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DIFENDIAMOCI!
Intanto difendiamoci da chi ci sta sbranando, poi penseremo a individuare chi glielo sta lasciando fare.
Proclama all’occidente del presidente algerino Houari Boumediene nel 1974 dal podio delle Nazioni Unite:
“’Un giorno milioni di uomini lasceranno l’emisfero sud per fare irruzione nell’emisfero nord. E non in modo amichevole.
Verranno per conquistarlo, e lo conquisteranno popolandolo con i loro figli. E’ il ventre delle nostre donne che ci darà la vittoria”.
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IL CUCULO
... quando si schiude l’uovo del cuculo, il piccolo intruso sbatte fuori dal nido i suoi “fratellastri” caricandosene sul dorso le uova e gettandole fuori, o spingendo giù gli altri uccellini del nido se sono già nati...
... quando si schiude l’uovo del cuculo, il piccolo intruso sbatte fuori dal nido i suoi “fratellastri” caricandosene sul dorso le uova e gettandole fuori, o spingendo giù gli altri uccellini del nido se sono già nati... LEGGI TUTTO
Post n°949 pubblicato il 24 Luglio 2012 da lecasame
Non accetta ordini da donne, bufera sul facchino maschilista: «Grave precedente»
L'assessore Bettin: «Significa accettare che possa considerare qualcuno indegno o inferiore, in questo caso in base al genere»
di Lorenzo Mayer
VENEZIA - È bufera sul "caso" del facchino egiziano, di religione musulmana, dipendente dell'hotel Danieli di Venezia. L’uomo era arrivato a dimettersi pur di non dover prendere ordini dalla governante donna, anche se poi, grazie alla disponibilità di un collega maschio che ha accettato di fare "da tramite", è tornato sui suoi passi ed è stato reintegrato.
Sulla vicenda si è scatenata una raffica di polemiche e anche un'interrogazione parlamentare ai ministri Fornero e Riccardi annunciata da Souad Sbai del Pdl. Pressoché unanime la condanna a cominciare da quella dell'imam di Venezia, lo sceicco siriano Hammad Mohammed.
E reazioni anche dal mondo politico veneto. «Un dibattito non solo senza senso - ha commentato il governatore del Veneto Luca Zaia - ma offensivo per i nostri 152 mila disoccupati». Intanto, dall'hotel Danieli, ci si blinda dietro il silenzio. Il direttore, Christophe Mercier, dal canto suo, si è dichiarato sorpreso, ha spiegato di non averne saputo nulla direttamente e si è comunque detto disponibile a parlarne con il diretto interessato. Sempre Mercier ha comunque assicurato che le disposizioni continuano ad essere date da governanti donne.
Ma non sono solo le critiche a tenere banco, quanto accaduto ha infatti stimolato anche proposte: come quella del direttore dell'Associazione Veneziana Albergatori, Claudio Scarpa. «Vivo gli aspetti legati alla diversità religiosa in prima persona - spiega Scarpa - è vero che chi viene da noi, da Paesi lontani, porta il suo credo, ma è altrettanto vero che anche noi, in Italia, siamo portatori di una cultura, una religione e una storia di millenni cui non possiamo rinunciare. Come Ava abbiamo redatto quindi, una pubblicazione, tradotta in tutte le lingue, con i primi 54 articoli della nostra Costituzione della Repubblica Italiana, e da qui dobbiamo ripartire. Il fascicoletto è a disposizione di tutti, lo inseriremo anche nel sito internet: la mia proposta è quella di consegnarlo a tutti i dipendenti stranieri assunti negli alberghi. Imploro che, sulla vicenda, arrivi anche la condanna della comunità islamica, l'Islam è tutt'altra cosa».
Condanna che, infatti, non si è fatta attendere. «Quest'uomo e le sue richieste non hanno nulla a che fare con l'Islam perché sono inaccettabili - ha detto l'iman di Venezia -. Lo stesso Maometto ha lavorato per anni per conto di una donna, quella che poi sarebbe divenuta sua moglie, Khadija. Nulla nel Corano, o nella tradizione profetica, vieta a un uomo musulmano di avere una donna come capo. Non troviamo versetti in merito».
Del facchino si discute anche nelle aule della Regione Veneto. Dura la presa di posizione dell'assessore veneto al Lavoro Elena Donazzan: «Avrei preferito che si licenziasse - scrive l'assessore veneto - lasciasse il posto ad un italiano magari padre di famiglia, più rispettoso della nostra civiltà e cultura e magari fosse tornato a casa sua a prendere ordini da un uomo». Anche la capogruppo del Pd Laura Puppato non è stata tenera: «Il facchino musulmano non ha titolo per discutere la nostra Costituzione. Una notizia che ci riporta a tempi bui, quando l'inferiorità della donna era un teorema indiscusso».
Di precedente gravissimo ha poi parlato anche il sociologo, Gianfranco Bettin, esperto sul tema e assessore della giunta comunale di Venezia. «È come - sostiene l'assessore - arrendersi al fatto che un bianco non accetti disposizioni da un nero, o viceversa, in base al colore della pelle. Significa, cioè, accettare che si consideri qualcuno indegno o inferiore, in questo caso in base al genere».
Che follia, premiato l'islamico che al lavoro disprezza le donne
di Ida Magli il Giornale | 24.07.2012
Di per sé sembra più una notizia «curiosa» che un fatto importante. Un dipendente del famoso albergo Danieli di Venezia, egiziano di religione musulmana, si licenzia per non ricevere ordini da una donna, una governante anch'essa dipendente del Danieli. In seguito, però, non essendo riuscito a trovare un altro lavoro, si ripresenta all'albergo e l'amministrazione lo riassume con un accomodamento: la governante sarà affiancata da un collega di sesso maschile il quale farà da tramite nelle comunicazioni. Il Danieli è un albergo internazionale per definizione, storicamente il più illustre albergo di Venezia, nel quale scendono ospiti provenienti da tutte le parti del mondo, con le loro culture e le loro religioni: il caso viene risolto con rapidità.
Una riflessione però s’impone. L’Europa, l’Italia si avviano ad essere sempre di più affollate da musulmani e la questione dell’uguaglianza maschio-femmina non può essere affidata a soluzioni estemporanee, ma affrontata a livello teorico sia da parte nostra che da parte islamica. Facile a dirsi, sembrerebbe, ma quasi impossibile a realizzarsi. Impossibile perché fino ad oggi nessuno ha voluto soffermarsi a riflettere sulle differenze culturali affidandosi con eccessivo semplicismo all’olio sparso a piene mani del “politicamente corretto”, evitando quello che invece è indispensabile, è giusto fare: sapere davvero, conoscere davvero quanto è scritto nel Corano e quali siano le regole di vita e di mentalità che ne discendono.
Prima di tutto dobbiamo convincerci che i musulmani sono credenti in assoluto e che la loro fede non somiglia neanche lontanamente alla nostra. Il Corano è stato modellato da Maometto sui primi libri dell’Antico Testamento, quindi i più antichi e aderenti al pensiero e ai comportamenti di pastori nomadi del deserto vissuti diverse migliaia di anni prima di Cristo. Sono in gran parte proprio quelli che Gesù ha eliminato: la legge del taglione, il sistema dell’impurità, l’inferiorità delle donne. Nel Corano questi concetti e queste norme sono espresse nella “sura della vacca ” dove si afferma che gli uomini hanno sulle donne un grado di superiorità, che non debbono avvicinarsi alle donne durante il mestruo e altri comandamenti del genere. Tutta una cultura, quindi, è modellata su questi principi tanto che, come ben sappiamo, per non mancare a queste regole il mondo medio orientale, e fino al 1700 anche la Grecia e la Russia, ha stabilito spazi separati (il gineceo)per le donne, un abbigliamento che copre totalmente il corpo e il volto, e soprattutto l’esclusione femminile dalla scuola, dalla vita sociale e dalle istituzioni di potere. Le donne d’Europa non debbono dimenticare poi che, malgrado il Vangelo, la mentalità ebraicizzante dei discepoli di Gesù, a cominciare da quella autoritaria di San Paolo, il contatto con il mondo musulmano dato dai viaggi, dai commerci, dalle crociate, hanno impedito praticamente fino al 1900 una piena parità psicologica e sociale delle donne anche in Occidente. In Italia ai primi del ‘900 quasi tutte le donne erano analfabete: è stato il socialismo a mandarle per legge alle elementari.
Gli italiani hanno fino ad oggi sottovalutato gli effetti di una fede religiosa di tipo antico e che obbedisce perciò alla lettera ai precetti, ai rituali, agli insegnamenti del libro sacro; ma i musulmani che vediamo (cui permettiamo) interrompere il lavoro per pregare ovunque si trovino sono gli stessi musulmani che si ritengono “di un grado superiore alle donne, che non possono avere contatti con le donne mestruate, ecc. ecc.” E’ una convinzione religiosa, ma è simultaneamente una forma mentis , un sistema di pensiero, una struttura giuridica, un carattere psicologico. Nell’immediato futuro in Italia e in Europa il numero dei musulmani crescerà in maniera esponenziale tanto per il continuo sopraggiungere di immigrati quanto per l’altissima natalità di coloro che già vi risiedono. Non sembra che i nostri politici se ne preoccupino: si sono abituati a credere che la “cittadinanza” sia “integrazione”. Ma noi, le donne soprattutto, dobbiamo invece guardare in faccia la realtà perché non sarà necessario che i musulmani abbiano la maggioranza numerica per imporre a tutti la loro fede e i loro comportamenti. Quello che conta è la forza di ciò in cui si crede, la volontà di combattere per affermarlo, cose di cui gli europei, gli italiani non sono più capaci.
Post n°948 pubblicato il 24 Luglio 2012 da lecasame
«L’assalto nel mio negozio con spranghe e coltelli»
23 luglio 2012
Il drammatico racconto di Alessandro Lucin, titolare del tabacchino di via Verdi. «Momenti di follia assoluta, qui è pieno di sangue. Rischi sottovalutati»
TRENTO. «Esattamente non so quanto sia durato, ma di certo sono stati minuti di follia assoluta. Prima sono entrati due ragazzi che hanno cercato di nascondersi all'interno del negozio; poi un gruppo armato con bastoni e spranghe, ma ad impressionarmi di più sono stati i coltelli da cucina ed è stato il caos. Davvero una cosa mai vista qui in città».
Questa è la drammatica testimonianza di Alessandro Lucin, il titolare del tabacchino di Via Verdi vicino al Duomo che è diventato involontario protagonista del pestaggio tra africani e magrebini (in maggioranza tunisini)andato in scena ieri pomeriggio per le vie del centro storico. Prosegue Alessandro: «Quando ho visto i coltelli, istintivamente mi sono coperto la testa e schiacciato conto la parete. Il negozio è piccolo, non ha vie di fuga o spazi per nascondersi, potevamo distruggermi tutto, ho avuto dei danni ma alla fine direi che è andata anche bene».
Quando i due gruppi sono venuti a contatto cos'è successo? «I due nordafricani si sono divisi: uno si è nascosto nello stretto spazio che c'è dietro al bancone e l'alto nella parte più lontana del negozio. Ma si sono messi in trappola da soli, mentre le parlo sto pulendo il sangue dalla pedana del bancone. Poteva andare anche peggio, perchè alla fine entrambe sono saliti sull'ambulanza con le loro gambe».
Da quanto è stato ricostruito pare che l’obiettivo degli aggressori fossero i due ragazzi di colore in fuga. «Direi che il ragazzo nascosto dietro il bancone fosse l'obiettivo principale - spiega ancora Alessandro Lucin - perché si sono accaniti con maggiore cattiveria. Hanno pestato anche l'altro, ma con meno determinazione. La forza pubblica com'è intervenuta? «Era dalle 14 che il centro era pattugliato, ma non sono mai riusciti ad intercettare i due gruppi. Poi quando è successo il caos, l'equipaggio delle volanti era numericamente inferiore per poter intervenire e sono stati costretti a lasciarli fare».
Lucin spiega che nei giorni scorsi c’erano stati degli episodi di allarme, ma nulla che potesse far pensare ad una esplosione di rabbia simile: «In effetti fatti così gravi mai, però sono molti giorni che si vive un clima di tensione e di intimidazione. E' sempre stato un problema circoscritto ai due gruppi che non ha mai coinvolto nessun'altro, però si finisce per essere coinvolti tutti. Sto ancora tremando - si sfoga Lucin - e siamo in due a raccogliere i cocci delle bottiglie e mi tocca lavare il sangue all'interno del mio negozio. E' una cosa pazzesca ed adesso hoanche paura a parlare, perchè temo che ci possano essere delle ritorsioni. Non sono in grado nemmeno di pensare cosa si potrebbe fare. Certo è che fatti come questi a Trento non erano mai successi e forse la situazione è stata sottovalutata ed è finita per sfuggire di mano a tutti».
MILANO - Durante la notte e fino alle prime ore di questa mattina, sedici dei nuclei dioccupanti abusivi sudamericani allontanati giovedi’ dallo Stadera (via Neera), si sono introdotti e insediati in via Comacchio, con il supporto del centro sociale “Cantiere. Lo rende noto con una nota l’Aler. Lo stabile occupato, oggetto degli interventi straordinari di manutenzione del Contratto di Quartiere Mazzini, al momento era praticamente privo di residenti al suo interno per essere consegnato all’impresa nel mese di settembre per il conseguente avvio dei lavori.
Aler ha immediatamente chiesto alla Questura la collaborazione per procedere all’allontanamento degli abusivi, poiche’ questa occupazione, oltre ad essere un’espressione di abuso illecito degli spazi pubblici, pregiudica (come nel caso di via Neera) importanti lavori di riqualificazione, creando un danno alla citta’ e ai suoi abitanti. Per questo Aler lancia un appello alle Istituzioni e a tutte le forze sociali “affinche’ sostengano questo difficile lavoro che, nell’ultimo periodo, e’ messo a dura prova anche dalle prevaricazioni dei centri sociali”.
Post n°946 pubblicato il 22 Luglio 2012 da lecasame
Regione Sicilia, bloccato sbarramento antimafia sulle nomine dei manager
La proposta di Lillo Speziale, presidente dell’Antimafia regionale è stata respinta a scrutinio segreto (39 voti contro 32). Il vice di Speziale ha promesso che si impegnerà a presentare una legge-voto per far disciplinare la materia dal Parlamento nazionale, che a suo giudizio, è titolare di tale materia
di Giuseppe Lo Bianco | 21 luglio 2012
Era un timido ma importante segnale, poteva marcare un’inversione di tendenza in una Sicilia sull’orlo del default, prigioniera dei tatticismi di Raffaele Lombardo duramente contrastati dal tandem Lo Bello (Confindustria) – Monti: ma quell’emendamento di Lillo Speziale, presidente dell’Antimafia regionale, che lasciava fuori dalle stanze del sottogoverno regionale mafiosi, corruttori e pregiudicati di vario tipo non è piaciuto a 39 deputati siciliani che lo hanno bocciato a scrutinio segreto (contro 32 voti a favore) senza metterci la faccia e accorciando ancora di più le distanze dell’isola dalle sponde africane.
La Sicilia dell’eterno paradosso commemora così nel modo peggiore il ventennale delle stragi lasciando che i condannati per mafia o corruzione, o semplicemente rinviati a giudizio, continuino a essere nominati al vertice, tra i consulenti o negli organigramma di Regione, comuni, province e aziende sanitarie e ospedaliere, in enti sottoposti a tutela o controllo da parte della Regione, in società controllate o partecipate. Nomine (tutte) bloccate dal momento del via alla campagna elettorale, visto che la legge per contrastare la bulimia da incarichi di Lombardo è passata, ma senza lo sbarramento antimafia: nelle scelte di amministratori, consulenti, esperti e via “nominando”, la fedina penale continuerà a non contare nulla. E pregiudicati, condannati e rinviati a giudizio continueranno a offrire i loro servizi alla pubblica amministrazione siciliana in cambio di robuste remunerazioni.
Per Lillo Speziale “era un’occasione per fare del bene alla Sicilia ed è stata buttata al vento: una brutta pagina per il parlamento regionale”. Concorda Pino Apprendi (Pd): “Sarebbe stato un atto di stima al lavoro che quotidianamente fa la magistratura per smantellare le relazioni fra mafia e politica. Mi riferisco soprattutto a chi non ha manifestato il proprio pensiero nascondendosi dietro il voto segreto e questo, un giorno dopo l’anniversario del ventennale delle stragi non ci fa onore”. Si stava per votare, infatti, in modo palese l’emendamento che aveva messo per un istante d’accordo le due anime del Pd (tra i firmatari anche il segretario Lupo, contro ogni accordo con Lombardo, e Antonello Cracolici, ancora fan convinto del governatore) quando otto deputati di vari schieramenti hanno chiesto (e ottenuto) il voto segreto. Tra loro il vice presidente dell’Antimafia Rudy Maira (Pid), indagato a Caltanissetta in un’inchiesta su appalti pilotati, che ha sostenuto addirittura l’incostituzionalità della norma, “che ha il solo scopo – ha detto Maira – di guadagnarsi qualche pagina di giornale. E magari fare additare chi non è d’accordo come componente di una ‘casta’, specie in questo periodo di grande diffidenza per la politica”.
Il vice di Speziale ha promesso che si impegnerà a presentare una legge-voto per far disciplinare la materia dal Parlamento nazionale, che, a suo giudizio, è titolare di tale materia. Oltre Maira, tra i sostenitori convinti del voto segreto c’è Riccardo Minardo (Mpa), arrestato e poi scarcerato per associazione per delinquere , truffa aggravata e malversazione ai danni dello Stato. E poi Salvino Caputo e Fabio Mancuso (Pdl), il primo condannato in appello ad un anno e cinque mesi di carcere per tentato abuso di ufficio, il secondo arrestato su ordinedel gip di Roma per associazione per delinquere, finanziamento illecito ai partiti e bancarotta fraudolenta.
E inoltre Giovanni Greco (Mps), sponsorizzato dall’ex pm antimafia (oggi assessore alla Sanità) Massimo Russo, abituato a chiudere i suoi interventi con un colorito: “Non v’è piaciuto il mio discorso? E io mi ‘nni futtu (me ne frego, ndr)”. E infine Innocenzo Leontini (Pdl), pronto a replicare alle parole dure del procuratore aggiunto Antonio Ingroia, pronunciate qualche mese fa a Marsala: “Il Parlamento siciliano – disse il pm – è lo specchio fedele di una società e di una classe dirigente profondamente inquinata, soprattutto ai piani alti, dalle collusioni con il sistema mafioso. Purtroppo non è una novità, né una sorpresa”. In quell’occasione Leontini replico’: “O si è trattata di un’affermazione che è andata al di là delle intenzioni, o dobbiamo forse anche investire la Commissione antimafia per fare luce su quanto detto da Ingroia”. Si attende ancora la convocazione.
Post n°945 pubblicato il 22 Luglio 2012 da lecasame
Genova 14 luglio 2012
Scortata dalla polizia per rientrare a casa
Pablo Calzeroni
Genova - Giulia aveva pensato proprio a tutto, anche al parcheggio. Invece di acquistare un box in un altro caseggiato, era riuscita a trovare un posto macchina proprio sotto casa. Poi è comparso un nuovo locale, l’ex All-In, tutto birra e musica latina e sono iniziati i guai. Percorrere il breve tratto di strada tra il posteggio e il portone del palazzo in cui abita, in via Sampierdarena 40, è diventato un’odissea. Ogni volta che rientra tardi dal lavoro, alle 21 o alle 22, deve fare i conti con decine di persone completamente ubriache.
«Gli sguardi insistenti, i fischi e i pesanti apprezzamenti verbali sono il meno. Il problema è che alcuni si avvicinano, cercano di toccarmi. E fanno lo stesso anche con mia figlia, che ha 15 anni». Giulia, che nella vita fa l’estetista, non sa più cosa fare. In più di un’occasione non le è rimasto altro da fare che farsi scortare dai carabinieri: «Lasciata l’auto in quel posto maledetto vago senza meta in via Sampierdarena o in Lungomare Canepa e aspetto che passi una pattuglia. Poi la fermo e mi faccio accompagnare fino a casa».
In via Sampierdarena anche l’azione più banale, come il ritorno a casa, diventa un calvario. Gli abitanti dei civici 38, 40, 101 e 103 sono esasperati: «Il momento più drammatico è stato quando hanno distrutto il portonedel nostro palazzo - dice Duilio Chiapperini, 63 anni, funzionario dell’Università - Le scale dell’edificio venivano usate come toilette. Le prostitute incontravano i clienti davanti alle porte dei nostri appartamenti. Ho scattato io stesso delle fotografie per documentare il degrado: preservativi usati lasciati sui pianerottoli, deiezioni umane solide spiaccicate sulle pareti».
Polizia e carabinieri fanno quello che possono per arrestare la violenza. Ma è un lavoro difficile. Nei mesi scorsi, tanto per fare un esempio, sono stati chiamati davanti all’ex All-In per una gigantesca rissain cui erano coinvolti due nuclei famigliari latinoamericani. Erano spuntate le lame e qualcuno era rimasto a terra ferito.
Sotto la Lanterna non si vive più, si resiste soltanto: «Combattiamo ogni giorno contro il degrado e la violenza - dicono i residenti dei palazzi adiacenti al locale notturno - Non possiamo mollare: vogliamo riprenderci Sampierdarena. È il nostro quartiere. Purtroppo siamo completamente soli e dobbiamo trovare noi il modo in cui continuare a resistere».
Post n°944 pubblicato il 22 Luglio 2012 da lecasame
Dal Corriere della Sera del 21 luglio 2012, sintesi
dati test INVALSI 2012
I recenti test Invalsi dimostrano che in italiano e matematica il Nord primeggia sul Sud fin dalle elementari, con un divario che cresce esponenzialmente alle Superiori dove la media nazionale posta a quota 200, vede i ragazzi padani a quota 211punti, 197 punti invece per gli studenti del Lazio, 194 per i ragazzi delle regioni meridionali e 185 punti per quelli di Sicilia e Sardegna.
Post n°943 pubblicato il 20 Luglio 2012 da lecasame
«Mi hai messo incinta, ora paga», anziano truffato dalla ragazza dei "Cuori solitari"
Il 76enne si era rivolto a un'agenzia matrimoniale, la giovane era già sposata e con un figlio: voleva solo spillargli soldi
20 luglio 2012
VICENZA - Cuori solitari truffati. Succede a Vicenza dove lo scorso ottobre un anziano si era iscritto ad una agenzia matrimoniale con la speranza di trovare una compagna capace di stargli accanto e volergli bene. E invece il 76enne vicentino, pensionato, che viveva solo, si è imbattuto in una truffatrice romena che in pochi mesi è riuscita a sottrarglioltre 33mila euro. A finire nei guai ora è Lizica Marioara Mutu, 28 anni, incensurata, arrestata in flagranza con l'accusa di truffa aggravata.
La donna, residente in città, gli aveva fatto credere di essere rimasta incinta e pressandolo in continuazione perché si prendesse le sue responsabilità di padre, glichiedeva soldi con insistenza. Il pensionato, ignaro che lei avesse già un marito e un figlio, aveva continuato a pagare. A scoprire il raggiro sono stati i carabinieri che una sera, nel parcheggio di un supermercato del capoluogo, hanno visto salire la donna sull'auto del pensionato: scambiare effusioni e poi lei ricevere una busta bianca.
Una volta scesa la Mutu ha raggiunto a piedi un'altra ragazza, risultata essere una connazionale, ed è a questo punto che i carabinieri hanno deciso di entrare in azione, fermando e identificando le due donne. Hanno così scoperto che la busta conteneva 4.500 euro, in banconote da 500 euro. Le successive indagini hanno fatto emergere il raggiro, con la presunta gravidanza che è stata invece esclusa.
Post n°941 pubblicato il 20 Luglio 2012 da lecasame
Denunciato l'uomo
Nas di Brescia scoprono falso ginecologo cinese
20 luglio 2012
I Carabinieri del Nas di Brescia hanno concluso un’indagine nei confronti di un sedicente medico cinese, scaturita dal ricovero in ospedale di una connazionale affetta gravi patologie di tipo ginecologico. Alla donna erano state prescritte terapie alternative che non avevano risolto la malattia, ma ne avevano aggravato le condizioni.
Le indagini hanno scoperto nei pressi della stazione di Brescia un ambulatorio medico gestito da un cittadino cinese, pregiudicato perchè già scoperto nel 2008 e denunciato dai Carabinieri del Nas per gli stessi fatti. La Procura della Repubblica di Brescia ha disposto la perquisizione dell’appartamento del presunto medico e di un’erboristeria. Nel corso della perquisizione i militari hanno sequestrato 3.200 confezioni di farmaci di provenienza cinese (cortisonici, antidolorifici, antibiotici, etc.), attrezzature e dispositivi medici, strumentazione chirurgica nonchè cartelle cliniche, ecografie e prescrizioni del Sistema sanitario nazionale.
Non vi era traccia di apparecchiature per la sterilizzazione degli strumenti utilizzati nè di contenitori per la raccolta dei rifiuti sanitari, smaltiti come normali rifiuti urbani. Il sedicente medico cinese è stato denunciato per esercizio abusivo della professione medica, illecita importazione di farmaci, somministrazione di medicinali non autorizzati e lesioni personali.
Post n°939 pubblicato il 19 Luglio 2012 da lecasame
Tenta di rapire un bambino: in manette pakistano
Ha tentato di rapire un bambino di sette anni in spiaggia mentre giocava.
Un uomo, di nazionalità pakistana, è stato sorpreso mentre trascinava via il piccolo dalla spiaggia da un agente di polizia libero dal servizio che lo ha arrestato. L'episodio è accaduto ieri su una spiaggia di Siponto, a qualche chilometro da Manfredonia, in provincia di Foggia.
Ad accorgersi di cosa stava avvenendo è stata una bambina coetanea del piccolo che, con le sue urla, ha richiamato l'attenzione della madre. Sulla spiaggia era presente il poliziotto con la propria famiglia e anche un maresciallo dell'Aeronautica militare che insieme si sono immediatamente messi all'inseguimento del pakistano; alla fine l'uomo, dopo una colluttazione, è stato bloccato. Il poliziotto si è fratturato una mano.
L'uomo, Muhammad Raquib, di 33 anni, in Italia senza fissa dimora, deve rispondere del reato di sequestro di persona, resistenza, violenza e lesioni a pubblico ufficiale.
Post n°938 pubblicato il 19 Luglio 2012 da lecasame
«Violentata per ore da due romeni» La denuncia di una 30enne di Taranto
La donna è stata anche picchiata dai due ventenni Si erano conosciuti in un pub di Grottaglie
GROTTAGLIE - Due cittadini romeni di 20 anni sono stati sottoposti a fermo dai carabinieri con l'accusa di aver stuprato e malmenato una donna di 30 anni di Taranto. L'aggressione è avvenuta a Grottaglie. Secondo una prima ricostruzione fatta dai carabinieri, la donna era andata con alcune coetanee in un pub e aveva conosciuto i due romeni. Alla fine della serata aveva deciso di farsi accompagnare a casa da loro, lasciando le amiche nel locale. Giunti nelle campagne appena fuori Grottaglie, i due romeni hanno fermato l'auto chiedendo alla donna di consumare un rapporto sessuale a tre e, ricevuto un netto rifiuto, l'hanno prima picchiata e poi violentata per ore.
Dopo lo stupro i due romeni l'hanno fatta risalire in macchina riportandola a casa. Lungo il tragitto uno dei due stupratori ha minacciato di ucciderla se avesse raccontato a qualcuno quello che era successo, mentre l'altro le ha detto: «Ci vediamo domenica prossima». La donna, che aveva riportato ferite da ecchimosi al collo e alla parte inferiore dell'occhio sinistro, si è fatta medicare in ospedale e ha denunciato tutto ai carabinieri. I due romeni sono stati successivamente individuati e sottoposti a fermo. In un primo momento hanno provato a negare l'accaduto, ma alla fine hanno confessato.
Post n°937 pubblicato il 16 Luglio 2012 da lecasame
Sisma: presi quattro sciacalli in provincia di Modena
Quattro romeni, due uomini e due donne, sono stati arrestati dalla polizia stradale di Modena dopo essere stati sorpresi a rubare rame e altro materiale in una casa demolita dopo il terremoto a San Possidonio, nel Modenese.
Gli agenti durante la pattuglia sulla strada Provinciale 8, in località Ponte Rovere, hanno notato i due uomini, di 35 e 22 anni, entrambi con precedenti, mentre rovistavano tra le macerie dell'abitazione distrutta dal sisma. Sul retro di quello che rimaneva della casa, i poliziotti hanno trovato invece un furgone con targa spagnola carico di merce, vicino al quale si trovavano le due donne di 20 e 27 anni insieme a un dodicenne.
Sul furgone gli agenti hanno rinvenuto telai di finestre, materiale ferroso, un termosifone, grondaie in rame e catene di acciaio, per un peso di 660 chili. Gran parte del materiale proveniva proprio dalla casa demolita.
I quattro romeni ora devono rispondere di furto pluriaggravato in concorso mentre il minorenne è stato affidato a una struttura per minori di Modena
Post n°936 pubblicato il 16 Luglio 2012 da lecasame
La Questione Settentrionale
Tratto dall'intervista fatta a Roberto Maroni da Maria Latella su Sky.
La questione settentrionale è essenzialmente una questione fiscale.
Il federalismo è la soluzione principale della questione settentrionale.
In Svizzera un terzo delle tasse pagate dai cittadini rimangono al Comune, un terzo vanno al Cantone, cioè alla Regione, e solo un terzo va allo Stato.
Se le regioni del Nord potessero tenere i due terzi delle tasse pagate avremmo risolto tutti i nostri problemi.
Post n°935 pubblicato il 16 Luglio 2012 da lecasame
Libero dopo aver ammazzato un ragazzo: Zingaroaggredisce anziana
6 luglio 2012
“Il mio timore è che gli assassini facciano poco carcere. Anzi, ne sono sicuro”. Ha avuto purtroppo ragione, Salvatore Mazzara, padre di Pietro, il 28enne travolto e ucciso il 9 giugno 2011 a Milano in un tremendo incidente all’angolo tra via Cogne e via Arsia.
Oggi, uno di questi, Michael Stepictorna a far parlare di sé. Dopo essere stato scarcerato lo scorso aprile dal penitenziario di Bari per la decorrenza dei termini della procedura d’appello, Stepic si è reso di nuovo protagonista di un furto ai danni di una donna di 80 anni.
L’episodio è avvenuto mercoledì scorso in via Bovisasca. Una passante ha allertato il 113 alle 14:30 dopo aver assistito alla scena. Il nomade, che compirà 19 anni il prossimo ottobre, si trovava a bordo di una Volkswagen Golf insieme a un altro giovane rimasto sconosciuto. I due si sono affiancati alla Fiat 600 guidata dall’anziana chiedendole di fermarsi.
La vittima è scesa dall’auto e, mentre uno dei due la distraeva sostenendo che l’anziana avesse urtato il proprio specchietto retrovisore, il complice ha aperto la portiera della Fiat e si è impossessato della borsetta in pelle rossa lasciata incustodita appoggiata al sedile.
I due ladri sono poi fuggiti con il bottino. Una volante della polizia, ottenuto il modello e il numero di targa dell’auto in fuga, ha scoperto che la Golf era intestata a una rom 36enne di nome Stepic. I poliziotti si sono quindi diretti verso il campo nomadi di via Negrotto, dove è domiciliato il giovane, e dopo qualche istante hanno visto spuntare all’orizzonte la Golf a grande velocità.
La volante ha evitato lo scontro e i due malviventi si sono schiantati contro una recinzione. Poi hanno proseguito la fuga a piedi e sono riusciti a dileguarsi. Stepic è stato di nuovo indagato a piede libero per furto. Proprio settimana scorsa Salvatore Mazzara, padre di Pietro, aveva inscenato una protesta incatenandosi davanti al tribunale per chiedere giustizia per il figlio. Una giustizia mancata.
Ieri mattina l'uomo, che è stato tratto in arresto per omicidio colposo ed omissione di soccorso, nell'interrogatorio di garanzia davanti al Gip Sonia Bello, ha fornito la sua versione dei fatti, difeso dall'avvocato Davide Pessa.
Al termine il giudice ha deciso di concedere al camionista gli arresti domiciliari. Per quanto commesso, rischia fino a sei anni di carcere. Dopo essersi conto di aver investito una donna, invece di fermarsi, ha proseguito la sua marcia verso il Vicentino. Agli agenti della Polstrada che l'hanno arrestato poco dopo, ha ammesso le proprie responsabilità. Ha spiegato la fuga riferendo che era troppo grande la paura di essere linciato dai numerosi passanti che hanno assistito all'incidente stradale. Questo tuttavia non può essere per l'imputato un motivo valido di discolpa a fronte della sua fuga dal luogo della tragedia. (C.Arc.)
Francesca, una grande sportiva: laureata in giurisprudenza e pensava al matrimonio
PADOVA - Francesca Fincato viveva da sempre con la famiglia, molto conosciuta, in paese. Una ragazza dai tanti interessi, dopo aver frequentato il liceo classico Tito Livio, si era iscritta a giurisprudenza laureandosi il 21 marzo scorso con la specializzazione in consulenza del lavoro. Lo studio non le aveva fatto trascurare la passione per lo sport ed in particolare per la pallavolo che giocava fin da piccola prima con il Mestrino e, nell'ultima stagione con la Thermal Volley di Abano Terme dove milita anche la sorella minore Giorgia.
Ieri sul luogo dell'incidente è arrivato anche il presidente della Thermal, Paolo Balasso, amico di famiglia che subito si è stretto ad Attilio, Nicoletta e Giorgia. Una grande passione anche se Francesca aveva annunciato di voler rinunciare alla pallavolo per trovarsi un lavoro. Una ragazza solare, simpatica con tanti amici apprezzata per la su allegria ma anche per l'impegno che profondeva nell'affrontare i piccoli e grandi ostacoli della sua vita. Francesca era fidanzata da circa 8 anni con Marco Marin, commesso in un negozio di ferramenta di Cervarese Santa Croce, anche lui uno sportivo e capitano del Mestrino calcio. Un amore nato da ragazzini che la coppia aveva coltivato giorno per giorno fino alla decisione di sposarsi. «Stavano preparando la casa e volevano sposarsi presto - racconta un amico dei due - si amavano da sempre, sono insieme da quasi nove anni e ora è tutto finito».
Una ragazza spensierata come è giusto alla loro età, commenta un vicino di casa, ma anche tanto attaccata alla sua famiglia, non solo a mamma, papà e alla sorella ma anche ai cugini e agli zii e che ora voleva costruire una sua vita dividendola con Marco che, ieri vedendo il corpo straziato a terra ha urlato tutto il suo dolore per essere poi accompagnato a casa dalla mamma. Una ragazza semplice che amava la musica di Tiziano Ferro e Marco Carta, si rilassava con la serie Grey's anatomy, amava viaggiare e testimoniare le sue passioni su facebook come ormai comunemente accade scambiando battute con gli amici. (L.M.)
Post n°932 pubblicato il 13 Luglio 2012 da lecasame
Castel Mella. Assolto l'ex assessore Galeazzi: ''Per me la fine di un incubo''
Assolto con formula piena dal Tribunale di Brescia. Era indagato per corruzione e peculato. Ancora a giudizio tre dipendenti comunali.
20 giugno 2012
Assolto con formula piena l'ex assessore ai lavori pubblici del comune di Castel Mella, Mauro Galeazzi, indagato dall'aprile 2012 per i reati di corruzione e peculato. All'epoca l'assessore venne indagato assieme a Marco Rigosa, capoufficio tecnico a Castel Mella, Andrea Piva, geometra, e all’imprenditore Antonio Tassone in seguito ad un presunto caso di tangenti per "ammorbidire" i controlli sulla costruzione di un centro commerciale sul territorio comunale. Con sentenza del 20 aprile l'ex assessore è stato assolto "poiché il fatto non costituiva reato". Il processo veniva archiviato il 17 maggio. La "fine di un incubo" ha dichiarato Galeazzi che assieme al capogruppo Lega Nord a Castel Mella Giorgio Guarnieri e all'ex sindaco Ettore Aliprandi, ora contestano la sconfitta della Lega alle scorse elezioni comunali influenzate negativamente dalla "gogna mediatica a cui Galeazzi fu sottoposto" dice Guarnieri. Per l'ex assessore si chiude così una brutta pagina mentre prosegue invece la vicenda giudiziaria degli altri indagati su di cui penderebbero le prove di intercettazioni ambientali quantomeno per un pagamento in nero di parte di una fattura.
"Le intercettazioni ambientali che riguardavano Galeazzi furono all'epoca male interpretate e questo è stato riconosciuto in sede di giudizio" è la posizione dell'avvocato Giovan Battista Bellitti, difensore di Galeazzi. Per quanto riguarda il reato di peculato invece, le telefonate contestate al Galeazzi secondo cui avrebbe "abusato" del telefono intestato al Comune per usi personali, in tribunale viene dimostrata la regolare trattenuta in busta paga. "Per me oggi si chiude un incubo" dichiara Galeazzi "in quei giorni il mondo mi è crollato addosso, al solo ricordo della gogna mediatica mi sento rabbrividire. Ancora oggi ritengo che sia stato fatto un grandissimo torto a me al mio diritto di presunta innocenza". Ora le parti coinvolte pensano alla possibilità di presentare una denuncia perdiffamazione. Riguardo alle elezioni influenzate dalla vicenda: "Ci spiace che l'attuale maggioranza non riconosca la parte che questa vicenda ha avuto nella loro vittoria" è la posizione di Giorgio Guarnieri "Hanno impostato l'intera campagna elettorale sulla diffamazione senza parlare mai di programmi, cavalcando l'onda mediatica che ha infangato una amministrazione che per 18 anni ha sempre avuto a cuore l'interesse dei cittadini di Castel Mella". Dal punto di vista giuridico tuttavia non ci sarebbero gli estremi per contestare il voto, gogna mediatica o meno.
Post n°931 pubblicato il 13 Luglio 2012 da lecasame
Canone Rai: esenzione anziani over 75 poveri
27/10/2010
Nuove regole per il Canone Rai: l’Agenzia delle Entrate ha comunicato le norme per l’esenzione del canone Rai per gli anziani, ovvero per gli over 75 con un reddito mensile inferiore a Euro 516,46, senza conviventi terzi con reddito proprio. Lo Stato, quindi, ha ‘parzialmente’ accolto le richieste dell’Adiconsum, che da anni si batte per l’esenzione dal Canone Rai per le fasce più deboli, anche se il provvedimento non prevede esenzione del canone Rai per gli invalidi. Vediamo inoltre cosa prevedono le norme per il canone Rai nella seconda casa. Di seguito i dettagli.
Con la circolare 46/E del 20 settembre 2010, l’Agenzia delle Entrate ha reso operativa l’esenzione del Canone Rai per gli anziani, già annunciata – e contemplata – nella Finanziaria 2008. Le condizioni di esenzione per gli over 75 prevedono redditi minimi e la convivenza con il coniuge, non con terzi: in sostanza per godere dell’esenzione del canone Rai bisogna essere ‘poveri’ e soli (o quanto meno non vedovi).
Ecco i requisiti per l’esenzione del Canone Rai nel dettaglio:
aver compiuto 75 anni di età entro il termine per il pagamento del canone di abbonamento RAI (attualmente il 31 gennaio e il 31 luglio di ciascun anno);
non convivere con altri soggetti diversi dal coniuge;
possedere un reddito che, unitamente a quello del proprio coniuge convivente, non sia superiore complessivamente ad euro 516,46 per tredici mensilità.
L’esenzione non è automatica, ma va richiesta, compilando un apposito modulo disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate e presso gli sportelli. Ecco come richiedere per l’esenzione del Canone Rai 2010:
recuperare e compilare l’apposito modulo;
entro il 30 novembre 2010, consegnare il modulo presso gli sportelli delle Agenzie delle Entrate o spedirlo in plico raccomandato, senza busta, a AGENZIA DELLE ENTRATE – UFFICIO TORINO 1 S.A.T. – SPORTELLO ABBONAMENTI TV – 10121 – TORINO, accompagnato .dalla fotocopia autenticata di un documento d’identità.
anche chi, negli anni passati, non ha pagato o deve chiedere il rimborso, deve compilare ed inviare il modulo entro il 30 novembre. Chi ha già fatto domanda di esenzione otterrà il rimborso richiesto;
dal 2011 il modulo dovrà essere inviato entro il 30 aprile: se non cambiano i requisiti non è necessario ripetere l’invio del modulo ogni anno; se invece la situazione economica migliora, si dovrà tornare a pagare il canone Rai.
Nessuna esenzione dal Canone Rai per gli invalidi (che ne hanno invece avuto diritto fino al 1973), mentre ci risulta che il canone è unico e copre tutti gli apparecchi posseduti dal titolare nella propria residenza o in seconde case, e anche gli apparecchi di altri membri del nucleo familiare risultanti dallo stato di famiglia.
Ricordiamo inoltre che, ai sensi della legge, sono esenti dal Canone Rai:
militari stranieri appartenenti alle forze armate NATO di stanza in Italia: chi si trova in questa posizione deve scrivere al SAT Sportello Abbonamenti TV, allegando una dichiarazione del Comando da cui dipende o un’autocertificazione con fotocopia del documento di identità che attesta l’appartenenza alle Forze NATO.
Personale diplomatico presso ambasciate straniere in Italia, al servizio di paesi presso i quali i diplomatici italiani.
Ospedali militari, case del soldato e sale convegno per militari.
Post n°930 pubblicato il 08 Luglio 2012 da lecasame
Se la nuova first lady d’Egitto è una sorella musulmana
28 giu 2012
E così dal 24 giugno un Fratello musulmano, Mohamed Morsi, leader del Partito Libertà e Giustizia, legato proprio al movimento integralista islamico, è presidente dell’Egitto. Dopo 31 anni di regime di Mubarak, egliè il primo ad essere “democraticamente” eletto nel principale Paese arabo.
Evviva, è arrivata la democrazia nell’antica terra dei Faraoni, esultano gli ipocriti e gli ingenui, a partire dall’Occidente. La Primavera araba ha vinto!
Ma neanche per sogno ha vinto!
Dato che la condizione della donna è la fondamentale cartina tornasole del livello di libertà di uno Stato, basta osservare la nuova first lady egiziana Naglaa Mahmoud, per accorgersi dell’involuzione che sta subendo il paese a livello sociale (involuzione peraltro già iniziata sotto Sadat, anch’egli legato ai Fratelli musulmani).
Dimentichiamo innanzitutto le consorti all’occidentale, vestite dei precedenti presidenti egiziani e anche la stessa Suzanne Mubarak, cacciata con il marito Hosni solo l’11 febbraio dello scorso anno; dimentichiamo a maggior ragione lo sfarzo degli abiti delle regine d’Egitto prima del colpo di Stato di Naguib e Nasser nel 1952.
Naglaa Mahmoud indossa il khimar (v. foto), un tipo di velo che lascia scoperto solo il viso e arriva fino al petto: sarà la prima donna a sventolare tale “bandiera” nel palazzo presidenziale del Cairo.
Non è per giudicare una persona dal vestito che indossa, come accusano gli apologeti del velo, ma è chiaro che — come afferma il blogger egiziano Mahmoud Salem ( Sandmonkey) — il modo di presentarsi “di una first lady è il simbolo del paese”. E molto si può dire per dimostrare che il velo è di fatto un simbolo di assoggettamento della donna musulmana al maschio.
Inoltre, se una donna lo indossa “per libera scelta” come sembra faccia la stessa Naglaa, questo è indice di ciò che essa ha anche nella testa.
Sembra un pregevole atto di umiltà da parte di questa robusta cinquantenne il rifiuto di essere chiamata “prima donna d’Egitto” (sebbene durante la campagna elettorale sia stata l’unica moglie di un candidato a presentarsi in pubblico, anche perché quella di Ahmed Shafiq, all’occidentale vestita, è scomparsa a fine aprile, dopo l’annuncio della candidatura del marito).
Peccato che Naglaa Mahmoud sostenga che la consorte del presidente egiziano, non solo non debba avere un proprio ruolo politico, ma nemmeno sociale (come invece lo aveva Suzanne Mubarak, molto attiva nella campagna contro le mutilazioni genitali femminili).
Naglaa ricorda che “l’islam ci insegna che le guide del popolo sono i loro servi, come una moglie” (come una moglie cosa? Come una moglie è serva del marito?). “Lei (la consorte) deve aiutare il marito come lui serve la gente”, afferma. Non a caso si definisce “khadimat al-Masr”: “serva dell’Egitto”.
Ma l’Egitto ora è suo marito, Mohamed Morsi. È lui che la ex traduttrice — che ha vissuto i primi anni di nozze negli USA, facendo nascere lì i suoi due figli (che quindi sono anche cittadini americani) — s’impegna a servire.
Lui e naturalmente il “progetto per l’Egitto” dei Fratelli musulmani: “un sistema in cui la sanità, l’educazione, gli investimenti e l’economia si svilupperanno per il bene del paese”, spiega convinta. Peccato che in cambio di ciò i Fratelli musulmani vogliano imporre un maggior ruolo nella società della sharia, la legge islamica. Anche Naglaa, la “serva dell’Egitto”, lo vuole.
Post n°929 pubblicato il 06 Luglio 2012 da lecasame
Islam e integrazione. Vecchia Europa, prendi esempio dall’Australia
Mai nessun Paese occidentale aveva “osato” tanto con gli immigrati musulmani che non si integrano e che vogliono vivere ancora sotto la sharia. Già nel 2006 l’Australia, attraverso un discorso del suo primo ministro John Howard, aveva detto loro di adattarsi alla cultura e alle regole dello Stato, oppure di andarsene, anche per evitare attentati terroristici di matrice islamica. Disse fuori dai denti:
Prendere o lasciare, sono stanco che questa nazione debba preoccuparsi di sapere se offendiamo alcuni individui o la loro cultura. La nostra cultura si è sviluppata attraverso lotte, vittorie, conquiste portate avanti da milioni di uomini e donne che hanno cercato la libertà…
Scendendo sul piano pratico, egli disse che la lingua ufficiale dell’Australia è l’inglese e non un’altra, quindi per vivere lì, è necessario conoscere l’inglese.
Fede. La maggior parte degli Australiani crede in Dio, nel Dio cristiano, e sui princìpi del cristianesimo uomini e donne hanno fondato la loro nazione: questo è ufficialmente insegnato. Nessuno in Australia impone il cristianesimo a chi segue un’altra religione, ma nessun musulmano o di qualsiasi altro credo può alla stessa stregua permettersi di far togliere i simboli cristiani dalle scuole del Paese, perché esse si basano sul cristianesimo. “Se ciò vi offende” (carissimi musulmani), se non siete felici qui, affermò senza mezzi termini Howard, esercitate il vostro diritto di andarvene. È meglio per tutti, voi inclusi.
Niente di più scontato e normale (quasi banale) è uscito dalla bocca del primo ministro australiano allora, ma in un’epoca di continuo politicamente e soprattutto islamicamente corretto, di buonismo, di multiculturalismo, relativismo e di accuse di razzismo sempre al varco, queste parole diventano più che mai coraggiose e dovrebbero essere un esempio da seguire per tutto l’Occidente e in particolare per la vecchia Europa. Parole che di fatto considerano anche la “felicità” degli immigrati.
Post n°928 pubblicato il 03 Luglio 2012 da lecasame
Inno nazionale a scuola, in Alto Adige gli alunni non dovranno cantarlo
"Gli alunni delle scuole in Alto Adige non saranno obbligati a cantare l'inno di Mameli". Lo ha affemato l'on. Karl Zeller. La commissione cultura della Camera – ha annunciato - ha infatti approvato un emendamento della Svp che prevede che sarà il consiglio provinciale a stabilire le modalità di insegnamento dell'inno, come anche della storia del Risorgimento e dell'unità d'Italia.
"Il disegno di legge – ha spiegato Zeller - rappresenta un problema, perché la storia dell'Alto Adige non è paragonabile con quella delle altre Regioni. Ora siamo riusciti a fissare un iter particolare per la Provincia di Bolzano". "Di sicuro – ha aggiunto - l'Italia attualmente avrebbe ben altri problemi da affrontare". "Il ddl – ha precisato Zeller - deve ora ancora passare per le altre commissioni, per poi passare al Senato".
Qualche "piccola" nota su fatti che forse non tutti conoscono e che possono aiutare - come hanno aiutato me - a capire meglio come stanno le cose.
Il Süd Tirol divenne italiano senza un referendum di annessione e la popolazione era contraria in percentuali che andavano dal 95 al 98%.
Bozen (ma anche Gorizia e Trieste) non ebbero nemmeno il referendum del 1946, in base al quale, si dice che i votanti avrebbero indirettamente accettato la Costituzione.
Il Süd Tirol trattiene il 90-95% di una parte delle tasse, non tutte le tasse dirette e nessuna tassa indiretta. Investono sul loro territorio quei soldi al posto dello Stato, e lo fanno MEGLIO. Non ricevono soldi da Roma, ne versano meno degli altri e fanno da soli.
Il Süd Tirol è secondo nella classifica del PIL procapite dopo Milano.
Inviato da: cassetta2
il 13/04/2021 alle 15:36
Inviato da: generazioneottanta
il 15/07/2016 alle 13:42
Inviato da: scampipercena77
il 01/02/2016 alle 12:50
Inviato da: lecasame
il 14/06/2014 alle 18:21
Inviato da: livio.belloli
il 25/04/2014 alle 13:49