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Post N° 108

Post n°108 pubblicato il 27 Marzo 2007 da NewDealNow

Questa mattina ho acceso il PC e mi sono detto - “Oggi scrivo sul Blog qualcosa su mio papà” - questo mi sono detto ma ora che mi si è presentato davanti il foglio bianco è difficile mettere insieme qualche riga che abbia un senso compiuto o, più propriamente, un significato che racconti questi strani giorni che sto vivendo. Gli ultimi giorni insieme a mio padre.

Non è fondamentale che qualcuno legga quanto scrivo, tanto meno che le mie parole vengano commentate (effettivamente, che vuoi commentare?) ma scrivere, come da sempre per me, ha un effetto calmante; è un palliativo, d'accordo, ma un piccolo effetto positivo nello mettere in parole quello che rimbomba nella mente e nel cuore c'è.

Dall'ultimo mio post c'è stato qualche altro consulto medico, purtroppo quello più importante non ha dato l'esito sperato, la diagnosi è confermata, l'inoperabilità è confermata così come l'eventuale inutilità di un ipotetico intervento ad altissimo rischio. Non esiste cura, rimedio... solo la radioterapia potrebbe (forse) rallentare un pochino il crescere di questo demonio che sta uccidendo, pian piano, mio padre.

È incredibile e, di fatti, ancora non ci credo completamente... a vederlo questa mattina sembra impossibile che abbia, dentro di sé, un male che, tra tre o quattro mesi, lo paralizzerà a letto, poi gli intorpidirà la mente e, infine, lo ucciderà.

È una riflessione banale e penso appartenga a tutti quelli che si trovano faccia a faccia con la fragilità dell'uomo ma tutto il nostro essere arroganti nei confronti della natura, tutta la nostra presunzione che ci fa credere di conoscere e conoscerci, tutti gli artifizi che ci allontanano dalla nostra sostanza di deboli creature dell'universo, tutto questo, e molto altro, crolla come un castello di carte quando ci si accorge che non esistono rimedi, cure, non esistono ricchezze che possano metterci al riparo dalla morte e dal nostro destino. Carriera, soldi, successo, bellezza svaniscono in uno stanzino d'ospedale e l'unica cosa che rimane a galla è ti inonda il cuore è l'amore per la tua famiglia, per le persone che ti hanno amato e che ti amano, desideri solo tornare a casa a speri, lo speri con tutto il cuore, che un miracolo faccia tornare tutto come prima. Quando il destino ci sbatte davanti al muso il suo volere e ci costringe a guardare la nostra realtà di piccoli agglomerati pensanti di atomi, quando la nostra fuga costante dalla nostra natura di piccole creature viene interrotta e veniamo violentemente riportati sulla Terra, sempre uguale da miliardi di anni e ancora oggi, nelle sue regole, uguale ai primordi, quando tutto questo accade, in quello stanzino di ospedale ti ritrovi a essere uguale a un altro dei miliardi di miliardi di uomini, uno a caso non uno speciale, che si è trovato a domandarsi “perchè?”, che si è ritrovato a pregare Dio, che si è ritrovato a piangere, che si è ritrovato nudo, spogliato dalle migliaia di secoli di civilizzazione e progresso, e ha sentito che, come una spada rovente, il dolore primitivo gli stracciava il cuore e tutto, proprio tutto, è caduto a terra e solo l'amore, col quale nasciamo, è rimasto nitido nella mente. Nasciamo per amore e con dolore, le madri soffrono per mettere al mondo i figli, i figli nascono e piangono. Moriamo per dolore e soffriamo per l'amore, i figli piangono, i genitori muoiono. Si inizia e si finisce con un pianto e con un dolore. Si ignora la morte sin tanto che la vita risplende luminosa, si ignora la morte perché la morte è la fine della vita e perciò di ciò che conosciamo; la morte è distante, vestita di nero, appartiene sempre agli altri. La morte, al contrario della nascita, è definitiva. La morte è irreversibile, misteriosa e dolorosa, la vita è fragile, misteriosa, felice e dolorosa quindi, in un certo senso, la vita viene tenuta in scacco, per tutta la sua durata, dalla morte che, inevitabilmente, prima o poi, in un modo piuttosto che in un altro arriva per tutti e per tutti uguale nell'istante immediatamente successivo all'ultimo respiro. Gli occhi si chiudono sul mondo e sulle persone care, l'aria non riempie più i polmoni, il cuore smette di battere e avviene un distacco definitivo, una porta inarrestabile, pesante e senza maniglia si chiude separando, per sempre, chi resta da chi se ne va. Addio... già... A Dio.


Papà, ti voglio bene.

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