Creato da Deepspace_explorer il 19/02/2008
 

MISTERI VARI

Scienza, cosmologia, astrofisica, religione, astronomia, astronautica, avventura, fantascienza, fantasy, fantarcheologia, tecnologia, pc, internet, ufo, alieni, fantasmi, vita oltre la morte, catastrofi varie, musica, film con queste tematiche, e altro ancora.....

 

 

Un operaio che stava lavorando su un tetto a Londra fotografa 4 UFO

Post n°182 pubblicato il 20 Marzo 2009 da Deepspace_explorer
 
Tag: UFO

I 4 UFO fotografati dal tetto di Orion House, Londra

Un operaio che stava lavorando sul tetto di un palazzo di Convent Garden, a Londra, ha fotografato con il cellulare quello che lui ritiene sia una formazione di oggetti volanti non identificati (Ufo). Il bello è che non se ne era nemmeno accorto. Solo dopo aver scaricato sul computer le foto del panorama della capitale britannica, oltre al Big Ben, Westminster e il London Eye sono apparsi ben quattro Ufo.

 

Le istantanee di Derek Burton sono state pubblicate dal Daily Telegraph.

 

 

Burton stava lavorando al 16esimo piano dell'Orion House , quando ha deciso di prendersi una tazza di caffè e scattare con il cellulare alcune foto della città vista dall’alto, per portarle alla moglie che non frequenta spesso il centro della capitale.

Soltanto dopo qualche giorno ha individuato quattro dischi volanti.

Assicura di non aver ritoccato le foto né di avervi notato all’inizio nulla di strano: «Penso di essere stato solo fortunato. Queste forme non erano visibili a occhio nudo, quindi non le ho nemmeno centrate con l’obiettivo», ha dichiarato al Telegraph.

ORA VIENE SPONTANEO CHIEDERSI:

L'OPERAIO HA DETTO LA VERITA' O HA MENTITO PER FARSI PUBBLICITA' E MAGARI GUADAGNARCI SU?

SE HA DETTO LA VERITA', la foto degli ufo è una delle più clamorose mai viste.

SE HA MENTITO, gli esperti se ne dovrebbero accorgere e lo dovrebbero rivelare ai media. 

 

 

 

 

 
 
 

Palle di fuoco e detriti spaziali:allarme e mistero nel mondo.

Post n°181 pubblicato il 17 Febbraio 2009 da Deepspace_explorer
Foto di Deepspace_explorer

Dopo lo scontro in orbita dei due satelliti russo e americano, segnalati spettacolari fenomeni
Stato di emergenza in Canada, apparizioni luminose in Italia, Kentucky e Texas


ROMA - Ora i detriti spaziali («space debris» in inglese) fanno davvero paura. Nella regione di Alberta, in Canada, stanno tirando un respiro di sollievo per un impatto dallo spazio scongiurato in extremis . E poi in Texas, nel Kentucky e finanche nella nostra Italia, ecco stagliarsi nel cielo misteriose «palle di fuoco», ancora non si sa fino a che punto imparentate con i detriti spaziali o dipendenti da uno sciame di meteore.

 

PANICO IN CANADA - Partiamo dall’unico allarme sicuramente collegato con la caduta di un oggetto artificiale dall'orbita, quello scattato nella regione di Alberta. E’ successo alle prime ore del mattino di venerdì 13 febbraio, tempo locale, ma solo a emergenza superata ne sono stati rivelati i particolari. Il North American Aerospace Defence Command (NORAD) degli Stati Uniti, un ente che sorveglia lo spazio e tiene d’occhio tutti i corpi orbitanti attorno alla Terra, avverte i rappresentanti del governo canadese: «Un cargo spaziale russo delle dimensioni di un autobus, che era stato utilizzato per trasportare materiali sulla Stazione spaziale Internazionale, è fuori controllo e sta per precipitare su di voi. I calcoli indicano che potrebbe schiantarsi sulla città di Calgary, attorno alle 10 antimeridiane, ma la traiettoria è incerta. La stiamo definendo minuto per minuto. Vi faremo sapere». Scatta l’allarme degli operatori della protezione civile canadese, sia a livello nazionale che locale. Ci si interroga se sia il caso di avvertire la popolazione e predisporre piani di evacuazione, almeno nella parte più popolosa del centro cittadino. Mentre le concitate consultazioni sono in corso, si rifà vivo il NORAD: la traiettoria del maxi proiettile spaziale è cambiata, ora sembra puntare su Kneehill o su Wheatland Country, circa cento chilometri a est di Calgary. Lì, per fortuna, la densità della popolazione è più bassa, c’è meno pericolo di impatto diretto con le persone e le cose. Ma si affaccia un’altra preoccupazione. Il relitto del vettore russo contiene materiale radioattivo che, disperdendosi in seguito all’impatto, potrebbe contaminare una vasta aerea di territorio. Scattano altri livelli di allerta per il monitoraggio dell’eventuale nube radioattiva. «Ma proprio mentre un operatore del nostro staff stava per diffondere l’allarme al pubblico –racconta Colin Lloyd, direttore esecutivo dell’Agenzia di gestione delle emergenze dell’Alberta-, dal centro operativo di Ottawa ci arriva un contro ordine: il relitto spaziale è rimbalzato nell’atmosfera, finendo nell’Atlantico. Pericolo scongiurato. E’ una mattina che non dimenticheremo facilmente».

 

LO SCONTRO IN ORBITA - L’allarme spaziale dell’ Alberta segue di appena tre giorni uno scontro in orbita terrestre da primato, avvenuto il 10 febbraio, a circa 800 km di altezza, fra due satelliti per telecomunicazioni: il russo Kosmos 2251 e l’americano Iridium 33, rispettivamente da 1.000 e 500 kg di peso. Non era mai successo prima d’ora che due grandi satelliti, ciascuno ruotante sulla propria orbita, facessero un involontario urto frontale. (I cinesi, invece, due anni fa, avevano volontariamente effettuato un impatto fra un loro missile balistico e un satellite in disuso). A causa delle alte velocità in gioco (25 mila km all’ora), un crash spaziale genera migliaia di frammenti grandi e piccoli che, sparpagliandosi progressivamente in vari livelli orbitali, si possono trasformare in potenziali proiettili-killer a danno di altri satelliti, della Stazione spaziale abitata in permanenza dagli astronauti a 400 km di altezza e, scendendo più giù, della stessa Terra.

 

GLI AVVISTAMENTI «ITALIANI» - Per questo motivo, quando la sera del 13 febbraio l’astrofilo Diego Valeri da Contigliano (Rieti), specializzato nell’osservazione delle meteore, riesce a registrare con la sua telecamera per la sorveglianza del cielo una palla di fuoco dieci volte più luminosa della Luna (VEDI), è inevitabile chiedersi se non si tratti di un frammento dello scontro orbitale, piuttosto che del solito sasso cosmico venuto giù dal cielo. E la domanda si fa più pressante quando analoghi avvistamenti vengono fatti, sempre la sera del 13 febbraio, ancora da altre località italiane e, oltre l’Atlantico, a Morehead nel Kentucky (dove l’apparizione è accompagnata da vibrazioni e boati).

 

FRA UFO E METEORE - Il 15 febbraio, poi, in molte località del Texas, un’altra palla di fuoco è talmente luminosa da rendersi visibile in pieno giorno. Fatti debiti calcoli, gli specialisti del NORAD escludono che le molteplici palle di fuoco possano essere i frammenti del crash spaziale. Un’ ipotesi alternativa è che si tratti di uno sciame di meteore, provenienti chissà da dove, che ha colpito il nostro pianeta, dando luogo a una molteplicità di fenomeni. Ma, mentre gli astronomi sono impegnati nei calcoli, le ipotesi, anche le più spericolate dei soliti ufologi, si affastellano. Il rischio che l’aumento della spazzatura spaziale possa costituire un pericolo sia per la navigazione spaziale e aerea, che per noi inermi abitanti della Terra, è stato intanto ribadito dal direttore dell’United Nation Office for Outer Space Affairs (UNOOOSA), Mazlan Othman, che ha richiamato al rispetto di una risoluzione già adottata dall’assemblea generale dell’ONU, che esorta a una non proliferazione degli «space debris», allo scopo di preservare l’ambiente spaziale e la sicurezza del pianeta. In pratica, a questo scopo, i vari Paesi del club spaziale, dovrebbero limitare le attività e le manovre potenzialmente pericolose e le agenzie addette al monitoraggio dei corpi artificiali dovrebbero migliorare le loro capacità di osservazione e calcolo per prevenire gli incidenti con la migliore regolazione dell'ormai congestionato traffico orbitale.

 

 
 
 

Misteriosa palla di fuoco nel cielo del Texas.

Post n°180 pubblicato il 17 Febbraio 2009 da Deepspace_explorer
Foto di Deepspace_explorer


Un globo di luce bianca filmato mentre precipitava al suolo: ma non ci sono tracce di rottami o detriti

Lo "Strategic Air Command " Usa smentisce che sia stata causata da uno scontro tra satelliti.

 

Una misteriosa palla di fuoco è apparsa sabato nel cielo del Texas. Ed ora è battaglia di opinioni sulla reale natura del fenomeno. La sfera è apparsa nel cielo del Texas nel pomeriggio di sabato e cadendo sulla terra a grande velocità la "palla", originariamente di colore rosso, è diventata sempre più bianca. Il fenomeno è stato filmato da diverse persone tanto da finire anche sulla Cnn.

 

IPOTESI - L'ipotesi iniziale è che potesse trattarsi di alcuni detriti dello scontro avvenuto martedì tra un satellite russo ed uno americano. Una tesi che è stata accolta con una certa perplessità dagli esperti americani e successivamente smentita dallo Strategic Command degli Stati Uniti. E anche la Federal aviation administration americana ha dichiarato ufficialmente: «Non sappiamo di cosa si sia trattato». L'ufficio dello sceriffo della contea di Williamson in Texas, zona nella quale è stato osservato il fenomeno, ha fatto ricerche nell'area segnalata dai testimoni usando anche un elicottero, senza trovare alcun residuo anomalo. «Le persone che ci hanno chiamato ci hanno detto che si trattava di un aereo che si è schiantato al suolo e non abbiamo ragione per dire che stessero mentendo» ha dichiarato John Foster, il portavoce dello sceriffo di Williamson. Finora dunque non si sono trovati rottami al suolo, tanto da far pensare a questo punto che si sia trattato di un meteorite. Ma c'è chi obietta che, anche in questo caso, ci dovrebbe essere una traccia, seppur minima dell'impatto. Così, ovviamente, alla fine si è tornato a parlare di un Ufo.

 
 
 

Arriva Lulin, la «cometa verde»

Post n°179 pubblicato il 05 Febbraio 2009 da Deepspace_explorer

Lulin, la cometa verde
Nei prossimi giorni dovrebbe essere visibile anche a occhio nudo. Nel frattempo ha perso la coda.
Il 24 febbraio sarà nel punto più vicino alla Terra, a 60 milioni di chilometri

Ormai è diventata nota come la «cometa verde» grazie al suo colore derivato dai gas che emette come ben si vede nella bella fotografia dell’astrofilo Paolo Candy. 

E' la cometa Lulin, scoperta nel 2007 da una collaborazione tra astronomi di Cina e Taiwan, che si sta avvicinando alla Terra: la «sfiorerà» il prossimo 24 febbraio da una distanza di 60 milioni di chilometri. Allora dovrebbe raggiungere una brillantezza tra la 4a e 5a magnitudine e quindi dovrebbe visibile ad occhio nudo.

GETTI EMESSI - Nessuno però lo giura perché questa è la prima visita di Lulin all’interno del sistema solare e nessuno sa come si comporti. Le sorprese sono quindi possibili. I getti che la colorano di verde emessi dal nucleo contengono cianogeno, un gas ritrovato in molte comete, e carbonio biatomico. Entrambe le sostanze garantiscono un alone verde quando sono illuminate dalla luce del Sole nel quasi-vuoto spaziale. Per vederla bisogna adesso guardare tra le stelle della costellazione della Bilancia.


PRIMA SORPRESA - Il 16 febbraio transiterà nella costellazione della Vergine e il 24 febbraio apparirà a poca distanza da Saturno nella costellazione del Leone. Nelle immagini (in bianco e nero) raccolte ieri dagli astrofili Ernesto Guido, Giovanni Sostero e Paul Camilleri già la «cometa verde» ha offerto una prima sorpresa mostrando una «disconnessione», un distacco della coda di plasma

 
 
 

Post N° 178

Post n°178 pubblicato il 08 Gennaio 2009 da Deepspace_explorer

Chris Carilli del National Radio Astronomy Observatory risolve l’enigma.

I buchi neri sono nati prima delle galassie.

Rimane da chiarire perché ciò è accaduto e come le «isole stellari» si siano raggrumate intorno a essi.

Anche nell’universo ci si poneva, fino a ieri, la questione se fosse nato prima l’uovo o la gallina per quanto riguarda buchi neri e galassie.

Quali dei due, si chiedevano gli astronomi, si era formato per primo?

Ora Chris Carilli del National Radio Astronomy Observatory ha raccontato in una memoria presentata a Long Beach in California alla riunione dell’American Astronomical Society che l’enigma si è risolto a favore dei buchi neri.

LA SCOPERTA - Ecco in che modo. Esaminando quattro buchi neri di grande massa formatisi uno o due miliardi di anni dopo il Big Bang si sono resi conto che erano di una taglia ben superiore a quanto dovevano essere secondo l’evoluzione della materia. Questo significava, nota lo scienziato, che dovevano essersi costituiti prima delle galassie a cui erano stati comparati e nelle quali erano incastonati. Rimane da chiarire, ha notato l’astronomo Chriss, perché questo è accaduto e come le isole stellari si sono poi raggrumate intorno ai buchi neri.

 
 
 

Post N° 177

Post n°177 pubblicato il 05 Gennaio 2009 da Deepspace_explorer

Spirit e Opportunity sono ancora

funzionanti, incredibile!

Festeggiano su Marte i 5 anni di vita !

Erano state progettate per durare soltanto pochi mesi sulla superficie
del pianeta più vicino
a noi, e invece i due robot della Nasa,
Spirit e Opportunity, sbalordendo  i loro stessi progettisti,
festeggiano il loro quinto compleanno su Marte
.

Spegnere 5 candeline sul Pianeta Rosso e' un risultato a dir poco
lusinghiero per la Nasa, se si pensa che i tecnici della Nasa avevano
preventivato che durassero non piu' di 3 mesi.

E invece, sorprendendo tutti, i due rover esplorano Marte,
rispettivamente dal 3 e dal 24 gennaio del 2004.
"Sono incredibilmente resistenti" - ha dichiarato senza mezzi
termini John Callas, capo progetto al Jet Propulsion Lab di Pasadena.

L'attivita' dei robot ha dimostrato che sulla superficie del pianeta
ci fu acqua allo stato liquido.
'Spirit' sta esplorando il cratere Gusev, pieno di sassi, rocce e
terra rossastra.
'Opportunity' e' sull'altro emisfero, in una regione conosciuta
come Meridiani Planum, una pianura situata due gradi a sud
dell'equatore di Marte.

Ma se la missione su Marte per ora  continua, le "condizioni
di salute" dei due robottini gemelli preoccupano.
I rover stanno mostrando segni di usura.
'Spirit' ha una ruota bloccata e 'Opportunity' ha un giunto
che collega il braccio meccanico al corpo macchina
che fa le bizze per un filo elettrico bruciato.

Ma è davvero niente! E' un miracolo che funzionino ancora!

 
 
 

ALCUNI GRANDI MISTERI DELLA TERRA

Post n°176 pubblicato il 30 Dicembre 2008 da Deepspace_explorer


 
L'uomo la abita da centinaia di migliaia di anni, eppure non ha ancora risolto tutti i misteri che avvolgono il pianeta che chiama casa. Tra i tanti dubbi e interrogativi che devono ancora essere risolti, la prestigiosa rivista New Scientist ne seleziona sette, a suo dire i più importanti per la comprensione del nostro "bellissimo ed enigmatico mondo".

Come mai sulla terra si sono create le condizioni migliori? Il nostro pianeta, l'unico conosciuto dove c'è vita, è nato dalla stessa nuvola di gas e polvere di cui sono composti gli altri corpi del sistema solare. Mancano però tanti dettagli su come possano essersi manifestate le giuste condizioni per la comparsa della vita e la giusta distanza dal Sole non basta come risposta.

Cosa è successo durante l'Età Oscura della Terra? I primi 500 milioni di anni del pianeta, il cosiddetto "eone adeano", sono ad oggi avvolti dal mistero. Quando la giovane Terra fu investita da un corpo celeste delle dimensioni di Marte, i detriti sollevati dalla collisione hanno oscurato la luce e generato la Luna, ma "di questo periodo - dichiara la rivista scientifica - non sappiamo pressoché nient'altro".


Da dove viene la vita sulla Terra? E' uno degli interrogativi più affascinanti. Accantonata la remota possibilità che la vita sia arrivata sul pianeta attraverso un meteorite partito da chissà dove, esistono ad oggi numerose idee contrastanti che affrontano la difficoltà di trovare ed analizzare materiali risalenti ad oltre 4 miliardi di anni fa, periodo al quale si fa risalire la comparsa delle prime forme di vita.

Perché la Terra ha la tettonica a zolle? Tra tutti i pianeti conosciuti, il nostro è l'unico che presenta una divisione in placche, in continuo movimento e alla base della continua rigenerazione della crosta terrestre. Alle zolle si ricollegano fenomeni come la formazione dei pozzi petroliferi e la varietà dei minerali.

Cosa c'è al centro della terra? La risposta in realtà esiste ed è ferro. Ma New Scientist invita a non fermarsi a questo perché in realtà rimangono molti interrogativi. Il nucleo terrestre, dal diametro simile alla Luna, è composto da un involucro liquido di ferro e nichel e da un cuore solido quasi esclusivamente ferroso, ma alla nascita del pianeta la situazione era molto diversa, e proprio sul quando e perché di questa modifica, il dibattito scientifico è ancora fermo.

Perché il clima della Terra è così stabile? Un tempo la Terra non era l'unico corpo celeste ricoperto per gran parte della sua superfice da acqua (indispensabile per il mantenimento della vita) ed anche su Venere e Marte esistevano distese liquide, che sono però scomparse a causa di un clima estremamente variabile. Sul nostro pianeta invece la temperatura è rimasta pressoché stabile per almeno 4 miliardi di anni, una "fortuna" che non ha ancora trovato motivazioni certe.

Possiamo prevenire i terremoti e l'eruzione dei vulcani? La facilità di stabilire dove si verificheranno i fenomeni dovuti al movimento delle placche si scontra con la quasi impossibilità di dire esattamente quando questi accadranno. Le attuali "previsioni" si basano sul calcolo delle probabilità che parte dai terremoti registrati nei passati anni. Un sistema tutt'altro che solido e che presenta numerose lacune.

MA TANTI ALTRI MISTERI CI CIRCONDANO, E CERCHERO' DI APPROFONDIRNE ALTRI NEL 2009, INSIEME A VOI!  

 AVREI DOVUTO DIRIGERE IO LA TRASMISSIONE VOYAGER,ALTRO CHE  SANDRO GIACOBBO!!!

 
 
 

L'UOMO STA DISTRUGGENDO LA TERRA

Post n°175 pubblicato il 13 Dicembre 2008 da Deepspace_explorer

Catastrofi a scelta è un libro di divulgazione scientifica di Isaac Asimov.

In esso vengono analizzate tutte le possibili realistiche cause che porteranno o potrebbero portare alla scomparsa del genere umano.

Il libro parte da una scala universale (la morte termica dell'universo, oppure il big crunch), quindi scende a livello del sistema solare (descrivendo l'espansione del Sole al termine del suo ciclo dell'idrogeno, oppure l'effetto della collisione con asteroidi) e infine illustrando le possiibli fonti di catastrofe legate alla Terra e all'attività degli esseri umani.

Nel film che ho visto oggi, ULTIMATUM ALLA TERRA, remake del cult-movie del 1951,  a distanza di cinquantasette anni dall’originale firmato Robert Wise, film di fantascienza rivoluzionario per la sua epoca, che proponeva un’audace allegoria delle tensioni crescenti della Guerra fredda in cui l’altro da temere non era il blocco sovietico ma l’uomo stesso e la sua natura violenta.
A realizzare il non facile compito di rivedere in chiave contemporanea un simile cult sono stati lo sceneggiatore
David Scarpa e il regista Scott Derrickson, che hanno fatto ricorso a un ampio stuolo di effetti speciali per marcare i cinque decenni di progressi tecnologici.
L’alieno che ha viaggiato nell’universo per avvertire l’umanità di un’imminente crisi globale è invece
Keanu Reeves, che proprio grazie a un film di fantascienza - con il ruolo di Neo in Matrix - deve la sua fama. Molto più cupo e impassibile del suo antesignano Michael Rennie, il Klaatu del ventunesimo secolo, quando gli viene negata la possibilità di parlare coi leader mondiali, trova in Helen Benson (Jennifer Connelly
) un sostegno più presente e attivo che nella versione del ‘51. Celebre scienziata, è lei con il suo figliastro Jacob (Jaden Smith) che aiuta l’alieno, cercando però di dissuaderlo dai suoi propositi distruttivi.

Ma diverso, oggi, è soprattutto il motivo della preoccupazione delle forze extraterrestri: il futuro dell’ambiente terrestre è ormai compromesso dall’uomo… “La crisi ha raggiunto il culmine, tanto che la vita del pianeta è in pericolo perché gli esseri umani lo stanno uccidendo”, dice Reeves. “Klaatu arriva sulla Terra per capire se gli esseri umani sono in grado di cambiare il loro comportamento o se il problema deve essere eliminato alla radice”.
E tutto fin qui sarebbe buono, anche l’emergenza ambientale messa in evidenza, per quanto la forza distruttrice dell’uomo contro i suoi simili sia tuttora attualissima. Anche lo sciame di insetti metallici che divora camion e stadi è realizzato in maniera “realistica” e sorprendente.

Il fatto è che la tematica appare di scottante attualità: la Terra, questo pianeta meraviglioso che probabilmente ha pochi analoghi nell'Universo, la stiamo distruggendo con l'inquinamento, con le industrie e le macchine, con modalità scellerate di smaltimento dei rifiuti, con una politica dissennata del territorio, ecc ecc

Il messaggio di Klaatu è quanto mai attuale: non è affatto da escludere che altre  civiltà enormemente più progredite della nostra ci stiano osservando (e non da ora, magari da molto tempo) e ci considerino dei selvaggi trogloditi e pericolosi......

Potremmo anche essere davvero puniti per il nostro comportamento irresponsabile , nel contesto di un'ipotetica civiltà galattica!

 
 
 

DA DOVE VIENE LA VITA?

Post n°174 pubblicato il 07 Dicembre 2008 da Deepspace_explorer

E', indubbiamente, uno dei più grandi misteri!

Come è nata la vita?

 E' solo un bizzarro accidente chimico o è qualcosa di scritto nelle leggi fondamentali dell'universo, destinato a emergere ovunque le condizioni lo consentano?

Tra le ipotesi sull'origine della vita, la teoria della genesi dallo spazio, contemplando la possibilità di un universo autorganizzato e governato da leggi che favoriscono l'evolversi della materia in direzione della vita e dell'intelligenza.

 Un universo in cui l'emergere di esseri pensanti è parte integrante e fondamentale dello schema generale delle cose, un universo "in cui non siamo soli".

E voi, che ne pensate?

 
 
 

Post N° 173

Post n°173 pubblicato il 06 Dicembre 2008 da Deepspace_explorer

Phoenix s'è spento dopo 5 mesi.
Ha provato che Marte era vivibile

Anche Spirit, in un'altra area del corpo celeste, è in cattiva salute. Si cerca di salvarlo

La zona dove e' atterrato Phoenix 

Nella parte boreale del pianeta è inverno: il robot non ha più energia solare a sufficienza.
Ha trovato il ghiaccio e sali indicatori della presenza d'acqua, in tempi passati

L'AGONIA è stata lenta e ora il robot della Nasa Phoenix Mars Lander ha terminato completamente di vivere e dopo 5 mesi di operazioni sul suolo marziano è stato dichiarato fuori uso, morto. Come era stato previsto il lento declino del Sole all'orizzonte, in seguito all'arrivo dell'autunno boreale marziano, ha fatto si che non ci sia più luce sufficiente nel luogo dell'atterraggio per ricaricare le batterie che danno energia agli strumenti di Phoenix

Le ultime trasmissioni radio da Marte sono giunte lo scorso 2 novembre e negli ultimi giorni gli ingegneri della Nasa hanno ripetutamente tentato di collegarsi con Phoenix, ma un cielo particolarmente ricco di polvere, una copertura di nubi superiore al normale e temperature estremamente rigide hanno impedito anche la più piccola operazione a bordo della sonda e quindi anche i collegamenti radio. Ma nonostante sia stato dichiarato fuori uso, gli scienziati continueranno a porgere l'"orecchio" a Phoenix almeno per altre due settimane, al fine di non perdere alcun dato se mai qualche informazione dovesse ancora giungere dal pianeta rosso.

La sonda era stata lanciata il 4 agosto del 2007 ed è atterrata su Marte il 25 maggio di quest'anno in un punto molto vicino al Polo Nord del pianeta. Phoenix ha scavato nel terreno marziano, ha "cotto" alcuni campioni di suolo, ha "odorato" il terreno alla ricerca dei vari composti chimici e ha scattato oltre 25.000 fotografie dell'area circostante, oltre che dei campioni raccolti e anche di osservazioni fatte con un microscopio che si trovava a bordo del laboratorio marziano. Certamente il risultato più interessante è stato quello di aver trovato ghiaccio d'acqua proprio vicino alla sonda e ad appena pochi centimetri sotto il suolo superficiale.


Ma Phoenix ha scoperto anche la presenza di sali, indice della presenza di acqua liquida, evaporata chissà quando, inoltre ha mostrato che i suoli sono mediamente alcalini, così che potrebbero ospitare alcuni tipi di vegetali se un giorno il pianeta dovesse essere abitato dall'uomo, anche se a far da contraltare a questa notizia positiva, c'è quella che riguarda la scoperta di un composto non particolarmente adatto alla vita, il perclorato, anche se non è ancora chiaro come possa essersi formato lassù. La sonda ha studiato anche l'atmosfera marziana per raccogliere informazioni al fine di comprendere se oggi o un tempo molto lontano possa aver ospitato vita: i dati raccolti terranno impegnati i ricercatori per mesi se non per anni.

Inoltre gli strumenti di bordo hanno anche osservato cadere neve da nubi poste a circa 4.000 metri dal suolo, si "scioglieva" prima di giungere al suolo.
"Phoenix ha segnato un importante passo nello studio del pianeta e già dai primi risultati possiamo affermare che un giorno Marte era abitabile e poteva supportare la vita", ha detto Doug NcCuistion, Direttore del Mars Exploration Program della Nasa.

Intanto dalla Nasa giunge anche notizia che un altro robot marziano versa in gravi condizioni. Si tratta di Spirit, il rover che da quasi 5 anni, insieme al suo gemello Opportunity, sta esplorando Marte in prossimità dell'equatore. Una violenta tempesta ha deposto sui suoi pannelli solari una grande quantità di polvere riducendo a solo 89 watt/ora l'energia disponibile, inferiore a quella necessaria per tenere in vita il rover stesso.

I controllori della missione hanno comandato al robot di spegnere alcuni sistemi che tengono al caldo gli strumenti di bordo al fine di ridurre al minimo l'uso di energia. Fino a giovedì prossimo non si tenterà più di riaccendere e di comunicare con Spirit, nella speranza che il poco di energia che si accumulerà permetta almeno di capire qual è lo stato di salute del rover.
Stando alle previsioni la tempesta di polvere dovrebbe diminuire, ma in ogni caso rimangono scarse le possibilità che il rover riacquisti l'energia sufficiente per riprendere a lavorare.

GRANDE MISSIONE, IN ATTESA CHE CI VADA L'UOMO!

 
 
 

Post N° 172

Post n°172 pubblicato il 18 Novembre 2008 da Deepspace_explorer

FORSE SCOPERTO IL MISTERO DELLA COSTRUZIONE DELLE PIRAMIDI : POTREBBERO ESSERE STATE EDIFICATE DALL'INTERNO
La scoperta di una piccola cavità in quella di Cheope avvalora l'ipotesi di un tunnel inclinato e a forma di spirale che dalla base raggiungeva la sommità. L'architetto Jean-Pierre Houdin: "Per secoli ignorata l'evidenza che era lì"
 Da antiche civiltà scomparse agli extraterrestri. Le ipotesi sul modo con cui furono costruite le piramidi egizie si contano a decine. Ma rimanendo con i piedi per terra e seguendo i canoni della scienza le congetture su come gli Egizi impilarono più di due milioni di blocchi pesanti anche 70 tonnellate si restringono a poco più di un paio.

Secondo l'idea che va per la maggiore i blocchi furono sovrapposti attraverso una rampa esterna sulla quale venivano fatti scivolare i giganteschi "mattoni". Ma ora la scoperta di una piccola cavità potrebbe dare ragione all'ipotesi in base alla quale la piramide di Cheope, risalente a circa 4.500 anni fa, fu costruita dall'interno, attraverso un tunnel inclinato e a forma di spirale che dalla base della piramide raggiunge la sommità.

Questa ipotesi è stata avanzata dall'architetto francese Jean-Pierre Houdin il quale ha detto: "Per secoli gli archeologi hanno ignorato l'evidenza che era lì di fronte a loro. L'idea che le piramidi furono costruite dall'esterno era proprio sbagliata. Ma se si parte da un elemento base errato per risolvere un problema non si arriverà mai alla soluzione. E questo è ciò che è successo nello studio delle piramidi egizie".

"In realtà tutte le ipotesi che sostengono che le piramidi furono costruite dall'esterno presentano dei problemi irrisolvibili, anche se considera la possibilità di un'unica lunghissima rampa di accesso. Per trasportare blocchi a 147 metri d'altezza, la rampa sarebbe dovuta essere lunga almeno un chilometro e mezzo. Sarebbe stato come costruire due piramidi anziché una", ha detto l'egittologo Bob Brier della Long Island University di New York (Usa).
L'ipotesi invece che vuole che la rampa sia stata costruita ruotando attorno alla piramide avrebbe reso impossibile o per lo meno alquanto complesso ai costruttori l'utilizzo degli angoli e dei lati necessari per i calcoli durante la costruzione. "L'ipotesi poi, avanzata da Erodoto nel 450 avanti Cristo, che per la costruzione si sarebbero utilizzate gru o rampe di legno non sta in piedi perché per fare ciò non ci sarebbe stato legno sufficiente in tutto l'Egitto", sottolinea Brier.

Ma cos'ha di innovativo l'ipotesi di Houdin? Secondo l'architetto la Grande Piramide fu costruita in due stadi. I blocchi furono trascinati su di una rampa per costruire la base della piramide, che contiene la maggior parte dei blocchi. Nella seconda fase i blocchi utilizzati all'esterno per la rampa iniziale furono riciclati per la parte superiore della piramide e questo potrebbe spiegare perché non ci sono tracce del piano inclinato originale. Josef Wegner dell'Università della Pennsylvania (Usa) ha detto: "L'idea di utilizzare piccoli blocchi già squadrati per costruire la rampa più bassa, per poi smantellarla al fine di utilizzare il materiale per i piani superiori è sensata e logica, anche perché avrebbe accelerato di molto la costruzione".

Spiega Houdin: "Dopo aver costruito la fondazione della piramide, gli operai iniziarono a costruire un tunnel inclinato, interno alla piramide e a forma di cavatappi che seguì la crescita della piramide stessa fino alla sua cima. Poiché il tunnel si trova dentro la piramide, quando venne terminata alcuni blocchi chiusero l'uscita e il tunnel, in pratica, scomparve dalla vista".

Questa ipotesi trova ora conferma in una prova importante. A circa 90 metri d'altezza vi è una specie di buco che recentemente è stato raggiunto con tecniche alpinistiche ed esplorato da videoperatori del National Geographic. Brier ha accompagnato i tecnici e una volta raggiunto quel foro l'archeologo si è trovato di fronte a una piccola stanza a cielo aperto forma di "L". A dire il vero non era la prima volta che quell'antro è stato esplorato, ma fino a oggi gli archeologi non gli hanno dato importanza. Ma per Houdin quell'area era la ciliegina sulla torta. Nella sua ipotesi infatti, il tunnel in salita richiedeva aree a cielo aperto ai quattro angoli della piramide necessari per far girare i blocchi di 90 gradi. Questi probabilmente venivano ruotati per mezzo di tronchi di legno.
L'apertura studiata recentemente si trova esattamente in un punto in cui si dovrebbe trovare secondo il modello in tre dimensioni costruito da Houdin. I due tunnel che si dipartono dalla piazzola oggi non si vedono perché probabilmente furono sigillati una volta terminata la costruzione della piramide.

L'ipotesi trova ulteriore riscontro in una ricerca condotta nel 1986: tecnici francesi trovarono variazioni di densità all'interno della piramide che potrebbero coincidere con la presenza di un tunnel interno.

C'è modo di scoprire la galleria di servizio senza dover demolire parte della piramide? Secondo Houdin sarebbe sufficiente fare uno studio all'infrarosso della piramide, in quanto il calore emesso dalle pareti varierebbe rispetto al resto là dove è presente il tunnel in salita. "L'unica cosa necessaria è l'autorizzazione delle autorità dell'Egitto - ha precisato l'architetto - Dopo basterebbe rimanere con una camera all'infrarosso puntata su tre lati della Piramide per circa 18 ore, osservando il calore che fuoriesce. Se l'ipotesi è corretta dovremmo poter osservare l'andamento del tunnel".

Sarebbe una grande scoperta per l'Egitto e il mistero delle grandi piramidi sarebbe risolto per sempre.

Fonte : Luigi Bignami , Repubblica.it


 
 
 

Un telescopio per svelare il segreto della materia oscura

Post n°171 pubblicato il 08 Novembre 2008 da Deepspace_explorer
 

L'ALONE DELLA VIA LATTEA CHE SARA' ANALIZZATO A DIVERSI LIVELLI DI ENERGIA DAL "FERMI TELESCOPE"

Il «Fermi» sarà utilizzato per sciogliere uno dei più grandi enigmi dell'universo 

Forse riusciremo finalmente a vedere dove si nasconde la materia oscura nell’Universo grazie ad un satellite della Nasa (ma costruito anche con la collaborazione dell’Asi e dell'Istituto nazionale di fisica nucleare) e che porta il nome di un grande italiano: Enrico Fermi.

La materia visibile che si materializza davanti ai nostri occhi in stelle, pianeti e galassie è solo una minima parte del cosmo, appena il 4 per cento. 

Il resto è formato dall’ energia oscura (circa il 70 per cento)dalla materia oscura (circa il 25 per cento). La natura di entrambe è sconosciuta, anche se della seconda abbiamo prove indirette da un po’ di tempo della sua esistenza.

Tra le tante difficoltà da affrontare nell’andare a caccia di questa apparentemente imprendibile materia c’è quella di stabilire dove cercarla, vale a dire dove si devono puntare gli osservatori per avere qualche probabilità in più di trovarla.

L’Universo è smisurato e bisogna scegliere quali delle manifestazioni note possono essere un indizio di maggior valore per scoprire se dietro ad esse si nasconde appunto la materia oscura.

Ora è arrivata in soccorso una simulazione che offre indicazioni utili. Volker Springel del Max Planck Institute for Astrophysics a Garcing (Germania), assieme ad astronomi di altri centri anche americani, sono giunti alla conclusione che intanto un luogo da verificare come potenziale serbatoio di materia oscura potrebbe essere tutto sommato abbastanza vicino, addirittura intorno alla nostra galassia Via Lattea. Quell’alone luminoso che era stato scoperto di recente intorno ad essa sarebbe collegabile alla presenza di materia oscura. Altre zone interessanti da scandagliare, come si è ritenuto finora, dovrebbero essere le galassie nane anche se più difficili da scrutare.

IL TELESCOPIO FERMI

Il Fermi Telescope della Nasa (prima era chiamato Glast) lanciato nel giugno scorso sembra essere lo strumento ideale per puntare all’alone luminoso galattico e verificare se effettivamente nasconde ciò che si va cercando.
La ragione è che questo satellite ha caratteristiche eccellenti per rilevare i raggi gamma di varia energia i quali sarebbero un indizio valido della materia oscura.
Ma c’è chi non è d’accordo.
Ora si vede una grande attività proveniente dai raggi gamma circumgalattici ma questo potrebbe dipendere dal fatto che anche la materia ordinaria quando è colpita dai raggi cosmici emette raggi gamma, dicono alcuni astronomi. La riposta è pronta.
Il Fermi Telescope è capace di scrutare il cielo a differenti livelli di energia e quindi sarà in grado di distinguere i raggi gamma prodotti da un’interazione nota come quella dei raggi cosmici o dalla presenza della fantomatica materia oscura.
Entro qualche mese la risposta , forse, speriamo, la scoperta.

 
 
 

2 NOVEMBRE 2008: COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI

Post n°170 pubblicato il 02 Novembre 2008 da Deepspace_explorer

O PADRE, DONA AI DEFUNTI
DI VEDERE IL TUO VOLTO!

  

La  MORTE è uno dei misteri più grandi, forse il più grande di tutti.

Per ogni creatura essa costituisce un enigma profondo e sconvolgente che destabilizza l’esistenza, la provoca e la confonde ogni volta che appare all’orizzonte. Oggi la Chiesa invita i suoi fedeli non solo a ricordare i defunti, ma anche a riflettere sul tema della morte perché ci ricordiamo che siamo mortali, che tutto passa e finisce, e nello stesso tempo per aprire i nostri occhi su ciò che la morte non può portare via: l’amore e la salvezza di Gesù.

L’amore vince la morte, ci annuncia il Vangelo. Così, lì dove c’è lutto e pianto si apre una fessura di speranza e la morte non è più solo la fine della vita, ma il confine con la vita eterna.

 
 
 

EX PILOTA U.S.A: MI ORDINARONO DI ABBATTERE UN UFO

Post n°169 pubblicato il 21 Ottobre 2008 da Deepspace_explorer

LONDRA - Segreti da guerra fredda svelati da un ex pilota di caccia: Milton Torres statunitense, oggi 77enne. Torres ha raccontato che nel 1957 ricevette l'ordine di abbattere un ufo mentre stava sorvolando la campagna britannica.

L'oggetto non identificato era stato avvistato proprio da Torres, mentre era in volo insieme a un collega, come lui stesso racconta oggi in un'intervista audio: "Io speravo che dal comando mi dicessero che diavolo era. Ero sconvolto e loro mi hanno ordinato di sparare. Io ancora oggi non ho idea di che cosa ci fosse davanti a me". I due piloti a quel punto aprirono il fuoco, una ventina di razzi ma l'oggetto misterioso è scomparso dalla vista e dai radar. "Doveva essere una specie di astronave aliena o qualcosa del genere - racconta ancora Torres - perchè andava dannatamente veloce".

Una volta a terra ai due piloti venne ordinato di non raccontare nulla, pena la radiazione dalle forze armate.

L'inquietante episodio, avvenuto più di 50 anni fa, è venuto alla luce solo oggi insieme ad altre decine di testimonianze di avvistamenti, dopo che è stata resa pubblica una parte degli archivi nazionali britannici.

 
 
 

Post N° 168

Post n°168 pubblicato il 19 Ottobre 2008 da Deepspace_explorer

Nuove macchie sul Sole: 3 in tre settimane, riprende il ciclo verso la massima attività

Un'animazione del sole vista dal telescopio a «ultravioletto estremo» della Nasa (da www.boston.com, SOHO/Sole consortium)

L’inquietudine è finita. Il Sole si è «riacceso» secondo le regole e tutto è rientrato nella normalità di un nuovo ciclo che sta per iniziare. Il Sole torna quindi a dare spettacolo, come in passato hanno documentato gli obiettivi del satelliti Trace americano, Hinode giapponese e Soho dell’Esa europea.

Sabato scorso una macchia (la numero 1005) ha segnato la sua superficie ed era la terza in tre settimane; indicazione inequivocabile di una ripresa dell’attività.

Le macchie solari, osservate per la prima volta da Galileo Galilei nel 1611, sono aree della fotosfera a temperatura più bassa delle zone circostanti e ciò basta per renderle più oscure per contrasto. Esse sono sempre associate a forti campi magnetici.

Questa attività ci interessa da vicino, perché il fenomeno delle macchie è associato all’emissione di flussi di radiazioni e particelle che poi investono la Terra causando, quando sono particolarmente intensi, delle tempeste geomagnetiche sul nostro pianeta , cioè guai e disturbi ai satelliti in orbita, ai sistemi di comunicazione e alle reti elettriche.

E’ già accaduto e la causa è documentata. Le nuove macchie segnano la conclusione del periodo di quiete che l’astro stava attraversando nel suo ciclo periodico di circa undici anni nel quale si ha un momento di massima attività ed uno di minima.

Ma il 2008 stava già facendo notizie perché sembrava essere l’annata più calma dell’era spaziale, cioè dell’ultimo mezzo secolo (il primo satellite veniva infatti lanciato nell’ottobre 1957) . Alla fine di settembre un comunicato della Nasa annunciava che se continuava così il 2008 stava registrando il record di giorni praticamente senza macchia negli ultimi cinquant’anni: allora si era arrivati a 200 e l’ultimo record lo deteneva il 1996 con 170 giorni. Però con le cose del cielo è sempre meglio essere cauti. Infatti scritto il comunicato il Sole ha ripreso la sua tradizionale agitazione: comunque i 200 giorni restano un dato acquisito.

I vari cicli solari che si sono succeduti nei secoli hanno avuto, ovviamente, caratteristiche diverse: alcuni sono stati tranquilli altri più intensi. Il prossimo che sta prendendo corpo è previsto come moderato secondo gli esperti dello Space Weather Prediction della National Oceanic and Atmospheric Administration. Moderato, tuttavia, ha un significato molto relativo perché macchie ed eruzioni come sono state riprese dai satelliti hanno dimensioni che possono contenere molte volte il nostro pianeta.

Da qui la potenza dei fenomeni in gioco e la preoccupazione che talvolta i loro effetti possano creare danni alla vita sulla Terra. Ma anche agli astronauti che ormai soggiornano stabilmente sulla stazione spaziale. Anzi questi sono i primi ad essere esposti e a subire eventuali conseguenze.

Inoltre, è possibile che le macchie solari influiscano sugli esseri viventi, perturbandone l'umore e la serenità.

 
 
 

Post N° 167

Post n°167 pubblicato il 16 Ottobre 2008 da Deepspace_explorer
 

Riparte la caccia alle misteriose onde gravitazionali, con un nuovo osservatorio europeo.
L'Einstein Telescope avrà una sensibilità cento volte maggiore rispetto agli attuali rilevatori

E’ una delle imprese più difficili e affascinanti che fisici e astrofisica abbiano davanti e, nonostante la mancanza di successi, insistono per arrivare ad un risultato. Stiamo parlando della caccia alle onde gravitazionali per le quali gli scienziati italiani hanno una tradizione che risale a Edoardo Amaldi e all’Università di Roma dove da tempo si lavora su questo fronte. Inoltre, vicino a Pisa è in attività l’antenna Virgo nato da un progetto dell’Istituto nazionale di fisica nucleare assieme agli scienziati francesi. E questa stazione condivide il lavoro con i tre interferometri americani LIGO, ampliando le possibilità di intercettazione.

In Europa è in funzione anche un altro osservatorio, GEO600, nato da una collaborazione tra tedeschi e britannici.
Ma nonostante i grandi sforzi internazionali finora le famose onde gravitazionali sono sfuggite alla cattura.
Queste sono previste dalla teoria generale della relatività e dovrebbero essere emesse da un corpo materiale accelerato, un po’ come una carica elettrica accelerata lancia onde elettromagnetiche. Tali onde, poi, dovrebbero diffondersi nello spazio attraverso un gravitone. Finora né le onde né il gravitone sono stati rilevati con sicurezza.

Per affrontare con mezzi più adeguati la sfida, il settimo programma quadro di ricerca dell’Unione Europea ha assegnato tre milioni di euro per uno studio preliminare dell’ Einstein Telescope, cioè un osservatorio europeo specificatamente dedicato alla ricerca delle onde gravitazionali.

«E’ la terza generazione di questo tipo di osservatori ed avrà una sensibilità cento volte maggiore rispetto agli attuali rilevatori», nota Michele Punturo, coordinatore scientifico del nuovo progetto. «Oltre a consentire la verifica della teoria della relatività generale – aggiunge Harald Luck, vicecoordinatore scientifico dello strumento – l’osservazione delle fantomatiche onde permettere per la prima volta di dare uno sguardo alla prima infanzia dell’Universo».

(Dal corriere.it)

L'UNIVERSO E' PIU' MISTERIOSO NON SOLO DI QUANTO IMMAGINIAMO, MA DI QUANTO RIUSCIREMO MAI AD IMMAGINARE !

QUALCUNO, O QUALCOSA, COMUNQUE UN'ENTITA' SOPRANNATURALE ED INFINITAMENTE POTENTE ED ONNISCIENTE, DEVE PER FORZA AVER SCRITTO LE REGOLE...

CHI O CHE COSA E' QUESTO "LEGISLATORE"?

MA QUI ENTRIAMO IN UN CAMPO VASTISSIMO E CONTROVERSO: QUELLO DEI RAPPORTI TRA SCIENZA E FEDE.

MA NE PARLEREMO UN'ALTRA VOLTA..... 


 
 
 

INCREDIBILE: NEVE SU MARTE !!!

Post n°166 pubblicato il 05 Ottobre 2008 da Deepspace_explorer

Su Marte nevica.

La sonda spaziale Phoenix ha individuato, a quattro chilometri dal punto in cui è atterrata, delle nuvole dalle quali cade neve, che si vaporizza, però, prima di toccare il suolo.

"Non si è mai visto niente del genere su Marte prima d'ora - ha dichiarato Jim Whiteway, docente di ingegneria spaziale dell'università di York, a Toronto (Canada) - ora siamo alla ricerca di possibili segni lasciati in passato dalla neve sul terreno".

Il primo passo è stato cercare le tracce di antiche nevicate marziane nei campioni di terreno analizzati dal laboratorio Tega (Thermal and Evolved Gaz Analyzer) a bordo di Phoenix: i dati, rileva la Nasa, mostrano la presenza di carbonato di calcio e particelle simili a terra argillosa.

"Sulla Terra la maggior parte dei carbonati e dell'argilla si sono formati solo in presenza di acqua liquida. Questo - secondo l'esperto - potrebbe confortare l'ipotesi di precipitazioni anche sul suolo di Marte".

Se c'è l'acqua, un giorno questo pianeta potrà essere colonizzato dall'uomo.

 
 
 

Post N° 165

Post n°165 pubblicato il 04 Ottobre 2008 da Deepspace_explorer

Studio internazionale coordinato dall'Inaf italiano conferma l'esistenza della forza misteriosa che guida la rapida espansione dell'universo

Hanno "visto"
l'energia oscura,
motore dell'espansione del cosmo

BHanno  Il mistero dell'energia oscura, ritenuta alla base dell'accelerazione nell'espansione dell'universo, è uno dei più affascinanti della cosmologia moderna.
Ora uno studio internazionale pubblicato su Nature e coordinato dall'osservatorio di Brera dell'Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) segna un importante passo avanti e conferma, con dati precisi, l'esistenza di questa forza inafferrabile che occupa il 75 per cento dell'universo. Attraverso la misurazione della posizione e della velocità di galassie distanti gli scienziati hanno indicato una nuova via per sciogliere l'enigma, confermando anche la validità della teoria della relatività di Einstein.

Una decina d'anni fa è stato scoperto che l'universo si sta espandendo ad una velocità molto superiore rispetto a quella del passato. "Questo può significare solo due cose", spiega Enzo Branchini, dell'Università di Roma III, che ha partecipato allo studio.
"O l'universo è pieno di una misteriosa energia oscura, che produce una forza repulsiva che contrasta quella gravitazionale della materia, oppure la teoria gravitazionale attuale non è valida e va modificata, aggiungendo ad esempio dimensioni ulteriori allo spazio".

Determinare la natura di questa energia oscura, motore invisibile che sta dietro all'espansione dell'universo, è molto difficile; per riuscirci, il team di 51 scienziati appartenenti a 24 diverse università e centri di ricerca, coordinati da Luigi Guzzo dell'Inaf, si è rivolto al passato, analizzando la radiazione di migliaia di galassie molto distanti da noi, la cui luce è stata emessa circa 7 miliardi di anni fa. Gli scienziati hanno potuto così sbirciare in un un'epoca precedente, che si colloca a circa la metà dell'età attuale dell'universo.


Il movimento delle galassie distanti deriva da due diversi fattori: l'espansione dell'universo, che spinge le galassie lontane le une dalle altre, e l'attrazione gravitazionale che le fa avvicinare, creando i cosiddetti ammassi e super ammassi.

 Analizzando la velocità con cui la materia delle galassie si è aggregata nel corso del tempo, i ricercatori hanno dedotto che a governare l'intero processo sia stata l'energia oscura: questa misteriosa energia ha contribuito ad influenzare, cioè, la velocità con cui l'attrazione gravitazionale ha fatto aggregare la materia delle galassie.

Ora, spiega ancora Branchini, saranno necessari altri studi ed altri test osservativi diversi, indipendenti per dare ulteriori conferme alle conclusioni degli scienziati.

L'Universo, nella sua immensità, è affascinante e pieno di misteri che l'uomo cerca di scoprire, ma chissà se e quando riusciremo a carpirli non certo tutti, ma almeno una piccola parte!

Secondo me ci vorranno ancora migliaia di anni!

 
 
 

Post N° 164

Post n°164 pubblicato il 28 Settembre 2008 da Deepspace_explorer

ANCHE SE OT RISPETTO AI TEMI PREVALENTI DEL MIO BLOG.....

DESIDERO ESPRIMERE UN OMAGGIO AL GRANDE PAUL NEWMAN, DA SEMPRE UNO DEI MIEI ATTORI PREFERITI.

Addio ad un vero gigante del cinema di tutti i tempi.
Protagonista di alcuni fra i più grandi successi della storia di Hollywood (La gatta sul tetto che scotta, Lo spaccone, Hud il selvaggio, Intrigo a Stoccolma, Il sipario strappato, Nick mano fredda, Butch Cassidy, La stangata), ne diventò una delle stelle più famose di sempre.
Mi piace ricordare, in particolare, anche "L'inferno di cristallo" (1974), uno dei primi film del genere catastrofico,inquietante precursore del disastro,purtroppo reale, delle Twin Towers, in cui recitò a fianco di un altro mito, Steve McQueen.
E anche altri due film, uno del 1971, che forse non tutti hanno presente, ma che a me piacquero moltissimo, "Sfida senza paura", la storia di una famiglia di boscaioli con un altro grandissimo, Henry Fonda; e un altro del 1980, "Ormai non c'è più scampo", odissea di superstiti di un'eruzione alle Hawaii,con William Holden.

 
 
 

Post N° 163

Post n°163 pubblicato il 27 Settembre 2008 da Deepspace_explorer

CERN: SLITTA A PRIMAVERA
L'APPUNTAMENTO COL BIG BANG


Rinviato di mesi, probabilmente per la prossima primavera, l'appuntamento storico con le prime collisioni di protoni all'interno del più grande acceleratore del mondo, il Large Hadron Collider (Lhc) del Cern di Ginevra, dopo il guasto diagnosticato nei giorni scorsi. Date precise ancora non sono uscite dalle riunioni che si susseguono in queste ore nella sede del Centro europeo per le ricerche nucleari. "Stiamo verificando l'entità dei danni", ha detto il direttore del laboratorio magneti superconduttori del Cern, Lucio Rossi. Quello che è certo è che è necessario un mese solo per alzare la temperatura bassissima (271 gradi sotto zero) alla quale funziona l'acceleratore: una gradualità indispensabile per evitare il rischio di rotture meccaniche di bobine e magneti.

Speriamo che i circa 6 miliardi di dollari spesi per costruire questo "giocattolo" siano stati bene investiti......

 
 
 
 
 
 

PER CHI SENTE IL BISOGNO DI PREGARE:

MARANATHA

 

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LIBRI CHE STO LEGGENDO

 

Cosa c'era prima del Big Bang? E a cosa
somigliavano lo spazio e il tempo prima
che tutto avesse inizio? Dall'inizio del
XX secolo i teorici - da Planck a Einstein
a Hawking - non smettono di riflettere su
tali domande e sulle eventuali risposte.
Ed è proprio il grande romanzo dell'origine
assoluta che Igor e Grichka Bogdanov
hanno cominciato a esplorare a loro volta,
in questo libro dotto ma serenamente divulgativo.
Per la prima volta tracciano anche, a partire
dalle scoperte più recenti e basandosi su
ricerche originali, diverse ipotesi destinate
ad avere grande risonanza: l'universo prima
del Big Bang era forse già un complesso
d'informazioni?
E non potrebbe esserci,
all'origine di quest'universo, un
«codice cosmologico»
come esiste, per i viventi, un codice genetico?

 
 
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