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RASNA

semplice passione

 

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Post N° 156

Post n°156 pubblicato il 07 Gennaio 2009 da zoeal
 

Per le feste di solito si vanno a trovare i parenti; io, che non ne ho poi molti, ho finito presto il giro, per cui sono andata a trovare gli avi che un tempo scorrazzavano per i dintorni.

Così, sfidando il freddo, sono ripassata dalla città del Ghiaccio Forte prima e dalle vestigia di Roselle, appena l’altro giorno.

Ho potuto scoprire che la cinta muraria del Ghiaccio Forte, fu rinforzata in fretta e furia, utilizzando allo scopo i massi resi disponibili dallo smantellamento di un tempio dedicato ad una divinità della fecondità: conoscendo la religiosità degli Etruschi questo fu un sacrilegio dettato dalla forza della disperazione. Della cinta muraria originaria, sono rimaste solo rovine, ben visibili invece le tre porte, a sud, a ovest e a nord. All’interno, la base della villa padronale e migliaia di pezzi di laterizi, scempio del passaggio del vomere che si è susseguito nel luogo per anni ma anche e soprattutto, come spiegano gli esperti, dalla polverizzazione povocata dal violento incendio e dai crolli conseguenti. E’ passeggiando intorno al perimetro però che il tempo ha mantenuto visibili i segni della vecchia tragedia: anche un occhio poco esperto, può capire che i conquistatori entrarono da nord, le pietre di base della porta sono ancora annerite dal fuoco.

Roselle invece, molto più grande, di porte ne aveva ben sette, di cui due scee sul modello delle porte che facevano di Troia, secondo Omero, un avamposto inespugnabile (una porta scea è un'apertura sghemba che presenta il suo lato destro più avanzato e a quota superiore rispetto a quello sinistro; in tal modo, in primo luogo, non si poteva arrivare al suo fornice secondo una direzione perpendicolare, quindi con la massima forza d'urto, ma obliqua e, in più, si sarebbe mostrato il lato del corpo non protetto dallo scudo,che, se si brandisce la spada con la mano destra, si porta con il braccio sinistro proteso in avanti, proprio verso l'avancorpo difensivo; questo permetteva un migliore controllo degli attacchi esterni e, in definitiva, una tattica difensiva più efficace).

Un intervento recente, ha restaurato circa un chilometro dei tre e mezzo della cinta muraria originale ed è possibile passeggiare sotto i massi ciclopici, perfettamente incastrati tra loro, che in alcuni punti raggiungono l’altezza di quattro metri.

Facendo questo, ci si accorge che, nonostante i recuperi effettuati in epoca imperiale augustea, i distruttori del 294 a. C. riscirono ad entrare da nord-est, perché qui ci sono i maggiori segni di incendio ed è qui che le mura sono più danneggiate. D’altronde a ovest e a sud, la collina scende in un improvviso strapiombo, che funge da difesa naturale.

Allora, appoggiando la mano sui massi anneriti, passano in mente, bagliori di fuoco, rumore di armi, grida concitate, testimonianze che, se ascolti bene, riecheggiano ancora tra i boschi silenziosi…non è il rumore del vento tra le rocce e i rami delle querce quello che senti. Circa duemila soldati etruschi morti ci furono quel giorno, altrettanti i prigionieri, le condizioni di resa gravissime, raccontano le cronache di Tito Livio,  dopo che quattro anni prima avevano preso già una sonora batosta, ma non ancora definitiva, dei civili non è dato sapere ma se si considera che gli abitanti dovevano essere tra 4-5000, si fa presto a far due conti. La politica di resistenza di Rusel si trasformò in un inferno, fu l’ultima città etrusca e fu abbattuta.

 

 quel che rimane oggi della Roselle dei Bassi, che la abitarono in epoca augustea:

una gita intorno alle mura:

 
Rispondi al commento:
zoeal
zoeal il 08/01/09 alle 10:57 via WEB
a dir la verità, si alterna tramontana a scirocco (con cui l'emicrania va a nozze) quindi freddo e tiepido, il giorno che siamo andati a Roselle abbiamo rischiato il coccolone, c'era il sole ma nonostante tutto alle 14.00 facevano 3 gradi! ma Roselle è sempre Roselle! il mal di cranio ora mi ha dato tregua ma il 1 e il 2 gennaio è stato terribile.
 
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POETA ESTEMPORANEO

In ricordo di Morbello Vergari, ultimo poeta Etrusco

Il reperto archeologico

Riuniti insieme, un gruppo di signori

stavano discutendo di un oggetto

un giorno appartenuto ai padri etruschi.

Il dottor Tizio disse ai suoi colleghi:

-La mia giovane eta', non mi consente

di pronunciarmi il primo e francamente

ammetto che non ci capisco molto.

Il dottor Caio esprime il suo parere

dicendo-Per me, questo è un utensile

che usavano gli etruschi,

per servire vivande sulla mensa

D'altro parere il professor Sempronio

e in questo modo dice il suo giudizio:

Questo per me, è un vaso da ornamento

che serviva su un mobile di lusso

a contenere fiori profumati.

Infine il professor Tal dei Tali:

Con questo afferma usavano gli antichi

nelle grandi e solenni cerimonie

offrire a gli dei superi d'Olimpo

e il loro sacerdote in pompa magna,

libava e alzava questo vaso al cielo;

quindi spruzzava santamente l'ara,

del vin pregiato in esso contenuto.

-Giusto-dicono tutti gli altri in coro-

la Sua tesi convince, professore.

Due etruschi ch'iabitaroni in quei luoghi

in permesso quassu' dai Campi Elisi.

Si fermarono ad osservar la scena.

-Tarcone-Aule chiese-cosa fanno

quelle persone riunite insieme?

-Non so',non saprei dirti veramente;

non riesco a comprendere il dialetto,ma

quel che sembra un tantinello strano

è, che stan discutendo con passione,

tenendo un nostro orinalaccio in mano.

 

 
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