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Scuola Pubblica: un bene comune in grave pericolo

Post n°657 pubblicato il 23 Agosto 2008 da MANUGIA95

Forum Insegnanti
22 agosto 2008

Appello alla mobilitazione contro la privatizzazione della Scuola Pubblica
in difesa della libertà d'insegnamento e dei diritti dei lavoratori

Lo stato d'animo dei lavoratori della Scuola oscilla dallo sconforto
alla rabbia nel rilevare la persistente inadeguatezza del sindacato e
delle opposizioni nel contrastare il processo di privatizzazione dei
beni comuni in generale e dell’istruzione in particolare, come se non
esistesse da parte di tali soggetti la consapevolezza che ci si stia
avviando precipitosamente ad un punto di non ritorno, ragion per cui
occorre ora e subito senza alcun indugio una massiccia mobilitazione per
contrastare un attacco senza precedenti ai principi della Costituzione,
ai diritti dei lavoratori e al loro salario e all’etica stessa della
convivenza civile.

Il mondo della Scuola è molto preoccupato dalle nuove norme che
ridisegnano il sistema dell’istruzione, già peraltro dissestato dai
provvedimenti che si sono susseguiti negli ultimi tre lustri, le quali
rappresentano il grimaldello per scardinare in via definitiva ciò che
resta della Scuola Pubblica: si inquadrano infatti in una strategia più
ampia di demolizione di tutte le strutture pubbliche e di
disintegrazione dei diritti di chi vi lavora al fine di velocizzare il
trasferimento di servizi e funzioni pubbliche ai privati. La riduzione
del personale che interessa tutto il pubblico impiego e riguarda la
Scuola nella misura di 100.000 docenti e 43.000 del personale ATA e la
chiusura di più di 2000 istituti nei piccoli comuni determinerà il
collasso di un sistema fiaccato peraltro dall'enorme riduzione dei
finanziamenti (circa 8 miliardi di euro entro il 2012). Infatti, come in
altri settori, il governo è deciso ad imporre alla Scuola con la forza
le sue scelte, con una prova “muscolare” esternata mediante
l’interessamento allo stesso disegno di ben tre Ministeri: MIUR, P.A. e
MEF, con il cosiddetto “commissariamento” economico del Ministro Gelmini
e con l’introduzione di regole neo-autoritarie che pretendono di coprire
il vuoto creato con la riduzione della Scuola ad un involucro pressoché
vuoto da dare in pasto all’iniziativa privata.

Premesso che per poter ricostruire in Italia una Scuola Pubblica che sia
sanata dai guasti di questi anni, è necessario abrogare le leggi
Moratti, alle quali si riferiscono i pessimi interventi legislativi di
questo governo, riteniamo indispensabile:

• Il ritiro del DDL n. 953/2008 Aprea, proposta di legge
anticostituzionale che porterebbe a compimento la completa distruzione
della Scuola dello Stato, visto tra l’altro che ogni singolo istituto
avrebbe un’organizzazione di tipo aziendale, mentre gli insegnanti
perderebbero totalmente la loro funzione, in quanto privi di libertà
reale di insegnamento.
• Il ritiro del DDL Gelmini, presentato il 1 agosto 2008, che tra
l’altro introduce, in linea con il disegno di legge Aprea, l’assunzione
diretta del personale a tempo determinato con nomina biennale da parte
dei dirigenti scolastici.
• L’eliminazione di tutte quelle norme, presenti in leggi e decreti
vari, come il DL n. 112/2008, il DL n. 93/2008 e il DL n. 97/2008, che
stravolgono la Scuola, ne deregolamentano il lavoro e le tolgono la
possibilità di svolgere quel ruolo che le prescrive il testo
Costituzionale, prevedendo tra l’altro tagli su tagli, incremento del
rapporto alunni-docenti, accorpamento di scuole e di classi di concorso
(flessibilità), diminuzione del tempo scuola, “rimodulazione
dell’organizzazione didattica nella primaria” (maestro unico?). La
logica di tutto si riassume nel disegno di far cassa distruggendo la
Scuola e svendendola ai privati.

Pertanto le nostre rivendicazioni riguardano i seguenti punti:

* La difesa del carattere statale della Scuola di tutte e di tutti, in
modo che venga garantita l’esistenza delle scuole private, ma senza
oneri per lo Stato, come prevede la Costituzione.
* L’opposizione al disegno di aziendalizzazione della Scuola e
dell’ingresso dei privati nella gestione degli istituti.
* La difesa dello stato giuridico professionale degli insegnanti e il
rifiuto di ogni meccanismo di carriera pseudo-meritocratica, come quello
previsto nel disegno di legge Aprea, con concorsi e livelli di carriera,
che romperebbero i rapporti esistenti nella Scuola ancora
prevalentemente solidaristici, propri di un ambiente educativo, e
instaurerebbero inadatti rapporti concorrenziali tipici delle aziende.
* La difesa della libertà di insegnamento, baluardo costituzionale della
laicità e della democrazia.
* La salvaguardia del contratto nazionale e il contemporaneo rifiuto
della possibilità di assunzione da parte dei dirigenti scolastici[b],
perché l’insegnante, nella sua libertà garantita dallo Stato
democratico, non può dipendere della singola scuola ma dal sistema
complessivo della pubblica istruzione.
[b] * L’assunzione di tutti i precari e il superamento del precariato,
che colpisce il lavoratore come persona e non permette alla Scuola di
funzionare con continuità garantendo l’attuazione dei progetti didattici
e la crescita dei rapporti interpersonali allievi-insegnanti.
* Il rifiuto di una deriva regionalistica dell’istruzione, quale emerge
dalle strampalate proposte della Lega, che vorrebbe affidare le cattedre
ai docenti autoctoni.
* La difesa dei diritti e delle tutele dei lavoratori della Scuola e, il
rigetto di tutte quelle norme vessatorie, come quelle su permessi e
malattie, volti a creare un clima denigratorio nei loro confronti. Essi
devono poter svolgere il proprio ruolo con il rispetto di cui hanno
diritto e senza preoccupazioni estranee al delicato lavoro che hanno il
compito di svolgere.
* L’opposizione ai tagli di cattedre e di finanziamenti che rendono
impossibile insegnare, perché in classi sovraffollate e senza
finanziamenti viene reso vano ogni progetto didattico e reso impossibile
l’apprendimento e la crescita educativa. Non c’è qualità senza i mezzi
per fare buona scuola e questa, in nome del risparmio a senso unico, non
può essere ridotta ad una caserma con docenti “militarizzati” e ridotti
a “fustigatori” dei propri alunni.
* La difesa del tempo scuola, normale, pieno e prolungato con doppi
insegnanti, perché l’apprendimento avviene solo con i tempi distesi e
vanno rispettati i processi cognitivi di tutte e tutti.
* La difesa dell’obbligo scolastico e il rifiuto del doppio canale
morattiano, che reintroduce l’incivile divisione tra scuola vera e
scuola per famiglie svantaggiate.
* La salvaguardia dell’insegnamento di sostegno e del diritto
all’istruzione per tutti, senza discriminazioni etniche e linguistiche e
quindi difesa dell’insegnamento di sostegno in classe e per tutte le ore
necessarie e garanzia dell’ausilio didattico dei mediatori
linguistico-culturali per assicurare il diritto allo studio degli alunni
stranieri.

Consapevoli che per evitare il baratro e rompere lo stato di assedio che
vede alleati governo, poteri forti e mezzi di informazione occorre una
risposta immediata, determinata e sinergica di tutti, ci rivolgiamo a
quanti sentono l’importanza del ruolo svolto nella società dalla Scuola
dello Stato e, in particolare, a tutte quelle persone, quei movimenti,
quei soggetti politici, sindacali e associativi che in questi giorni
hanno già elevato la loro protesta o comunque in passato hanno lottato
contro lo sfascio prodotto dagli scorsi governi per iniziare a far
sentire la nostra voce di protesta.

Inoltre facciamo appello a tutti i comitati presenti nel paese già in
parte organizzati in una rete di mutuo soccorso, visto che ci troviamo
di fronte ad un attacco a mitraglia da parte di questo “regime” contro i
beni comuni essenziali per la vita civile; infatti, il disegno che
colpisce la Scuola è un’articolazione di quello complessivo di stampo
autoritario che distrugge l’ambiente e uccide nei territori i cittadini
per mancanza di tutele, che militarizza le città, perseguitando gli
immigrati, i rom e le persone in genere attraverso ridicole proibizioni,
che salva coloro che commettono reati mentre permette la strage di
operai uccisi per mancanza di sicurezza e li massacra con una
deregolamentazione selvaggia dei rapporti di lavoro.

Crediamo che solo lottando tutti insieme per il bene di tutti possiamo
vincere questa battaglia di civiltà e per questo chiediamo di iniziare
con il segnale di una firma di tutti a questo appello!

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