Non canto i cavalier, l’armi, gli onori,
come un dì fece il grande Ludovico.
Le guerre infami, i sanguinanti allori;
di tutto questo non mi importa un fico.
Ma i lavoranti, l’ape, i campi, i fiori;
le cose grandi solamente, dico.
(Morbello Vergari)
Probabile portatrice di geni etruschi.......vediamo se la passione è contagiosa
e sono graditi pure interventi, puntualizzazioni e domande e mi raccomando di non essere troppo duri con me per eventuali strafalcioni...sono solo una dilettante!
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Raffigurazione di nave etrusca
I primi scambi di oggetti con le popolazioni della Sardegna, dove era diffusa la produzione di oggetti in metallo, avvenivano soprattutto in occasione dei matrimoni, mentre l'attività di scambio fra i nobili greci delle colonie e i "principi" etruschi e latini era quasi una cerimonia, che si svolgeva con il dono reciproco di oggetti preziosi, e per questa ragione verso la fine dell'VIII sec. a.C. lungo le coste tirreniche circolavano molti beni di lusso.
Nel corso dei secoli VII e VI a.C. i principali contatti commerciali avvengono con i Greci: dapprima Euboici e Corinzi, ai quali si aggiunsero poi i Greci dell'Asia Minore, ad esempio gli abitanti di Focea. Negli scali greci in Egitto invece, quasi certamente venivano raccolti e ridistribuiti oggetti di produzione orientale quali ceramiche dipinte, preziosi vasi in alabastro, uova di struzzo decorate e montate con testine di avorio, conchiglie incise.
I mercanti etruschi svolgevano anch'essi attività commerciali via mare smerciando soprattutto i prodotti dell'agricoltura e della metallurgia. E se è vero che anche nel settore della navigazione essi appresero molto dai Greci, essi però costituirono su basi proprie, e già sviluppate, un'importante alternativa al commercio ellenico.
Tra la fine del VII e la fine del VI sec. a.C. nel territorio di Vulci vi fu una grande produzione di vino e di anfore da trasporto, destinati all'esportazione verso il Lazio, la Campania, la Sicilia e in grandissima quantità verso la Francia meridionale, come testimoniano le numerose anfore vinarie etrusche, i buccheri[7] e la ceramica etrusco-corinzia[8] ritrovati lungo il litorale mediterraneo francese e nei relitti. Questo flusso commerciale si interruppe al momento in cui Etruschi e Focei, i fondatori degli empori francesi, entrarono in conflitto e si affrontarono nella battaglia navale di Aleria, in Corsica, nel 540 a.C. circa.
Mentre in Corsica la presenza di materiale etrusco è molto scarsa, in Sardegna è più consistente, soprattutto nelle colonie fenice delle coste meridionale e occidentale. I vasi greci qui ritrovati, soprattutto contenitori per oli profumati, coppe ioniche e attiche, vi giunsero probabilmente attraverso i commercianti etruschi, data la diffusione in Etruria di questo genere di prodotti. I rapporti commerciali con i Fenici sono evidenti anche nella loro maggiore colonia, Cartagine, ben collegata alla Sardegna da rotte molto frequentate e conosciute. Cartagine non veniva raggiunta dal commercio del vino, prodotto sul posto, mentre nelle necropoli cartaginesi sono stati ritrovati soprattutto anforette di bucchero e contenitori per unguenti di produzione etrusco-corinzia, oggetti raffinati che erano molto richiesti dai potenti del luogo: le aristocrazie di Vulci e dell'Etruria settentrionale apprezzavano invece altre merci di lusso smistate dall'emporio cartaginese, quali uova di struzzo e conchiglie decorate.
In Sicilia giunsero soprattutto buccheri, in particolare kantharoi, e anfore vinarie molto simili a quelle utilizzate per il commercio con la Francia meridionale, e mentre in Sardegna e a Cartagine i prodotti etruschi giunsero attraverso un commercio diretto, negli scambi e commerci con la Sicilia fu rilevante la collaborazione con i Cartaginesi.
Anche in Campania, sebbene in misura molto maggiore, i manufatti etruschi più diffusi furono senz'altro anfore vinarie e buccheri, mentre era meno richiesta la ceramica etrusco-corinzia.
Il bucchero, un tipo di ceramica inconfondibile che veniva realizzata solo in Etruria[9], è un prodotto-guida utile più di altri a comprendere la diffusione del commercio etrusco in tutto il Mediterraneo. Nel Mediterraneo orientale esso giunse sicuramente come merce "di ritorno", cioè attraverso le navi greche che tornavano in patria, anche se alcuni studiosi sostengono che fossero gli Etruschi stessi a navigare verso quelle zone. Tuttavia in questo caso mancano fonti dirette etrusche che consentirebbero di avere conferme in proposito.
Tra la fine del VI e i primi decenni del V sec. a.C. i prodotti più esportati dai mercanti etruschi furono oggetti di lusso e raffinati manufatti in bronzo, soprattutto vasellame da banchetto, molto richiesti dalle colonie greche in Campania e negli insediamenti punici del Mediterraneo. Il commercio inoltre si espanse nel Mediterraneo orientale fino a Delos, Rodi e Cipro.
Verso la fine del VI sec. a.C., gli Etruschi si spostarono verso l'area padana e fondarono empori sull'Adriatico. Lo scalo marittimo di Spina, collegato con l'entroterra tramite il Po e il Reno, divenne, insieme alla più settentrionale Adria, il centro di raccolta di quanto veniva prodotto nella zona. Adria, dove sono state ritrovate iscrizioni etrusche della fine del VI sec. a.C., era abitata da coloni etruschi integrati con la comunità locale, mentre Spina fu una fondazione etrusca, sorta nei primi decenni del V sec. a.C. sulla dune del delta padano, nella parte più settentrionale dell'Adriatico, là dove la navigazione era disagevole a causa della mancanza di porti. Sembra che l'emporio di Spina dipendesse politicamente dalla strutturata comunità di Felsina, le cui iniziative influenzavano anche l'attività marittima, come testimonia una presenza attiva degli Etruschi sull'Adriatico, ad esempio un ruolo di controllo nei confronti delle azioni di pirateria effettuate in particolar modo dagli Illiri, abitanti della costa orientale.
I Greci, e specialmente gli Ateniesi, erano interessati ai commerci in Adriatico per rifornirsi in particolar modo di schiavi e di cereali: a Spina trovavano i prodotti delle fertili terre attraversate dal Reno e dal Po e, in misura minore, i prodotti dell'allevamento e le materie prime, quali l'ambra e i metalli, che provenivano piuttosto dall'Europa centrale e dall'Etruria tirrenica settentrionale. La presenza greca a Spina è molto ben documentata soprattutto dal ritrovamento, nei corredi delle tombe, di una gran quantità di prestigiose ceramiche a figure rosse, prodotte in Attica dai più importanti maestri ateniesi del V sec. a.C..
L'intesa e gli scambi commerciali con Atene dovettero interrompersi alla fine del V sec. a.C., dopo la guerra del Peloponneso, da cui uscì vittoriosa Siracusa. I Siracusani, dopo aver battuto nel secolo precedente Etruschi e Cartaginesi, i loro più temibili avversari per il controllo del Tirreno, fin dall'inizio del IV sec. a.C. iniziarono a penetrare nell'Adriatico, cercando di controllare il canale d'Otranto, fondando colonie nelle isole meridionali dell'arcipelago dalmata e ad Ancona, e giungendo fino a Adria. L'ingerenza siracusana e l'invasione celtica del delta padano misero praticamente fine alle fiorenti attività commerciali degli empori etruschi in Adriatico.
L'intera civiltà etrusca, privata della possibilità di scambi commerciali, perse la dinamicità e l'intraprendenza avute in precedenza, e iniziò un lento declino che la portò ad essere, infine, completamente assorbita dalla crescente potenza di Roma.
Note
[7] I tipici vasi di colore nero, prodotti solo in Etruria.
[8] Si tratta di una particolare ceramica dipinta prodotta in Etruria fra il 630 e il 540 a.C. a imitazione dei vasi provenienti da Corinto.
[9] Il bucchero è una ceramica tipicamente etrusca che, per il particolare processo di cottura, in carenza di ossigeno, a cui veniva sottoposta, risultava particolarmente liscia e lucente e totalmente nera, non soltanto sulla superficie ma anche nell'impasto interno.
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"CHIMAIRA" di Valerio Massimo Manfredi (giallo-storico)
"MITI, SEGNI E SIMBOLI ETRUSCHI" di Giovanni Feo (Etruschi, da dove venivano e a quali leggende sono collegati)
"GEOGRAFIA SACRA" di Giovanni Feo (la "magia" e l'"astronomia" dalla preistoria agli Etruschi)
"UNA GIORNATA NELL'ANTICA ROMA" di Alberto Angela (immaginiamo di fare un viaggio nel tempo e di ritrovarsi nella Roma del I secolo dopo Cristo)
"IL SEGRETO DEI GEROGLIFICI" di Christian Jacq (guida semplice e simpatica sull'interpretazione dei geroglifici egizi)
" IL FARAONE DELLE SABBIE" di Valerio Massimo Manfredi, azione e suspence ambientate nel clima dei conflitti attuali che affliggono il Medio Oriente.
"L'ULTIMA LEGIONE":di Valerio Massimo Manfredi, una vicenda avvincente ambientata nel periodo del declino dell'Impero Romano, tra leggenda e realtà, si legge tutto d'un fiato
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POETA ESTEMPORANEO
In ricordo di Morbello Vergari, ultimo poeta Etrusco
Il reperto archeologico
Riuniti insieme, un gruppo di signori
stavano discutendo di un oggetto
un giorno appartenuto ai padri etruschi.
Il dottor Tizio disse ai suoi colleghi:
-La mia giovane eta', non mi consente
di pronunciarmi il primo e francamente
ammetto che non ci capisco molto.
Il dottor Caio esprime il suo parere
dicendo-Per me, questo è un utensile
che usavano gli etruschi,
per servire vivande sulla mensa
D'altro parere il professor Sempronio
e in questo modo dice il suo giudizio:
Questo per me, è un vaso da ornamento
che serviva su un mobile di lusso
a contenere fiori profumati.
Infine il professor Tal dei Tali:
Con questo afferma usavano gli antichi
nelle grandi e solenni cerimonie
offrire a gli dei superi d'Olimpo
e il loro sacerdote in pompa magna,
libava e alzava questo vaso al cielo;
quindi spruzzava santamente l'ara,
del vin pregiato in esso contenuto.
-Giusto-dicono tutti gli altri in coro-
la Sua tesi convince, professore.
Due etruschi ch'iabitaroni in quei luoghi
in permesso quassu' dai Campi Elisi.
Si fermarono ad osservar la scena.
-Tarcone-Aule chiese-cosa fanno
quelle persone riunite insieme?
-Non so',non saprei dirti veramente;
non riesco a comprendere il dialetto,ma
quel che sembra un tantinello strano
è, che stan discutendo con passione,
tenendo un nostro orinalaccio in mano.