Creato da Mr.Nice.Guy il 07/07/2008

Mr Nice Guy

Trovati un bravo ragazzo!

Messaggi di Settembre 2013

In alto mare

Post n°236 pubblicato il 17 Settembre 2013 da Mr.Nice.Guy
 

Amici, compagni, conoscenti e prodi palombari negli abissi delle mie idiozie, sto seriamente in alto mare. Al di là del fatto che dopo gli agenti immobiliari, sto cominciando ad odiare anche la categoria dei commercialisti, qui seriamente non si vede la riva. Aprire lo studio di sta rivelando più impegnativo di un parto trigemino. Podalici tutti e tre, ovviamente.

Tra l’altro, un bel cesareo, e un parto trigemino lo risolvi in qualche modo. A parte la poverella che dopo un cesareo del genere, se la vedono quelli di Amnesty International si convincono che all’ospedale vengono violati i diritti umani, ma lo risolvi. Io qui ancora non ne vengo fuori. Uno pensa che aprire un’attività di ufficio sia una cosa rapida, alla fine  il massimo che devi fare è affittare una stanza e comprare due scrivanie e i computer. Mica devi ottenere la licenza per somministrare cibi e bevande, mettere a norma i locali, regolarizzare spogliarelliste moldave o cose strane.

Invece scopri che il grande scoglio, una volta che si è circumnavigato quello delle agenzie immobiliari cercando di minimizzare i danni, è rappresentato dai commercialisti. Per passare da dipendente a libero professionista, ti licenzi e apri la partita IVA. Una roba di due secondi, in teoria almeno. Peccato che il commercialista del mio ex datore di lavoro non si sia ancora disturbato a farmi avere la liquidazione, e il commercialista presso cui aprirò l’attività non si sia ancora deciso a prepararmi le carte per avviare l’attività. Che voglio dire, uno li paga pure!

Ho trovato l’ufficio, ho una collega che mi chiama un giorno sì e uno no perchè vuole affidarmi dei lavori, ho un cliente che aspetta un preventivo, ma sono ancora fermo in mezzo al mare. Non posso fare il contratto di affitto o l’assicurazione professionale, aprire le utenze, ottenere un numero di telefono e fax, stampare i biglietti da visita, e nemmeno mandare un preventivo, perchè senza la partita IVA non si va da nessuna parte. Capiamoci, io bacio per terra per il fatto che ho già dei lavori che mi aspettano, sia chiaro. Solo che mi piacerebbe farli, e non farli aspettare. Sapete com’è.

Purtroppo, sto trascurando il blog, e mi dispiace parecchio. Da un lato non ho la possibilità di leggere quello che scrivono gli altri poveri disperati come me, che navigano da queste parti. Dall’altro non riesco a dedicare due righe di risposta alle anime gentili che ogni tanto mi lasciano un commento. E io vi voglio tanto bene, lo sapete, no? Infine, nemmeno due minuti da dedicare ad un post serio (cioè, serio si fa per dire, ma ci siamo capiti). Perchè non potrò fare i preventivi, ma i conti e la documentazione di base, i modelli e le strutture dei documenti, ho già cominciato a prepararli, perchè devono essere pronti.

Ah, e non trascorro nemmeno tutto questo tempo a ripassarmi la Miss, tra l’altro. Anzi. Potrei parlarvi del fatto che si discutono progetti insieme e che va tutto preoccupantemente bene, ma la verità è che pure da quel punto di vista, causa impegni lavorativi di tutti e due, si combina poco. Voglio dire, a me il finesettimana, non è che mi basti poi così tanto. Io sono quello di 3 volte a settimana garantite, meglio tutti i giorni, mentre qua si batte chiodo solo di sabato e di domenica. Che voglio dire, è un po’ pochino.

Insomma, un po’ perchè alla fine uno fra le lenzuola sfoga anche un po’ di bassi istinti, se proprio devo fare un commento musicale alla questione, non mi viene certo in mente Whitney Houston con “I will always love you”. Piuttosto i Bloodhound Gang con “the bad touch”, se devo dirla tutta. Qualcosa alla “let’s do it like they do on the Discovery channel”, ecco. Uhm, oltre che in alto mare, mi sa che sono andato un po’ alla deriva. Ma vabbè, intanto si procede.

Per tutte le anime giovani e musicalmente impreparate (vergogna!), nonché per chi ha difficoltà con il rap-pop in inglese, ecco la versione con musica e testo.

 

 

Ahhh, piccolo attimo alla "quando ero giovane io...!"

 
 
 

Le cose che fanno innamorare

Post n°235 pubblicato il 13 Settembre 2013 da Mr.Nice.Guy
 
Foto di Mr.Nice.Guy

Qualche tempo fa, mentre tornavo a casa dopo aver passato il finesettimana con la Miss, riflettevo sul fatto che scegliere una donna, è un po’ come scegliere una casa. Ci sono dei particolari che ti colpiscono e ti fanno dire “voglio questa”, ma poi te ne innamori per altri motivi. Te ne innamori per quello che ti da.

Se c’è una categoria professionale che disprezzo, è quella degli agenti immobiliari. Per come la vedo io, un agente immobiliare medio si venderebbe la madre, mentendo anche al Padreterno, pur di concludere un affare. Fosse per me li sterminerei tutti, dal primo all’ultimo, dopo aver rimesso in vigore tortura e pena di morte. Eppure, un paio di cose giuste ogni tanto le dicono persino loro. Fosse solo per statistica, fra tante vaccate, qualcuna di giusta ce ne dev’essere per forza.

Un amico agente immobiliare pentito, una volta mi ha confessato che la gente sceglie una casa quando trova qualcosa che li colpisce. Che si sceglie la casa per il colpo d’occhio, oppure quando in quella casa ci sono dei particolari che catturano l’attenzione. Ed effettivamente è vero. Quando devi scegliere una casa od un appartamento, fra tanti simili, scegli quello che ha quell’aspetto o due che fanno pendere la bilancia in quella direzione.

Tuttavia, scegli una casa per dei particolari, e te ne innamori per quello che ti dà. Magari la scegli perché ha il portico, oppure la vista sul lago, o magari è tanto spaziosa e luminosa, ma te ne innamori veramente perché ha il barbecue in giardino, e puoi farci la grigliata con gli amici. Oppure perché ti sei ricavato l’angolo della lettura nel posto fresco di casa, e d’estate ci passi le ore a leggere i tuoi libri preferiti.

Con le persone, è esattamente la stessa cosa. Vedi una donna, di lei  ti colpisce qualcosa in particolare, come il portamento, il viso, l’armonia, oppure magari lo stacco di coscia e l’aria da maialona, e decidi che quella ti piace, per cui ci inizi una storiella. Tuttavia te ne innamori, soltanto se quella donna è in grado di conquistarti. Tutti quanti abbiamo dei punti deboli, delle cose che ci colpiscono in modo particolare e verso cui siamo particolarmente sensibili. Se la donna che stai frequentando ti tocca sulle corde giuste, ti innamori senza nemmeno accorgertene.

Quando ho conosciuto la Miss e ho detto “voglio questa”, di tutto quanto mi hanno colpito la sua vitalità e il suo sorriso. Certo, è una gran bella ragazza, intelligente, interessante e tutte le altre belle cose che ripeto di continuo, ma quando l’ho vista la prima volta, quello che mi ha colpito di più è stato il sorriso. Quando abbiamo cominciato a frequentarci, la sua energia e vitalità hanno fatto il resto. Però le cose della Miss che mi fanno innamorare, non c’entrano niente con sorriso, aspetto fisico, vitalità e tutte le altre belle cose. La Miss, molto semplicemente, è un tesoro di donna.

Tanto per dirne un paio, una volta mi ha fatto una teglia di muffin al cioccolato per farci colazione la settimana dopo. Visto che ho perso due bandane mentre ero via con lei, ha fatto il giro dei negozi e mi ha regalato le due che era riuscita a trovare. Un sabato, uscita dal lavoro, si è messa a cucinarmi il pranzo di corsa per farmi trovare tutto pronto, senza nemmeno riposarsi un secondo. Una domenica, che abbiamo fatto il pranzo con gli amici in giardino, dopo aver spignattato tutto venerdì sera, mi ha fatto il pacchettino con gli avanzi “così non devi cucinare per un paio di giorni”.

Quando mi fa questi pensierini, io rimango senza parole. Magari sembrano sciocchezze, ma è la prima volta in vita mia che una donna fa queste cose per me, ed io rimango ogni volta a bocca aperta. Sono dei piccoli gesti così generosi e disinteressati, che mi si riempie il cuore d’amore. E allora capisco che è un po’ come quando scegli una casa. Ti colpisce per una cosa, ma te ne innamori per quello che ti dà. Per le piccole cose di tutti i giorni.

Perchè sono le piccole cose, che ti fanno innamorare.

 

 
 
 

La vestaglia di seta nera

Post n°234 pubblicato il 12 Settembre 2013 da Mr.Nice.Guy
 
Foto di Mr.Nice.Guy

Quando cominci a fare i pacchi per il trasloco, dagli armadi salta fuori di tutto. Vestiti che avevi dimenticato di possedere, guanti spaiati, calzini orfani, sciarpe, cinture, cravatte, ma anche capi d’abbigliamento che non ti appartengono e biancheria femminile di varia natura. È assolutamente normale. Quello che magari non ti aspetti, è quando dal fondo dell’armadio salta fuori dell'altro. Tipo una vestaglia di seta nera.

Trovare vestiti e abbigliamento appartenuti ad altre persone, è assolutamente la norma. All’interno di ogni armadio si accumulano cose che sono state prestate e mai restituite, vestiti raccolti per caso, o anche semplicemente capi d’abbigliamento che qualcuno ha dimenticato di portarsi via. Il classico dei classici sono mutande, reggiseni e calzini, che hanno l’abitudine di spuntar fuori ad intervalli casuali, magari proprio nei momenti meno opportuni.

Tra l’altro, uno a queste cose ci deve stare pure attento. Intanto, metti che un giorno la tua donnina comincia a risistemarti l’armadio, e dentro ci trova un reggiseno che non le appartiene. La crisi di coppia è assicurata, con tanto di lancio di piatti e urla selvagge. Poi le gaffe involontarie sono dietro l’angolo. Ad esempio un giorno che ti trovi fra le mani un paio di slip o un tanga, che fai? Lo dai alla tua donna, o lo nascondi? Perchè se una porta solo perizomi di pizzo, e davanti hai un mutandone antistupro, allora è facile capire a chi appartiene, ma se già si parla di slip con le paperelle e slip con i gattini, la cosa si complica decisamente.

In ogni caso, fra gli svariati capi d’abbigliamento che ho ritrovato mentre svuotavo l’armadio, c’è anche una vestaglietta di seta nera, che ho comprato circa 12 anni fa per una mia ex fidanzata, alla modica cifra di 300'000 lire. Quando l’ho regalata a quella mia ex fidanzata, lei se l’è provata, ha fatto un sorriso di cortesia, ha deciso mentalmente che secondo i suoi canoni estetici non le stava bene, e l’ha appesa nell’angolo più lontano del mio armadio. Era dicembre del 2001.

Nel dicembre 2006 l’ho appesa nell’armadio di Marghera, a tre traslochi di distanza, e qualche mese dopo ci siamo lasciati. Non l’ha indossata nemmeno una volta. La vestaglia però è rimasta appesa fino a novembre 2009, e quando ho traslocato è finita in fondo ad uno scatolone. Quando ho riaperto lo scatolone nel settembre 2010, concluse le ristrutturazioni, l’ho messa in fondo all’armadio, e lì è rimasta fino all’altro giorno, quando ho svuotato tutto per traslocare nuovamente.

Certo, qualcuno potrebbe domandarsi come mai io mi porti in giro una vestaglia di seta nera da 12 anni, e non mi decida a buttarla via. Beh, intanto per i primi 6 anni, in teoria non avevo motivo di buttarla, anche se non veniva usata. Poi quando la metti su una gruccetta della lavanderia, una vestaglia di seta occupa la metà dello spazio di una camicia, quindi se sta in fondo all’armadio, va a finire che te la dimentichi lì appesa. Casomai, la domanda che si potrebbe fare, è come mai non l’ho buttata le ultime 3 volte che mi è capitata fra le mani, e cioè quando ho traslocato da Marghera, quando ho aperto lo scatolone, e infine l’altro giorno.

La prima volta, ho pensato che magari potevo farci qualcosa con la seta, per cui me la sono portata dietro. La seconda, ad un anno di distanza, perchè non mi era venuto in mente niente, ma l’idea di farci qualcosa con la seta era comunque buona, quindi valeva la pena tenerla. L’ultima, perchè mi ci sono affezionato. Quella vestaglia di La Perla, taglia III, mi accompagna da tanti anni, l’unica persona che l’ha toccata, spostata, piegata o impacchettata sono io, l’ho pagata coi miei soldi, per cui è mia a tutti gli effetti, e buttarla mi dispiace.

Così l’altro giorno quando l’ho ritrovata in fondo all’armadio tutta spiegazzata l’ho guardata, mi sono accorto che era sporca di calcina sul davanti, e l’ho addirittura lavata a mano. Tutto il resto dell’armadio l’ho caricato in macchina, ma lei è rimasta appesa sullo stendino ad asciugarsi. Oggi torno a fare un altro pezzo di trasloco, quindi la piego e me la porto via. Magari la stiro pure. Alla fine, sono l’unica persona a cui è piaciuta, mi ha accompagnato per 5 traslochi, e secondo me porta fortuna.

E nel prossimo armadio, torna a stare appesa.

 
 
 

La fine del macho latino?

Post n°233 pubblicato il 11 Settembre 2013 da Mr.Nice.Guy
 
Foto di Mr.Nice.Guy

Qualche giorno fa è venuto fuori che l’Italia è fra i più grandi acquirenti della pillolina blu, insieme ad Inghilterra e Germania. Come al solito, in tempo zero si è levato il solito coro di quelle che lamentano la fine del maschio latino.  A sentire molte donne, se per Inghilterra e germania è comprensibile, per l’Italia è il chiaro segno che l’homo mandrillus si sta estinguendo. Eppure, mai nessuna che si domandi come sia potuto succedere…

Intendiamoci, qualche mese fa, io stesso scrivevo un post relativamente al fatto che grazie a Dio c’è il Viagra. In particolar modo, vista la ricchezza di dettagli che le mie amiche utilizzano quando mi parlano di sesso, e più in generale mi raccontano delle imbarazzanti defaillance dei loro amanti. Cose che solo a pensarci, mi si stronca l’erezione per i prossimi 10 anni. Perchè facciamo a capirci, quando con una cilecca rischi di diventare la barzelletta di tutta una compagnia, il pensierino alla pastiglietta ce lo fai eccome. Soprattutto quando ti avvicini ai 40, che oltre agli ormoni cala un po’ tutto.

Che poi, questa cosa che è normale che cali un po’ tutto, compresa la pancetta, io la so, gli altri uomini la sanno (anche se non la ammetterebbero nemmeno sotto tortura), la sanno pure le donne, però tanto la battutina sulla cilecca del loro uomo e dei loro ex la fanno lo stesso. Salvo poi stupirsi che non se le raccatta nessuno, andare col toy boy, vantare mirabilie della sua prestanza, e poi stupirsi quando la prendono in culo in senso metaforico, oltre che letterale. Ma vabbè.

In ogni caso, a prescindere dal fatto che fortunatamente mi vivo questa consapevolezza in modo abbastanza tranquillo, del tipo che so che prima o poi succederà inevitabilmente, il punto è un altro. Tanto per dirne una, il boom di vendite di viagra in Italia non mi stupisce affatto. Voglio dire, da un lato sai che prima o poi succederà, per cui magari ad uno gli viene un po’ l’agitazione. Dall’altro, sai che fai una cilecca, e subito un gruppo di amiche si metterà a commentare su questo e su quello da far invidia a Biscardi. Quindi per forza uno si premunisce, e va giù di “integratori” anche se non gli servono ancora.

Ma la cosa che veramente mi fa girar le balle, è la rapidità con cui al minimo accenno, tantissime donne attaccano con la solfa del maschio latino che non c’è più. Eccheccazzo! Pare che fanno festa, ogni volta che possono tirar fuori questa storia. Che io dico, non c’è mica da mettere gli striscioni e cantare i cori di vittoria…

Certe volte ho la netta sensazione che in molte si divertano a sminuire gli uomini in generale, e gli uomini con cui si accompagnano in particolare. Come se a raccontare la malignata segnassero un punto a favore del genere femminile, una sorta di rivalsa verso qualche torto subito. Insomma, la degna conclusione a “gli uomini sono tutti stronzi” sembra essere esclusivamente “e non gli tira nemmeno”. C’è veramente da domandarsi se sono stronzi perchè non gli tira, o se non gli tira perchè sono stronzi, e quindi aggiungono il danno alla beffa. Magari se gli tirasse di più, sarebbero accettabili, che ne so…

In ogni caso, stronzaggine a parte, non posso fare a meno di interrogarmi sulle relazioni causali di questo fastidiosissimo atteggiamento. Insomma, ammesso e non concesso che veramente il “macho latino” sia una specie in via di estinzione, c’è da domandarsi quanto questo fenomeno sia collegato all’esultanza di quelle che ne festeggiano la dipartita. E soprattutto, se l’eventuale sparizione sia in qualche modo causata dallo stesso genere femminile.

Insomma, qualche cilecca isolata può essere collegata all’emozione o all’ansia da prestazione, un fenomeno nazionale invece no. Per come la vedo io, il popolo femminile dovrebbe farsi qualche domanda. Perchè spesso si tende a dimenticare che non basta vedere un bel culo e un paio di tette, per farsi venire la voglia. Tra l’altro, c’è un limite al numero di “non sai cosa mi è successo oggi” che un uomo può sopportare, prima di diventare impotente. Se ad esempio sai che una donna ti rompe le balle prima, durante e dopo esserci andato a letto, uno magari ci pensa due volte, e lì scatta il calo del desiderio. Che alla fine, non è un calo vero e proprio.

È più istinto di sopravvivenza.

 
 
 

Il dilemma dell'innamorato

Post n°232 pubblicato il 10 Settembre 2013 da Mr.Nice.Guy
 
Foto di Mr.Nice.Guy

Credevo che la prima settimana da ufficialmente "disoccupato" sarebbe stata decisamente tranquilla, sonnolenta come un pigro risveglio dopo le vacanze. Magari potevo aspettarmi che sarebbe stata all'insegna dell'ansia, della preoccupazione e dell'angoscia esistenziale. Non potevo sbagliarmi di più. Mettersi in proprio, è come essere innamorato di due donne.

Uno si aspetta che tornare libero dopo tanti anni di lavoro dipendente, sia un po' come diventare nuovamente single. Gli uomini che tornano single dopo anni di relazione, spesso si chiudono in casa, non vedono nessuno, e come gli orsi che escono dal letargo, ritornano alla vita sociale dopo parecchio tempo. C'è un dramma da superare, mica son bazzecole. Magari le donne al contrario si passano un paio di settimane a piangere e poi via! tutta vita! ceretta alla brasiliana, tutte le sere fuori e rimorchio selvaggio! Però gli uomini di solito no. O almeno, io non l'ho mai fatto, e chi passa di qua a leggere, lo sa.

Invece, per quanto riguarda il lavoro, non è stato così. Sono rientrato dalle ferie con la Miss lunedì all'ora di pranzo, e da allora non sono stato fermo un secondo. Anche se nessuna agenzia immobiliare è stata incenerita dal fuoco purificatore, nè bersagliata da fulmini vaganti o esplosa in un attentato terroristico, io quando non sono in macchina, sono in giro a vedere uffici. Ancora non ho cominciato l'attività, e già c'è gente che preme per affidarmi dei lavori che non ho idea nè di quando potrò fare, nè di come farò a fatturare. Oggi vedo il commercialista, al quale ho addirittura messo fretta dicendo "devo cominciare!". Infine, ieri mi ha chiamato un'agenzia, per un posto di lavoro a tempo indeterminato.

Che questa del posto di lavoro, mi ha messo pure un po' in difficoltà. La settimana scorsa l'Ingegnera mi chiama per segnalarmi un’offerta di lavoro e mi suggerisce di candidarmi perchè sono perfetto per il posto. “Non bisogna mai lasciar scappare le opportunità”, mi dice. Venerdì sera invio la candidatura, e ieri mattina mi chiamano. Praticamente come l'hanno letta, mi hanno telefonato. E lì, è scattata la crisi. Ho passato un anno a cercare un lavoro come quello che mi hanno offerto, 6 mesi fa avrei accettato al volo e anche per solo 1200 euro, eppure in quel momento mi sono trovato veramente in difficoltà.

In sostanza, mi sono trovato di fronte al classico dilemma dell’innamorato. Uno corteggia per un sacco di tempo una donna di cui è innamorato, riceve una serie di 2 di picche grossi come tabelloni della Vodafone, fino a che ad un certo punto si mette l'anima in pace e inizia a guardare altrove. Dopo un po’ di tempo incontra una ragazza interessante, ma non appena inizia a frequentarla, l’altra si rifà viva e lo invita a cena e dopocena. Lì sorge il dilemma: cosa fare? Ignorare la vecchia fiamma, ritornare sui propri passi, o addirittura provare a tenere il piede in due staffe per qualche tempo?

Qualcuno potrebbe dire che il lavoro e l’amore sono cose diverse, e che non si possono fare paragoni di questo tipo. Io non sono tanto d’accordo. Alla fine, la vita con la persona giusta, è tanto importante quanto un lavoro che ti dia da mangiare e un minimo di soddisfazione. Qualcun altro, che una cena senza il dopocena, anche per vedere solo che aria tira, sarebbe da fare comunque. Già lì sarei più d’accordo, magari non se si trattasse di due donne, perchè la correttezza per certe cose è fondamentale, ma per il lavoro, magari un semplice colloquio non fa di certo male a nessuno.

Però il punto della questione è decisamente un altro. Nel momento stesso in cui uno si mette l’anima in pace, chiude un capitolo e decide di cominciare una cosa diversa, che sia lavoro o che sia amore, ci sono dei sospesi da troncare. Insomma, non c’è spazio per le indecisioni. La vecchia storia alla Karate Kid, espressa con le immortali parole del maestro Mihagi: “Se impari karate, bene. Se non impari karate, bene. Se impari karate ‘speriamo’, ti schiacciano come acino d’uva”.

Chiaramente, è più facile imparare il karate che scegliere fra lavoro in proprio e lavoro dipendente, o scegliere fra la vecchia fiamma e la nuova. Quindi, anche se non andrei mai ad una cena con la vecchia fiamma che ha cambiato idea, due chiacchiere con quelli che mi hanno offerto il posto di lavoro le ho fatte comunque. Così ho scoperto che sono dei miei vecchi clienti, che però stanno ad un’ora di macchina da casa mia, e non ho voglia di farmela tutti i giorni andata e ritorno. Di sicuro, comunque, quando le opportunità capitano al momento giusto è un conto, ma quando capitano al momento sbagliato, è tutto più complicato.

Perchè a tenere il piede in due staffe, poi si cade da cavallo.

 
 
 

CHI È IL MISTER

Mr Nice Guy: espressione inglese per indicare il "classico bravo ragazzo".

Il mio punto di vista è quello di una persona assolutamente normale. Sono il classico bravo ragazzo. Se ci fosse una definizione di bravo ragazzo medio, nel dizionario, beh, ci sarebbe la mia foto di fianco. Ma nella mia esperienza, essere un bravo ragazzo non ha vantaggi di sorta. Solo sfighe.
E questo è il mio punto di partenza.

 

 

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Inviato da venus.veronensis il 30/10/08 @ 12:39 via WEB
Scendi tra noi umani qualche volta.

Inviato da marematite il 21/10/08 @ 10:45 via WEB
ma vaffanculo...

Inviato da  mr.controcorrente il 18/09/08 @ 13:15 via WEB
... e, aggiungo, da perfetto cattolico quale sei, dovresti sapere che uno dei 7 peccati capitali è la SUPERBIA.

Inviato da vargoli il 01/09/08 @ 16:31 via WEB
Beh, sai, forse hai trovato solo stronze egoiste perché, come si dice, "similes cum similibus congregantur".
 
 

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