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Don Bosco e Manfredini

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Don Matteo Rigoni (don Bosco, don Dalmazzo, don Viglietti)

Post n°9 pubblicato il 10 Dicembre 2008 da my.point.of.view

MESSAGGIO NUMERO 15
Memorie di Don Matteo Rigoni degli anni 1884/1888
Ex Direttore della Scuola Manfredini - Salesiani di Don Bosco

Dn. Bosco in udienza dal Papa non aveva dimenticato i suoi giovani cantori che desideravano di vederlo e di essere da lui benedetti, a cui il Papa rispose che certo voleva vedere i giovanetti di Dn. Bosco, e parlare ad essi. E difatti venne il sospirato momento, il pomeriggio del giorno 20 venerdì. Giunti nella sala degli arazzi che batticuore per noi ragazzi, che quasi non osavano fiatare. Il Santo Padre fece il suo ingresso con maestà fra un carteggio imponente. Noi stavamo inginocchiati timidamente a capo chino. «Sono questi i figli di Dn. Bosco?» Domandò con affabilità il Papa. «Sì, Santità», rispose Dn. Dalmazzo. Sono i giovani cantori venuti da Torino per le feste della consacrazione della nuova chiesa che riuscirono con grande soddisfazione di tutti, e con molto concorso. «Bene, siane benedetto Iddio. Dn. Bosco è partito per Torino. Molto ci consolò la sua visita. Ma l'abbiamo trovato affranto molto di salute. Abbiamo bisogno che Dio ce lo conservi ancora per il bene della Società, della Chiesa, massime in questi tempi difficili che corrono. Ci parlò anche di questi buoni giovanetti. Oh con piacere daremo daremo a tutti la benedizione, a loro e agli oggetti divoti di cui li vediamo largamente provveduti. […] Poi domandò: «Hanno visitato Roma? Bisogna farla visitar loro tutta quanta. Visitino le chiese i monumenti sacri, le catacombe, perché conoscano la città, e ne raccontino poi le bellezze». Quindi col semplice gesto della mano ci benedisse, e ci salutò con le parole: «Il Signore sia sempre con voi». Si tolse ai nostri sguardi, mentre noi immobili ne contemplavamo la figura fin a che scomparve. […] E siamo al 24 maggio dell'anno 1887, giorno di grandi prodigi, e di grandi ricordi, poiché giorno di Maria Ausiliatrice. Noi cantori, ed io con loro eravamo arrivati all'antivigilia, e pensavo di ritornare a Foglizzo il giorno dopo la festa. Ad una certa ora del mattino ecco Dn. Bosco che discende dalla sua camera per andare a celebrare nella chiesa di S. Maria Ausiliatrice. Io l'attendevo, per servirgli la S. Messa. Dn. Viglietti che l'accompagnava, arrivato in sacrestia, mi dice di mettere la cotta, ed egli pure mette cotta e stola, e accompagniamo insieme Dn. Bosco all'altare di S. Pietro, Dn. Viglietti per assisterlo durante il Sacrificio, io per fare da servente. Potevo io pensare in quel momento che Dn. Bosco celebrava la S. Messa l'ultima volta nel giorno di Maria Ausiliatrice? E che la celebrava proprio a quell'altare, dove un giorno la sua salma avrebbe riposato nella gloria dei santi in attesa del giudizio? E che a me in quel giorno era toccata la fortuna di servirgli la S. Messa? La risposta alle tre domande non poteva esser altro che negativa. La presenza di Dn. Viglietti mi incoraggiava per ogni evento. Ma nulla avvenne di singolare; con somma placida calma si arrivò fino alla fine, mente una turba di divoti si era accalcata attorno all'altare per assistere alla messa di un Santo. Giunto alla fine, Dn. Bosco sempre con grande raccoglimento lì all'altare depose i sacri paramenti, quindi fiancheggiato da Dn. Viglietti alla sua destra e dal suo servente alla sinistra, ci avviammo verso la sacrestia, con molta gente avanti e indietro che lo accompagnava quasi in divoto corteo, ed ora uno e ora un altro gli stava davanti per affidargli con brevi parole le proprie confidenze. A un certo punto un signore, ancora nella prima sacrestia, senza tante cerimonie, presenta a Dn. Bosco un biglietto di valore, che quantunque piegato si vedeva colla coda dell'occhio che doveva non essere un biglietto ordinario, ma di 250 o 500 lire. Dn. Bosco si rivolse  me alla sua sinistra e mi dice: «Che cosa ne dici, dobbiamo pigliarli?» . «Sì, Signor Dn. Bosco», rispondo io, «pigliare sempre!» (tranne le bastonate, stavo per aggiungere, ma il luogo, il tempo non permettevano gli scherzi quantunque Dn. Bosco me l'avrebbe perdonata, perché mi conosceva). Dn. Bosco colla sua solita bontà, ringraziava quel signore con quali parole non lo so, so solo che rendeva beata quell'anima di aver compiuto quell'opera di carità. Intanto si arrivava alla seconda o vera sacrestia. E qui con mio grande dispiacere dovevo separarmi da Dn. Bosco per recarmi a suo tempo sull'orchestra per portare il mio modesto contributo nel canto della Messa Solenne. Oh! Non avessi mai abbandonato Dn. Bosco in quel mio ultimo giorno di dimora all'Oratorio. Avrei assistito a grandi cose! Ma il dovere mi chiamava altrove. Intanto Dn. Bosco era salito alle sue stanze, sempre accompagnato dal fido Dn. Viglietti. La chiesa di Maria Ausiliatrice e la stanza di Dn. Bosco erano i due santuari ove si operavano i grandi prodigi di Dio specialmente in occasione di feste religiose. […] D'altra parte avevo il cuore pieno di ricordi di Roma, la visita alle principali basiliche, le funzioni sacre solenni, le nostre musiche, meraviglia dei Romani, la visita al papa… sentivo il bisogno di raccontare a voce quello che i miei occhi avevano visto e raccontarlo ai miei amici di Noviziato, che meglio di altri potevano intendere i miei entusiasmi. Per qualche mese l'argomento favorito non mancava. Intanto mi ero messo di nuovo in regola con loro, attendendo gli eventi della fine dell'anno di noviziato. Tutte le nostre aspirazioni erano verso gli esercizi spirituali che si sarebbero chiusi colla professione religiosa. Ed ecco nel mese di settembre giunge una voce che come noi avevamo aperto la nuova casa di Noviziato a Foglizzo, avremmo forse anche aperto la nuova casa di studentato per i chierici salesiani. […]

 
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