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PENSIERI A RUOTA LIBERA

Post n°181 pubblicato il 27 Gennaio 2014 da musa_1978
 

Oggi nonna mi ha detto che il nonno le ha chiesto di sposarla, dopo che per sei anni non s'erano più visti. La distanza non li ha separati, li ha solo uniti di più. Sono più o meno a metà della mia vita. Mia nonna alla mia età aveva già sei figli, la sua vita aveva una direzione precisa, le scelte più decisive erano già state fatte, non restava che viverle. Nel mio caso a quasi 36 anni non c'è in vista nessun matrimonio, nessun figlio da crescere, ho appena lasciato un posto di lavoro che non faceva per me e mi sento libera e leggera come non mai. Col passare degli anni, le zavorre le ho pian piano lasciate cadere. È stato un percorso favoloso e complesso, che mi ha inevitabilmente portata a confrontarmi con le mie ombre per poi farmi riconoscere la luce. A quasi 36 anni ho perdonato e rivalutato i miei genitori, ora il tempo che passo con loro è un dono meraviglioso che mi riempie di gioia. Anche le mie sorelle sono diventate due donne meravigliose, ogni giorno che passa me le fa apprezzare di più e la complicità che ci unisce non smette di crescere. Questo 2014 ha portato a delle chiusure...e questo significa che davanti a me tutto è aperto, nessuna direzione precisa o delimitata, tutto ancora da scoprire, sognare e creare. Un nuovo inizio, una me più libera e consapevole...e soprattutto una grande voglia di essere ciò che sono, senza più assecondare gli altri o le mie paure. Vedo molta gente intorno a me che apparentemente ha raggiunto ciò che, la nostra società ritiene "normale": un matrimonio, dei figli, una casa, un lavoro preferibilmente con ottima posizione e grasso stipendio. Poi però basta scavare un pochino per intravvedere enormi buchi emotivi, miriadi di non detti, paure, sensi di colpa, sensazione di essere prigionieri di un destino da cui ci si è fatti scegliere senza mai essere protagonisti del proprio film. Vedo così poca capacità di godersi appieno la vita, di gioire, di ritagliarsi degli spazi di silenzio senza farsi disturbare dal mondo esterno, così poca profondità. Tutto viene vissuto in superficie, perchè se si andasse anche solo un pochino più in profondità ci si potrebbe accorgere che tutto ciò che abbiamo è tutto ciò che in realtà non vorremmo....mentre ciò che vorremmo non sappiamo nemmeno cos'è. A me la profondità ha sempre affascinato...e forse mi ci sono un po' persa, perchè quando entri in contatto con la tua anima...non puoi più fare finta di niente. L'anima è saggia e ricorda bene il motivo per il quale siamo venuti qui. La rigida strutturazione della nostra società, porta la nostra mente ogni giorno a lavorare moltissimo per prevedere ogni eventuale problema, trovare la migliore strategia per condurre una vita piena di cose, di impegni e situazioni da risolvere...in particolare con l'obiettivo di arrivare a fine mese e pagare le bollette, nutrire i nostri figli e mandarli a scuola. La vita diventa così una sorta di catena di montaggio, dove non c'è nemmeno quasi il tempo per andare in bagno...perchè c'è il rischio di mancare un ingranaggio e sputtanare il lavoro svolto fin lì. Poi un giorno ti svegli vecchio anche nel fisico, finalmente non devi più lavorare ed i figli sono usciti dal nido (nella migliore delle ipotesi). Allora ti fermi...ed inizi a sentirti inutile, insoddisfatto...dopo anni di investimento nel fare...ora che non devi più fare...ora che non hai più una posizione al lavoro, ora che come genitore sei quasi più un peso che altro, ora che il compagno di una vita non c'è più....ora sai ancora chi sei? Hai passato la vita a vivere immerso nella superficie...ma tu...chi sei? Cos'hai fatto per te? Hai mai dialogato con le parti più profonde di te stesso? 

Ciò che ci definisce dall'esterno (ruolo lavorativo, ruolo all'interno della società, ruolo nella famiglia,...) è solo una minima parte di ciò che siamo eppure al giorno d'oggi sembra sia l'unica parte che ci dice chi siamo. Credo che in realtà noi tutti siamo molto di più di quello che ci rimanda l'esterno come immagine. Ma per scoprire davvero chi siamo e cosa vogliamo, dobbiamo imparare ogni tanto a staccarci dall'esterno e riconnetterci con l'interno...ciò che potremmo scoprire spaventa, potrebbe farci cambiare strada, ribellare, potrebbe metterci in crisi e farci rivalutare ogni scelta fatta...e chi lo sa, magari anche salvarci da una vita che avremmo continuato a vivere illudendoci di essere felici. 

Bronnie Ware è un'infermiera australiana che per diversi anni ha assistito con cure palliative malati terminali nelle ultime settimane della loro vita. Chiacchierando con queste persone ha notato che c'erano dei temi ricorrenti nei rimpianti di queste persone. Ascoltiamo quali sono, perchè siamo ancora in tempo per evitare gli stessi errori:

5) Avrei voluto permettere a me stesso di essere più felice

4) Avrei voluto rimanere in contatto con i miei amici

3) Avrei voluto avere il coraggio di esprimere i miei sentimenti

2) Vorrei non aver lavorato così tanto

1) Avrei voluto avere il coraggio di vivere la mia vita, invece che la vita che gli altri si aspettavano da me

 

 

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Commenti al Post:
nomade_assenzio
nomade_assenzio il 07/02/14 alle 00:31 via WEB
la gente si rifugia "nell'apparire"..che è molto più semplice, mentendo a tutti e spesso anche a se stessa..pensieri a ruota libera, i tuoi, ma aprirebbero la strada ad ampie riflessioni....
 
 
musa_1978
musa_1978 il 10/02/14 alle 00:59 via WEB
Già :-) grazie nomade per il tuo intervento
 
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