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LE CRONACHE DI VELIA

Post n°140 pubblicato il 27 Novembre 2008 da zoeal
 

SECONDO ATTO

Ad un certo punto la mia gente ha un po’ di respiro. Siamo nell'anno di Roma 457 (*)i Romani, infatti, sono costretti ad allentare la tensione su queste zone ed a  concentrarsi su un territorio che nel frattempo, si era fatto “caldissimo”: il Sannio. Dopotutto le spie, confermano al vecchio generale Quinto Fabio Massimo Ruliano, che il mio popolo non ha nessuna intenzione per il momento, di appoggiare militarmente i Sanniti, che nel frattempo hanno invaso i territori Lucani. I Lucani stessi, contemporaneamente, minacciano di rompere la pace con i Romani, se questi non li aiutano a liberarsi degli invasori. Così, la repubblica romana concentra i suoi eserciti ed i suoi condottieri più famosi, nel Sannio, dove riportano numerose vittorie costringendo il capo supremo dei Sanniti, Gellio Egnazio, ben lungi però dal considerarsi sconfitto, a fuggire e a rifugiarsi in Etruria; per sopravvivere ma anche per convincerci a collaborare militarmente con lui. Il clima che trova Gellio Egnazio, al suo arrivo in Etruria, è estremamente depresso, anzi capita proprio nel periodo in cui, si sta svolgendo una riunione tra tutti i capi delle città etrusche al fine di decidere la sottomissione definitiva a Roma, considerata come male minore. Tuttavia, non è dato sapere quali argomenti di convincimento possa aver utilizzato il condottiero sannita, fatto sta, che la lega etrusca ritorna sui propri passi e in men che non si dica viene messo su un possente esercito che raccoglie Etruschi, Sanniti, Umbri e Galli, nella cosiddetta “quadruplice lega”. In quel momento, Roma ha in Etruria solo una divisione, comandata dal console Appio Claudio, poco pratico in strategie militari. Roma decide di affiancargli così, Lucio Volumnio, più giovane e battagliero, ma i due entrano in conflitto tra loro, perché questa mancanza di fiducia, fa offendere Appio Claudio e la disputa personale, finisce per favorire, almeno in una fase iniziale, il nostro esercito coalizzato, che riporta numerose vittorie. Ma questo sembra avere un improvviso effetto psicologico tra i due generali romani, e la non collaborazione si trasforma in una specie di sfida per non perdere la faccia; sfida, che ironia della sorte, li rende più temerari. Così sfruttando un momento favorevole, in cui l’esercito della quadruplice alleanza è momentanemente indebolito, perché sguarnito di alcune divisioni che sono andate a cercare vettovagliamenti, sferrano un attacco a sorpresa che lascia sul campo più di settemila morti e duemila prigionieri. Per noi Etruschi è un duro colpo militare; ci ritroviamo a non avere quasi più soldati di mestiere e adesso, anche per difenderci, siamo costretti a ricorrere in massa alla leva di guerra di tutti i cittadini abili che però in quanto tali, sono male armati, privi di addestramento e della necessaria volontà di combattere, volontà che comincia a mancare anche nei soldati veri e propri, in un clima di generale sfiducia e spossatezza.

 (*297 a.C)

 
Rispondi al commento:
zoeal
zoeal il 28/11/08 alle 08:59 via WEB
ma grazie, che bello fare campagne di scavo! io purtroppo ho potuto solo partecipare una giornata come volontaria negli scavi dei resti di un castello alto medioevale, è stata comunque un'esperienza molto affascinanante!
 
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POETA ESTEMPORANEO

In ricordo di Morbello Vergari, ultimo poeta Etrusco

Il reperto archeologico

Riuniti insieme, un gruppo di signori

stavano discutendo di un oggetto

un giorno appartenuto ai padri etruschi.

Il dottor Tizio disse ai suoi colleghi:

-La mia giovane eta', non mi consente

di pronunciarmi il primo e francamente

ammetto che non ci capisco molto.

Il dottor Caio esprime il suo parere

dicendo-Per me, questo è un utensile

che usavano gli etruschi,

per servire vivande sulla mensa

D'altro parere il professor Sempronio

e in questo modo dice il suo giudizio:

Questo per me, è un vaso da ornamento

che serviva su un mobile di lusso

a contenere fiori profumati.

Infine il professor Tal dei Tali:

Con questo afferma usavano gli antichi

nelle grandi e solenni cerimonie

offrire a gli dei superi d'Olimpo

e il loro sacerdote in pompa magna,

libava e alzava questo vaso al cielo;

quindi spruzzava santamente l'ara,

del vin pregiato in esso contenuto.

-Giusto-dicono tutti gli altri in coro-

la Sua tesi convince, professore.

Due etruschi ch'iabitaroni in quei luoghi

in permesso quassu' dai Campi Elisi.

Si fermarono ad osservar la scena.

-Tarcone-Aule chiese-cosa fanno

quelle persone riunite insieme?

-Non so',non saprei dirti veramente;

non riesco a comprendere il dialetto,ma

quel che sembra un tantinello strano

è, che stan discutendo con passione,

tenendo un nostro orinalaccio in mano.

 

 
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