Non canto i cavalier, l’armi, gli onori,
come un dì fece il grande Ludovico.
Le guerre infami, i sanguinanti allori;
di tutto questo non mi importa un fico.
Ma i lavoranti, l’ape, i campi, i fiori;
le cose grandi solamente, dico.
(Morbello Vergari)
Probabile portatrice di geni etruschi.......vediamo se la passione è contagiosa
e sono graditi pure interventi, puntualizzazioni e domande e mi raccomando di non essere troppo duri con me per eventuali strafalcioni...sono solo una dilettante!
molte immagini sono state prese da internet, se i proprietari non fossero d'accordo lo facciano presente e saranno tempestivamente rimosse
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IL BLOG DI RIEVOCAZIONE ETRUSCA
(mech Rasna tsui ame!)
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IN OCCASIONE DEL COMPLEANNO DELL'URBE (....facciamo loro credere ancora alla leggenda di Romolo...occultiamo la cruda verità....) Legionario bagnato...legionario fortunato... anche gli Etruschi hanno apprezzato il coraggio... panem et circenses...anzi pizza cum patatinem ed il pomeriggio ci siam riparati dalla pioggia visitando il Museo Nazionale Romano e visto la magnificienza dell'autocelebrazione (noi eravamo un pò più modesti forse è per questo che abbiamo perso?) il riposo eterno del generale accompagnato dalle gesta gloriose della campagna contro i germanici...(particolare) foto:maritodizoe |
Volevo scrivere di Cosa, della Tagliata Etrusca o di un'altra teoria sulla provenienza degli Etruschi che ho letto proprio ieri sera, ma non ho voglia. Stamani mi sono svegliata con in testa la melodia dell'"Isola di Wight" e cosi....
poi, quando mi sarà passata la "strullaia" spiegherò, ad uso di chi non lo sapesse ancora, cosa è l'Isola di Lemno... |
Post n°218 pubblicato il 16 Aprile 2009 da zoeal
Secondo la religione etrusca, l’uomo era costituito dalla somma di due entità: il corpo fisico ed il doppio. Il doppio a sua volta poteva essere distinto in “ombra” ed in “demone”.
Al momento della morte, le entità spirituali si dividevano dal corpo fisico il quale, ritornava alla terra. Il cosiddetto “doppio” era definito anche “persona” o “phersu” secondo una concezione inaspettatamente pirandelliana del tutto: lo spirito umano ha un duplice aspetto, quello “che appare” e quello “che è”, il bene ed il male, il razionale e l’irrazionale, lo spirito ed il demone. Non a caso il personaggio che partecipava al rito del “phersu” (quello dell’uomo che alla cieca doveva cercare di difendersi da un cane rabbioso che gli veniva aizzato contro), era incappucciato, indossava cioè una maschera a significato del doppio che alberga in tutti gli esseri umani e presumibilmente il combattimento rituale aveva lo scopo di liberarsi dal lato apparente in modo che la vera essenza potesse trionfare. Dopo la dipartita, l’ombra era destinata a rimanere tale oppure a rigenerarsi in altro essere umano dopo aver bevuto alla fonte dell’oblio secondo il concetto che ogni cosa essendo parte dell’universo alla fine ci ritorna. Il modo per non reincarnarsi e di ricevere il dono dell’immortalità che permette all’anima di vivere al cospetto e alla pari degli Dei e degli Eroi, era quello di riconoscere in vita la parte demoniaca dell’”io” e di trascenderla.
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E’ vero, questo post è terribilmente tardivo ma d’altra parte sono in periodo di bilanci (non di vita vissuta ma proprio bilanci in senso stretto del termine). Primavera per gli Etruschi ( e per tutti) significava “rinascita”: gli uccellini cinguettano, i fiorellini si schiudono, le piante germogliano, il clima è mite, c’è il tiepido solicello, gli esseri umani (se non sono stressati terribilmente dal lavoro) hanno tutti gli ormoni in circolo e quindi c’è più voglia di fare biiiipppp ecc…ecc… In primavera per i miei progenitori, rinasceva Phersipnai (Persephone) condannata nei mesi invernali a presiedere il regno dei morti insieme ad Aita, mentre in primavera rinasceva a godere della vita sulla terra. Così nell’equinozio di primavera si celebravano riti festosi per accoglierla di nuovo tra gli umani e in quello di autunno invece si facevano riti più tristi per celebrarne il saluto. La festa di primavera consisteva in fiaccolate notturne che avevano lo scopo di andare a cercare la Dea ed illuminarle la strada del ritorno terreno. Non a caso in alcuni paesi del centro Italia, si celebrano ancora in questo periodo dei riti religiosi di derivazione pagana che implicano processioni notturne e chissà, potrebbero essere rielaborazione delle celebrazioni etrusche! Fatto sta che la fiaccolata era condotta da Menadi, da prostitute sacre ( il cui mestiere era considerato onorevole dagli Etruschi poiché riconoscevano la loro “funzione sociale” rivolta ai vecchi e ai malati), da una sacerdotessa ed un sacerdote nominati allo scopo. Trovata una radura sacra veniva celebrato il matrimonio simbolico tra i due, veniva dato inizio alle danze, alle gran bevute di vino magari mescolato con sostanze afrodisiache ed in breve tempo tutto sfociava (ebbene si!) nel rito degli accoppiamenti. Bella scusa per festeggiare la rinascita primaverile ( e le nascite dopo nove mesi!). Per chi ritenesse fondata la teoria che le donne etrusche fossero tutte prostitute, tengo a precisare che in linea di massima, alle donne sposate e alle fanciulle era proibito partecipare a questi riti orgiastici a cui prendevano parte prostitute ma anche donne adulte non maritate…( per il rito della rinascita di Adone avveniva la stessa cosa),ho i miei dubbi per quanto riguarda gli uomini…secondo me di loro, non mancava nessuno! BRICCONCELLI |
Post n°216 pubblicato il 14 Aprile 2009 da zoeal
DA "IMPERIUM" SULLE INVENZIONI DEGLI ETRUSCHI: riporto paro paro… "E ti pareva che non avevano inventato pure il pesce d'aprile! VERO ED INFATTI: Halloween e Carnevale di Rio: vero abbiamo inventato le mascherate e le maschere. Columbus Day: si chiamava Enea Day e tutte le lucumonie lo festeggiavano una volta all'anno riunendosi nel luogo sacro dell'antico primo stanziamento degli esuli (forse Voltumnia e il Lago di Bolsena) poi ve siete convinti che i discendenti eravate voi e ci avete massacrato perchè non rivelassimo la verità.... Sagra della Porchetta di Ariccia: non solo abbiamo inventato la porchetta ma pure "il porco" di cinta Senese. Sagra del vino di Marino: prima che vi insegnassimo a farlo non lo bevevate! Sagra del panetun: l'antenato si chiama "pan de' morti" ed è la focaccia rituale per i banchetti funebri etruschi, invece dei canditi ci sono i fichi secchi e le noci, spezie e tutto un'altro miscuglio di ingredienti. Festa della macchina di Santa Rosa: è una specie di torre e le torri le abbiamo inventate noi! Tirreni-Tirseni: secondo alcuni significa "popolo delle torri". Fifa world cup: al santuario di Voltumnia si giocava sempre a pallone! avemo inventato pure le partite scapoli/ammogliati dopo che si era provato con patrizi/plebei ma ciò creava problemi di ordine pubblico. A CIO' SI AGGIUNGONO: la lambada: vedere post sulle danze e la musica l'hypnotic music: vedi post sulle danze e la musica (pure lo sballo...ma questo no no no è cosa cattiva e non si fa!) la corsa con i sacchi la rotola dei formaggi la corsa sulle giare Giochi senza frontiere la pentolaccia l'altalena la tela cerata l'ombrello le pirofile da forno i forni a tenuta stagna la tintura per i capelli la crema antirughe le dentiere la ribollita fiorentina le scarpe con la zeppa le scarpe a punta la stanza da bagno in casa il mattarello e la spianatoia e da qui si deduce: pure le tagliatelle! ma si abbondiamo: la crema antiemorroidi (preparazione H significa preparazione Haetrusca!), la crema depilatoria, le pinzette per le ciglia, l’orologio solare. INOLTRE COSA IMPORTANTISSIMA CHE ABBIAMO CREATO NOI… R O M A (ma poi ci siamo pentiti....) TIE'!!!!!
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Valoroso Avile Tite, meno male che ci rimani tu, coraggioso guerriero a tenere alto l’orgoglio del museo Guarnacci di Volterra! Questo perché sei tu che rappresenti la potenza etrusca nel suo maggior splendore, quando nel V-VI secolo a.C eri un soldato forte ed ammirato tanto che sei stato ritratto per i posteri affinchè la tua immagine, fiera, il tuo portamento elegante, le tue trecce che spuntano dall'elmo, le tue armi in bella mostra e la tua accurata e robusta corazza, mostrassero per sempre la gloria che in battaglia tu dimostrasti! Questo di certo non toglie che la collezione di urne cinerarie più grande del mondo sia un patrimonio bellissimo ed inestimabile, tuttavia esse risalgono al III-I secolo a.C. ed il tutto era già ampliamente romanizzato (ai giorni nostri diremmo che è tutto Coca Cola e noccioline). Tutta colpa dei Kaiknas, ( o forse merito, visto che Volterra non fu distrutta?) i signoroni del luogo che ci tenevano a farsi accettare nelle alte sfere della società romana e ci riuscirono pure, visto che piazzarono diversi senatori provenienti dalla loro famiglia, il cui nomen andò progressivamente latinizzandosi, diventando Kekina ed infine Cecina, dando il nome al fiume che passa da quelle parti e poi alla nota località della costa livornese. Poi c’è la famosissima ombra della sera ed il sarcofago degli sposi anzianotti, l’unico fatto con lo stile etrusco: quella famiglia doveva essere irriducibile!
Per carità, tutto bello ed emozionante, però visto il patrimonio inestimabile esposto ed i visitatori che giungono ad ammirarlo da tutte le parti del mondo, mi sarebbe piaciuto non vedere così tanta polvere negli espositori di vetro e poi quella mosca morta accanto ad una statuetta votiva caduta fra l'altro dal suo piedistallo e che nessuno ha tempestivamente raccolto, non mi pareva poprio un pezzo da museo! Inoltre la puzza di chiuso e di una qualche sostanza chimica nauseadonda il cui scopo ignoro (nonostante le tante finestre che potevano essere socchiuse) rendeva l'aria irrespirabile. Non vorrei infierire ancora ma i cartellini con le descrizioni dei reperti in carta ingiallita e tenuti su con il nastro adesivo? sono anche quelli un pezzo da museo? no perchè mi pare che le macchine da scrivere siano state soppiantate da parecchio tempo dai moderni computer...ma forse mi sbaglio, l'effetto amarcord era voluto!. Belli anche i cartelli scritti a biro su carta di quaderno a quadretti che indicavano che il vaso mancante nella teca era attualmenente in restauro! fa molto folk. Che dici Avile, gliela facciamo una bella rinfanfera alla direzione? perchè mi sa proprio che non ci portano tanto rispetto! Un saluto Avile Tite e se torni in licenza dai Campi Elisi e ti fai una passeggiata all'interno del museo Guarnacci, ricordati di dare una tiratina d'orecchio a chi di dovere anche da parte mia! (ps: ieri per Pasquetta, ad occhio e croce il museo avrà avuto circa un migliaio di visitatori, speriamo che non abbiano avuto tutti l'occhio allenato ai percorsi museali come me!)
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Che il Signore Vi accolga e conforti i vostri cari e tutti i superstiti del terremoto in Abruzzo perchè sono loro, adesso che stanno portando la Croce AMEN Che questa Pasqua sia un nuovo inizio per tutti, anche per quelli che in questo momento si sentono arrivati alla fine. PREGHIERA DALLA VIA CRUCIS DI MARIO LUZI 1999 Padre mio, mi sono affezionato alla terra |
Post n°213 pubblicato il 08 Aprile 2009 da zoeal
RESIDUATI ETRUSCHI LESSICALI? Notare punto interrogativo
Polesse: può essere Polesse che andìa …: puo essere che vada …(al presente: io ando, tu andi, egli anda, noi andemo, voi andete, essi andano ….ovvio voce del verbo andare!) Fenno: fecero Andonno: andarono Semo: siamo Amo: abbiamo Se avessete, se facessete Apis: lapis (così si fa prima) So balto: sono caduto Briaho: ubriaco Ohimene!= ahimè! Arivederlo= arrivederci Luha: Luca Haminare: camminare Espressioni tipiche: Oh te! Ondo vai? = ehi tu! Dove stai andando? (nel primo caso è molto più breve e anche più diretto, ondo permette di sintetizzare benissimo il dove con l'andando!) Te se’ stato gattivo!= tu sei stato cattivo (ma il gatto che c’entra?) papà: in Toscana si dice correntemente "Babbo" in turco si dice "Baba"...della serie facciamo un misto! ma pur non essendo lessicalmente capaci, in Maremma c'è pure qualche "merihano" che si ostina a dare la sua approvazione dicendo OHEI! |
Post n°211 pubblicato il 07 Aprile 2009 da zoeal
PREGHIERA NEL SILENZIO
Molte croci Trascinate Da troppi. Ora, Nella settimana Del dolore Supremo, Camminano con Te o Dio. Quelle dei Vivi E quelle dei morti. Sostieni ed accompagna, Solleva ed accogli, Consola e dai forza. Siamo solo uomini sono solo uomini O Dio, sono solo umanità, siamo solo umanità. Troppo pesante adesso è la Croce. |
Post n°210 pubblicato il 06 Aprile 2009 da zoeal
L'OLIVO DELLA STREGA Siamo nel magnifico paese di Magliano in Toscana (GR), che già, per la bellezza delle sue mura senesi, per la bellissima campagna, per la vicinanza dell'Argentario, per l'Abbazia di San Bruzio e per i reperti etruschi che si trovano nei dintorni (siamo nel territorio di Kalousion - vedi post), merita una visita. Qui, però si trova un reperto etrusco molto particolare ... particolare perchè è ancora "vivo" e, testimonio perchè l'ho visto ieri con i miei occhi, anche vegeto! E' "L'OLIVO DELLA STREGA": Questo olivo, molto famoso in zona (e segnalato anche da un cartello turistico) si trova all'interno di un oliveto anch'esso secolare ed aperto al pubblico. Tuttavia questo olivo è il nonno se non il bisnonno degli altri perchè il tronco originario ha la veneranda età di 3000 anni! Il ceppo base, morto di vecchiaia ha fatto da madre per un nuovo albero che ha "solo" duecento anni. Prende il suo nome da una leggenda, in quanto si dice che una strega lo utilizzava per le sue danze infernali, poi trasformandosi in gatto, si poneva tra i suoi rami a guardia. La circonferenza della base è di nove metri!. L'olio di Kalousion .... |
Se lo legge il Prof. Di Mario mi rimprovera … perché da studioso della lingua etrusca sostiene, a ragione, che le assonanze ingannano per interpretare una lingua antica, tuttavia mi sono divertita a cercarle ed il risultato è sconcertante. Partiamo dai luoghi degli Etruschi di Maremma: IL FIUME OMBRONE: “Umbro” per i Latini, ai tempi degli Etruschi era navigabile per gran parte dei suoi 161 km ed era una via di accesso strategica di collegamento con le altre città etrusche dell’entroterra toscano. Sfociava, in passato, nel Lago Prile probabilmente in un delta paludoso (adesso è un estuario ma è paludoso ugualmente). Lo sapete come si dice in lingua sumera “PALUDE”? no? Ve lo dico io: “AMBAR”. Se gli etruschi provenivano dall’Anatolia tutto vien da sé… IL FIUME ALBEGNA: bagnava le città etrusche di Caletra, di Kalousion, scorreva nei pressi della città di Ghiaccio Forte. Sapete come si dice corso d’acqua in sumero? Si dice “HALBIA”. RUSEL: la città del mio cuore etrusco; prima che il lago Prile si prosciugasse, si estendeva su un promotorio che guardava lo specchio d’acqua. Ecco come si dice “promontorio, altura, capo” in diverse lingue antiche medio-orientali: accadico: RASUM cananeo: RAS ebraico: ROS fenicio: RUSNALK bretone e antico irlandese: ROS (anche i Celti quindi….) Ma allora anche RASNA e RASENNA, come si definivano gli etruschi, poteva significare il “POPOLO DEI CAPI”.
QUANTO MI GASANO QUESTE COSE!
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E IL DILEMMA "ITO" E "LAPIS" .... (che in realtà mi pongo solo io...) Il Piombo di Magliano, rinvenuto nel territorio di Vulci, reca una prescrizione sacrificale riferita a Calu. Questi era, dunque, un dio della morte, ed il suo animale corrispondente era il lupo. Aita, con il capo coperto da una pelle di lupo, e Phersipnai sono la coppia che domina il banchetto perenne nell'aldilà (Tomba dell'Orco, Tarquinia). Calu era un dio della morte, ma, a differenza di Aita, era anche un dio di culto. Considerazioni personali: molti Toscani moderni, non parlano volentieri dei loro antenati; molti avvertono la sensazione atavica di disconoscerli, di far finta che la civiltà etrusca non sia mai esistita. Questo per alcuni motivi: per il ricordo "genetico" dell'annientamento; per secoli e secoli di lucido programma di cancellazione della memoria di un popolo; perchè ritenuti, a torto, gente triste che pensava solamente alla morte, ossessionata dalla paura dei demoni che albergavano nell'oltretomba e dai riti praticati per ingraziarseli. La realtà è stata ben diversa: la civiltà etrusca amava la vita e tutti i suoi aspetti piacevoli più di qualunque altra tanto da desiderarli anche nell'aldilà; consapevoli che la vita terrena finisce, ricercavano per il breve spazio temporale dell'esistenza, di godere di tutto ciò che la natura e la vita stessa offre. Tutto il resto è stata squallida propaganda antietrusca, che non a caso si è prolungata, specie in Toscana, ben oltre la caduta dell'Impero Romano, dato che alcuni riti e superstizioni di etrusca memoria, osteggiati e combatutti dal cristianesimo, hanno continuato a sussistere in molti luoghi anche oltre il Medioevo. E chissà se il modo di dire dalle mie parti: "se n'è ito" che sta a significare "se n'è andato" ma anche "è morto" deriva da "Aita" il Dio del "trapasso" dal quale si è coniato il termine latino "ire-itus"...chissà chissà... VI PONGO A TUTTI UNA DOMANDA: secondo voi....in Maremma e non so se anche in tutta la Toscana, la matita con la punta di grafite, quella grigia con cui si disegna in pratica, la chiamiamo LAPIS. Io penso che derivi da una reminiscenza latina "Lapis - lapideo, relativo alla roccia" forse riferito alla mina interna con cui si scrive...SAPETE DARMI UN'ALTRA SPIEGAZIONE? e perchè in quasi tutto il resto d'Italia, si chiama semplicemente "matita"? eppure il latino lo parlavano ovunque ... |
Post n°207 pubblicato il 01 Aprile 2009 da zoeal
VISITATE IL SITO DELL'UOMO CHE PARLA CON PORSENNA CLICCA THUI INVECE SE VOLETE VEDERE UNO SPECIALE DI STARGATE CON UNO SPLENDIDO FILMATO CLICCATE SU |
SU SEGNALAZIONE DELLA SORELLA DI STIRPE TIU VEIO: SARTEANO. Nella famosa necropoli etrusca delle Pianacce, quella della tomba della “Quadriga Infernale” - considerata una delle più importanti scoperte del mondo dell’archeologia degli ultimi anni - sono state rinvenute delle fondamenta etrusche risalenti con molta probabilità al IV secolo a.C., l'epoca del grande re etruscoPorsenna.
altre foto e articolo THUI: http://www.ilcittadinoonline.it/index.php?id=9055 LA TOMBA DELLA QUADRIGA INFERNALE IV secolo a.C: unica nel suo genere per la conservazione dei colori delle pitture E' senza confronti, sia in ambito pittorico che ceramografico, la figura del demone che conduce su un carro una quadriga formata da due leoni e due grifi, rivolto verso l’esterno della tomba dopo aver lasciato il defunto al limite dell’Ade. Si tratta di una versione del tutto innovativa di Charun, il demone dell’immaginario funerario etrusco che accompagna il defunto nell’Oltretomba. Figura singolare e inquietante che diventa così uno dei più suggestivi e particolari “ritratti” dell’arte etrusca. Il limite dell’Ade è simboleggiato da una porta dorica dipinta che incornicia una nicchia. Al di là di questa una consueta scena di banchetto, sicuramente ambientato nell’Aldilà, con due personaggi maschili sopra una kline che si rivolgono una straordinario e unico gesto di affetto: si tratta o di una coppia di amanti o di una coppia parentale come avviene sulle coeve tombe orvietane, dipinte quasi sicuramente dalle stesse maestranze che hanno operato a Sarteano. Poi, sempre sulla sinistra, nella camera di fondo, è dipinto un grande serpente a tre teste, simbolo dei mostri che dovevano popolare l’interno dell’Ade secondo le credenze etrusche. Anche l’ippocampo sul frontone di fondo, pur essendo elemento consueto nella pittura parietale, ha dimensioni eccezionali ed accentua l’ambientazione della camera stessa come recesso dell’Oltretomba. Sotto il frontone, si erge l’imponente sarcofago di alabastro grigio con il defunto disteso sul coperchio, ultima dimora del proprietario della tomba.
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Post n°205 pubblicato il 31 Marzo 2009 da zoeal
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Gli strumenti (e di conseguenza anche il ritmo, l'armonia, le disposizioni melodiche) sono manifestamente gli stessi che troviamo nel mondo musicale dei Greci: una identità che non sorprende, se si tien conto degli stretti rapporti di dipendenza che legano le città etrusche alla civiltà ellenica per tanti altri aspetti. Fra gli strumenti a corda, rappresentati o ricordati, sono la cetra, la lira, il barbiton; fra gli strumenti a fiato, il doppio flauto (tibiae) e la tromba diritta (salpinx, tuba) o ricurva (cornu); fra quelli a percussione, i crotali delle danzatrici. Il duo del suonatore di cetra (o lira, o barbiton) e del suonatore di doppio flauto costituisce, come in Grecia, un accoppiamento normale: lo vediamo rappresentato con particolare frequenza nelle scene di banchetto o di danza delle pitture funerarie. Eppure, nell'ambito di una comune civiltà musicale l'Etruria deve aver avuto, così nei generi come nella pratica, certe sue particolari tendenze e tradizioni. Non può trascurarsi l'insistenza con la quale gli scrittori antichi parlano dell'impiego del doppio flauto presso gli Etruschi, quasi di uno strumento nazionale derivato dalla Lidia e poi trasmesso dagli Etruschi ai Romani: il flautista o auleta si chiamava a Roma, con nome derivato dall'etrusco, subulo. In verità l'auletica è un genere largamente diffuso in Grecia, ma attribuito originariamente ai Frigi ed ai Lidi: esso risponde ad un gusto musicale per il patetico e per l' orgiastico. Anche in questo caso, come in altre manifestazioni della civiltà artistica, gli Etruschi avrebbero accolto dalla complessa esperienza ellenica certi elementi più vicini alla loro sensibilità, orientandosi specialmente verso le forme elaborate nelle città greco-orientali dell'Asia Minore. Logicamente dobbiamo supporre che la musica etrusca preferisse quei «modi» che i teorici greci definivano lidio, ipolidio, frigio e ipofrigio, con i relativi sistemi tonali, in contrapposizione con la grave e solenne musica dorica. D'altro canto la tradizione greca, antica e concorde (Eschilo, Eumen., 567 sgg.; Sofocle, Aiace, 17; Euripide, Fen., 1377 sgg., ecc.), attribuisce agli Etruschi la tromba: salpinx. Pur non significando che questo antico strumento sia stato inventato realmente in Etruria, ciò vuol dire che esso era caratteristico delle costumanze militari e forse anche religiose etrusche, ed eventualmente fabbricato ed esportato da botteghe di bronzisti etruschi (ma i monumenti figurati rappresentano di preferenza la tromba ricurva, il corno, o diritta con la sua estremità ricurva come il lituo). In ogni caso il favore accordato agli strumenti a fiato corrisponde ad un notevole sviluppo delle pratiche musicali distaccate dal canto. La musica non soltanto si collega con la danza e con la mimica nelle grandi celebrazioni religiose e nelle manifestazioni sceniche, ma sovente accompagna singoli momenti del rito ed azioni della vita pubblica e privata, come le gare sportive, la caccia, la preparazione dei banchetti e persino la fustigazione degli schiavi. Questo rapporto della musica piuttosto con il gesto che con la parola trova il suo parallelo nelle forme peculiari degli spettacoli scenici etruschi, che avevano, per quanto sappiamo (Livio, VII, 2, 4 sgg.), carattere di mimo ed erano rappresentati da attori-danzatori mascherati (histriones o ludiones), talvolta anche con allusioni buffonesche e satiriche. Ciò non esclude la possibilità di vere azioni drammatiche dialogate, certamente favorite, a partire dal IV secolo, dall'influsso delle forme del teatro greco (come attestano i frequenti modellini di maschere comiche trovati nelle tombe etrusche). La danza ci è nota soprattutto dalle figurazioni funerarie del VI e del V secolo. Sembra di regola eseguita da ballerini professionali: danzatrici singole accompagnate da un suonatore di doppio flauto; danzatori a coppia; ma soprattutto cori di uomini e donne procedenti in fila distaccati e con movimenti individuali, guidati da musici (suonatori di cetra o lira e flautisti) forse in funzione di corifei. I musici partecipano ai passi della danza. Qualche volta si colgono nell'atto di ballare anche personaggi della classe gentilizia alla quale apparteneva la famiglia del defunto. I movimenti saltellanti delle gambe e i gesti accentuati e presumibilmente rapidi delle braccia e della testa rivelano un genere di danza fortemente scandito, agitato se non addirittura orgiastico, che si ispira presumibilmente alla greca sikinnis di origine dionisiaca. Ma i documenti limitati nel tempo e nell'ambito dell'arte funeraria non sono sufficienti a provare che questo genere sia stato il solo coltivato in Etruria. Esso, comunque, si accorda con i «modi» musicali che abbiamo supposto dominanti nel mondo etrusco. fonte THUI |
Post n°203 pubblicato il 26 Marzo 2009 da zoeal
Vorrei respirare aria fresca volando a pelo d’acqua, il blu sotto di me. Come un gabbiano riposarmi sull’albero più alto della nave più grande che solca l’immensità delle acque. Volgere lo sguardo verso la riva che si allontana e volare via, ancora, cercando un altro luogo sul quale appollaiarmi. Lontano dalla eco del mondo, lontano dagli schiamazzi degli uomini … vorrei essere con l’altra parte della mia vita; solo noi due, gabbiani che scrutano dall’alto il regno di Nettuno. |
In età preistorica la pianura grossetana era occupata da un grande golfo in cui sfociavano il fiume Ombrone e il torrente Bruna. (il lago Prile ai tempi degli Etruschi) (il lago Prile ai tempi dei Romani) In breve tempo il bacino diventò un immenso e malsano padule e nella zona imperversò per secoli la malaria. Adesso, quel che rimane del Prile è la riserva faunistica della Diaccia Botrona, presso Castiglione della Pescaia, un'oasi faunistica di estrema bellezza per le specie di uccelli migratori che vi soggiornano.
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LE SEI RAGIONI PER CUI I ROMANI CONSIDERAVANO LE DONNE ETRUSCHE “POCO SERIE”
(Mater Matuta - museo di Chiusi - V sec. A C.) Le etrusche
Le romane
Erano un pò esagerati 'sti romani ... |
RIMASERO A GUARDARE .... I VETULONIESI
Fu Isidoro Falchi, medico originario di Montopoli Valdarno ed ispettore agli scavi ed ai monumenti della zona, che, sentendo i contadini parlare di armi, monete e collane che spuntavano dalla terra durante i lavori agricoli, si convinse che il territorio circostante l’abitato di Colonna di Buriano doveva nascondere i resti di un’importante città antica. E gli scavi subito avviati gli diedero ragione. Fu però solo nel 1894 che il mondo dell’archeologia ufficiale convalidò la corretta identificazione del Falchi e lo insignì del premio reale per l’archeologia. In dubbio viene messa anche la vocazione marinara per la distanza dal mare: ma il lago Prile, che giungeva fin quasi a Vetulonia ed a Roselle, era navigabile fino al Rinascimento e conduceva direttamente al mare, laddove oggi si trova la palude di Castiglione, ed il porto poteva trovarsi in zona Casa Galera. Museo Archeologico Isidoro FalchiIndirizzo: Piazza Vetluna – 58040 Vetulonia (Gr) Apertura Chiusura: ottobre-maggio i lunedì non festivi Chissà cosa avevano contro Roselle tanto da desiderarne l'eliminazione? la risposta è semplice ed il motivo è sempre quello: lo sporco denaro. Nel IV secolo Vetulonia entrò in crisi, probabilmente offuscata dalla più potente Roselle; le due città erano talmente divise da possedere due porti distinti pur essendo distanti solo una ventina di chilometri; si spiega perchè osservarono la distruzione della rivale senza muovere un dito, secondo alcuni misero addirittura a disposizione la città alle truppe romane fungendo da punto d'appoggio .... la verità non la sapremo mai! Una cosa è certa, Vetulonia, seppur romanizzata, dopo la scomparsa di Roselle, rifiorì. |
GIOCO LETTERARIO
Ho partecipato al gioco letterario promosso da Writer
clicca su IL FOLLE se vuoi leggere il mio racconto
ho scritto anche:
e per la serie RACCONTI BREVI:
DEUXIPPO (prima parte)
DEUXIPPO (seconda parte)
DEUXIPPO (terza parte)
DEUXIPPO (ultima parte)
L'INFAME (prima parte)
L'INFAME (ultima parte)
E SFOTTIAMIOLI UN PO' STI RUMACH!
MAGIA DEL PHOTOPAINT
CONTATTA L'AUTORE
Nickname: zoeal
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Sesso: F Età: 53 Prov: GR |
LA LETTURA NOBILITA LA MENTE
"CHIMAIRA" di Valerio Massimo Manfredi (giallo-storico)
"MITI, SEGNI E SIMBOLI ETRUSCHI" di Giovanni Feo (Etruschi, da dove venivano e a quali leggende sono collegati)
"GEOGRAFIA SACRA" di Giovanni Feo (la "magia" e l'"astronomia" dalla preistoria agli Etruschi)
"UNA GIORNATA NELL'ANTICA ROMA" di Alberto Angela (immaginiamo di fare un viaggio nel tempo e di ritrovarsi nella Roma del I secolo dopo Cristo)
"IL SEGRETO DEI GEROGLIFICI" di Christian Jacq (guida semplice e simpatica sull'interpretazione dei geroglifici egizi)
" IL FARAONE DELLE SABBIE" di Valerio Massimo Manfredi, azione e suspence ambientate nel clima dei conflitti attuali che affliggono il Medio Oriente.
"L'ULTIMA LEGIONE":di Valerio Massimo Manfredi, una vicenda avvincente ambientata nel periodo del declino dell'Impero Romano, tra leggenda e realtà, si legge tutto d'un fiato
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POETA ESTEMPORANEO
In ricordo di Morbello Vergari, ultimo poeta Etrusco
Il reperto archeologico
Riuniti insieme, un gruppo di signori
stavano discutendo di un oggetto
un giorno appartenuto ai padri etruschi.
Il dottor Tizio disse ai suoi colleghi:
-La mia giovane eta', non mi consente
di pronunciarmi il primo e francamente
ammetto che non ci capisco molto.
Il dottor Caio esprime il suo parere
dicendo-Per me, questo è un utensile
che usavano gli etruschi,
per servire vivande sulla mensa
D'altro parere il professor Sempronio
e in questo modo dice il suo giudizio:
Questo per me, è un vaso da ornamento
che serviva su un mobile di lusso
a contenere fiori profumati.
Infine il professor Tal dei Tali:
Con questo afferma usavano gli antichi
nelle grandi e solenni cerimonie
offrire a gli dei superi d'Olimpo
e il loro sacerdote in pompa magna,
libava e alzava questo vaso al cielo;
quindi spruzzava santamente l'ara,
del vin pregiato in esso contenuto.
-Giusto-dicono tutti gli altri in coro-
la Sua tesi convince, professore.
Due etruschi ch'iabitaroni in quei luoghi
in permesso quassu' dai Campi Elisi.
Si fermarono ad osservar la scena.
-Tarcone-Aule chiese-cosa fanno
quelle persone riunite insieme?
-Non so',non saprei dirti veramente;
non riesco a comprendere il dialetto,ma
quel che sembra un tantinello strano
è, che stan discutendo con passione,
tenendo un nostro orinalaccio in mano.
Inviato da: Corrado Barontini
il 24/01/2018 alle 12:17
Inviato da: Camillo Coppola
il 22/12/2015 alle 19:28
Inviato da: flora
il 08/10/2013 alle 17:45
Inviato da: zoeal
il 20/05/2013 alle 15:08
Inviato da: ninograg1
il 20/05/2013 alle 08:03