Non canto i cavalier, l’armi, gli onori,
come un dì fece il grande Ludovico.
Le guerre infami, i sanguinanti allori;
di tutto questo non mi importa un fico.
Ma i lavoranti, l’ape, i campi, i fiori;
le cose grandi solamente, dico.
(Morbello Vergari)
Probabile portatrice di geni etruschi.......vediamo se la passione è contagiosa
e sono graditi pure interventi, puntualizzazioni e domande e mi raccomando di non essere troppo duri con me per eventuali strafalcioni...sono solo una dilettante!
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« Gli Etruschi e il mare | Etruscheggiando » |
di Giulia Pettena
I più antichi naviganti percorrevano il mare solo durante il giorno, a piccole tappe, lungo la costa oppure, nelle rotte che attraversavano lunghi tratti di mare, cercavano quanto più possibile di seguire un percorso nel quale la terra rimanesse spesso in vista perché, non possedendo strumenti per la navigazione, l'unica guida alla navigazione erano l'esperienza dei marinai, i riferimenti a terra e la loro conoscenza della conformazione delle coste e dei fondali. In caso di navigazione notturna (caso rarissimo o fortuito), si faceva riferimento alle stelle.
L'isola d'Elba, frequentata dagli Etruschi perché ricca di minerali, era per esempio un punto di appoggio nella navigazione verso le coste della Corsica, vicine, a loro volta, a quelle della Sardegna. La rotta costiera, invece, che collegava Populonia con Cerveteri, proseguiva probabilmente fino alla Campania meridionale, come mostrano le ceramiche tipiche di quelle zone ritrovate a Vulci e Tarquinia.
Fra il 700 e il 650 a.C. circa Cerveteri era il centro più dinamico e vivace negli scambi per mare, come dimostra anche la grande nave dipinta in una tomba a camera della necropoli della Banditaccia, una magnifica testimonianza archeologica, unica nel suo genere in epoca così antica[4], dello status del defunto, un aristocratico che, essendo proprietario di una nave, doveva probabilmente gran parte della propria ricchezza al commercio per mare.
A Eloro e a Gela, in Sicilia, sono state ritrovate alcune ceramiche tipiche di Cerveteri che potrebbero essere testimonianza delle rotte seguite dalle navi etrusche[5], così come le anfore da trasporto etrusche, prodotte tra la fine del VII e la fine del VI sec. a.C., ritrovate in Lazio, Campania, Sicilia e soprattutto nella Francia meridionale, indicano quali fossero le rotte più seguite dai mercanti etruschi in quel periodo.
Gli Etruschi cominciarono a navigare verso la Francia meridionale, abitata da genti celto-liguri, circa trenta anni prima del 600 a.C., data della fondazione di Marsiglia da parte degli abitanti di Focea, città greca dell'Asia Minore. Anche dopo l'arrivo dei Focei in Provenza e Linguadoca gli Etruschi continuarono a commerciare in quelle zone e, in alcuni casi, si fermarono e crearono empori di appoggio per la rotta che giungeva dall'Etruria seguendo la costa. La rotta più battuta partiva, in genere, dai porti dell'Etruria meridionale, sfruttava l'Arcipelago Toscano, in particolare l'Elba, unica isola abitata, e la Corsica, da cui si raggiungevano facilmente la costa della Liguria e quella della Provenza, e da qui, attraverso un percorso a piccole tappe, la foce del Rodano e Marsiglia. Anche il ritrovamento di relitti all'Isola d'Elba, all'Isola del Giglio e lungo le coste della Provenza sono una prova del percorso seguito dalle navi etrusche. Inoltre la frequente presenza, sia negli empori francesi che nei relitti, di materiali etruschi associati a prodotti greci, fa pensare che il carico delle navi avvenisse nei porti etruschi con intensa frequentazione greca e che vi fosse probabilmente anche una partecipazione ellenica al commercio etrusco verso la Francia.
Importanti e intensi furono anche gli scambi con le coste meridionale e occidentale della Sardegna, frequentate e colonizzate dai Fenici, e con la loro maggiore colonia, Cartagine, collegata alla Sardegna da rotte molto frequentate e ben conosciute.
La Sicilia, dove i Greci nel VI sec. a.C. avevano occupato ormai stabilmente le coste meridionali, orientali e settentrionali fino a Imera e controllavano dal lato opposto lo Stretto di Messina, attirò gli interessi di tutti i più importanti popoli del Mediterraneo per la sua posizione strategica. I Cartaginesi sorvegliavano invece il passaggio nel Canale di Sicilia avendo potenziato a sud-ovest l'antica colonia fenicia di Mozia, vicino a Trapani; gli Etruschi commerciavano in prevalenza con le coste meridionali e orientali, poichè le coste settentrionali della Sicilia si raggiungevano con grande difficoltà dopo la fondazione della colonia di Lipari, nelle Eolie[6]. E' documentata una forte presenza del commercio etrusco soprattutto a Megara e a Siracusa, ma anche, fra le altre località, a Messina, Nasso e Lentini, che venivano raggiunte dagli Etruschi probabilmente partendo dai loro insediamenti in Campania.
Mentre la zona dello Stretto di Messina, controllata dai Calcidesi, dovette offrire agli Etruschi alcuni appoggi e Reggio fu senz'altro un appoggio per la navigazione greca verso l'Etruria e i suoi porti, le coste della Calabria e il litorale ionico sembra fossero frequentate di rado da navi etrusche, essendo questa una rotta seguita soprattutto dalle navi greche dirette in Occidente.
Le armi etrusche in bronzo e alcuni oggetti ornamentali, databili fra l'VIII e la prima metà del VII sec. a.C., ritrovati in numerosi santuari greci e delle isole dell'Egeo, sono probabilmente offerte provenienti dalle colonie greche nel Tirreno: forse, in alcuni casi, prodotti di prestigio frutto degli scambi-dono fra i "principi" etruschi e gli aristocratici di Cuma, in Campania.
Fin dal VII sec. a.C. anche Pontecagnano, nella zona di Salerno, fu un importante emporio per i commerci etruschi per via marittima con la Campania; nel VI sec. a.C., infatti, la gestione delle attività commerciali era quasi completamente in mano a gruppi di Etruschi che si erano stabiliti in quella località.
Gli spostamenti e i trasporti mediante imbarcazioni ebbero sempre grande importanza in ogni fase della civiltà etrusca, anche con la navigazione nelle acque interne, lagune, laghi e fiumi, vie naturali di comunicazione, fondamentali per lo svolgimento delle più comuni attività quotidiane.
[4] Tra il 470 e il 400 a.C. fu affrescata un'altra magnifica nave sulle pareti della cosiddetta Tomba "della nave" di Tarquinia.
[5] Strabone (Geogr. VI, 2, 2), riferendo una notizia di Eforo, parla, infatti, di azioni di disturbo di "pirati" etruschi proprio nelle acque della Sicilia ai tempi della fondazione delle prime colonie greche, e la scena di battaglia navale dipinta sul cosiddetto cratere di Aristonothos, ritrovato a Cerveteri e datato, come l'affresco sopra citato, fra il 675 e il 650 a.C., sembra rappresentare proprio un conflitto fra Etruschi e Greci.
[6] La colonia fu fondata da un gruppo di abitanti dell'isola di Cnido nel 580 a.C.
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LA LETTURA NOBILITA LA MENTE
"CHIMAIRA" di Valerio Massimo Manfredi (giallo-storico)
"MITI, SEGNI E SIMBOLI ETRUSCHI" di Giovanni Feo (Etruschi, da dove venivano e a quali leggende sono collegati)
"GEOGRAFIA SACRA" di Giovanni Feo (la "magia" e l'"astronomia" dalla preistoria agli Etruschi)
"UNA GIORNATA NELL'ANTICA ROMA" di Alberto Angela (immaginiamo di fare un viaggio nel tempo e di ritrovarsi nella Roma del I secolo dopo Cristo)
"IL SEGRETO DEI GEROGLIFICI" di Christian Jacq (guida semplice e simpatica sull'interpretazione dei geroglifici egizi)
" IL FARAONE DELLE SABBIE" di Valerio Massimo Manfredi, azione e suspence ambientate nel clima dei conflitti attuali che affliggono il Medio Oriente.
"L'ULTIMA LEGIONE":di Valerio Massimo Manfredi, una vicenda avvincente ambientata nel periodo del declino dell'Impero Romano, tra leggenda e realtà, si legge tutto d'un fiato
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POETA ESTEMPORANEO
In ricordo di Morbello Vergari, ultimo poeta Etrusco
Il reperto archeologico
Riuniti insieme, un gruppo di signori
stavano discutendo di un oggetto
un giorno appartenuto ai padri etruschi.
Il dottor Tizio disse ai suoi colleghi:
-La mia giovane eta', non mi consente
di pronunciarmi il primo e francamente
ammetto che non ci capisco molto.
Il dottor Caio esprime il suo parere
dicendo-Per me, questo è un utensile
che usavano gli etruschi,
per servire vivande sulla mensa
D'altro parere il professor Sempronio
e in questo modo dice il suo giudizio:
Questo per me, è un vaso da ornamento
che serviva su un mobile di lusso
a contenere fiori profumati.
Infine il professor Tal dei Tali:
Con questo afferma usavano gli antichi
nelle grandi e solenni cerimonie
offrire a gli dei superi d'Olimpo
e il loro sacerdote in pompa magna,
libava e alzava questo vaso al cielo;
quindi spruzzava santamente l'ara,
del vin pregiato in esso contenuto.
-Giusto-dicono tutti gli altri in coro-
la Sua tesi convince, professore.
Due etruschi ch'iabitaroni in quei luoghi
in permesso quassu' dai Campi Elisi.
Si fermarono ad osservar la scena.
-Tarcone-Aule chiese-cosa fanno
quelle persone riunite insieme?
-Non so',non saprei dirti veramente;
non riesco a comprendere il dialetto,ma
quel che sembra un tantinello strano
è, che stan discutendo con passione,
tenendo un nostro orinalaccio in mano.