Mr Nice Guy

Oggi è una data storica: il titolo del post è il riferimento ad una canzone, quella canzone è italiana, ed è persino una canzone di De Gregori. Il Mister, che se la tira così tanto con la meta-cinematografia, i riferimenti letterari, la fantascienza, il jazz e l’hard rock, mi casca su una canzonetta di De Gregori. Eppure, anche se non ho scuse, vorrei almeno provare ad esporre le attenuanti.

La mia prima attenuante, è che da qualche giorno ho ripreso in mano la chitarra, dopo quasi 15 anni che non la toccavo. Domenica pomeriggio scorso abbiamo fatto un piccolo pic-nic  in compagnia degli amici della Miss, ed uno degli invitati si era portato la chitarra classica. Si è messo a strimpellare, e nemmeno a farlo apposta, ha scodellato tutto il repertorio di canzoni che suonavo quand’ero ragazzo e andavo in giro con gli scout. È stato un viaggio nella memoria.

Per carità, la maggior parte dei miei amici suona qualche strumento, in molti suonano la chitarra elettrica, la suona persino mio fratello, ma era una vita che non sentivo cose come “wish you were here” dei Pink Floyd o “tears in heaven” di Eric Clapton, per cui sono stato letteralmente catapultato indietro nel tempo. Il giorno dopo, ho tirato fuori la chitarra elettrica dalla custodia, che stava in un angolo di casa a prendere polvere da anni, ho fatto un paio di accordi, e mi sono ritrovato improvvisamente quindicenne. Mi sono ritornate in mente tutte le canzoni che ho suonato da ragazzo intorno ad un falò, comprese le ignobili canzonette italiane.

La seconda, è che oggi mi cominciano le ferie, e mi aspettano parecchi giri. Perchè non sia mai che una persona come me, che per lavoro gira mezza italia, durante le ferie decida di stare fermo in un posto solo più a lungo di 3 o 4 giorni. Il “piano ferie” che ho fatto con la Miss, prevede tranquillamente almeno 1000 km di strada, 5 regioni, montagna, mare e collina. Quindi di viaggi, ce ne saranno parecchi.

Poi, è il mio ultimo giorno di lavoro qui allo studio. Ho fatto tutti i passaggi di consegne, ho sistemato i sospesi, terminato tutti i documenti in corso e chiuso tutte le pratiche, per cui questo pomeriggio mi porterò uno scatolone, e nella migliore delle tradizioni da telefilm americano, pulirò la scrivania. Con tutte la roba che sono riuscito ad accumulare fra cassetti e scrivania, spero sinceramente che uno scatolone mi basti.  In ogni caso, dopo 8 anni qui, sono sicuro che quest’operazione mi farà un certo effetto.

Infine, quello che succederà dopo queste ferie, da settembre in avanti, è un’incognita. C’è il progetto di aprire il mio studio, ma è un progetto dai confini nebulosi, fatto di tanti “se”, tanti “ma” e numerose incognite. Ieri sono stato a cena con la mia amica Chimica, e ammetto tranquillamente che mi ha buttato parecchio giù di morale. Per cui, il mio futuro mi sembra parecchio un miraggio, ora come ora. Ho pianificato quello che potevo, ma deve ancora succedere tutto quanto. Siamo ancora nel mondo delle idee.

Quindi stamattina, mentre mi preparavo, mi è tornato in mente un verso di quella canzone, che recita più o meno “del resto alla fine di un viaggio, c’è sempre un viaggio da ricominciare”. E per quanto mi stiano sulle scatole tutti i cantanti italiani ad eccezione di Vasco, ammetto che in quell’incredibile banalità, ci ho trovato tutto un senso particolare. Oggi si chiude un viaggio metaforico, ci saranno dei viaggetti letterali ad agosto, e a settembre ne comincerà un altro. E speriamo che vada tutto bene.

Che dire, incrociamo le dita!

Credo che tutti quanti, almeno una volta, ci siamo intromessi nella vita di qualcuno, armati delle migliori intenzioni. Abbiamo giudicato le sue azioni e ci siamo sentiti in dovere di intervenire “per il suo bene”. Eppure le vite degli altri, se non influenzano la nostra, non ci riguardano affatto. E se non siamo capaci di restare a guardare, forse non dovremmo essere lì.

Ammetto che questa consapevolezza mi pesa in modo particolare. Io per primo, che sono affetto dalla Sindrome del Cavaliere Bianco, passerei il mio tempo a cercare di rimediare ai problemi delle persone care. Tuttavia, le scelte che fa una persona in ambiti che non ci coinvolgono direttamente, sono indiscutibilmente un territorio in cui nessuno dovrebbe mettere piede. Non importa quanto sbagliate possiamo giudicare certe azioni, se non ci toccano in prima persona, non abbiamo il diritto di parlare.

Intendiamoci, la tentazione c’è, ed è forte. Più la persona ci sta a cuore, più ci sentiamo in dovere di intrometterci per proteggerla dalle scelte che giudichiamo discutibili, o peggio ancora, dannose. Perché nessuna persona normale può guardare un amico, un fratello, un amore imboccare una strada che lo porta all’autodistruzione, e rimanere impassibile. Ci sentiamo quasi obbligati a intervenire, parlare, discutere e consigliare, e fare in questo modo “il suo bene”.

Però, sotto tutti i punti di vista, questo comportamento è scorretto. Ciascuno di noi è responsabile della propria vita, ha il diritto di fare le proprie scelte in autonomia, e nessuno può sapere cosa è meglio per qualcun altro. Soprattutto più della persona direttamente interessata. L’unica occasione in cui è lecito mettersi a discutere sulle scelte di qualcuno, è quando il suo comportamento ci influenza in modo diretto. Quando il comportamento di qualcuno, ci coinvolge in prima persona.

Tanto per farvi un esempio, da quando conosco la Miss, penso che il suo modo di gestire la vita sia un modo abbastanza elaborato, ma indubbiamente efficace, per distruggersi completamente. L’ho visto fare ad altri, so che il risultato è quello, e ne sono così convinto, che mi ci giocherei la casa. Eppure non penso di avere il diritto di insistere più di tanto, sul fatto che dovrebbe risparmiarsi un po’. Fintanto che quello che la Miss dà a me non viene influenzato dal suo stile di vita, come si gestisce le giornate quando non ci sono, non mi deve riguardare.

Perchè se la Miss facesse una vita che la esaurisse di meno, per me non cambierebbe nulla. Certo, egoisticamente parlando, ogni tanto penso che della Miss io mi becco gli avanzi. Quello che resta di una settimana di lavoro faticosa, della sua vita sociale, della sua attività sportiva, e di tutti i suoi altri mille impegni che la sfiniscono, quello che resta è per me. E non è molto. Però comunque non cambierebbe nulla. Quella donna mi dà adesso lo stesso che mi darebbe se non fosse sempre uno straccio pietoso, e lo fa col sorriso, quindi non ho il diritto di interferire nelle decisioni che la fanno felice. Lei è contenta così.

Tuttavia, anche se razionalmente sono convinto di questa cosa, ugualmente non riesco a sopportarla. Disapprovo le sue azioni e il suo stile di vita, anche se non mi riguardano. Le disapprovo così tanto, che ogni tanto mi ci arrabbio. E questo mi fa riflettere.

Sono sempre stato convinto che se ad una persona ci tieni per davvero, te la prendi così com’è, pregi, difetti e stile di vita. Tra l’altro, le persone non cambiano, e non si possono cambiare. Quindi se le ami, le approvi e le supporti, sempre e comunque, anche se pensi che per essere felici si stanno facendo del male. Tuttavia, se non riesci ad accettare che le vite degli altri non ti riguardano, seriamente ti devi domandare cosa ci stai lì a fare.

Perchè il punto, alla fine, è proprio quello. Se partiamo dal presupposto che non abbiamo il diritto di interferire nelle scelte di una persona, tutto si riduce ad accettare la sua vita, o non accettarla. Ognuno di noi ha il diritto di essere felice come vuole, ed avere di fianco una persona che ti disapprova, non fa bene a nessuno. Né a chi si sente criticato “per il suo bene”, né a chi si mastica le preoccupazioni e si trattiene dal metterci bocca. Quindi una persona o la accetti, o la lasci in pace. Se non sei capace di sopportare il suo stile di vita, l’unica alternativa che ti resta, è andartene. La vita è sua, e ci fa quello che vuole.

Con te, o senza di te.