AMETISTA
PERLE
DONO DI PRINCIPESSASMERALDA
Post n°168 pubblicato il 30 Maggio 2010 da m.furnaro
fra poco ,con la chiusura delle scuole potremo salutare l'arrivo delle sospirate vacanze! non so se quest'anno potrò farmi un agognato viaggetto, perchè ho da completatare la villetta in campagna, a chi come me,viaggerà solo con la fantasia dedico questo brano, un pò datato,ma semreverde come il suo interprete. |
Post n°167 pubblicato il 24 Maggio 2010 da m.furnaro
Con il Segno Zodiacale dei Gemelli, il terzo segno nell' ordine zodiacale, la Primavera si sta già avviando verso l' Estate e l' Aria geminiana è veicolo dei messaggi della natura. Il Segno Zodiacale dei Gemelli richiama alla freschezza, allo spirito giocoso e spensierato dell' età giovanile; I due gemelli raffigurati sono, secondo la mitologia, Castore e Polluce, i due mitici fratelli, figli di Zeus. Zeus si invaghì di Leda, moglie di Tindaro,
e si unì a lei sotto forma di cigno, facendole generare due uova. Da uno nacquero,i gemelli Polluce ed Elena, dall'altro Castore e Clitennestra. Questi ultimi, erano figli di Tindaro, che si unì a Leda dopo gli amori di questa con Zeus. Pertanto Polluce, figlio del dio, era immortale, a differenza del fratello "umano". I due gemelli - invitati alle nozze delle figlie di Leucippo - rapirono le ragazze; nella lotta che ne derivò, Castore rimase ucciso e scese negli Inferi. Polluce, ferito, fu portato in cielo da Zeus ma, non volendo separarsi dall'amato fratello, chiese a Zeus di liberarlo dall'immortalità per potersi riunire a Castore. Commosso, Zeus concesse loro di restare insieme, un giorno negli Inferi e un giorno tra gli dei. Successivamente, come premio per tale amore fraterno, portò entrambi nei cieli, sotto forma di costellazione. Simbologia che ben rappresenta la volubilità di questo segno, in grado di vivere un giorno in paradiso ed un altro all'inferno. E voi dove preferite vivere? |
Mani danzano leggiadre elevano calici di cristallo brindano alla nostra follia Mani si stringono affettuose attorno a un altare
celano un sorriso amaro difficile da interpretare Mani accarezzano trepide un viso impossibile da dimenticare Mani adunche,nervose vorrebbero strappare quel velo di ipocrisia che ancora ci separa Mani ormai stanche si sfiorano appena sotto il peso degli anni. |
Post n°165 pubblicato il 19 Maggio 2010 da m.furnaro
Maia è una figura della mitologia romana e, in particolare, un'antica dea della fecondità e del risveglio naturale in primavera. Ogni 1º maggio, Vulcano le offriva in sacrificio una scrofa gravida, in modo che anche la terra fosse gravida di frutti. Non si conosce il motivo per il quale vi sia un'affinità col dio del fuoco. Il nome maggio deriva probabilmente dal nome della dea e dal fatto che la sua festività fosse collocata il primo giorno del mese. Anche il nome maiale pare sia giunto alla lingua latina ("sus maialis") e quindi a quella italiana dal suo. Originariamente era la dea dei campi (Bona Dea). Sotto l'appellativo Bona Dea, che ha un significato generale di Grande Madre, si venerava un'antica divinità laziale, il cui nome non poteva essere pronunciato. La versione più accreditata del mito la vuole moglie di Fauno, una moglie molto abile in tutte le arti domestiche e molto pudica, al punto di non uscire dalla propria camera e di non vedere altro uomo che suo marito. Un giorno però trovò una brocca di vino, la bevve e si ubriacò. Suo marito la castigò a tal punto con verghe di mirto che ne morì. Per i cristiani è il mese dedicato alla Madonna, e alle madri in generale.
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Post n°164 pubblicato il 16 Maggio 2010 da m.furnaro
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Post n°163 pubblicato il 14 Maggio 2010 da m.furnaro
la bestia immonda mi dilaniava il cuore e le viscere , la sozzura delle sue mani, infangava la mia tenera carne. E le sue urla, penso provenissero , dai bassifondi infernali. Rintanata nel mio eburneo guscio, ripensavo all'età dell'innocenza e a ciò che avevo perduto, in cambio di questo quotidiano languire.
Dedicato alle donne vittime di violenza familiare
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Post n°162 pubblicato il 11 Maggio 2010 da m.furnaro
Amelia Earhart nasce il 24 luglio 1897 ad Atchinson (Kansas) e passa alla storia per essere stata la prima donna ad attraversare in solitaria l'Oceano Atlantico nel 1932. Ricordata tutt'oggi come eroina americana nonché come uno dei più capaci e celebrati aviatori del mondo, è un esempio di coraggio e spirito d'avventura tutto al femminile. E' però all'età di soli 10 anni e dopo una gita nei cieli di Los Angeles che Amelia Earhart incontra la passione della sua vita: librarsi nelle limpide immensità delle volte celesti. Imparerà a volare diversi anni dopo, prendendo l'aviazione come un hobby, spesso accettando ogni tipo di lavoro per mantenersi alle costose lezioni. Nel 1922 infine compra il suo primo aeroplano. Nel 1928 , Amelia viene scelta da George Palmer Putnam, suo futuro marito, per essere il primo pilota donna a compiere il volo transoceanico. Amelia Earhart, riesce con successo e viene acclamata e onorata in tutto il mondo per la sua impresa. Il sodalizio tra moglie e marito è fruttifero negli affari, poiché è George stesso che organizza i voli della moglie: Amelia Earhart diviene una vera e propria star. Dopo una serie di record di volo è nel 1932 che Amelia Earhart compie l'impresa più ardita della sua carriera: la trasvolata in solitaria sull'oceano Atlantico Il coraggio e l'audacia di Amelia Earhart, che si applicano ad attività che allora erano aperte principalmente agli uomini, si coniugano mirabilmente con la grazia e il gusto tipicamente femminili. La donna diviene infatti disegnatrice di moda studiando un capo particolare d'abbigliamento: la mise di volo per le donne aviatrici. Il suo sogno più grande rimane però quello il giro del mondo in aeroplano. Inizia l'impresa, ma raggiunti circa i due terzi del viaggio, oltre 22.000 miglia, Amelia scompare, perdendosi misteriosamente insieme al copilota Frederick Noonan per mai più tornare. E' il 2 luglio del 1937. |
Post n°161 pubblicato il 09 Maggio 2010 da m.furnaro
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Intreccerò i miei capelli con fili d'argento strappati alla luna, mi vestirò con l'abito scuro della notte, raccoglierò stelle di ghiaccio, e quando tornerà l'aurora, le troverai dinanzi al tuo portone splendere come diamanti. Sono lacrime siderali con cui potrai adornarti come femmina da poco.
Dedicato a quegli uomini che sanno solo farci piangere
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Post n°159 pubblicato il 05 Maggio 2010 da m.furnaro
I rastafariani sono comunemente conosciuti per i cosiddetti dreadlocks, delle lunghe e dure trecce che caratterizzano la chioma di alcuni fedeli. Si tratta di una pratica facoltativa, e molti rastafariani non sono Nazirei. Queste costituiscono la realizzazione materiale di un voto biblico, il Nazireato, descritto nella Legge Mosaica (Numeri 6) e custodito nella Cristianità dalla sola tradizione etiopica. Questa pratica ascetica comporta la consacrazione del proprio capo e dunque l'astensione dalla tonsura e dalla pettinatura, generando naturalmente le celebri trecce (Giudici 16:13-19); implica inoltre l'astensione da alcolici, uva e derivati, e una dieta vegetariana. Il Kebra Nagast racconta di come un Angelo apparve alla madre di Sansone, ammonendola di non tagliargli i capelli. La figura di Sansone pelato, cieco, incatenato, è un esempio di ciò che può accadere a chi usa il metallo di Babilonia, a chi si fida di donne cattive e disubbidisce i comandi divini. Bisogna conservare la propria integrità fisica e morale, e i capelli sono un simbolo, da custodire gelosamente. « Conservate la vostra cultura non abbiate paura dell'avvoltoio fatevi crescere i riccioli » (Bob Marley) Cappello caratteristico di molti rastafariani è il tam, classico cappello con i colori della bandiera etiope, spesso con visiera. (dal web) |
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