Prima di trasferirmi in questa casa, non avevo idea di cosa volesse dire avere dei vicini. Nei 12 anni che ho passato in altri appartamenti, non credo di aver mai stretto amicizia con nessuno dei miei condomini e tutto era improntato ad una cortese indifferenza. Anzi, sinceramente nemmeno me ne ricordo più di due o tre, semplicemente sapevo che dietro la porta di fronte c’era della gente, e dietro le porte a fianco c’erano altre persone. Da quando mi sono trasferito in questa bifamiliare, tutto è cambiato. Decisamente in peggio.
Per chi come me fosse cresciuto con un animo un po’ cittadino, è assolutamente chiarissimo che la base della coesistenza fra condomini è la capacità di ignorarsi a vicenda. Nel momento in cui ti rendi conto che qualcuno sta occupando il tuo territorio, l’atavico istinto del gorilla ti spinge sicuramente a batterti il petto e gettare mucchi di foglie in aria per spaventare l’intruso. Poiché non si può trasformare un condominio in una giungla, e soprattutto vanno evitate le risse per il territorio nel corridoio, l’uomo ha sviluppato la meravigliosa facoltà di ignorare la presenza altrui. Nel momento in cui incroci il vicino sulle scale, un semplice cenno del capo sostituisce il lancio di foglie e le urla gutturali, dopodiché ognuno va per la sua strada come se l’altro non esistesse.
In sostanza, prima di 3 anni fa, io sono sempre stato a conoscenza del fatto che sul mio piano c’era altra gente, ma fine. Certo, in alcuni casi li avevo addirittura visti in faccia, ma vi assicuro che ancora mi domando chi viveva in fondo al corridoio del mio appartamento del terzo piano a Marghera, dove ho vissuto per quasi 4 anni. So che ci viveva qualcuno, perché c’era lo zerbino, a Natale apparivano le decorazioni, ed una volta ho addirittura visto la schiena di una persona che entrava, ma vi giuro che non ho idea di chi ci abitasse. Figuriamoci sapere chi viveva al secondo piano o al primo, che per quanto ne sapevo io potevano esserci un laboratorio di metamfetamine e la famiglia del Circo Togni.
Da quando mi sono trasferito qui, tutto è cambiato. Siccome c’era il progetto di matrimonio e di figli, quando ho cercato casa con l’Attivista ho scelto una porzione di bifamiliare in un paesino a 10 km da Mestre, in un quartierino di villette e bifamiliari degli anni ’60. Un posto un po’ dimesso, un po’ vecchiotto, ma con il verde intorno e decisamente non così male. Ma un posto dove tutti sanno tutto di tutti.
In questo quartierino, chi ha un’informazione, è tenuto a condividerla. Qualsiasi informazione, dal tipo di tappezzeria che uno ha in casa a chi è entrato, chi è uscito, e a che ora. Bastano alcune coppie di anziani impiccioni messi di vedetta, magari disposti su turni, la collaborazione di qualche signora pettegola, e si avrà una sorveglianza degna del controspionaggio sovietico. Perché agli occhi attenti e alle orecchie vigili di un anziano non sfugge nulla, nemmeno il più piccolo dettaglio.
Chiaramente io, l’unico scapolo del quartiere, trasferito in una porzione di bifamiliare che apparteneva alla vecchia più odiosa della via, ho fatto subito grande notizia. E poiché i miei vicini non sapevano nulla, tranne le generalità, la professione, lo stato civile e la storia familiare mia e della mia fidanzata, nonché il nome del cane e le targhe delle macchine, allora tutti gli occhi si sono puntati su di me. Che mi pare anche chiaro...
Vi potrei raccontare un numero incredibile di occasioni in cui i vicini si sono fatti gli affari miei e si sono messi a discutere di come dovevo gestire casa, ma vi basti sapere questo: un mese prima che mi trasferissi, il mio dirimpettaio sapeva già chi ero. Gliel’aveva detto la signora che abita 4 case più in giù lungo la strada, che l’aveva saputo dalla signora che abitava in fondo alla via, ma dall’altra parte, che era la madre di un’amica di una ex collega dell’Attivista. Dal mio dirimpettaio poi, in un paio di giorni, tutti sono stati ragguagliati sui dettagli più importanti della mia vita.
Quando ho capito come funzionava l’andazzo del pettegolezzo selvaggio, ho provato a mettere in atto tutta una serie di strategie, che sono andate dal fare cortese conversazione per la durata massima di 30 secondi, al guardarmi rapidamente intorno quando esco di casa, vedere quanti sono i vicini alle finestre in attenta sorveglianza e fare un cenno di saluto a tutti. Purtroppo, nessuna soluzione ha dato i risultati sperati, e ancora oggi sorvegliano ogni mia mossa, dopo tre anni dal mio arrivo. Non più tardi dell’altro giorno il vicino che sta 2 case più in giù mi ha ricordato di sistemare una buca che ho in giardino, che sono tre mesi che quando piove mi infango tutto vialetto di casa quando faccio manovra con la macchina. Senza contare che un paio di mesi fa, la vicina che sta in fondo alla strada mi ha chiesto cosa era successo alla mia fidanzata, visto che non la si vedeva passare da un po’ di tempo.
Ma la cosa che ha suscitato più scalpore è stata la mia abitudine di tenere le tende chiuse. Improvvisamente sono diventato quello che aveva qualcosa da nascondere. L’altro giorno stavo uscendo di casa, e il vicino che sta 3 case più in giù mi ha fermato per esternarmi il suo disappunto, visto che a detta sua “mi chiudo dentro con le tende tirate ed è come se non esistessi, e non passo da loro nemmeno per un caffè”. Io che nella mia testa di cittadino sono il vicino ideale, che delle volte non sto a casa nemmeno 3 sere in una settimana, non faccio feste, non tengo la musica alta, mi faccio gli affari miei e non rompo a nessuno, secondo lui sono quasi maleducato perché non giro di casa in casa e ho le tende alle finestre.
A quel punto, mi sono reso conto che tutti i miei tentativi di farmi ignorare erano falliti. Quando uno dei vicini arriva a lamentarsi con te che non può guardarti dentro casa e farsi gli affari tuoi, non c’è molto da aggiungere. Mi restavano solamente due alternative: ignorarli completamente, o girare nudo per casa e mettermi a fare l’elicottero col pisello davanti alla finestra spalancata. Così ho scelto di ignorarli del tutto, tanto spettegolano lo stesso, anche se non gli dai niente di cui parlare. La cosa dell’elicottero col pisello l’ho scartata.
Dopo 3 anni di pettegolezzi, rischio di migliorare la mia reputazione.
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il 03/11/2024 alle 15:32
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