A girare per la rete, si trova un florilegio di sistemi casalinghi per riciclare, riutilizzare, rinnovare, ma anche produrre le cose di utilizzo quotidiano. Dall’orto in giardino al balcone con le erbette, per arrivare addirittura a sottaceti, salumi e insaccati, a cercare si trova di tutto. Ma a farle per risparmiare, queste cose, si perde lo spirito di tutta la questione: passare del tempo con le persone care.
Certo, la macchina del pane e la yogurtiera esistono da tempo, senza contare che la marmellata della nonna ha sempre occhieggiato fra le colazioni di molte persone, tuttavia quando si tratta di risparmiare qualcosa, soprattutto con l’aria di crisi che tira, la necessità aguzza l’ingegno. In parecchi si cimentano quindi nel “fai da te” alimentare, un po’ nello spirito dei prodotti “bio”, e un po’ convinti che i prodotti fatti in casa siano migliori. Ed è un peccato, che a molti sfugga la vera bellezza di queste usanze così antiche.
Anche se mio padre è medico e mia madre insegnante, le radici della mia famiglia affondano nell’agricoltura e nell’artigianato. Non ci sono borghesi nel mio patrimonio genetico, solo contadini, sarti, artigiani e pastori, ed entrambi i miei genitori, l’infanzia l’hanno trascorsa sui campi e in bottega. Ed io credo che queste cose, un po’ te le porti nel codice genetico. Per buona parte della mia vita, infatti, il mio hobby è stato il bricolage.
Ora, mio padre non ha praticamente nemmeno mai piantato un chiodo in vita sua, visto che viene da una dinastia di contadini, e mia madre viene da un ceppo di sarti con un innesto di metalmeccanici, per cui quello che so, l’ho imparato da solo. Quello che mi potevano insegnare i miei, dalle piante alla sartoria, purtroppo non mi è mai entrato in testa. Sono in grado di far seccare anche un gelsomino, ed è un miracolo se riesco a ricucirmi i bottoni della camicia. Però la spinta all’attività manuale, nonostante la mia passione per cinema e lettura, ce l’ho sempre avuta.
Purtroppo però, avere come hobby il bricolage, taglia decisamente uno dei ponti che collegano la mia generazione con quelle precedenti. La conoscenza dei miei genitori su semi e tessuti, non la potrò passare ai miei figli. Quando mi sono reso conto di questa cosa, ho cercato di porvi rimedio, perché è veramente un peccato veder svanire usanze e tradizioni, il sapere e la conoscenza raffinate nel corso dei secoli, da passare di generazione in generazione. Soprattutto ora che c’è internet, che diluisce, lava e cancella la tradizione orale.
Fortunatamente, ho scoperto che alcune cose, io e mio padre riusciamo a condividerle ugualmente. Da anni ci occupiamo dei prodotti di conserva e di alcuni piatti tipici della nostra famiglia. La ricetta per le olive in salamoia, passa di padre in figlio da circa 500 anni, ed io che sono l’erede, la custodisco gelosamente. La marmellata di arance, il liquore al mandarino verde, gli sfingi col miele, li facciamo allo stesso modo in cui li facevano i nostri antenati. Magari con l’aiuto della tecnologia, tipo la friggitrice, ma solo se il risultato è esattamente uguale a quello tradizionale.
Domenica scorsa, io e mio padre abbiamo prodotto 1 kg e mezzo di marmellata di nespole e mezzo chilo di crescenza. Che a pelare quelle nespole, tutte buccia e semi, è stato uno strazio, e infilare le mani nella cagliata bollente, quando facciamo il formaggio, ve lo raccomando. Ma ogni volta che faccio queste cose, mi rendo conto che non è il risultato, quello che mi interessa. Venissero tutte delle mezze schifezze, tanto lo farei lo stesso. L’importante, è condividere l’attività, avere un contatto con una persona a cui vuoi bene.
Quando stai fuori di casa 10 ore al giorno, ti vedi per mangiare, poi hai le tue cose da fare, e se scambi due parole, è per parlare di cazzate oppure di problemi. Non per condividere la gioia di fare qualcosa assieme. Se i membri della famiglia hanno tutti lavori diversi, come a casa mia, niente di quello che fanno è il risultato di uno sforzo fatto insieme. Se hanno anche hobby diversi, allora vivono isolati sotto lo stesso tetto. E se vivono lontani, come me, mio fratello e la mia famiglia, allora addio.
Eppure, non c’è niente di più bello di fare qualcosa con una persona che ami, non importa quanto sia una scocciatura, se alla fine puoi guardare il frutto del vostro lavoro e pensare che l’avete fatto assieme. Che il risultato, buono o cattivo, nasce da un momento che due persone hanno ritagliato dalle loro vite, per il piacere di stare insieme. Certo, quando le cose ti vengono male, scoccia. Tipo la crescenza, che ci è venuta una porcheria, ma quando vengono bene, sono incredibilmente più buone.
Perché le persone care, rendono tutto migliore.
Inviato da: dio
il 02/11/2022 alle 22:13
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