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Don Bosco e Manfredini

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Don Matteo Rigoni (don Bosco, don Francesia, don Lazzero)

Post n°6 pubblicato il 10 Dicembre 2008 da my.point.of.view

MESSAGGIO NUMERO 11
Memorie di Don Matteo Rigoni degli anni 1884/1888
Ex Direttore della Scuola Manfredini - Salesiani di Don Bosco

Cose da nulla, dirà qualcuno che legge, non per me che dopo tanti anni ritorno con compiacenza somma su qualunque piccolo particolare, che diviene per me grande ventura quando riguarda il Santo nostro Padre Dn. Bosco. […] Così siamo giunti alla chiusura dell'anno scolastico. […]15 agosto 1886, festa dell'Assunta che coincideva col compleanno di Dn. Bosco. Tutti gli anni si attendeva con ansia questo giorno, tanto più in questa occasione aveva anche luogo la distribuzione dei premi. Quest'anno inoltre si assicurava la presenza di Dn. Bosco alla solenne accademia, che doveva quindi riuscire solenne come quella del suo onomastico al 24 giugno. Il sig. Dn. Francesia, mio onesto Direttore in questi miei ultimi due anni all'Oratorio, mi aveva dato due incarichi per questa circostanza: primo, leggere una composizione che voleva essere un addio a Dn. Bosco e all'Oratorio, anche a nome dei miei compagni di 5a presenti ed assenti; secondo, una poesia da recitare come saggio di declamazione, il "Topo ragionatore" del Clasio. Nel tardo pomeriggio di quel giorno nel solito cortile già tutto era preparato per l'accademia, addetti, palchi, il posto per la Banda, per i cantori, tutti avevano assegnato il loro posto, gli studenti e artigiani in tutto oltre un migliaio il posto per il pubblico, circa due mila persone. Ad un certo punto ecco avanzarsi il nostro Dn. Bosco, con numeroso accompagnamento; erompono fragorosi battimani, la banda accoglie con allegre note i festeggiato, e quando tutti occupino i loro posti, si dà principio al canto inneggiante al Padre, ordinariamente un coro poderoso con accompagnamento di banda, da cui si districa un brillante alato volo della sola simpatica voce di Dn. Lazzero. Uno dei primi componimenti fu il mio che cominciato a voce alta e chiara mi andava nascostamente preparando una spiacevole improvvisata il biricchino. Quando con un graduale crescendo giunsi al punto dell'addio al caro soggiorno dell'Oratorio, dove abbiamo ricevuto tanto bene, e a Dn. Bosco che tanto ci ha amati, e da cui dobbiamo separarci, a questo punto fui colto da un sussulto di pianto che tutto frollo mi ritardava nella voce tremante ed interrotta, e che solo con grande sforzo sono riuscito a dominare sino alla fine. Dopo altre declamazioni, venne finalmente la mia seconda comparsa che già molti aspettavano. L'aveva ben studiato a memoria, e là mi trovavo proprio sul mio terreno, essendo una recita semibuffa. Colla voce e con gesto topolinesco e grave a un tempo ho destato di molta ilarità sul pubblico. Se non fosse per altro, per questo almeno, fui strappato per la 3 volta del mio sito, perché salissi tra i battimani fino a Dn. Bosco, che mi consegnò colle sue mani un libro di premio di oltre 900 pagine e ben legato. Era un libro di filosofia, […] s'intitolava "La filosofia scolastica speculativa si S. Tommaso d'Aquino proposta da G.M. Cornoldi d. C. d. G. Terza edizione italiana accresciuta dall'Autore". Era per me un libro adatto, perché stavo per passare dal ginnasio agli studi di filosofia, un libro che mi aiutò molto nell'affrontare quella nuova e difficile scienza, mi apportò molta luce in mezzo alle folte tenebre per cui vagava il secolo XIX. […] Egli raggiunse l'apice dei suoi trionfi l'anno seguente 1887 a Genova e alla consacrazione della chiesa del Sacro Cuore a Roma. Allora mi sono persuaso, e tale rimasi per tutta la mia vita che il più bell'ornamento di ogni chiesa per quanto modesta non sono già le pitture o le statue più o meno artistiche che l'adornano, ma bensì le cerimonie del culto ben eseguite, devote e raccolte, e specialmente un canto, e una musica bella e ben preparata che innalzi l'anima a Dio, commuova, faccia piangere e pregare. Dn. Bosco negli ultimi suoi anni raccoglieva i più bei frutti in ogni campo, nell'arte, nello studio, nella pietà, e nel lavoro che sono i quattro fattori di ogni più progredita civiltà. Giunto all'Oratorio, mi pareva un anno di non aver più visto o parlato con Dn. Bosco; l'ho subito ricercato, e saputo che egli si trovava a Valsalice, in uno dei giorni della seconda metà di Settembre insieme col Segretario di Dn. Bosco Dn. Gastaldi mi sono recato colà per far visita a Dn. Bosco. Quella valle ricca di verde frescura, presentava a ridosso di un monte un nobile e sontuoso palazzo, adibito a collegio che si chiamava da noi il collegio dei nobili perché alloggiava figli di famiglie nobili di Torino, e che era passato da alcuni anni per volontà dell'Arcivescovo in proprietà dei Salesiani.

 
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