La Pietraia Alghero
Storia del quartiere La Pietraia di Alghero
STORIA DEL QUARTIERE "LA PIETRAIA" DI ALGHERO
Questa è la storia di un quartiere della città di Alghero, la Pietraia, sorto negli anni cinquanta-sessanta. Da quegli anni ad oggi il suo aspetto è talmente cambiato da essere irriconoscibile. Seguirò la sua evoluzione pian piano partendo dalle sue antiche origini che datano ben prima del 1950. Riporterò la testimonianza di alcuni suoi abitanti che in maniera veramente chiara e completa descrivono i suoi primi passi come quartiere cittadino. Ma ci sarà anche occasione per tornare molto più indietro nel tempo. Si potranno distinguere le fonti del testo dai colori. Ciò che scriverò io sarà di colore viola, le testimonianze degli abitanti saranno di colore blu mentre le parti tratte da testi saranno celesti. ECCO DUNQUE LE TESTIMONIANZE DEGLI ABITANTI. Il materiale di questo lavoro fa parte di una ricerca scolastica iniziata nel 1999. Le interviste risalgono al 1999. Da allora il quartiere ha subito nuove modifiche e ho provveduto a fare degli aggiornamenti. "Nel quartiere, prima che si costruissero le case, c'era la cava di pietre da cui si estraevano i cantoni. Andando dalla via Don Minzoni verso il mare c'erano tanti orti; si dice che quei luoghi fossero ricchi di acqua potabile e che ci fossero molti pozzi. Prima della zona dove ora sorge la stazione c'era l'acquedotto. C'erano anche un caseificio e un mulino. Non esisteva la stazione, ma c'erano solo i binari che andavano a San Giovanni. Non c'era neanche l'ospedale. La Pietraia è nata come quartiere popolare, cioè le prime case che sono state costruite erano case popolari. Non era unito al centro di Alghero come lo è adesso, ma era come una frazione staccata. Nel terreno dove ora c'è la mia casa, prima c'era una cava di pietre. Infatti quando mia mamma era piccola, intorno alla casa c'erano i segni degli scavi. In tutto questo territorio, prima che venissero costruite le case, c'erano tante cave di pietra. E' per questo motivo che forse il nostro quartiere viene chiamato la Pietraia o La Pedrera (leggi: La Parrèra)." "Il quartiere era composto da una strada senza asfalto tutta circondata da orti. Subito dopo la chiesa, sempre proseguendo in direzione della Pietraia, c'era la vecchia cantina di Sella & Mosca (oggi Quarter Sayal) All'angolo dove ora c'è lo svincolo per andare al Lido c'era un altro stabilimento del crine. Nel luogo dove adesso c'è la Standa sorgeva una struttura gestita dai frati; poi è diventato un albergo e agli inizi degli anni novanta l'edificio è stato demolito ed al suo posto è stato costruito un grande palazzo che ospita i grandi magazzini. Sempre agli inizi degli anni novanta, in una zona coltivata ad orti, è stata costruita la caserma dei carabinieri. Più avanti, sulla destra, subito dopo la chiesetta di Sant'Agostino Vecchio c'era tutto un fossato con delle piccole casette dove viveva della gente. In seguito, negli anni ottanta, è stato costruita la stazione ferroviaria. Subito dopo si trovano le prime case popolari, la chiesa di S. Giuseppe, il mercato rionale. Dietro il mercato c'è una grande area recintata con due grandi capannoni. Uno ospitava i forni della vecchia vetreria e, quello di fronte, era utilizzato come magazzino. Durante la seconda guerra mondiale fu adibito a deposito di aerei. Ascoltiamo adesso la testimonianza di un archeologo, Antonio Taramelli, che esplorò la zona nel 1909. (Da "Scavi e scoperte" 1903-1910) "A breve distanza dalla città di Alghero, presso la chiesetta di s. Agostino vecchio, dove la ferrovia per Sassari interseca la strada provinciale di Porto Conte, a poca distanza dalla spiaggia del mare, si elevano una serie di leggeri rialzi composti di una roccia tenera nella quale sono aperte le cave numerose per il materiale di costruzione. La regione porta il nome di Cuguttu. Questi rialzi, antiche dune del litorale quaternario, hanno fornito il materiale per gran parte della città d'Alghero, compresi i monumenti, i bastioni aragonesi e spagnuoli; ma ancora adesso questi materiali sono usati; e le cave per ottenerli hanno perforato in ogni senso ed in parte sino ad una profondità talora di sei o sette metri, specialmente nel tratto vicino alla chiesetta di s. Agostino e prossimo alla strada accennata." Da questa testimonianza possiamo ricavare le seguenti notizie: - Nel quaternario la zona era un litorale sabbioso; - Il territorio fino ai primi anni del novecento veniva denominata Cuguttu e non La Pietraia; - Nel 1909 era già in funzione la ferrovia Alghero-Sassari; - La via Don Minzoni era allora la strada provinciale Porto Conte.
Un ipogeo della necropoli di Cuguttu visibile nei pressi dell'ospedale Civile. Alle spalle dell'Ospedale Civile si trova la necropoli di Cuguttu e Taulera. Egli ci racconta che un ufficiale dei bersaglieri, Roberto Melosi, nel marzo 1873, aveva notato la presenza degli ipogei e vi aveva trovato resti di scheletri, e frammenti di pietra lavorata. Il numero elevato di sepolture che compongono il sito fa supporre che nelle vicinanze esistesse un villaggio densamente popolato. Il luogo è decisamente favorevole ad un insediamento umano: nel territorio si trovano numerose risorse naturali: la laguna del Calich, il mare, e campi pianeggianti. Vi si potevano sviluppare la pesca, la caccia, la pastorizia e l'agricoltura. . L'ingresso di una domus de janas della necropoli di Cuguttu. Altre foto si trovano nel blog: http://la-pietraia.blogspot.com
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SANT'AGOSTINO VECCHIO Intorno al 1300 sorse una chiesetta di campagna, Sant'Agostino Per ricostruire la storia di questa chiesetta dobbiamo ricorrere a lontane fonti storiche. Goffredo Casalis (1834) parlando delle chiese di Alghero dice che:
Facciata della chiesa di sant'Agostino vecchio Don Nughes riporta:
Facciata della chiesa Gli Agostiniani furono dunque costretti a trasferirsi in altro luogo ed andarono a San Rocco e Sebastiano, altra chiesa campestre che si trovava sulla strada che conduce a Valverde. Gli algheresi in breve tempo presero l'abitudine di chiamare la chiesa "S. Agostino" anziché S. Rocco, ed infine questo divenne il suo nome ufficiale, usato anche nei documenti fin dal 1560-1570. Un altro documento riportato da Sechi Copello conferma l'origine dell'aggettivo "vecchio" dato a Sant'Agostino della Pietraia. Sechi Copello ci dà anche un'altra informazione. Alla pag. 160 del Tomo I ci dice che la chiesa di S.Agostino vecchio era il "luogo dove solitamente si incontravano le personalità che arrivavano nella piazzaforte". Abside della chiesa La chiesa viene aperta nel giorno del festeggiamento del santo, il 28 agosto. Descrivo brevemente l'interno. Era un'antica chiesa di campagna fatta di pietra. Altare della chiesa Ecco ora alcune notizie sul Padre della Chiesa Sant'Agostino. Sant'Agostino nacque a Tagaste il 13 novembre 354 da Patrizio e da Santa Monica. Studiò a Cartagine, Roma e Milano. Si convertì al cristianesimo e fu battezzato il 25 Aprile 387. Tornò in Africa dove fece una vita monastica di preghiera e di studio. Fu ordinato sacerdote nel 391 e quindi divenne vescovo di Ippona. Morì nel 430. Le sue reliquie, prima trasportate dalla sua città in Sardegna per paura dei barbari, furono trasferite a Pavia da Liutprando, re dei Longobardi, e lì si trovano tuttora. Bibliografia Le foto si trovano anche nel blogspot: http://la-pietraia.blogspot.com/ |
LA LAVORAZIONE DEL CRINE Sentiamo la testimonianza di un abitante del quartiere con particolare riferimento agli stabilimenti del crine che, dalla seconda metà dell'800 lavoravano la palma nana.
"Anticamente la zona della Pietraia veniva chiamata Cuguttu dal nome della colonia penale di Maria Pia dove c'erano le stalle. Quando la Pietraia ha iniziato a popolarsi le strade non erano asfaltate, in via Don Minzoni c'era ancora un fortino in mezzo alla carreggiata, non c'era l'illuminazione e chi doveva andare in centro doveva spostarsi a piedi o in bicicletta. 888999
LA PRODUZIONE DEL CRINE AD ALGHERO Ricordo che il seguente testo è del 1999
La lavorazione del crine è stato un fatto importante per la città, perché ha coinvolto forze produttive, ha stimolato l'imprenditorialità degli algheresi, ha aperto i laboratori alla mano d'opera femminile, che veniva impiegata con un regolare contratto. Il lavoro era duro, faticoso ed anche pericoloso per certi aspetti. Le ragazze diventavano operaie giovanissime e di solito lavoravano fino al matrimonio. Molte di loro, con il salario ricevuto compravano la biancheria che serviva come dote. A distanza di quarant'anni dalla chiusura dell'ultimo stabilimento, è interessante ricostruire questo aspetto economico e sociale della città, così ben organizzato, e definito. Gli stabilimenti erano dei centri di produzione che assorbivano mano d'opera, davano paghe sindacali, avevano mercati in Sardegna e nella penisola, ed erano dunque fattori di sviluppo del territorio. Nel 1960 chiudeva ad Alghero l'ultimo stabilimento del crine. La fine di tale attività era stata decretata dall'avvento delle fibre sintetiche. Nessuno rimpianse il crine, la sua fine fu accettata come ineluttabile da una società in pieno boom economico, che sognava la seicento e che aveva tante aspettative per un futuro migliore. 888777 Ora descriviamo la lavorazione della palma nana per produrre il crine. Il crine è una fibra vegetale che si ricava dalla palma nana che cresce spontanea in tutta la zona costiera, particolarmente a Porto Conte, dove un tempo si trovavano estesi campi di tale pianta. Talvolta la pianta veniva asportata completamente ed allora si poteva gustare una prelibatezza, il margalló (leggi: malgagliò), cioè il tenero cuore della palma, dal caratteristico sapore aspro-dolce. I bambini mangiavano anche i gìnjol (leggi: gìngiul), i frutti rotondeggianti di colore arancione-marron chiaro, dal gusto asprigno che "lega" il palato.I gìnjol si potevano acquistare anche nei negozietti del centro storico dove la quantità veniva misurata a bicchieri. 3° - Infine i mazzi si appoggiavano su una superficie piana e, col deciso colpo di una lama affilata, si recidevano tutti i gambi. Durante il lavoro le donne cantavano les cançons del crino (leggi: las canzonz del crino) che erano testi improvvisati su un tema musicale fisso. Raccontavano gli amori e i bisticci tra fidanzati, oppure contenevano messaggi destinati ai ragazzi che piacevano alle giovani operaie. "I ja ‘l veu que so petita "Vede bene che sono piccola, Spesso i testi erano ironici e tendevano a sottolineare i difetti delle operaie, la loro scarsa abilità, o la scarsa voglia di lavorare. 777888 A che cosa serviva il crine? Il crine veniva usato soprattutto per imbottire i materassi, i divani (le ottomane) e le poltrone. Infatti la lana era destinata in gran parte alla filatura e tessitura, e non tutti potevano permettersi il materasso di lana. Inoltre il materasso di crine era preferito nella stagione estiva perché era più fresco. Nella prima metà del 1900, sorse una decina di stabilimenti. Con la raccolta delle olive, la lavorazione del crine rappresentava un'importante fonte di reddito, soprattutto per le donne che così potevano comprare la dote, cioè la biancheria per il futuro matrimonio. Riporto ora alcune delibere comunali che riguardano le concessioni di terreni comunali a titolari di stabilimenti del crine, per il taglio delle palme nane. 888777 Le delibere della Giunta Comunale La giunta comunale di Alghero ebbe modo di occuparsi più volte dell'attività del crine. Infatti possedeva numerosi territori che affittava per il tagli delle palme nane ai proprietari degli stabilimenti cittadini. Il 16/12/1946, nella delibera n° 287, si dice che B. G. ha tenuto in affitto fin dal 1942 i terreni di proprietà comunale siti a Porto Conte, Sant'Agostino e Calabona per complessivi 17 ha, 32 a e 28 ca. L'affitto riguarda il solo taglio della palma nana. La delibera aumenta il canone di affitto da £ 3.500 annue a 20.000. Il 7/02/1951 la Giunta Municipale prese la seguente delibera. Delibera n° 30 "Oggetto - Provvedimenti per l'affitto e il taglio palme nane dei terreni comunali Sant'Agostino, Pietraia, Porto Conte, Calabona e Las Tronas per il solo taglio delle palme nane per l'industria del crine e per il biennio 1 ottobre 1950 - 30 settembre 1952. Ritenuto che a tal fine sono state invitate le ditte: 1) Stoccoro Antonio 2) 'Crine Vegetale' di A. Masia - 3) Bigagli Giovanni - 4) Deperu Paolo - 5) Fratelli Goffi - 6) Avanzi Mario - 7) Ibba Alberto, a presentare regolari offerte..." Da questa delibera veniamo a sapere che nel 1950 operavano in città almeno sette stabilimenti del crine e che il comune intendeva concedere al miglior offerente il taglio delle palme. Risposero all'invito tre imprenditori con le seguenti offerte: £ 110.000, £ 86.000, e £ 70.560 sempre su base annua. INCIDENTI Per lavorare la palma nana las crineras utilizzavano alcuni strumenti molto pericolosi. In particolare la pantinarora poteva causare profonde ferite. Ho trovato una relazione sanitaria che riporta un intervento medico-chirurgico in conseguenza appunto di un grave incidente. La riporto di seguito. Nel 1912 l'operaia Antonia Raffi Nuvoli di 18 anni si è presentata all'ospedale civile di Alghero in condizioni piuttosto gravi e il medico, prof. Nicola Federici-Larco, è dovuto intervenire per cercare di rimediarvi nel modo migliore, cercando di non arrivare a soluzioni estreme. Sentiamo la relazione. "Ferite multiple gravissime lacero contuse e da strappo, nel braccio sinistro da infortunio nel lavoro. Il braccio e la mano restarono impigliati fra i denti del pettine di una macchina pettinatrice del crine vegetale. Disinfezione. Sutura. Medicazione. Vi era distacco ampio di lembi cutanei, strappo di muscoli e di tendini. Si è ventilata l'amputazione. Ho preferito fare chirurgia conservativa, e con medicazioni frequenti e diligentissime son riuscito a salvare il braccio, che sembrava perduto. Guarita. Mi sono servita delle seguenti fonti: Daniela Usai - I lavori femminili ad Alghero - 1999 - Dalla raccolta di testi e documenti del Sig. Pasqualino Mellai. Prof. Nicola Federici-Larco, Rendiconto Chirurgico e Medico (ospedale Civile di Alghero), Tipografia Sociale "Libertà", Sassari, 1914
Altre immagini nel blogspot: http://la-pietraia.blogspot.com/
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Post n°5 pubblicato il 08 Gennaio 2011 da lapietraia_07
Dalla via degli Orti si vedeva un muro dello stabilimento del crine. oggi nell'area sta sorgendo un palazzo. Les crineras durante la lunga giornata di lavoro improvvisavano canti su un tema musicale fisso. Così dialogavano in maniera spiritosa e ironica tra di loro, permettendosi prese in giro, battute pungenti e mordaci che davano il diritto di replica a chi si sentiva toccato. Nel ricordo di alcune persone è rimasto un testo, "La cançó del crino" . Il testo e la musica mi sono state date da Angelo Ceravola. In seguito la signora M. T. M. mi ha fatto avere un'altra versione del canto. Sono due documenti molto interessanti: ci mostrano in che modo avveniva l'approccio tra due giovani, e fanno rivivere un po' l'atmosfera degli stabilimenti dove si produceva il crine. LA CANÇÒ DEL CRINO (Cançó popular de treball) Questa versione della canzone è stata fornita da Angelo Ceravola.
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Post n°6 pubblicato il 08 Gennaio 2011 da lapietraia_07
Il cancello del vecchio stabilimento del crine sulla via Garibaldi (oggi Passeggiata Barcellona). Nell'area sta sorgendo un palazzo
LA CANÇÒ DE LA CRINERA Questa versione è stata fornita da M.T.M.
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La laguna del Calich LE SALINE Giovanni Francesco Fara in "Geografia della Sardegna" (1586) elenca gli stagni sardi e descrive il procedimento praticato per l'estrazione del sale.
Il canonico Angius, nell'opera di Goffredo Casalis, parla dell'attività dei pescatori che operano nello stagno Caliche, ma non fa alcun cenno alle salineMichele Chessa ci dà queste notizie.
Bibliografia G.F. Fara - Geografia della Sardegna - Ed. Quattromori - 1975 pag. 91 Foto del Calich sul blogspot: http://la-pietraia.blogspot.com
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Post n°9 pubblicato il 08 Gennaio 2011 da lapietraia_07
LA COLONIA PENALE DI CUGUTTU Nella seconda metà dell'ottocento
Quando ad Alghero si costruì il carcere di Via Vittorio Emanuele, il Comune deliberò la concessione dell'area al Ministero della Marina per la costruzione di un carcere per detenuti che avrebbe dovuto lavorare nella colonia agricola di Cuguttu. Francesco Piras - Mariapia - Numeri di giugno, luglio e agosto 1998. |
Post n°11 pubblicato il 10 Gennaio 2011 da lapietraia_07
Archivio Storico di Alghero: Sigillo
Con la delibera del 1861 la questione del carcere sembra conclusa, ed invece l'8 marzo 1864 c'è una nuova seduta straordinaria del Consiglio Comunale presieduta dal Sindaco cav. don Antonio Lavagna con il seguente oggetto:
Questo secondo appezzamento il Municipio proponeva cederlo gratuitamente e senza alcun canone con le sole condizioni che lo stabilimento fosse tenuto pagarne le imposte, che si dovesse permettere l'uso al pubblico delle cave dei materiali da costruzione esistenti in una parte di esso terreno; di lasciare libere le strade che conducono nei possessi limitrofi, ed ove per qualsiasi motivo venisse a mancare lo stabilimento al cui solo uso si cederebbe, il med.o terreno ritornasse di proprietà del Municipio nello stato in cui allora si troverà senza che né il Governo, né lo Stabilimento possa pretendere al Municipio compenso o bonificazione alcuna per qualunque siasi miglioramento si fosse introdotto, o per qualunque opera di costruzione od altro fossesi eseguita in quel terreno. Dietro siffatta comunicazione del Signor Sindaco il Consiglio memore prima a tutto delle offerte già fatte dal Municipio, all'oggetto di conseguire lo stabilimento di un bagno in questa città; D‘altra parte considerato il grande beneficio che già risente il paese dello stanziamento in questa città del Penitenziario sud.to e quelli anche maggiori che si ripromette, quando sotto la direzione di abile cultore saranno i condannati impiegati alla coltivazione delle altre terre
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L'IPOGEO DI MARIA PIA All'interno dell'area della Colonia Penale di Cuguttu, non distante dalla Centrale, si trova un ipogeo. Si tratta di una costruzione di forma cilindrica coperto da una cupola. L'accesso è consentito da un ingresso rettangolare e da una scala elicoidale illuminata da un lucernario. Alla fine della scala una porticina a sesto acuto si apre sulla camera. Al suo interno si sono trovate delle spade e qualcuno pensa che sia la sepoltura di un cavaliere ma in realtà non si sono trovati resti umani. Da "Natura e civiltà in Sardegna" di Vico Mossa, Chiarella, 1979 Ho potuto vedere il monumento molti anni fa il 24 gennaio 1999 e ho riportato queste osservazioni. Ipogeo di Maria Pia.
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Post n°14 pubblicato il 10 Gennaio 2011 da lapietraia_07
CHE COSA SIGNIFICA "CUGUTTU"? Il termine "cugutu" è una parola della lingua sarda. Nel vocabolario sardo-italiano di Giovanni Spano alla voce "cugutu" si precisa che è un termine logudorese e si rimanda a cuguddu, che significa "cappuccio". Un'ipotesi potrebbe essere quella che ricollega la parola Cugutu al cappuccio e quindi ai Cappuccini. Però ancora non ho elementi per fare questo collegamento in quanto i Cappuccini avevano il loro convento a San Giovanni mentre Cuguttu indicava un vastissimo territorio che va dalla spiaggia a Fertilia. Il Padre Passionista Adriano Spina nel suo libro "I conventi ad Alghero tra il 1600 e il 1870" (Alghero 2002, pag. 10) cita un documento che si trova a Roma al Ministero delle Finanze dove si legge: "Orto Burruni di 2 ettari, confinante con la strada Cuguttu o Cappuccini" Il documento risale alla seconda metà del secolo XIX quando, a seguito delle Leggi 29 maggio 1855 e 26 luglio 1866, la Chiesa dovette cedere i suoi beni allo Stato. Questo accostamento Cuguttu-Cappuccini è molto interessante e spiegherebbe l'origine del toponimo. I Cappuccini si trasferirono a San Giovanni nella prima metà del 1700. Sarebbe interessante sapere se la strada 127/bis divenuta poi Via Don Minzoni si chiamava allora strada di Cuguttu. L'insegnante Anna Manconi ricorda che molti anni fa ad Ittiri c'era un curioso modo di dire. Quando qualcuno chiedeva: Per completare l'informazione aggiungo che il modo di dire "Bogare s'abba a coinzòlos" era molto diffuso ad Ittiri e in altri paesi vicini, e veniva anche riferito a persone che non svolgevano attività utili. Nel caso specifico viene nominato Cuguttu, altre volte si diceva "a su puttu" (traduzione "al pozzo"), oppure non si aggiungeva altro. E ad Alghero si usava dire: |
Dal 1864 il territorio di Cuguttu fu bonificato e lavorato dai detenuti. Erano stati costruiti numerosi edifici: la Centrale che era il caseggiato principale, le stalle per il bestiame e altri locali di lavoro. Pare che, tra l'altro, a Cuguttu si coltivasse tabacco e sembra che la pineta di Maria Pia sia opera dei carcerati. Tutto ciò finì nel 1933. Vediamo perché. L'AZIENDA AGRICOLA "MARIA PIA" Con la legge 30 novembre 1933 n. 1719 il Governo (ricordiamo che siamo in periodo fascista) istituì l'Ente Ferrarese di Colonizzazione con il compito di trasferire in Sardegna il più gran numero possibile di contadini ferraresi per venire incontro alla loro necessità di trovare nuove terre da coltivare. Maurice Le Lannau, nel suo libro "Pastori e contadini in Sardegna" (1941) fa una breve descrizione di alcuni lavori. Sentiamo che cosa dice. Ma sentiamo ancora che cosa dice Le Lannau quando analizza i risultati delle bonifiche sarde: Per vedere la pianta della zona bonificata occorre accedere al blogspot: http://la-pietraia.blogspot.com
Negli anni ottanta la centrale dell'ex Colonia Penale fu sede dell'emittente televisiva Tele Riviera del Corallo, ed attualmente è occupata abusivamente da alcune famiglie. Dopo la ristrutturazione il caseggiato è diventato una struttura ricettiva per turisti, Villa Maria Pia. |
Post n°16 pubblicato il 11 Gennaio 2011 da lapietraia_07
L'E.T.F.A.S.
Nel maggio 1951 fu creato l'ETFAS, Ente di Trasformazione Fondiaria ed Agraria in Sardegna che doveva provvedere ad espropriare, bonificare, trasformare e infine assegnare i terreni ai contadini. L'E.T.F.A.S. rimase operativo fino al 1984 quando divenne E.R.S.A.T., Ente Regionale di Sviluppo e Assistenza Tecnica in agricoltura. L'ETFAS, dietro pagamento, restituì i terreni di Cuguttu al Comune. L'amministrazione comunale vi individuò la zona dove far nascere un nuovo nucleo residenziale dato che la città era interessata da un forte movimento immigratorio che richiedeva altre aree edificabili. Nacque così negli anni sessanta il quartiere della Pietraia; furono costruite le prime case popolari del rione e quelle in cooperativa di Maria Pia. L'ETFAS si occupò della zona di Cuguttu che, grazie alle campagne antimalariche, condotte in Sardegna tra il 1946 e il 1950 dai tecnici della Fondazione Rockefeller, non era più afflitto dalla piaga delle febbri malariche. |
La data dell'irrorazione del DDT veniva impressa sullo stipite della porta di casa LA SCONFITTA DELLA MALARIA Nel 1950, per la prima volta dopo tempo immemorabile, in Sardegna non venne registrato nessun nuovo caso di malaria. La malattia era stata finalmente debellata dall'intervento dell'Ente Regionale per la lotta Antianofelica (ERLAAS, istituito dal Governo il 12 aprile 1946), finanziato dalla Fondazione Rockfeller. Questo fu certamente un evento di straordinaria importanza per tutta l'Isola.
Per vedere l'immagine occorre collegarsi con il blogspot: http://la-pietraia.blogspot.com |
MARIA PIA DI SAVOIA Nella famiglia Savoia ci sono state due principesse con questo nome negli ultimi due secoli. La seconda principessa Maria Pia, prima figlia di Maria Josè del Belgio e di Umberto II, nacque il 24 settembre 1934, quattro anni dopo il matrimonio avvenuto l'8 gennaio 1930.
Molto legato alla Sardegna, Umberto II la visitò una prima volta con i suoi genitori nel 1929. Nel 1934 tornò in veste ufficiale e come principe di Piemonte inaugurò l'azienda agraria di Cuguttu (Alghero), primo nucleo del futuro progetto di bonifica integrale della Nurra algherese: l'azienda venne intitolata a Maria Pia, sua primogenita. http://www.sardegnacultura.it/documenti/7_81_20071203171045.pdf Può essere legittima la curiosità di chi si chiede come mai questo territorio abbia il nome di una principessa di casa Savoia.
Il vecchio Ospizio Marino "Margherita di Savoia" che, trasferitosi a Cuguttu negli anni 30, ha ospitato alcuni reparti dell'attiguo Ospedale Civile che a sua volta è stato chiuso nel 1968. Le foto sono del 10 maggio 2006. Subito dopo sono iniziati i lavori di restauro che dovrebbero trasformarlo in Facoltà di Architettura. I lavori sono in via di conclusione (febbraio 2011) Maggiori notizie sulla struttura si trovano nel blog: http://vecchiospedaledialghero.blogspot.com
Bibliografia Alberto della Marmora - Itinerario dell'Isola di Sardegna - vol. II pag. 406 - Edizione anastatica sui tipi di A. Alagna - Cagliari 1868
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Post n°19 pubblicato il 11 Gennaio 2011 da lapietraia_07
Ecco di seguito la descrizione di due abitanti del rione. "La mia casa è stata iniziata nel 1993 e terminata nel 1994. Ci siamo trasferiti nella nuova casa nel 1994, a novembre. "Prima era tutto campagna con qualche casa per i pastori. Alcuni pezzi di terra erano coltivati, altri venivano usati come pascolo per il bestiame e altri ancora erano abbandonati. Piano piano iniziarono a costruire alcune case ed edifici, tra cui la nostra parrocchia di San Giuseppe. Costruirono l'ospedale, la stazione ferroviaria, e man mano altre abitazioni e le scuole. Diventò anno dopo anno sempre più grande e sempre più apprezzato, perché prima era considerato un rione molto popolare. Ai nostri giorni è diventato un grande quartiere, con tantissimi palazzi, ricercati soprattutto dai turisti e io sono fiero di abitare alla Pietraia." Fino agli anni cinquanta ed oltre, il Comune di Alghero dava in affitto i terreni de "La Pietraia" per utilizzarli come pascolo. Ogni anno rinnovava il contratto di affitto. |
Inviato da: lapietraia_07
il 03/09/2016 alle 15:30
Inviato da: sexydamilleeunanotte
il 26/08/2016 alle 12:02
Inviato da: lapietraia_07
il 19/04/2012 alle 19:17
Inviato da: elburic
il 17/04/2012 alle 16:03
Inviato da: elburic
il 17/04/2012 alle 13:06