Non canto i cavalier, l’armi, gli onori,
come un dì fece il grande Ludovico.
Le guerre infami, i sanguinanti allori;
di tutto questo non mi importa un fico.
Ma i lavoranti, l’ape, i campi, i fiori;
le cose grandi solamente, dico.
(Morbello Vergari)
Probabile portatrice di geni etruschi.......vediamo se la passione è contagiosa
e sono graditi pure interventi, puntualizzazioni e domande e mi raccomando di non essere troppo duri con me per eventuali strafalcioni...sono solo una dilettante!
molte immagini sono state prese da internet, se i proprietari non fossero d'accordo lo facciano presente e saranno tempestivamente rimosse
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IL BLOG DI RIEVOCAZIONE ETRUSCA
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No non a questoe nemmeno a quest'altro decisamente più simpatico:
Faccio la persona seria.....E Seneca scrisse: “Questa è la differenza tra noi e gli Etruschi... noi pensiamo che i fulmini si producano in seguito all'urto delle nubi; essi ritengono che le nubi si scontrino perché si possano produrre dei fulmini e infatti, poiché attribuiscono tutto alla divinità, sono convinti che le cose hanno un significato non perché avvengono, ma che esse avvengono in quanto portatrici di significati".
Perticolarmente attenti ai segni divini, il compito di interpretarli spettava ai sacerdoti-mago, gli Aruspici. Vestiti con una mantello frangiato e un alto cappello conico, tenevano in mano un bastone con l'estremità a spirale chiamata lituo;dal loro abbigliamento deriva quello dell’attuale figura del mago.
Socialmente considerati, venivano avviati alle arti divinatorie sin da giovanissimi, e provenivano il più delle volte dalle grandi famiglie aristocratiche.
L'osservazione dei fulmini, il volo degli uccelli e l'esame delle viscere degli animali sacrificati, erano le pratiche più utilizzate per interpretare la volontà degli Dei.
I Romani finirono per dipendere dagli aruspici più o meno come gli Etruschi. Fu un aruspice di nome Spurinna a mettere in guardia Cesare con la famosa frase: "Attento alle Idi di marzo", e sempre un aruspice, dopo avere sventrato un animale privo di cuore, gli intimò di starsene a casa il giorno in cui Bruto lo avrebbe colpito. Il poeta e politico latino Silio Italico rende bene lo spirito di questi riti che si tenevano in una caverna imbrattata di sangue tra i sibili e il lamento degli spiriti, in una scena in cui il condottiero Annibale consulta un'aruspice prima di dichiarare guerra a Roma. Gli aruspici furono consultati per tutta la durata dell'impero romano, e si tramanda che ancora nel 408 durante l'assedio di Roma, aruspici pronunciarono maledizioni in lingua etrusca per lanciare fulmini sui visigoti di Alarico I.
E’ giunto fino a noi lo strumento di lavoro dell’aruspice, il cosiddetto "fegato di Piacenza", modellino di bronzo di un fegato ovino, diviso in settori, ognuno dei quali col nome della divinità che lo governava. Rappresenta una specie di antico “Bignami” da consultare insieme al fegato originale per delimitare e interpretare la conformazione dei vari settori.
Così come il fegato anche il cielo veniva diviso in 16 settori dedicati alle divinità : le divinità del NordEst erano le più favorevoli e comprendevano il sovrano celeste Tinia e la sua consorte Uni ; il settori a NordOvest erano i più infausti ed erano dedicati ai demoni dell'oltretomba. A seconda dell'apparizione nei vari settori del cielo di fulmini, o del volo degli uccelli, o di meteore e altri fatti eccezionali, l'aruspice divinizzava la volontà degli dei che governavano quel settore del cielo. Una curiosità: le formule conosciute pronunciate nel linguaggio etrusco durante l'atto di divinazione degli aruspici sono state citate anche nella saga fiabesca di Harry Potter.
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GIOCO LETTERARIO
Ho partecipato al gioco letterario promosso da Writer
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e per la serie RACCONTI BREVI:
DEUXIPPO (prima parte)
DEUXIPPO (seconda parte)
DEUXIPPO (terza parte)
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L'INFAME (prima parte)
L'INFAME (ultima parte)
E SFOTTIAMIOLI UN PO' STI RUMACH!
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LA LETTURA NOBILITA LA MENTE
"CHIMAIRA" di Valerio Massimo Manfredi (giallo-storico)
"MITI, SEGNI E SIMBOLI ETRUSCHI" di Giovanni Feo (Etruschi, da dove venivano e a quali leggende sono collegati)
"GEOGRAFIA SACRA" di Giovanni Feo (la "magia" e l'"astronomia" dalla preistoria agli Etruschi)
"UNA GIORNATA NELL'ANTICA ROMA" di Alberto Angela (immaginiamo di fare un viaggio nel tempo e di ritrovarsi nella Roma del I secolo dopo Cristo)
"IL SEGRETO DEI GEROGLIFICI" di Christian Jacq (guida semplice e simpatica sull'interpretazione dei geroglifici egizi)
" IL FARAONE DELLE SABBIE" di Valerio Massimo Manfredi, azione e suspence ambientate nel clima dei conflitti attuali che affliggono il Medio Oriente.
"L'ULTIMA LEGIONE":di Valerio Massimo Manfredi, una vicenda avvincente ambientata nel periodo del declino dell'Impero Romano, tra leggenda e realtà, si legge tutto d'un fiato
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POETA ESTEMPORANEO
In ricordo di Morbello Vergari, ultimo poeta Etrusco
Il reperto archeologico
Riuniti insieme, un gruppo di signori
stavano discutendo di un oggetto
un giorno appartenuto ai padri etruschi.
Il dottor Tizio disse ai suoi colleghi:
-La mia giovane eta', non mi consente
di pronunciarmi il primo e francamente
ammetto che non ci capisco molto.
Il dottor Caio esprime il suo parere
dicendo-Per me, questo è un utensile
che usavano gli etruschi,
per servire vivande sulla mensa
D'altro parere il professor Sempronio
e in questo modo dice il suo giudizio:
Questo per me, è un vaso da ornamento
che serviva su un mobile di lusso
a contenere fiori profumati.
Infine il professor Tal dei Tali:
Con questo afferma usavano gli antichi
nelle grandi e solenni cerimonie
offrire a gli dei superi d'Olimpo
e il loro sacerdote in pompa magna,
libava e alzava questo vaso al cielo;
quindi spruzzava santamente l'ara,
del vin pregiato in esso contenuto.
-Giusto-dicono tutti gli altri in coro-
la Sua tesi convince, professore.
Due etruschi ch'iabitaroni in quei luoghi
in permesso quassu' dai Campi Elisi.
Si fermarono ad osservar la scena.
-Tarcone-Aule chiese-cosa fanno
quelle persone riunite insieme?
-Non so',non saprei dirti veramente;
non riesco a comprendere il dialetto,ma
quel che sembra un tantinello strano
è, che stan discutendo con passione,
tenendo un nostro orinalaccio in mano.