Non canto i cavalier, l’armi, gli onori,
come un dì fece il grande Ludovico.
Le guerre infami, i sanguinanti allori;
di tutto questo non mi importa un fico.
Ma i lavoranti, l’ape, i campi, i fiori;
le cose grandi solamente, dico.
(Morbello Vergari)
Probabile portatrice di geni etruschi.......vediamo se la passione è contagiosa
e sono graditi pure interventi, puntualizzazioni e domande e mi raccomando di non essere troppo duri con me per eventuali strafalcioni...sono solo una dilettante!
molte immagini sono state prese da internet, se i proprietari non fossero d'accordo lo facciano presente e saranno tempestivamente rimosse
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IL BLOG DI RIEVOCAZIONE ETRUSCA
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Ma secondo voi, le etrusche, che si sa, non erano relegate nel gineceo, come le pudiche greche, e neanche nella penombra delle loro stanze a filare la lana, come le matrone romane, ma partecipavano a banchetti, a giochi e udite udite uscivano da sole, e massimo dello scandalo, guidavano il carro (ci sarà voluta la patente? Mah?), si vergognavano forse a mettersi in mostra? no di sicuro, anzi avevano il desiderio e la necessità di curare la propria immagine con un culto dell’apparire proprio come il nostro. Una vita sociale tanto intensa doveva certo spingerle ad avere la massima cura del proprio aspetto e quindi a curare l’abbigliamento, i gioielli, l’acconciatura e molto i cosmetici per la propria bellezza. Una tale immagine ci viene perfettamente confermata nelle pitture delle tombe etrusche, dove gli effetti più vistosi sembrano apparire nel trucco degli occhi e della bocca, nella colorazione delle chiome e persino nell’uso di parrucche. Un’ulteriore conferma ci viene dai ritrovamenti archeologici di pigmenti, resine e profumi, provenienti dalle sepolture femminili etrusche, in cui, accanto alle fuseruole e ai pesi da telaio, che attestano l’attività della filatura e della tessitura, troviamo anche deliziosi contenitori per cosmetici dalle forme più svariate (veri e propri beauty case che utilizzarono poi anche le matrone romane). Il loro contenuto o ciò che ne resta è stato attentamente esaminato e spesso i residui erano così ben conservati che avrebbero potuto persino usarsi ancora. Come si è detto, una parte della cosmesi etrusca è di importazione mediterranea: i pigmenti azzurri e verdi, usati forse come ombretti per gli occhi, venivano dall’Egitto, diversi profumi e resine dall’Asia e dalla Fenicia. Per colorare di rosso le labbra usavano un miscuglio di SEGO e CINABRO (peccato che il cinabro contiene mercurio e quindi era altamente tossico) aggiungendovi una profumazione di MIRTO. Ma le donne etrusche usavano truccarsi anche in punti nascosti, come neanche noi donne moderne osiamo fare, infatti lo stesso belletto descritto sopra veniva usato pure per colorare l’areola dei capezzoli (questo significa che le zinne al vento non erano considerate una vergogna). Venivano molto usati anche gli oli profumati durante e dopo il bagno, oppure per massaggi e frizioni; un olio scuro fortemente profumato di LABDANO, era composto da olio di LENTISCO e CISTO spontaneo. Per gli occhi, si usava un mascara nero contenente STIBIO (importato dall’Egitto o dalla Fenicia) e SEGO. Gli oli di rosmarino, salvia, mirto e iperico venivano dalla vegetazione spontanea etrusca ed erano impiegati per massaggi e bagni emollienti. Sotto i belletti (ombretti, mascara, rossetti) si usava la CERUSSA sbiancante, a base di carbonato di piombo, una sostanza probabilmente non troppo benefica per la salute, mentre per i capelli si usavano oli profumati a base di noci, nocciole e lentisco (come al solito le donne di carnagione mediterranea come le etrusche volevano la pelle di luna e volevano avere i capelli più chiari, tanto da sottoporsi a trattamenti schiarenti così dannosi per i capelli che ad un certo punto la moda optò drasticamente per le parrucche; i capelli biondi e rossi provenivano dai barbari del nord soprattutto galli con i quali gli etruschi intrattennero scambi per molto tempo pagando in vino, ambrosia gradita da queste popolazioni nordiche ma che non sapevano come produrre)
Oltre a queste categorie vi sono gli oggetti da toeletta e di ornamento, che completavano la preparazione dell’immagine. Basti pensare ai gioielli preziosissimi che indossavano: collane, orecchini, anelli bracciali, ferma trecce, fibule di tutte le fogge, ma vogliamo accennare anche a quegli oggetti, come gli specchi o le pinzette per le sopracciglia, gli spilloni e i fermagli per capelli, che ci fanno comprendere quanto poco sia cambiato il nostro modo di prenderci cura di noi stessi. La depilazione del corpo, in particolare veniva usata, tanto per le donne come per gli uomini e veniva fatta utilizzando la pece riscaldata, una pratica che ci ricorda come, da sempre, per ben comparire abbiamo dovuto un po’ soffrire. Con la sperimentazione archeologica si sono potuti ricostruire gran parte dei cosmetici usati dagli antichi etruschi, sulla base delle analisi chimiche effettuate ai reperti ritrovati negli scavi, quindi siamo in grado di riprodurre creme, ciprie colorate, ombretti, mascara e rossetti, che si possono usare nei modi e nelleforme che gli etruschi stessi adoperavano.
Ecco quello più alla moda: pelle molto bianca, ombretti verdi o azzurri, eye-liner molto marcato per il contorno occhi, cui si dava una forma allungata e a mandorla (all’insù), rossetto rosso e talvolta il vezzo di un neo finto su una guancia. I capelli venivano trattati con sostanze coloranti: rosso, nero (per coprire forse i primi grigi) e decolorati con sostanze ossigenanti, ottenendo un biondo rossiccio stopposo tanto bizzarro quanto innaturale per un popolo mediterraneo. Un vezzo, però che non disdegnavano neanche gli uomini. Naturalmente, quando parliamo di uomini che si depilavano o si coloravano i capelli ci riferiamo a particolari categorie, come gli atleti o talvolta gli attori (quelli insomma che facevano i “piacioni”).
In conclusione, la nostra ricostruzione storica ci porta a riflettere sulla funzione della cosmesi nella storia dell’umanità. Abbellire il corpo, curarlo e contemplarlo può sembrare un’attività molto frivola e poco importante, ma pensiamo che è antica quanto l’uomo e quindi un’esigenza profonda, insita in noi, che riesce a darci sicurezza , facendoci sentire più accettati ed amati. E pensiamo che ad usare queste pratiche sono stati soprattutto gli strati sociali elevati i personaggi importanti, nelle civiltà più ricche ed evolute, quelle che ci hanno dato la storia, la cultura, l’umanità.
Una curiosità: se è vero che gli Etruschi curavano molto il loro aspetto, non altrettanto avveniva per il loro fisico, una sana “pancetta” era considerata simbolo di benessere e prosperità anche perché, non averla avrebbe significato rinunciare al piacere della tavola (una condanna praticamente per un popolo con il culto del cibo e del banchetto) ad esempio se è vero che nelle epoche più antiche, colui che commissionava il suo sarofago, si faceva ritrarre senza difetti, verso il II-III secolo a.c., anche le raffigurazioni si fanno più veritiere tanto che la museo di Tarquinia possiamo ammirare una serie di ricchi signori e signore decisamente fuori forma. Per quest’aspetto, gli Etruschi venivano presi in giro pure dai Romani che li chiamavano i “pingui etruschi”.
liberamente tratto da Rita Papi
GIOCO LETTERARIO
Ho partecipato al gioco letterario promosso da Writer
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e per la serie RACCONTI BREVI:
DEUXIPPO (prima parte)
DEUXIPPO (seconda parte)
DEUXIPPO (terza parte)
DEUXIPPO (ultima parte)
L'INFAME (prima parte)
L'INFAME (ultima parte)
E SFOTTIAMIOLI UN PO' STI RUMACH!
MAGIA DEL PHOTOPAINT
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LA LETTURA NOBILITA LA MENTE
"CHIMAIRA" di Valerio Massimo Manfredi (giallo-storico)
"MITI, SEGNI E SIMBOLI ETRUSCHI" di Giovanni Feo (Etruschi, da dove venivano e a quali leggende sono collegati)
"GEOGRAFIA SACRA" di Giovanni Feo (la "magia" e l'"astronomia" dalla preistoria agli Etruschi)
"UNA GIORNATA NELL'ANTICA ROMA" di Alberto Angela (immaginiamo di fare un viaggio nel tempo e di ritrovarsi nella Roma del I secolo dopo Cristo)
"IL SEGRETO DEI GEROGLIFICI" di Christian Jacq (guida semplice e simpatica sull'interpretazione dei geroglifici egizi)
" IL FARAONE DELLE SABBIE" di Valerio Massimo Manfredi, azione e suspence ambientate nel clima dei conflitti attuali che affliggono il Medio Oriente.
"L'ULTIMA LEGIONE":di Valerio Massimo Manfredi, una vicenda avvincente ambientata nel periodo del declino dell'Impero Romano, tra leggenda e realtà, si legge tutto d'un fiato
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POETA ESTEMPORANEO
In ricordo di Morbello Vergari, ultimo poeta Etrusco
Il reperto archeologico
Riuniti insieme, un gruppo di signori
stavano discutendo di un oggetto
un giorno appartenuto ai padri etruschi.
Il dottor Tizio disse ai suoi colleghi:
-La mia giovane eta', non mi consente
di pronunciarmi il primo e francamente
ammetto che non ci capisco molto.
Il dottor Caio esprime il suo parere
dicendo-Per me, questo è un utensile
che usavano gli etruschi,
per servire vivande sulla mensa
D'altro parere il professor Sempronio
e in questo modo dice il suo giudizio:
Questo per me, è un vaso da ornamento
che serviva su un mobile di lusso
a contenere fiori profumati.
Infine il professor Tal dei Tali:
Con questo afferma usavano gli antichi
nelle grandi e solenni cerimonie
offrire a gli dei superi d'Olimpo
e il loro sacerdote in pompa magna,
libava e alzava questo vaso al cielo;
quindi spruzzava santamente l'ara,
del vin pregiato in esso contenuto.
-Giusto-dicono tutti gli altri in coro-
la Sua tesi convince, professore.
Due etruschi ch'iabitaroni in quei luoghi
in permesso quassu' dai Campi Elisi.
Si fermarono ad osservar la scena.
-Tarcone-Aule chiese-cosa fanno
quelle persone riunite insieme?
-Non so',non saprei dirti veramente;
non riesco a comprendere il dialetto,ma
quel che sembra un tantinello strano
è, che stan discutendo con passione,
tenendo un nostro orinalaccio in mano.