Post n°73 pubblicato il 12 Marzo 2011 da marina1811
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Post n°72 pubblicato il 12 Marzo 2011 da marina1811
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Post n°71 pubblicato il 12 Marzo 2011 da marina1811
Dipingere il mare, la sua vastità, l’idea che dell’infinito e tuttavia anche della prossimità vi s’inscrive, è cosa che nel XIX secolo assume una rilevanza difficilmente dimenticabile. |
Post n°70 pubblicato il 12 Marzo 2011 da marina1811
Una libreria tinta di rosa, sulla costa atlantica degli Stati Uniti. Una bella libraia, divorziata senza rimpianti e appassionata del suo mestiere. Un variegato ventaglio di clienti e commessi. Infine, una lettera d'amore che sbuca fra la posta. Non si sa chi l'abbia scritta, non si capisce a chi sia rivolta. Ma quelle parole si insinuano nella mente della libraia e creano una serie di eventi. Fino alla sorpresa finale. |
Post n°69 pubblicato il 13 Febbraio 2011 da marina1811
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Post n°68 pubblicato il 03 Febbraio 2011 da marina1811
Love Machines” è uno spettacolo ideato e diretto dalla fondatrice dell’ensamble Giulia Staccioli, dedicato alla grande figura di Leonardo da Vinci, artista della ricerca e ricercatore dell’arte. In un mondo sconosciuto e misterioso due esploratori, curiosi ma al contempo goffi ed impacciati, indagano lo spazio circostante ed incontrano sul loro cammino delle macchine dall’animo vivo, esseri abitati da altri esseri. Corpi macchina che prendono e danno vita l’uno agli altri, che popolano un mondo dove non ci sono regole certe; dove manca il concetto di dritto e rovescio. Un mondo di traverso in cui le cose vanno dritte, immerso in una dimensione atemporale, che ospita oggetti inconsueti, piani inclinati, ostacoli da sfidare. Sono gli 8 straordinari performer della compagnia Kataklò, impegnati nelle coreografie di gruppo e negli assoli, che portano la magia di Leonardo, del suo mondo visionario e innovativo, in scena: negando le apparenze, rifiutando le comodità, sperimentando i gesti e i movimenti possibili, spingendo in avanti i propri limiti, conferendo a tutto questo un assoluto senso di leggerezza e naturalezza. Togliendo il peso dell’umano e trovando la levità dell’aria come nuova sostanza. Come nella migliore tradizione della compagnia, “Love Machines” è un’opera di visual e physical theatre, che unisce diverse forme di espressione, formulando in scena il proprio nuovo alfabeto spettacolare, fatto di danza, teatro, musica, acrobatica ed arte visiva. |
Post n°67 pubblicato il 30 Gennaio 2011 da marina1811
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Post n°66 pubblicato il 30 Gennaio 2011 da marina1811
Il monologo di Will Eno richiede all'interprete grandi capacità recitative, perchè si svolge sul doppio binario delle memorie del personaggio e sulle sue capacità di interagire con il pubblico. |
Post n°65 pubblicato il 27 Gennaio 2011 da marina1811
LO SPETTACOLO Autore: William Shakespeare Descrizione "Noi siamo della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni" e ad un sogno assistiamo nell'allestimento de "La Tempesta" di Andrea De Rosa. Un sogno che ha inizio con un risveglio violento: un urlo lancinante, un vagito disperato di una donna che dal letto di un ospedale psichiatrico si desta sconvolta dall'incubo in cui ha visto le navi del Re di Napoli distruggersi nella tempesta. Quella donna non è una pazza, non siamo in un ospedale psichiatrico ma solo sull'isola in cui Prospero, il deposto Duca di Milano, vive da molti anni con la figlia Miranda. Un’isola eterea dall'atmosfera algida. Al centro un lungo drappo scarlatto scende dal cielo fino al terreno roccioso e arido, dietro al letto in cui Miranda dormiva. Suoni di natura e magia saturano di rumori indefiniti l'aria in cui tutti i personaggi vagano sempre assieme, ma ognuno perso nel proprio sogno. L'unico consapevole, desto e padrone degli accadimenti, è Prospero - Umberto Orsini - che ricerca, con l'aiuto dell’aggiogato spirito dell'isola Ariel, la propria vendetta sui suoi detrattori: il fratello Antonio e il Re di Napoli. La ricerca della vendetta è un viaggio interiore e purificatore con cui Prospero rivive la propria vita per giungere trovando se stesso "quando nessuno era padrone di sé” (Gonzalo atto V). Tutto è quindi nella regia di De Rosa ricondotto a questo percorso interiore di Prospero-Orsini: è suo il sogno a cui assistiamo. La complessa e articolata commedia shakesperiana è stata ridotta - anche testualmente - al viaggio onirico e mentale di un uomo, di un attore, che ripercorre il proprio dramma per riappropiarsi della propria umanità fino a chiedere, nell’epilogo di Prospero: “liberatemi da ogni inceppo con l'aiuto delle vostre valide mani [...] fate che io sia affrancato dalla vostra indulgenza”. La storia, i personaggi sono solo funzionali al percorso di liberazione del personaggio-attore e perdono di sostanza e concretezza. E così abbiamo un Ariel senza consistenza annullato nell'orrizontalità dell'interpretazione e nella verticalità di un sali e scendi fisico attraverso un'imbragatura che lo lega alla gratticcia (tra l'altro di strehleriana memoria), mentre gli altri attori vagano da una parte all'altra dell'isola-mente come automi, sempre presenti anche quando non coinvolti nell'azione, creando un situazione confusa in cui non sempre si comprende cosa accade o in che punto siamo della storia. Di pregio è il Colibano di Rolando Ravello che porta in scena, non un mostro tribale, ma un credibile disadattato psichico, fragile e ossessionato dal proprio sesso. Un’ottima interpretazione che però stona con il resto della messa in scena o, forse, accenna a qualcosa che non emerge con chiarezza. Altri accenni, come la scelta del letto psichiatrico, gli abiti da clocharde di Prospero, alcuni riferimenti visivi e addirittura una battuta beckettiana tra Ariel e Prospero (A che servo io? - A darmi la battuta.) fanno pensare ad un legame, un'aspirazione, ma Prospero non è Hamm o l'innominabilie e tutto rimane vago. Oltre gli ammiccamenti a Beckett e altre immagini - come il cristologico spezzare del pane al banchetto per gli innamorati – ingiustificato e deludente è il finale in cui Prospero diventa Orsini e per un attimo la finzione teatrale si interrompe e la realtà diviene mera finzione. Un finale forse che tenta di chiarire l’idea registica di ridurre tutto alla ricerca interiore dell’uomo, attore e personaggio, ma che lascia solo perplessi. Fortunatamente e grazie ad un'ottima prova d'attore di Umberto Orsini, gli ultimi istanti di spettacolo riprendono l'aspetto dell'arte con l'abito di parole del grande Shakespeare. |
Post n°64 pubblicato il 27 Gennaio 2011 da marina1811
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Post n°63 pubblicato il 18 Gennaio 2011 da marina1811
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Post n°62 pubblicato il 18 Gennaio 2011 da marina1811
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Post n°61 pubblicato il 18 Gennaio 2011 da marina1811
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Post n°60 pubblicato il 18 Gennaio 2011 da marina1811
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Post n°59 pubblicato il 15 Ottobre 2010 da marina1811
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Post n°58 pubblicato il 15 Ottobre 2010 da marina1811
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Post n°57 pubblicato il 28 Settembre 2010 da marina1811
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Post n°56 pubblicato il 19 Settembre 2010 da marina1811
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Post n°55 pubblicato il 15 Settembre 2010 da marina1811
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Post n°54 pubblicato il 21 Giugno 2010 da marina1811
Nèttare in un setaccio è ormai un classico. Per molti aspetti è il romanzo che ha aperto la strada alla narrativa indiana contemporanea e che ha fatto sentire l'India come un mondo in movimento, segnato da profonde vitali contraddizioni. La storia di Rukumani, una contadina nata da famiglia nobile che va in sposa a Nathan, "povero di tutto fuorche di amore", è un'avventura morale e sentimentale, politica e poetica, che si snoda dentro l'identità di un popolo. La semplice vita di Rukumani e Nathan procede serena finchè nel loro villaggio una conceria mette in moto l'inevitabile processo di trasformazione del paese e della gente. Al terremoto sociale dello sviluppo economico si aggiungono terribili calamità naturali che portano fame e degrado, e Rukumani, presa ormai la via della grande città, affronta una nuova odissea, in un mondo frenetico e incomprensibile. Indimenticabile figura di donna, Rukumani, sperduta, sola, combatte dignitosamente con saggezza, civiltà, fiducia. Un ritratto fortemente lirico ed evocativo che ha appassionato i lettori di tutto il mondo. |
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