Non canto i cavalier, l’armi, gli onori,
come un dì fece il grande Ludovico.
Le guerre infami, i sanguinanti allori;
di tutto questo non mi importa un fico.
Ma i lavoranti, l’ape, i campi, i fiori;
le cose grandi solamente, dico.
(Morbello Vergari)
Probabile portatrice di geni etruschi.......vediamo se la passione è contagiosa
e sono graditi pure interventi, puntualizzazioni e domande e mi raccomando di non essere troppo duri con me per eventuali strafalcioni...sono solo una dilettante!
molte immagini sono state prese da internet, se i proprietari non fossero d'accordo lo facciano presente e saranno tempestivamente rimosse
SE VUOI LEGGERE IL MIO ROMANZO:
clicca il mio nuovo blog (ho pubblicato qualche assaggio)
per info o acquisto libro (per contrassegno) visita il sito internet dell'editore QUI
disponibile anche su
CLICCA QUA SOTTO PER VEDERE LE FOTO SU FLICKR
IL BLOG DI RIEVOCAZIONE ETRUSCA
(mech Rasna tsui ame!)
clicca sul motto per accedere al blog
« LE CRONACHE DI VELIA: ATTO III | FISSATI PER LE SCARPE » |
Le legioni di Lucio Scipione sono annientate, Etruschi, Sanniti, Galli e Umbri, confluiscono le loro forze presso la località di Sentino dove convergono da sud anche le legioni di Quinto Fabio e Decio Mure, che non tardano ad accorgersi dell’infinita superiorità numerica degli avversari: sono circa centomila uomini comandati da Gellio Egnazio che si staglia davanti a tutti fiero sul suo destriero. I due consoli non possono sapere che questa marea di soldati è per la maggior parte composta da semplici cittadini, strappati ai campi e alle loro attività e armati precipitosamente; il colpo d’occhio che hanno i due generali, dall’alto della collina dalla quale emerge l’esercito di Roma è impressionante. I romani, sanno che non possono competere di fronte ad un esercito siffatto ma riescono a non perdersi d’animo così agiscono con l’astuzia: i consoli danno l’ordine a Megello e Gneo Fulvio, di abbandonare la protezione di Roma e di affrettarsi in direzione di Chiusi compiendo, durante il percorso quanti più saccheggi e distruzioni potessero fare su territorio etrusco. Le notizie dei massacri giungono presto ai comandanti della mia stirpe a Sentino, i quali, ponendo come priorità la protezione delle proprie città e della propria gente rimasta indifesa, piantano in asso le armate di Gellio e dirigono il loro esercito, che da solo rappresentava più di un terzo del totale, alla difesa delle nostre terre. La battaglia di Sentino che a questo punto vede come protagonisti solo Galli, Umbri e Sanniti, scoppia cruenta; caddero in 40.000, vi perdono la vita sia Gellio Egnazio che il console Publio Decio Mure, ma le truppe romane hanno comunque la meglio e le guerre sannitiche si concludono definitivamente. La guerra in Etruria invece continua ancora per qualche mese, ma ormai tutto è perduto, gli scontri tra l’esercito Rasenna ormai allo sbando e quello romano, sono più che altro scontri suicidi da parte degli Etruschi come quello di Perugia, ad esempio, che paga la resistenza con 4.500 morti e 2.000 prigionieri, tanto che i capi della città, dopo la resa dovettero riscattarli per 310 assi ciascuno, affinchè la città, che noi chiamiamo Perusia, non rimanesse senza uomini per lavorare; poi è la volta di Volsini a cui Megello, nel frattempo divenuto console al posto del defunto Decio Mure, impartisce una sconfitta che lascia sul campo 2.000 uomini ed infine, ultima a capitolare, è la mia cara Rusel che viene anche saccheggiata. Stipulato un trattato di pace quarantennale, le città etrusche sono condannate a pagare i danni di guerra e a fornire cibo e vesti agli eserciti romani. Poco a poco, i romani inseriscono nei territori devastati i propri coloni e nelle città, propri governatori. Sono bastati poco più di cinque anni per annullare dieci secoli di gloria: la civiltà etrusca non esiste più. Corre l’anno di Roma 459 (* 294 A.C.) Con questo, io, Velia, sfidando i divieti imposti dai miei genitori, lascio queste cronache ai posteri, perché anche se i figli che gli Dei mi doneranno un giorno, avranno un padre di Roma e si chiameranno Lucio, Publio, o Marco o Lucilla o Cornelia, e non potranno più pronunciare in pubblico frasi nell’armoniosa lingua della stirpe materna, fino a dimenticarne il significato, avranno ricordo degli ultimi istanti dei loro antenati. ITUN TURUCE VELIA PULENAS RASNALCLINIIARAS *questo dedicò Velia Pulena ai figli d’Etruria (questa scrittura l'ho elaborata deducendola da alcune fonti, spero che gli antenati o chi ne sa più di me, siano tolleranti)
|
GIOCO LETTERARIO
Ho partecipato al gioco letterario promosso da Writer
clicca su IL FOLLE se vuoi leggere il mio racconto
ho scritto anche:
e per la serie RACCONTI BREVI:
DEUXIPPO (prima parte)
DEUXIPPO (seconda parte)
DEUXIPPO (terza parte)
DEUXIPPO (ultima parte)
L'INFAME (prima parte)
L'INFAME (ultima parte)
E SFOTTIAMIOLI UN PO' STI RUMACH!
MAGIA DEL PHOTOPAINT
CONTATTA L'AUTORE
Nickname: zoeal
|
|
Sesso: F Età: 53 Prov: GR |
LA LETTURA NOBILITA LA MENTE
"CHIMAIRA" di Valerio Massimo Manfredi (giallo-storico)
"MITI, SEGNI E SIMBOLI ETRUSCHI" di Giovanni Feo (Etruschi, da dove venivano e a quali leggende sono collegati)
"GEOGRAFIA SACRA" di Giovanni Feo (la "magia" e l'"astronomia" dalla preistoria agli Etruschi)
"UNA GIORNATA NELL'ANTICA ROMA" di Alberto Angela (immaginiamo di fare un viaggio nel tempo e di ritrovarsi nella Roma del I secolo dopo Cristo)
"IL SEGRETO DEI GEROGLIFICI" di Christian Jacq (guida semplice e simpatica sull'interpretazione dei geroglifici egizi)
" IL FARAONE DELLE SABBIE" di Valerio Massimo Manfredi, azione e suspence ambientate nel clima dei conflitti attuali che affliggono il Medio Oriente.
"L'ULTIMA LEGIONE":di Valerio Massimo Manfredi, una vicenda avvincente ambientata nel periodo del declino dell'Impero Romano, tra leggenda e realtà, si legge tutto d'un fiato
AREA PERSONALE
MENU
ULTIMI COMMENTI
Inviato da: Corrado Barontini
il 24/01/2018 alle 12:17
Inviato da: Camillo Coppola
il 22/12/2015 alle 19:28
Inviato da: flora
il 08/10/2013 alle 17:45
Inviato da: zoeal
il 20/05/2013 alle 15:08
Inviato da: ninograg1
il 20/05/2013 alle 08:03
PIACEVOLI DISCUSSIONI
I MIEI BLOG AMICI
- L'ISOLA DELLA BRUJA
- COLLINE DARGILLA
- IL BLOG DEI SENTIMENTI
- IL BLOG DELLA NONNA SPRINT
- IL BLOG VIOLA
- IL BLOG DELLE PROF
- IL BLOG DI CLOUD
- IL BLOG DI MIKY
- IL BLOG DI ODY
- IL BLOG DI WRITER
- IL BLOG DI INDIANAQUOQUE
- I MEDAGLIONI DI TURAN E ALTRI RACCONTI
- LATINITAS
- PENSIERO LIBERO
- POESIE RASNA DI OMUT
POETA ESTEMPORANEO
In ricordo di Morbello Vergari, ultimo poeta Etrusco
Il reperto archeologico
Riuniti insieme, un gruppo di signori
stavano discutendo di un oggetto
un giorno appartenuto ai padri etruschi.
Il dottor Tizio disse ai suoi colleghi:
-La mia giovane eta', non mi consente
di pronunciarmi il primo e francamente
ammetto che non ci capisco molto.
Il dottor Caio esprime il suo parere
dicendo-Per me, questo è un utensile
che usavano gli etruschi,
per servire vivande sulla mensa
D'altro parere il professor Sempronio
e in questo modo dice il suo giudizio:
Questo per me, è un vaso da ornamento
che serviva su un mobile di lusso
a contenere fiori profumati.
Infine il professor Tal dei Tali:
Con questo afferma usavano gli antichi
nelle grandi e solenni cerimonie
offrire a gli dei superi d'Olimpo
e il loro sacerdote in pompa magna,
libava e alzava questo vaso al cielo;
quindi spruzzava santamente l'ara,
del vin pregiato in esso contenuto.
-Giusto-dicono tutti gli altri in coro-
la Sua tesi convince, professore.
Due etruschi ch'iabitaroni in quei luoghi
in permesso quassu' dai Campi Elisi.
Si fermarono ad osservar la scena.
-Tarcone-Aule chiese-cosa fanno
quelle persone riunite insieme?
-Non so',non saprei dirti veramente;
non riesco a comprendere il dialetto,ma
quel che sembra un tantinello strano
è, che stan discutendo con passione,
tenendo un nostro orinalaccio in mano.