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Grosseto etrusca

Post n°269 pubblicato il 30 Settembre 2009 da zoeal
 

 

Chi L’avrebbe detto? Anche Grosseto che ad eccezione della parte medioevale racchiusa entro le mura Medicee, (tra l’altro oggetto di rifacimenti e distruzioni praticate dal rinascimento fino all’era del cemento armato) appare al visitatore moderno come un centro che ha avuto il suo sviluppo urbanistico a partire dagli anni ’40,  ha invece origini etrusche. Non ce ne accorgiamo ma calpestiamo lo stesso suolo che fu della gente Rasenia.

 

Eppure non si vede nulla! Infatti, i pezzi di storia vengono fuori a frammenti e casualmente quando si costruiscono o si fa la manutenzione di opere di pubblica utilità, vengono raccolti, catalogati, immagazzinati e poi addio! Qualcuno però ne ha preso nota nel corso degli anni (Aldo Mazzolai) per cui si sa, che nella periferia NE della città ci sono canali di sgrondo con sezione a doppio angolo retto nel cui fondo sono stati trovati pezzi di vasi di impasto e di bucchero del VI secolo a.C. Tali canali hanno direzione est-ovest e misurano 5-6 metri da sponda a sponda per una profondità di 2-3 metri. Sempre nella zona est della città durante scavi per l’acquedotto e la rete fognaria sono stati recuperate parti di vasellame italo-corinzio, impasti e buccheri sempre del VI secolo. Sono state trovate nel medesimo luogo anche delle tombe: una a fossa con resti di ziro e un anfora di terracotta rossiccia, altre alla cappuccina con vasellame a vernice nera di fabbricazione locale del II-I secolo a.C.. Anche nell’attuale periferia ovest sono stati trovati dei resti: monete romane di Gordiano e un canale navigabile che probabilmente portava alle sponde del lago Prile. Quindi, benché pochi Grossetani moderni lo sappiano, la mia città ha origini ben più remote di quanto possiamo immaginare e sicuramente fu abitata dagli Etruschi sin dal VI secolo e successivamente dai Romani fino ad almeno il I secolo a.C, poi diventò per secoli la sede dell’unico abitante: la malaria. Secondo alcuni potrebbe identificarsi con “un villaggio che fu bruciato durante il sacco della campagna” di cui parla Tito Livio a proposito della caduta di Roselle. Lo stesso Livio (e più tardi Rutilio Namaziano pare confermarlo) identifica l’odierna Grosseto con il “porto Lauretano” o meglio con quella che i Romani chiamarono “Ostia Umbronis”. Del resto, l’attuale corso Carducci prima di essere tale si chiamava Via Colonnella in virtù di una pietra miliare ivi ritrovata e l’antica Chiesa di San Pietro (che risale all’anno 1000) era detta “ Chiesa stazionale aureliana” (vediamo l'esterno dell'abside nella foto)

 

il che fa presupporre che il centro sorgesse lungo uno dei tracciati romani della via Aurelia e che vi fosse localizzata una delle tante stazioni di posta.

Successivamente Grosseto cade nell’oblio, se ne riparla nell’anno 803 (dopo Cristo naturalmente) quando il vescovo di Lucca Iacopo concede in locazione alcuni beni situati presso il “castello di Grosseto”, questo atto è importante perché sancisce il passaggio del territorio sotto l’egemonia degli Aldobrandeschi… ma questa è un’altra storia.

Domandina:

Per chi sa bene il latino (io non lo conosco purtroppo) da che cosa può derivate il nome “Grosseto” o “Grossito” (come alcune fonti medioevali attestano)?

 

Ringrazio chiunque sappia la risposta.

 
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POETA ESTEMPORANEO

In ricordo di Morbello Vergari, ultimo poeta Etrusco

Il reperto archeologico

Riuniti insieme, un gruppo di signori

stavano discutendo di un oggetto

un giorno appartenuto ai padri etruschi.

Il dottor Tizio disse ai suoi colleghi:

-La mia giovane eta', non mi consente

di pronunciarmi il primo e francamente

ammetto che non ci capisco molto.

Il dottor Caio esprime il suo parere

dicendo-Per me, questo è un utensile

che usavano gli etruschi,

per servire vivande sulla mensa

D'altro parere il professor Sempronio

e in questo modo dice il suo giudizio:

Questo per me, è un vaso da ornamento

che serviva su un mobile di lusso

a contenere fiori profumati.

Infine il professor Tal dei Tali:

Con questo afferma usavano gli antichi

nelle grandi e solenni cerimonie

offrire a gli dei superi d'Olimpo

e il loro sacerdote in pompa magna,

libava e alzava questo vaso al cielo;

quindi spruzzava santamente l'ara,

del vin pregiato in esso contenuto.

-Giusto-dicono tutti gli altri in coro-

la Sua tesi convince, professore.

Due etruschi ch'iabitaroni in quei luoghi

in permesso quassu' dai Campi Elisi.

Si fermarono ad osservar la scena.

-Tarcone-Aule chiese-cosa fanno

quelle persone riunite insieme?

-Non so',non saprei dirti veramente;

non riesco a comprendere il dialetto,ma

quel che sembra un tantinello strano

è, che stan discutendo con passione,

tenendo un nostro orinalaccio in mano.

 

 
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