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Post N° 257

Post n°257 pubblicato il 26 Ottobre 2007 da MANUGIA95

La mia mente continua a ragionare come se il mio corpo fosse rimasto quello di una donna ancora piena di possibilità, per quanto riguarda la scelta del modo di mostrarmi agli altri. Solo a volte (ma sempre più spesso) mi si prospetta il momento in cui dovrò per forza di cosa operare delle scelte diverse.

Per esempio: I VESTITI!

E' oltremodo umiliante quando piace un vestito pensare: "Non è adatto alla mia età". In verità se lo chiedono più spesso quelle donne portate a questo discorso dal fatto di non trovare più la taglia giusta. Ma, quando la taglia può essere ancora una 46, e avolte si trovano cose carine (ma giovani), la mente continua a ragionare "da giovane". E' come uno sforzo innaturale piegarsi alla necessità di una scelta non sentita. Io, per esempio non mi vedo sicuramente con quelle palandrane lunghe, tipo "girati di là e non guardarmi". Oppure quei maglioni colorati e inverosimilmente fuori forma. Non voglio dire che mi piacciano per esempio le minigonne, gli short, oppure quei coprispalla minimi che addosso a me farebbero un effetto dromedario... no! Ma diciamolo subito: mi piacciono i jeans. Allora il periodo nero è stato quando li vendevano solo a vita bassa. Dopo un pò scendevano inesorabilmente per l'effetto desiderato dai ragazzini che volevano la pancia scoperta. Così: cinture e a tirar su continuamente. Una cosa tremenda. Ora fanno i jeans più alti (solo un pò). Ma anche per altre cose ragiono così, ad esempio gli stivali o le scarpe.

Mi piacciono quelli belli, semplicemente. (E con i jeans anche infilati dentro).

Ma mi dovrò adeguare, il tempo passa. A volte nei negozi dico che un certo capo lo sto comprando per mia figlia.

Ma a casa, quando devo vestirmi, arrivano i dubbi più angoscianti. Quello con questo è troppo appariscente, troppo osè, troppo da ragazzina ecc.

Va a finire che anch'io cadrò nella spirale dei lugubri vestiti a giacca marroni e senza tempo delle mie colleghe. Che tristezza.

Ho visto, qualche anno fa, in un grande magazzino, una mia conoscente di qualche anno di più. Da ragazzina quando facevo la prima magistrale lei faceva la 4^. Ebbene da giovane si vestiva in maniera estrosa e anche costosa. Tipo: una volta a scuola la vidi con un'incredibile tuta leopardata. Cose nemmeno desiderate da me, in quanto mi dovevo accontentare di due pantaloni in pelle di diavolo e due camicie. Ma lei era bellissima, bionda con i capelli lunghi e gli occhi azzurri era l'immagine della gioventù e della bellezza.

L'ho rivista: era una vecchia, mezza gobba, i capelli tagliati a carrè e lisci, scuri, con addosso un vestito a giacca grigio e serio. Mi ha fatto una tristezza. Non volevo crederci. Ma quello che più mi ha fatto pensare è stata la sua evidente volontà di apparire così: una vecchia insegnante, vestita da vecchia insegnante alla quale si deve rispetto e credibilità, la palese scelta di rafforzare questo suo aspetto. Lei voleva apparire così, NON ERA  così, bastava che non lo volesse. Invece ha optato per quella immagine. La soddisfava di più.

Il modo di vestirsi denota anche come siamo fatti dentro: le nostre passioni, i desideri, quello che vogliamo mostrare agli altri. Quello che NON vogliamo che gli altri vedano più. Senso del ridicolo? Anche. Forse Ma non è tutto, ci sono delle mezze misure!

Manugia

 
 
 
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