Mr Nice Guy

Arredare casa è una delle mie attività preferite da circa 15 anni. Ho vissuto in almeno 5 case diverse e 3 erano completamente vuote quando ci sono entrato. Alla fine dei conti, ho fatto praticamente tutto da solo con risultati quasi decenti, compreso il bricolage, e ho sempre pensato “viva l’Ikea”. Eppure, mi sono sempre domandato se non avrei fatto meglio a chiamare un arredatore.

Ho conosciuto un paio di arredatori e arredatrici, ed il loro lavoro era eccellente. Certo, mi dissuadevano il costo del loro servizio e la bruttissima abitudine a scegliere sempre le cose più costose, ma si sa, la qualità si paga. Del resto, un arredatore non fa il mio lavoro ed io non faccio il suo: se vuoi un professionista, lo paghi e fai come ti dice. I soldi da una parte ed il piacere di giocare con la casa delle bambole dall’altra, mi avevano comunque sempre trattenuto. Poi qualche tempo fa ho visto alcune puntate di “cerco casa disperatamente” ed è stato amore, così mi sono deciso a chiamare un arredatore. A quel punto però sono entrato in crisi.

Paola Marella e l’architetto gay mi hanno messo seriamente in difficoltà, perché la Marella è insopportabile, e l’architetto gay è sempre un fenomeno. Anzi, tutti gli architetti gay dì “cerco casa disperatamente” sono bravissimi. Si capisce che sono gay, perché altrimenti non si spiega come possano sopportare Paola Marella, visto che nessun etero, anzi, nessun  uomo fino a 4 nella scala Kinsey potrebbe sopportare Paola Marella. Quindi gli architetti del programma sono gay per un’esigenza di produzione, e la questione non è certo che l’architetto è più bravo perché è gay. Uno stilista è più bravo perché è gay, non un architetto. Però il dubbio mi era venuto lo stesso, tutti questi architetti gay così bravi mi insospettivano. Metti che un architetto etero non è bravo allo stesso modo... Poiché non riuscivo a risolvere la questione, ho preso la decisione più razionale e ho stabilito di cercare un architetto gay, così sarei andato sul sicuro. Il fatto è che trovarlo non è così facile come uno può pensare.

Girare per gli studi di architetti e domandargli se sono gay non è la linea d’azione più saggia, e non  è nemmeno quella più produttiva. Non potevo perdere un sacco di tempo a girare fra gli architetti e domandare se fossero gay, visto che anche se ne avessi trovato uno, mica è detto che quello mi diceva se era gay. Insomma, non è che uno sconosciuto ti domanda se preferisci la banana o la susina, e tu perdi mezzora a parlare di ortaggi come Luca Sardella. Quindi avrei dovuto invitarli fuori, offrirgli un paio di bicchieri, e poi vedere se mi facevano gli occhi dolci, o addirittura arrivare a fare delle avance. Che oltre il rischio di beccarmi una serie di due di picche veramente tristissima, magari a uno gli giravano le palle e mi rifilava una castagna sul mento, tanto per restare in tema di frutta e verdura. 

L’alternativa sarebbe stata cominciare a frequentare qualche locale gay, e rimorchiare fino a quando non beccavo un architetto, ma anche qui sarebbero sorti problemi di carattere pratico e di carattere personale. Innanzitutto, non è detto che lo beccavo, un architetto. Mettete che avevo sfortuna, o che il posto dove mi mettevo a rimorchiare proprio non gli piaceva agli architetti, rischiavo seriamente di metterci un secolo. E poi, nemmeno mi andava di mandare in bianco un povero disgraziato. Supponiamo che ad un certo punto rimorchiavo un bel giovanotto, si chiacchiera, si ride e si scherza, quello finalmente mi dice che è un architetto, ed io per tutta risposta gli rifilo un sonoro 2 di picche. Magari lui si era fatto tutto un programmino interessante nella testa, ed io invece gli faccio il solito discorso alla “ti vedo più come un amico”. Insomma, oltre al fatto che non avrei cuore di fare una cosa del genere ad un bel giovanotto, per di più architetto, magari a quello gli girano le palle e mi rifila una castagna sul mento. Tra l’altro a ragione, perchè il discorso “ti vedo più come un amico” è veramente insopportabile.

Quindi l’unica alternativa che mi sarebbe rimasta consisteva nel mettere un annuncio su qualche sito gay, scrivendo “cerco amico architetto per arredamento casa”, ma lì mi sono arreso. Avrei ricevuto offerte di amicizia solo da finti architetti, che magari volevano l’anticipo in natura, perché nessun architetto che si rispetti lavorerebbe aggratis, e se cercava l’amico, di sicuro non era per lavorare.

In sostanza, alla fine mi sono rassegnato e mi sono messo l’anima in pace, anche perché gli architetti mi hanno decisamente stancato. L’Ikea è la soluzione migliore.