Mr Nice Guy

Ad intervalli regolari, l’attenzione dei telegiornali si sofferma su degli omicidi particolarmente violenti, tipo mariti che ammazzano le mogli con 100 coltellate o viceversa. Ogni volta che ne sento parlare, io mi domando sempre la stessa cosa: ma quanto deve averti fatto arrabbiare una persona, per dargli 100 coltellate?

Ora, è chiaro che quando si parla di morti e ammazzamenti, il pudore ci vorrebbe tutti con la faccia lunga a dire che no, è sbagliato e non si fa. Chi passa di qui ogni tanto, l’avrà capito che il Mister, nel suo piccolo, è il classico cattolico conservatore di stampo veteromaschilista. Poi fra scout e volontariato, la mia bella dose di messe me la sono sciroppata pure io, che sia chiaro. Quindi lo so benissimo che c’è un comandamento che dice “non uccidere”, e c’è anche la versione 2.0, che dice “ama il prossimo tuo come te stesso”. Voglio dire, lo so pure io che la morale, la religione e la legge dicono che no, non si fa. Che è sbagliato. Eppure, non è così semplice. Fra tutti i crimini che ci sono, l’omicidio fa storia a sé.

Se vogliamo guardare le cose come stanno, l’istinto di uccidere è naturale quanto mangiare, dormire e riprodursi. L’uomo è un predatore, e i predatori uccidono per sopravvivere. Se c’è da cacciare, si uccide. Se c’è una minaccia, dev’essere eliminata alla radice. E quando la Natura dice che deve essere eliminata, si riferisce alla minaccia e tutta la sua discendenza, che sennò poi tornano a vendicarsi, e sono dolori.

In tutto questo bel discorso della Natura, che avrà pure dei modi un po’ sbrigativi, ma santa madonna, sono veramente rapidi ed efficaci, ad un certo punto arriva la legge. Qualcuno ci si intromette e dice che non bisognerebbe uccidere. E tutto il sistema messo in piedi dalla Natura, che sarà stato rozzo, ma che funzionava dall’inizio dei tempi, viene improvvisamente a cadere.

Di punto in bianco quindi ti vedi costretto ad abbandonare la clava, lo strumento più versatile che la mente umana abbia mai concepito, e devi risolvere le cose in altro modo. Solo che la Natura, nel suo disegno generale, se ne frega altamente di quello che per te è giusto o sbagliato. Voglio dire, non è che “non uccidere” sta scritto da qualche parte, tutt’altro. L’istinto di uccidere è assolutamente innato. Tutti, almeno una volta, abbiamo desiderato di uccidere qualcuno, ed è normale. Tuttavia, chi più chi meno, siamo persone civili, per cui teniamo a bada gli istinti.

Ci sono però delle condizioni in cui, per quanto si possa essere civilizzati, molto semplicemente si perde il lume della ragione. E non mi riferisco all’autodifesa, o al marito che torna a casa, trova la moglie che si fa controllare l’impianto dall’idraulico, e ammazza tutti quanti. Parlo di situazioni che si protraggono nel tempo, e che alla fine si concludono in modo estremamente violento. Quelle situazioni in cui una persona, fuori di sé, risolve un problema con 100 coltellate.

Pochi si fermano a pensare cosa significa veramente dare 100 coltellate a qualcuno. Se vuoi uccidere qualcuno, gli tiri una coltellata e basta. Al massimo tiè, gliene dai 2 o 3 per stare sicuro. Ma per darne 50 o 100, bisogna mettersi d’impegno. Dopo che gli hai dato un paio di coltellate e la vittima cade per terra, bisogna salirgli sopra, e continuare a tirare coltellate per più di qualche minuto. Vuol dire accoltellare un cadavere fino a quando non ce la fai più ad alzare il braccio.

Non è che dai una trentina di coltellate ad una persona, e poi pensi “vabè dai, gliene ho date che basta, ora smetto”. Per essere sicuri di aver ammazzato qualcuno, ne bastano due o tre. Quando superi quelle, gli dai tutte le coltellate che avresti voluto dargli in tutto il periodo che ti ha fatto ammattire. Perchè di quello si tratta, ci sono delle persone che possono farti ammattire. Quando ammazzi qualcuno a quel modo, non lo stai solo uccidendo. Stai sfogando tutto il rancore, tutta la sofferenza e tutta la frustrazione che hai accumulato. E la sfoghi a forza di coltellate, fino a quando non ce la fai più.

Quando sento di storie del genere, io rimango sempre pensieroso. Perchè non dico che una persona in grado di trasformare la vita di qualcuno in un inferno, fatto di umiliazioni e sofferenze, si meriti 100 coltellate. Per carità. Però, per beccarti 100 coltellate, qualcosa l’hai fatto di sicuro. Certamente un omicidio per un motivo del genere non è giustificato, ma una cosa continuo a pensarla.

Scommetto che si prova una gran soddisfazione.