Messaggi di Dicembre 2013
Post n°260 pubblicato il 17 Dicembre 2013 da Mr.Nice.Guy
Quando si parla di prostituzione, si può fare una specie di graduatoria, dal livello più basso a quello più alto. Insomma, la prostituzione non è tutta uguale, si parte dalle “sex workers” che esercitano a bordo strada, e si risale la graduatoria fino ad arrivare alle escort di lusso. Ma c’è una categoria che viene sempre esclusa da questi ragionamenti: le studentesse. Senza entrare nel merito della legalità di tutta la faccenda, e tralasciando gli aspetti morali della questione, si può dire che la prostituzione è soggetta alle dinamiche di mercato esattamente come qualsiasi altra attività commerciale. A farci caso, le operatrici del sesso sono un po’ come i ristoranti, ce n’è per tutti i gusti e per tutte le tasche. Ognuno con una propria specialità, caratterizzato da un certo tipo di servizio e all’interno di una determinata fascia di prezzo. Del resto, si tratta pur sempre di soddisfare degli appetiti, e come la ristorazione, anche i servizi di sesso a pagamento devono soddisfare le esigenze di una clientela molto eterogenea. Come c’è il baracchino che vende i panini bisunti con la salsiccia alle 2 di notte, ci sono i ristoranti di lusso con le stelle Michelin, che a pagare il conto ci si lascia mezzo stipendio. In alcuni posti si va per mangiare di corsa e a poco prezzo, in altri per passare la serata nel lusso, serviti e riveriti, col cameriere che riempie il bicchiere in piedi dietro la sedia. E come per la ristorazione, ci sono anche le signorine che esercitano in modo saltuario, non ufficiale. Un po’ come lo chef a domicilio. C’è il catering, e quello è professionale, e c’è lo chef a domicilio, una persona che nella vita fa altro, ma che di tanto in tanto, a chiamata, va a casa di qualcuno a preparare una cena. E se le “call girl” e le squillo sono come il catering, lo chef a domicilio è come le studentesse universitarie. Ragazze che nella vita studiano, ma che per arrotondare e concedersi qualche lusso, non esitano a darla via a pagamento. Chiaramente, ristorante diverso, offerta diversa. Se la escort di lusso offre conversazione brillante, look mozzafiato e sesso da pornostar, la studentessa fornisce una compagnia meno professionale, ma che ha numerosi estimatori. Chi si rivolge alle escort universitarie ricerca la cosiddetta “girlfriend experience”, ossia quello che si può tradurre come “effetto fidanzata”. E per la serie che al Mister le donne raccontano di tutto, questa cosa me l’hanno riferita le dirette interessate. Tanto per menzionarne una, l’altra sera stavo riaccompagnando a casa una collega molto giovane, e si stava chiacchierando allegramente. Non so come siamo finiti in argomento, ma ad un certo punto quella mi racconta che non più tardi dell’anno prima, di fronte all’offerta di uno spasimante molto insistente, si è concessa in cambio di qualche regalo e di una piccola somma di denaro. Lo spasimante le aveva offerto una cifra considerevole per le sue grazie, ma lei aveva accettato per molto meno. Essendo la sua prima volta a pagamento, non si sentiva sicura del servizio che avrebbe offerto, e quindi non voleva nemmeno approfittare. Le volte successive, si è accontentata di qualche regalo, come una bella borsa, qualche giocattolo tecnologico e alcuni piccoli sfizi. Tutte cose che fanno contente le ragazze giovani che vanno all’università. Insomma, anche onesta, a modo suo. Quando uno sente queste storie, si immagina retroscena di povertà o situazioni di bisogno. Invece, questa mia collega è una ragazza normalissima, magari non una cima, ma di ottima famiglia, intelligente e di buon gusto. Mai avuto un problema finanziario, nessun dramma familiare o passato traumatico, nessuna storia di abusi e violenze. Soltanto una ragazza che di fronte ad uno spasimante insistente, che si è offerto di pagare per i suoi servizi, ha accettato valutando costi e benefici. Per quanto mi riguarda, non ho nulla contro la prostituzione, è il mestiere più antico del mondo, in altri paesi europei è legale e le signorine pagano le tasse e beneficiano dei servizi di previdenza sociale. Esattamente come qualsiasi altro lavoratore. Senza contare che molte donne la danno via gratis con molto più impegno e dedizione di qualsiasi professionista, e al massimo devi offrirgli la cena. Eppure, nel sentire questa ragazza di poco più di vent’anni, che adesso è fidanzata e sogna di farsi una famiglia, mi sono scoperto a riflettere sulla questione. Dopo aver tanto rimuginato, una domanda mi è rimasta in mente, senza risposta. Chi è da considerasi più zoccola, una che lo fa per lavoro, una che lo fa per passione, o una che lo fa per togliersi qualche sfizio? Voglio dire, a pagamento oppure no, sempre di zoccole stiamo parlando. Purtroppo, non sono riuscito ad arrivare a una conclusione. Ma mentre riflettevo, non riuscivo a togliermi dalla testa un vecchio detto popolare: “una lavata, un’asciugata, e non sembra neanche adoperata.”
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Ormai mi sono rassegnato al fatto di inviare inconsciamente segnali ambigui. I gay mi abbordano regolarmente, gli etero pensano che voglio rimorchiarli, e molte donne mi considerano il classico provolone. L’altro giorno un paio di ragazze, compagne di corso, me l’hanno proprio detto in faccia. E la cosa, non mi stupisce nemmeno più. Sul fatto che ci sia qualcosa nel mio aspetto e nel mio modo di fare che può confondere chi mi sta intorno, ormai è un dato appurato. Per quanto riguarda l’essere abbordato dai gay, non so quante volte mi è toccato spiegare che no, con mio grande rammarico, preferisco le tette. Poi ogni volta che chiedo ad un etero di uscire insieme, quello pensa che io sia gay. Infine, tutte le donne con cui faccio conoscenza, si convincono che ci sto provando anche con loro. Insomma, a quanto pare do decisamente l’impressione di una persona sessualmente disponibile con tutti, e questo è un problema. Le mie intenzioni sono altre, ma quando una persona si fa un’idea, non c’è verso di fargliela cambiare. Tanto per dirne una, ho il sospetto che i miei amici gay ancora non siano convinti che sì, sono proprio etero. Sono sicuro che in molti mi guardano con aria di compatimento, quella che si riserva alla checca repressa che ancora non ha accettato la sua vera natura. Per quanto riguarda gli uomini etero, anche lì è una rogna. Voglio dire, trovi un tizio simpatico, con cui puoi fare due chiacchiere senza parlare di gnocca o di pallone, e allora ti viene voglia di uscirci a bere una birra in compagnia. Ma se quello pensa che sei gay e che ci stai provando, la birra la puoi vedere col binocolo. Ho visto più sguardi imbarazzati dai miei inviti, di quanti potessi immaginare in tutta una vita. E una volta che si convincono che sei gay, puoi farti vedere in compagnia di tutte le donne che ti pare, tanto con te, da soli, non ci escono. Figurati poi invitarli a casa per vedere un film o giocare a Guitar Hero. Infine, c’è il problema delle donne. Certo, ogni tanto corteggio scherzosamente qualcuna, ma lo faccio consapevolmente. Il problema, è che a quanto pare si sentono corteggiate anche quando non faccio nulla. Dico sempre che ho più amiche che amici, perchè le donne accettano sempre gli inviti. Il problema, è che pensano che ci sto provando, ed è per quello che accettano! E la cosa drammatica, è che tu magari volevi semplicemente andare a prendere l’aperitivo e far due chiacchiere, mentre loro hanno altre aspettative. Così ti trovi una che si è messa tutta in ghingheri, e dopo l’aperitivo si aspetta cena e dopocena. Vaglielo poi a spiegare, quando ti si appiccica addosso stile nastro da pacchi, che ha capito male… Ma come dicevo all’inizio, questa cosa non mi stupisce nemmeno più. Mi coglie di sorpresa ogni volta che succede, ma non mi stupisce. Così, quando l’altro giorno quelle due compagne di corso mi hanno dato del provolone, ho chiesto spiegazioni. Insomma, era un’occasione da non perdere, avevano tirato fuori l’argomento, ed era un’opportunità perfetta per capire il perchè di questo strano fenomeno. Magari non mi avrebbero spiegato lo strano comportamento degli uomini gay o etero, ma sicuramente per la faccenda donne, qualcosa l’avrei capita. A quanto pare, i motivi sono due. Il primo è che rido, scherzo, sorrido sempre e sono esuberante. E qui, mi si è accesa subito la lucina di “gaio”, che spiegherebbe la questione gay. Il secondo, è che ho l’abitudine di toccare la gente, abbracciare, dare pacche o buffetti, e in generale amo il contatto fisico con le persone con cui sto parlando. E questo, potrebbe fornire un indizio sul perchè gli uomini pensano che ci sto provando con loro. Il che, ci riporta alla questione donne, e alla relativa aria da provolone. In pratica, quando sei una persona allegra, espansiva e dici un sacco di vaccate senza ritegno, quelle pensano che stai facendo “il simpatico”, e quindi vuol dire che ci stai provando. Se poi hai l’abitudine di toccare il tuo interlocutore mentre ci parli, il sospetto diventa certezza. Così, ti bollano automaticamente come provolone. Ma la cosa, a quanto pare non le infastidisce più di tanto, soprattutto se sei un bel giovanotto. La dimostrazione pratica l’ho avuta un paio d’ore dopo: una delle due, mi ha chiesto il numero di telefono. Ah, le donne…
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CHI È IL MISTER
Mr Nice Guy: espressione inglese per indicare il "classico bravo ragazzo".
Il mio punto di vista è quello di una persona assolutamente normale. Sono il classico bravo ragazzo. Se ci fosse una definizione di bravo ragazzo medio, nel dizionario, beh, ci sarebbe la mia foto di fianco. Ma nella mia esperienza, essere un bravo ragazzo non ha vantaggi di sorta. Solo sfighe.
E questo è il mio punto di partenza.
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