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Etruria morta ma Etruria viva

Post n°272 pubblicato il 07 Ottobre 2009 da zoeal
 

Da questo pezzo tratto da “Storia ed arte della Maremma” di Aldo Mazzolai si evince il dramma della fine di un popolo che si collocò culturalmente a metà strada tra la cultura orientale e quella Greca così che qualcuno ha osato definirli “Etruschi provinciali”. Ed è anche vero ma ebbero pure un carattere proprio e vivo: “ seppero essere ad esempio più vicini all’astuto ed esperto Ulisse, errabondo in ogni mare, piuttosto che ad Achille, eroe destinato a morir giovane ed incorrotto; più a Marsia che ad Apollo”.

Inutile sforzarsi a cercare inutilmente il patrimonio genetico di un popolo che quando fu vinto da Roma, questa lasciò la sua antica e ben diversa madre, l’Etruria, “nella solitudine di chi sta morendo quasi a non turbarlo con parole fuori luogo, mentre tutta la sua vita velocemente scorre nella memoria a dirgli addio”.

Ci vollero quattrocento anni per essere spazzati via definitivamente ma se nel sangue non scorre più, o scorre lieve l’etrusca essenza, qualcosa è pur rimasto nell’aria e nei comportamenti. L’Etruria morì ma è sempre viva. Ed ecco la cronaca dolce nella sua nostalgia e spietata e terribile al tempo stesso di un disastro della storia che fu particolarmente atroce nella zona da Populonia a Vulci: la Maremma.

“ In Maremma  vivo è il richiamo alla Grecia, per la presenza di antiche città poco lontane dal mare, per i miti mediterranei che ancora vivono nelle leggende popolari, per certi aspetti del paesaggio, per le colline che si alzano sul mare e vi si specchiano; ma anche per il clima che d’inverno è mite presso la costa e rigido nell’interno e per la continuità della cultura tra l’antico, il medioevale e il moderno. Se ti sposti di pochi chilometri, al giardino della pianura, alle acque si sostituisce la selvaggia macchia mediterranea impenetrabile ricovero di cinghiali. Come in tutte le terre di antica civiltà, la vita vi è ristagnata… Qui puoi ancora godere la vista di ruderi solitari fusi con le case di un paese di pietra, di un’abbazia perduta dentro le selve; su tutto si evidenzia ancora un sapore pagano. La letteratura popolare e i toponimi confondono le leggende classiche con il mondo dei paladini, dei santi, dei barbari in una ridda irreale di satiri, streghe, da cui l’uomo esce più vivo e ridente per quanto chiuso e solo è stato nei secoli. Qui si ritrova il senso mediterraneo di una vita che deve essere vissuta all’aria aperta, nel caldo del sole, nel fresco dei boschi, nella libertà del mare. L’Etruria vera, maestra di Roma e della sua antica filosofia esistenziale è qui soprattutto, al contatto del mare e al bivio delle strade che avevano portato nel cuore dell’Europa. L’Etruria vive ancora nella parlata toscana, nei lineamenti della gente, negli incontri e nelle fusioni di popolazioni diverse, nel mitico simbolismo degli animali che decorano le facciate delle chiese, nei battibecchi, in quel voler essere al contempo appartati e pubblicani che fa tipico il carattere dei maremmani. Una continuità che visse con Dante, maestro dottore guida esiliato fiero innamorato mago e sapiente, personificazione del genio toscano, etrusco pontefice erede di Roma e sintesi del Medioevo…. Con la decadenza della civiltà etrusca, venute meno le vigili e quotidiane difese dell’uomo contro le forze selvagge della natura, la Maremma si impaludò sempre più gravemente. Formatosi il latifondo, durante il dominio romano, Tiberio Gracco, sbarcato a Talamone nel suo viaggio a Numanzia vide la desolazione della regione e costatò che i contadini ed i pastori erano tutti schiavi e prigionieri di guerra; Plinio definì le spiagge etrusche gravemente corrotte; Vopisco nel quarto secolo testimonia che l’imperatore Aureliano sosteneva la necessità di ripopolamento; Orienzo nel V secolo fece questa agghiacciante descrizione della campagna: “Per borghi o poderi, per campi, quadrivi e villaggi, per tutte le vie, vi è la morte, il dolore, il deserto”. Nel 416 Rutilio Namanziano  di fronte alle devastazioni dei Visigoti di Ataulfo descrive le spaventose condizioni della costa maremmana: ovunque le strade erano interrotte e gli impianti portuali distrutti, la selva e il padule avevano ripreso il sopravvento sulle opere dell’uomo, gli abitati erano ridotti a cumuli di rovine, la popolazione rarefatta e chiusa nella solitudine si comportava in modo gretto e dimostrava gravissimi attardamenti culturali; la religione si esprimeva in contraddittorie dimostrazioni di culti orientali millenari e di monachesimo asociale….. poi nell’809 arrivarono i corsari dall’Epiro e dall’Albania….”

Una lieve ripresa vi fu sotto il dominio degli Aldobrandeschi, caduta la loro egemonia per opera di Siena, il tutto ricominciò dal principio e fu ancora fame, miseria, malattie. Quando nel 1765, Pietro Leopoldo di Lorena venne in Maremma, “vide una terra quasi deserta e il resto di un popolo che aveva perduto la capacità di considerare come diritto le primordiali esigenze della vita. In certi luoghi la vita media  non superava i 25-30 anni. Grosseto aveva 640 abitanti e la popolazione sparsa nelle campagne viveva quasi allo stato selvaggio”.

Inutile cercare prove nel sangue.

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Commenti al Post:
bea_75
bea_75 il 09/10/09 alle 06:17 via WEB
Buongiorno Zoeal. Si impara di più leggendo i tuoi post che non sui libri di scuola..... vedi di non cancellare niente che mio nipote sembra che si stia appassionando a queste cose ;) ;)
 
 
zoeal
zoeal il 09/10/09 alle 08:41 via WEB
Buongiorno Bea!non cancello niente! tranquilla! se tuo nipote vorrà fare l'archeologo assecondalo, mi raccomando, se no vengo là....
 
adamsmith76
adamsmith76 il 09/10/09 alle 16:31 via WEB
Una civiltà come quella etrusca non poteva certo essere cancellata ma vive e anzi costituisce l'ossatura di quelle successive, compresa la nostra. Felice fine settimana, ZOE:))
 
 
zoeal
zoeal il 09/10/09 alle 17:46 via WEB
felice fine settimana anche a te Adam!
 
odio_via_col_vento
odio_via_col_vento il 09/10/09 alle 23:56 via WEB
come è successo che il patrimonio genetico si è estinto?
 
 
zoeal
zoeal il 10/10/09 alle 13:28 via WEB
perchè si è estinta la popolazione di ceppo etrusco e la restante è il risultato di centinaia d'anni di invasioni barbariche e saracene.
 
   
odio_via_col_vento
odio_via_col_vento il 10/10/09 alle 18:48 via WEB
sì, questo l'avevo intuito.:)
volevo dire come ha fatto ad estinguersi. c'è stata una malattia endemica e genetica? perché non essendo avvenuto nessuno sterminio di massa, non capisco come possa essere successo.
 
     
zoeal
zoeal il 11/10/09 alle 11:24 via WEB
beh parlando di Maremma la malattia endemica c'è stata per secoli, la malaria. Pensa che nella Grosseto del primo medioevo un attacco di malaria fece ridurre la popolazione da duemila a un centinaio di persone. Inoltre non si escludono gli stermini di massa praticati dai romani e la traduzione in schiavitù in altri luoghi. La Maremma soprattutto dal III secolo a.C è stata crocevia di numerosi popoli, Visigoti, Longobardi, Albanesi (quelli di 1000 anni fa!) Saraceni chi distruggeva e chi si insediava. Purtroppo la domanda che mi fai non ha una risposta certa, come tu saprai ci sono molte teorie sulla scomparsa del dna etrusco l'unico fatto certo che è quasi scomparso. La presenza di un ceppo genetico medioorientale nella zona di Murlo (SI) non è sufficiente perchè comunque è raro e potrebbe anche essere spiegato diversamente. Nella storia della Maremma ci sono stati innumerevoli tentativi di ripopolarla facendovi insediare gente proveniente da lontano, verso il 1700 (mi pare) vi furono trasportate fisicamente famiglie senza nulla dalla Sicilia e dall'Albania donando loro della terra. Ebbene le famiglie siciliane riuscirono a sopravvivere, quelle albanesi furono sterminate dalla malaria forse perchè fisicamente meno abituate. Tant'è che in Maremma ci sono molti congnomi che si ritrovano anche in Sicilia.
 
     
zoeal
zoeal il 11/10/09 alle 11:25 via WEB
dal III secolo Dopo Cristo volevo scrivere...
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Rasnal il 12/11/09 alle 05:24 via WEB
Solo una precisazione..Che gli etruschi come i romani,i falisci e via dicendo,vivessero pochi anni,è solo una leggenda metropolitana degli accademici
 
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"GEOGRAFIA SACRA" di Giovanni Feo (la "magia" e l'"astronomia" dalla preistoria agli Etruschi)

"UNA GIORNATA NELL'ANTICA ROMA" di Alberto Angela (immaginiamo di fare un viaggio nel tempo e di ritrovarsi nella Roma del I secolo dopo Cristo)

"IL SEGRETO DEI GEROGLIFICI" di Christian Jacq (guida semplice e simpatica sull'interpretazione dei geroglifici egizi)

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POETA ESTEMPORANEO

In ricordo di Morbello Vergari, ultimo poeta Etrusco

Il reperto archeologico

Riuniti insieme, un gruppo di signori

stavano discutendo di un oggetto

un giorno appartenuto ai padri etruschi.

Il dottor Tizio disse ai suoi colleghi:

-La mia giovane eta', non mi consente

di pronunciarmi il primo e francamente

ammetto che non ci capisco molto.

Il dottor Caio esprime il suo parere

dicendo-Per me, questo è un utensile

che usavano gli etruschi,

per servire vivande sulla mensa

D'altro parere il professor Sempronio

e in questo modo dice il suo giudizio:

Questo per me, è un vaso da ornamento

che serviva su un mobile di lusso

a contenere fiori profumati.

Infine il professor Tal dei Tali:

Con questo afferma usavano gli antichi

nelle grandi e solenni cerimonie

offrire a gli dei superi d'Olimpo

e il loro sacerdote in pompa magna,

libava e alzava questo vaso al cielo;

quindi spruzzava santamente l'ara,

del vin pregiato in esso contenuto.

-Giusto-dicono tutti gli altri in coro-

la Sua tesi convince, professore.

Due etruschi ch'iabitaroni in quei luoghi

in permesso quassu' dai Campi Elisi.

Si fermarono ad osservar la scena.

-Tarcone-Aule chiese-cosa fanno

quelle persone riunite insieme?

-Non so',non saprei dirti veramente;

non riesco a comprendere il dialetto,ma

quel che sembra un tantinello strano

è, che stan discutendo con passione,

tenendo un nostro orinalaccio in mano.

 

 
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