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Don Bosco e Manfredini

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Don Matteo Rigoni (don Bosco, don Viglietti)

Post n°8 pubblicato il 10 Dicembre 2008 da my.point.of.view

MESSAGGIO NUMERO 14
Memorie di Don Matteo Rigoni degli anni 1884/1888
Ex Direttore della Scuola Manfredini - Salesiani di Don Bosco

Sapevo imminente la partenza di Dn. Bosco per Torino prima della nostra. Eravamo verso la fine delle feste, ed anch'io prima che Dn. Bosco partisse, volevo vederlo e baciargli la mano. L'affare non era punto facile, nonostante che fossi tanto amico di Dn. Viglietti. Allora ne ho pensata una. Durante l'ultima cena di Dn. Bosco a Roma, la sera del 17, mi sono recato nel salottino che precedeva la sala dove Dn. Bosco stava a cena con una comitiva di signori benefattori romani ed esteri. Dn. Viglietti dirigeva i movimenti del servizio in quel salottino. Mi accosto a Dn. Viglietti, con cui avevo molta confidenza: «Sig. Dn. Viglietti, lei deve farmi un piacere». «Oh subito, caro, tosto che posso». «Lei può tutto, quando si tratta di Dn. Bosco». «Ahi, ahi!, comincio a capire». «Tanto meglio, mi spiego subito. Ho bisogno di baciargli la mano e dirgli una sola parola, cosa di nemmeno mezzo minuto». «Ma che cosa dici, non sai che Dn. Bosco è qui dentro che cena?, insieme con tanti signori?». «Oh, lo so, lo so; ho visto tutto in un colpo d'occhio; c'è una sola tavola, lunga, Dn. Bosco è qui vicino in capo, tutti gli altri su due lunghe file una a destra e l'altra a sinistra di Dn. Bosco, con un salto sono dentro, lo saluto, in inchino ai signori vicini e con un altro salto son qui da lei, vede a quest'ora sarei già di ritorno». «Ma ti pare che sia questa l'ora di venire a disturbare? Povero Dn. Bosco! Nemmeno a cena viene lasciato un po’ tranquillo. No, no, non ti lascio andare, avrai poi tempo di vederlo». «Il tempo è nelle mani del Signore. Se dovessi poi dire che tempus non erit amplius?…». «Va là, buffone! Non è delicatezza disturbarlo a quest'ora; se non ci fosse qualcuno a salvarlo, povero Dn. Bosco, lo farebbero in pezzi, cento volte al giorno». «Sia buono Dn. Viglietti, come è buono Dn. Bosco. Lei che qui è il padrone e va e viene, passando davanti a Dn. Bosco gli domandi se mi permette di andare a lui anche sol per qualche secondo a baciargli la mano. Se dice di no, che non conviene, tutto è finito, me ne andrò rassegnato». «Là, farò anche questo, bricconcello che sei», e senz'altro entra…Io che ero sicuro di un sì, lo attendo, ed eccolo quasi subito a ritornarsene con un bel sorriso che pareva dicesse: «me l'hai fatta» «Va pure dentro,» mi disse, «che Dn. Bosco ti aspetta… ma, ma  intendiamoci: discrezione». «ho capito, stia tranquillo». E infilo la porta ed entro. Dn. Bosco mi fa cenno di andare alla sinistra, dove vedo una cosa strana; una sedia vuota al primo posto, Dn. Bosco me la indica, e mi fa sedere, e mentre io m'affrettavo in cerca di una sua mano per baciargliela, non ci sono riuscito, perché le sue mani erano intente a prendere un piatto che stava accanto a lui e sopra del quale vi era un bel grappolo d'uva, non troppo grande, ma nemmeno piccolo. Me lo mette davanti dicendomi: «Vediamo se ti piace l'uva di Dn. Bosco». Che cosa significava questo: uva di Dn. Bosco? Forse l'uva portata a Dn. Bosco? Oppure l'uva conservata da ------ di Dn. Bosco a Torino? Non lo so neppure adesso. Questo so, che era commosso e confuso. Tra quei signori era silenzio e stavano guardando meravigliati, quando dalla metà della fila a destra si fa udire una voce ardita: «Ah, dunque sei di Asiago?!». «Sissignore, proprio d'Asiago», rispondo io, «un paese primitivo coi tetti ancora di scandole o di paglia, fuori dal mondo, ma più vicino al cielo, perché all'altezza di 999 metri sopra il livello del mare». «E Bassano sai dov'è?» «Bassano l'ho sentito nominare come una bella cittadina; so press' a poco dov'è, ma non ci sono mai stato. Desidererei di andarvi solo per venerare il corpo della mia patrona e concittadina Beata Giovanna Maria Bonomo, nativa precisamente di Asiago». «Allora è inutile che io ti chiami di Breganze» salta su un'altra voce vicina e simile alla prima. «Anche questo paese l'ho sentito a nominare tante volte, so che deve essere vicino a Bassano, giù alle basse, come diciamo noi, ma anche là non ci sono mai stato. Preparateci le strade, almeno per cavallo e carrozza se volete che anche noi discendiamo al basso». Dn. Bosco taceva, sempre sorridente, ma Dn. Viglietti che cosa stava pensando nel constatare il mio ritardo? Io avevo finito, ed ero già in piedi. Dn. Bosco mi presenta la sua mano che io bacio con grande riverenza ed affetto; inchino i vicini e i miei interlocutori cercandoli coll'occhio, e ritorno a ringraziare anche Dn. Viglietti che vedendomi contento, mi ha perdonato anche lui. […]

 
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