentrici che formano un labirinto, al centro del quale sorge la città dominata dal maestoso tempio di Poseidone, adornato all'interno da lastre di oro ed oricalco così lucenti da accecare la vista, sotto lo sguardo severo della grande statua del dio del mare, così alta che sembra quasi toccare il soffitto sul suo cocchio di destrieri alati.  Il Regno Atlantideo possiede un formidabile esercito ed un innaffondabile flotta, estende i suoi domini su tutte le isole dell'Atlantico fino a dominare anche parte dell'Europa e dell'Egitto, giungendo così al culmine della sua parabola di magnificenza. 
Come è accaduto per tutte le grandi civiltà del passato (a volte mi chiedo se la nostra potrà esimersi da questo "destino", ndr.), Atlantide decade sotto il peso della sua stessa magnificenza, nell'illusione dell'invincibilità e della semi-divinità il cancro della corruzione demolisce le basi di una società estremamente organizzata e progredita, finché un terribile cataclisma non cancella per sempre l'isola che si inabissa sul fondo dell'oceano, la mano di Zeus che "...vedendo la depravazione nel quale é caduto un popolo cosi' nobile e decidendo di punirlo (...) aduna tutti gli déi..." "...
In tempi posteriori (...), essendo succeduti terremoti e cataclismi straordinari, nel volgere di un giorno e di una brutta notte (...) tutto in massa si sprofondò sotto terra, e l'isola Atlantide similmente ingoiata dal mare scomparve..."

Fin qui quello che racconta Platone, ma anche in altri popoli si conservano memorie di un terribile cataclisma che segnò la scomparsa di una grande nazione; i Toltechi del Messico e gli Incas del Perù affermavano di essere discendenti di Atlan o Aztlan, una terra lontana "...dove si elevava un'alta montagna ed un giardino abitato dagli dei...". Anche i Dakota dell'America del nord raccontano che essi provengono da un isola situata contro il sol levante (quindi ad est), che poi fu sommersa e dalla quale scapparono. Il famoso libro sacro dei Maya ne parla (conservato nel British Museum) "...si fecero terribili terremoti e continuarono senza interruzione (...) la contrada delle colline di argilla, il paese di Ma, fu sacrificato. Dopo essere stato scosso due volte, scomparve ad un tratto durante la notte...". Cosa ci sia di vero nessuno riesce a stabilirlo e le ricerche nelle quali diversi "cacciatori di leggende" si sono cimentati non hanno mai dato esiti confortanti. Di certo c'è che diversi scritti di antiche genti ritrovati su tutto il pianeta riferiscono di un terribile cataclisma che in tempi lontani scosse la terra, innalzò i mari fino ad inghiottire intere isole. Diversi ritrovamenti casuali hanno rivelato la presenza sui fondali dell'atlantico di rocce che possono essersi formate solo a contatto con l'ossigeno, diverse teorie che tengono in considerazione la
conformazione geologica, la flora e la fauna presenti in Africa, Sud America e sulle isole dell'Atlantico dimostrano che nell'oceano sorgeva un "continente ponte" poi scomparso. 

Dal "Crizia":  "Innanzi a quella foce stretta che si chiama
colonne d'Ercole, c'era un'isola. E quest'isola era più grande della Libia (nord Africa) e dell'Asia (Anatolia/Turchia) insieme, e da essa si poteva passare ad altre isole e da queste alla terraferma di fronte. (...)" Non deve certo stupire la notizia di tali conclusioni, la terra è sempre stata sottoposta a mutamenti a volte catastrofici; piramidi, colonne e palazzi ed interi insediamenti urbani che i sonar, i satelliti ed i robot sottomarini hanno rilevato sui fondali del mar dei caraibi, rocce laviche cristallizzatesi in superfice che giacciono sul fondo dell'Atlantico, ritrovamenti nel Mediterraneo a largo di Malta, delle isole Egee e della Calabria, riconducibili ad un tempo in cui la storia ufficiale considera l'uomo nulla più di un primate alle prese con il fuoco e la ruota, provano che non tutto è stato scoperto, anzi.

Se Atlantide è davero esistita o è solo un'affascinante leggenda non sappiamo stabilirlo, quel che è certo è che i fondali marini nascondono ai nostri occhi tesori e tracce di genti che noi ignoriamo, che la storia ufficiale non ammette, ma che sono lì, testimoni di un tempo che potrebbe essere ancora tutto da scrivere.

Se come me  siete stati pervasi dalla curiosità e dalla voglia di saperne di più vi consiglio questi siti che sono stati ache le mie fonti:

duepassinelmistero.com
ndonio.it
wikipedia.org

 
 
 
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INFO


Un blog di: mizar_s_light
Data di creazione: 08/12/2007
 

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MIZAR

Zeta Ursae Majoris

Dall'arabo Miz'ar (cintura) è la stella centrale del "timone" della costellazione del Grande Carro, porzione dell'Orsa Maggiore e si trova a 60 anni luce dalla terra.
Il suo nome originario era Mirak, fu ribattezzata nel sedicesimo secolo da Giuseppe Scaligero.
Sua compagna inseparabile è Alcor, distante dalla terra 80 anni luce, più difficilmente visibile data la vicinanza ad una stella molto più luminosa, tanto che gli arabi la chiamavano Al-Suha "La trascurata". Nelle notti senza luna e fuori dalle città la si può vedere brillare debolmente, sopratutto se si cerca di non guardare direttamente Mizar. Nell'antichità la capacità di saper individuare nel firmamento le due stelle era considerata segno di buona vista.

I moderni telescopi hanno scoperto che il sistema Mizar-Alcor è tra i più complessi e tra i più affascinanti di quelli conosciuti. Entrambi gli astri infatti si dividono in sistemi multipli, Mizar è in realta una coppia strettissima di due stelle, Mizar A e Mizar B, che sono a loro volta una doppia ed una tripla, Alcor invece è una doppia.

Il motivo per cui Mizar è il mio nick e la luce di Mizar è il nome del mio blog è insito proprio in questa breve descrizione. Il suo sembrare un unica stella alla sola vista essendo in realtà un sistema molto complesso rispecchia la mia personalità ed il mio modo di pormi con gli altri. La prima impressione che trasferisco al mio interlocutore è sempre fuorviante rispetto alla mia vera essenza, la mia personalità è molto variegata e complessa e spesso mi piace "giocare" a far trasparire un lato piuttosto che l'altro. Mi piace essere poliedrico.
La luce di Mizar è una metafora del mio pensiero, perchè come la sua luce è il frutto e la somma delle luci delle stelle che la compongono, così il mio pensiero è il risultato dell'interazione di tutte le componenti della mia personalità.

Ed io non le conosco tutte...

 

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01 Febbraio 2009 - Diga San Giuliano - Matera

 

 

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