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Dear Mitt... (Lettera aperta ad un Autorevole Candidato).

Post n°19 pubblicato il 03 Novembre 2012 da marina3210

Ill.mo Mr. Romney, chiedo venia se dal basso della mia posizione di cittadina italiana, con la deferenza dovuta e nel rispetto dei rispettivi ruoli - autorevole candidato alla poltrona più importante del mondo Lei, blogger di periferia con tre o quattro lettori fissi io - oso distrarla per qualche minuto dalla sua pregevole campagna elettorale.

Ascoltavo poco fa la registrazione di uno degli ultimi suoi sermoni colpita, come credo molti altri miei connazionali, dalla parte in cui ammoniva, o meglio, terrorizzava i presenti, teorizzando la tremenda sventura di finire come l’Italia qualora a vincere le presidenziali di martedì prossimo fosse il suo antagonista, Mr. Obama.

Le confesso che un piccolo miracolo, forse addirittura due, comunque vada a finire martedì, le sue teorizzazioni l’hanno già ottenuto: suscitare in me sentimenti finora sconosciuti; chieda pure ai tre o quattro aficionados di cui sopra,  le confermeranno quanto tenga in poco conto ogni forma di sciovinismo.

Il ricordo va ai miei lontani studi liceali, cogliendo l’occasione per farle presente che anche da noi esistono i licei. Le chiedo: ha mai sentito parlare del Rinascimento? No presidente, no, non è una crema per la sua preziosa chioma, no. Si informi meglio; le spiegheranno che in quel buco d’Europa chiamato Italia i più grandi artisti di tutti i tempi, in quegli anni, creavano opere eterne mentre dalle sue parti i nativi si contendevano le capanne meno umide.

Leonardo da Vinci, Michelangelo Buonarroti, Raffaello… No Presidente, mi creda, non sono transatlantici della Costa Crociere, chieda pure in giro. E, mentre c’è, si informi sulle opere del Divino Poeta, Dante Alighieri, che non gioca terzino nell’Inter come suggeritole qualche giorno fa da un suo collaboratore (l’orecchio era il sinistro, ricorda?), ma il Vate che lasciava indelebili tratti di penna su immortali fogli mentre i suoi avi si scambiavano ancora segnali con il fumo.

Ops, cosa diceva? Si, ha ragione anche Lei… non erano i suoi avi. D’accordo, i suoi trisnonni erano anglosassoni come la Thatcher; vedo che un po’ di memoria, quando vuole, la soccorre. E poi, come aver dubbi sulle sue origini? Pochi W.A.S.P. sono W.A.S.P. come la S.V.!

Le ripeto, ho studiato anch’io e ricordo benissimo, e del resto ce lo avete propinato in tutte le possibili salse prodotte ad Hollywood, il vostro sbarco a seguito delle rotte del the e la “generosa” sorte riservata agli indigeni.

Cosa? Mi scusi, ripeta, sa sono una donna di una certa età… Siete la prima potenza al mondo? Vero, credo abbia ragione Lei, qualora il metro di giudizio scelto sia quello del PIL. Ma, mi consenta caro Mitt - posso chiamarla affettuosamente così, giunta come sono a metà circa della mia letterina? – mi tengo stretto il nostro ottavo posto se comunque mi consente di farmi curare subito in un ospedale se un TIR mi venisse addosso, senza prima dover mostrare, come capiterebbe nel suo Paese qualora fosse Lei a vincere, il contratto con l’assicurazione.

Mi tengo stretta anche la nostra tanto vituperata “Giustizia” che, è inutile negarlo, a volte sbaglia, relegandoti però al massimo, se tutto va storto, per qualche mese a Regina Coeli ma, molto più spesso, a Montecitorio. Il guaio della vostra Giustizia è che invece, quando sbaglia e poi qualcuno se ne accorge, spesso è già troppo tardi. Persino dal nostro Senato dopo qualche lustro è stato visto uscire un pluricondannato per fine mandato. Molto più difficile che esca riabilitato e in posizione verticale da una delle vostre camere della morte.

Cosa? La nostra politica? Ma allora le piace giocare sporco… Ha ragione: anch’io me ne vergogno un po’. I nominati in Parlamento, Scilipoti, la campagna acquisti dell’impomatato e capisco che Lei non si stia riferendo a quella del Milan. Sa cosa non condivido del suo attacco? Il pulpito. Ha già dimenticato il suo esimio compagno di merende, il Giorgino Bush? Non credo, anche se prudentemente lo ha tenuto ben lontano dalla vostra Convention, un po’ come si fa con le zie sceme quando arriva per le presentazioni ufficiali la famiglia del fidanzato dalla primogenita.

Ha già dimenticato la vittoria del 2000 per pochi voti arrivati per posta in Florida all’indirizzo del fratellino Jeff? E chi gli ha pagato la campagna elettorale? Sbaglio o l’ombra del Giorgino era proiettata dal radioso faro retto dalle Sette Sorelle titolari del commercio mondiale del greggio? No, non mi spinga con le sue insinuazioni a parlar bene del nostro napoleoncino casereccio, la cosa proprio non mi riuscirebbe; al più potrei riconoscergli che, possedendo del suo, non credo abbia avuto bisogno per la sua campagna elettorale di un mutuo a buon rendere da chi sopra.

Sa cosa mi brucia di quella vittoria? Che il conto salato dell’eterna gratitudine ai petrolieri in argomento, l’abbiano poi pagato i vostri ed i nostri soldati e migliaia di civili iracheni, immolati per la falsa ricerca delle armi di distruzione di massa di Saddam e per la vera caccia al tesoro, quella a qualche pozzo in più. Mento? Provi a leggere le dichiarazioni del suo collega di partito Colin Powell, allora comandante in capo dell’eroica spedizione, oggi, non a caso, elettore del suo avversario.

Mi scusi ancora una volta Governatore, Senatore, Candidato Autorevole o quello che diavolo è;  soprattutto mi scusi con i suoi connazionali che continuo a ritenere, nonostante il suo poco lodevole impegno in merito, nostri grandi amici. Credo che solo oggi e per la prima volta alla mia non tenera età mi sia espressa in tali termini a difesa della mia Patria. Sono praticamente certa che non lo farò mai più. Altrettanto certa sono della circostanza che quando martedì notte avvicinerò la poltrona preferita al televisore per aspettare i risultati nel cuore della notte, tiferò senza il minimo dubbio per il suo avversario, Mr. Obama.

Bye-Bye, Mitt.

 
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