Creato da zoeal il 05/02/2008

RASNA

semplice passione

Messaggi di Luglio 2009

IL BELLO DEI TOPONIMI

Post n°250 pubblicato il 28 Luglio 2009 da zoeal
 

...E' che non sai mai con esattezza se quel nome si è originato per puro caso o se porta dietro di sè una storia molto più affascinante...

SEGGIANO

Comprensorio del Monte Amiata (GR), in cui la presenza etrusca è documentata, seppur non organizzata in grandi città (pare). Il centro, anch'esso di origine etrusca, si trovava al confine tra il territorio di Roselle e quello di Chiusi, in una zona che fungeva da crocevia per il trasporto delle merci "tra i due mari". Zona ricca di agricoltura, soprattutto a vocazione olivicola, anni fa, in una spianata poco distante il paese furono rtrovati, spezzettati dall'aratro numerosi frammenti relativi ad un deposito votivo piuttosto consistente e un'antefissa a testa femminile in terracotta che in quanto ad arte coroplastica non ha nulla di che invidiare alle più note antefisse del tempio di Veio ed è conservata al Museo di Grosseto. Un'altra, molto danneggiata dalle intemperie, si trova murata sulla parete esterna di una casa del paese, utilizzata secoli fa come materiale da riciclo. Il tempio era quindi importante, ma a chi era dedicato? Alcuni pensano che sia stato dedicato al culto di Giano, da qui il toponimo "Seggiano". Chissà?

MONTEGIOVI

Se il ragionamento fosse vero allora a Montegiovi doveva essere collocato un tempio dedicato al capo degli Dei!

Invece ciò che si sa del paese ci arriva solo dal XIII secolo quando Cecco Angiolieri scrisse:

"Sed i' avess'un sacco fi fiorini,

e non n'avess'altro che de' nuovi,

e fosse mi' Arcidoss' e Montegiuovi

con cinquecento some d'aquilini

non mi pirri' aver tre bagattini

senza Becchin'......"

 
 
 

Etruscheggiando

Post n°249 pubblicato il 26 Luglio 2009 da zoeal
 

Vetulonia (GR) - Museo Isidoro Falchi - dal 4 luglio al 2 novembre mostra "Sovrani etruschi dei due mari, tesori d'oro e d'ambra da Vetulonia a Verrucchio"

SPLENDIDA!

Per vedere alcune foto della necropoli e del museo (mostra esclusa perchè ahimè ho finito le pile della macchina fotografica)

clicca THUI

 
 
 

IL PIOMBO DI MAGLIANO

Post n°248 pubblicato il 24 Luglio 2009 da zoeal
 

Si tratta di una piccola lamina di piombo colato (cm.8x7) recante un testo etrusco scritto a spirale dall'esterno all'interno e che si legge da destra a sinistra per un totale di 66 parole su entrambe le facciate. E' stata trovata a Magliano in Toscana, antico centro di origine etrusca (forse la Caletra etrusca? forse l'acropoli di Kalousion?) quella che divenne colonia romana sotto il nome di Heba.

E' uno dei pochissimi documenti scritti rimasti in lingua etrusca e come al solito non del tutto decifrata, anzi forse decifrata anche troppo, visto che ogni luminare in materia l'ha tradotta a modo suo e sempre parzialmente. Tutti gli studiosi concordano che sia un opuscolo con indicazioni rituali (e ti pareva!) alcuni ci leggono il nome di Tinia, altri di Maris, altri ancora di alcune divinità degli inferi. Insomma, come sempre una grande confusione che non aiuta la nostra curiosità.

Ma.... ad un certo punto della storia si inserisce nel branco di fameliche bestie accademiche un dilettante, per l'esattezza un architetto della prima metà del secolo scorso, che per passione studia la lingua etrusca e che ha tenuto sott'occhio l'iscrizione delle lamine per dieci anni! Pazzo o forse l'unico che ci ha capito qualcosa? naturalmente gli scienziati lo hanno sempre deriso, ma si sa loro pensano di detenere il lume assoluto della sapienza. Il nome dell'artefice è Antonio Cavallazzi il quale, senza ombra di dubbio, corredando la sua tesi da uno scritto in cui sotto ogni frase etrusca c'è la corrispondente in italiano, asserisce che si tratta di una specie di ricettario contro alcuni comuni malanni: la malaria, l'emicrania e il mal di gola.

Ecco la traduzione dell'architetto Cavallazzi:

 " Nell'infermità della febbre, fatte le sacre offerte, appartati per trenta giorni, stai coricato su una coltre di lana caprina; al mattino spremi attraverso un panno una manciata di cassia e di altea; sciogliendo di tanto in tanto il digiuno, tieni lontani i dolci vini e nutrisciti di farro. A guarigione avviata, rinforzati e quando lo scader della luna ti riconduce a casa al tuo giaciglio, di pelle ovina fai la tua sacra offerta insieme alla coltre di lana caprina e del panno con entro un pugno di cassia e di altea. Quando vuoi combattere il tormento che perturba il cervello, prendi un batuffolo di lana caprina e comprimendolo nel ricino salato ridotto in schiuma, avvolgiti delicatamente il capo, poi compi le sacre offerte spargendo profumi; l'umore tiepido coland fuori evapora per l'aria. Se il male ti tornasse, taglia come è d'uso con una falciuola il gichero e insieme con malva pesta, questa erba mortifera in un velo avvolgi e torcendolo con forza, alza e spremi contro la parte malata del capo; quando le stille espellono il male fai ancora le tue sacre offerte, sciogliendo il digiuno di tanto in tanto mangiando delle radici. Quando per lungo gridare cadi ammalato con la voce arrocata e lo spasimo del sibilo dentro, raccogli del mirto e della malva, getta il tutto in una pentola bollente e se ti senti la forza di propenderti sopra, il vapore ti allieverà l'oppressione; sentendoti ancora la forza di propenderti sopra potrai espellere completamente il male facendoti suffumigi con del nardo ridotto in schiuma"

Così è se vi pare...ma la verità non la sapremo MAI!

 

 

 
 
 

L'ULTIMO "FULGURATORES"

Post n°247 pubblicato il 22 Luglio 2009 da zoeal
 

NIKOLA TESLA

Nella storia scientifica dell’evento della Tunguska(Tunguska è una località della Siberia nota per essere stata il luogo dell'impatto di un meteorite avvenuto nel 1908 almeno questa la versione ufficiale) è stato fatto entrare pure un grande personaggio, l’uomo che inventò la luce elettrica, che costruì la prima stazione al mondo di energia idroelettrica, che inventò la radio e tante altre interessantissime cose.
È stato pure lo scopritore dell’illuminazione a fluorescenza, della sismologia e di una rete di comunicazione di dati su scala mondiale. Nikola Tesla, uno scienziato che è senza dubbio lo sconosciuto eroe della scienza del XX° secolo. La sua vita è stata una serie incredibile di trionfi scientifici, seguiti da un’altrettanta inconcepibile serie di personali disastri commerciali.
Era nato a Smiljan Lika, nell’attuale Croazia, nel 1856. Dopo i primi studi condotti a Lika e a Carlstadt sotto l’influenza della madre Georgina Mandic, anch’essa inventrice, come d’altra parte il padre, Tesla si trasferì all’Università di Graz dove studiò matematica e fisica, laureandosi nel 1877. Ebbe poi la volontà di studiare filosofia a Praga. Nel 1881 propose a Budapest la sua prima invenzione: il telefono ripetitore. Nel 1884 emigrò negli Stati Uniti. Dopo un periodo in cui collaborò con T.A. Edison nel suo laboratorio di Menlo Park, lo lasciò in seguito ad un litigio. Lavorò poi per G. Westinghouse che aveva fondato da poco la Westinghouse Electrical Company. Preferì però, dopo poco tempo, lavorare per conto proprio sviluppando tutta una serie d’importanti invenzioni. Una caratteristica generale di molte di queste era la fiducia che Tesla aveva per le correnti alternate, a differenza di quanto inizialmente pensava Edison. La dimostrazione della superiorità di tali correnti la pose in atto nel 1893 illuminando l’intera esposizione universale di Chicago. Anticipò di almeno due anni la telegrafia senza fili, senza però svilupparla. Il sistema delle correnti alternate fu prescelto da Tesla anche per il progetto dello sfruttamento energetico, ceduto alla Westinghouse, della Cascata del Niagara.
Le moltissime invenzioni hanno fatto di lui uno dei più prolifici e geniali inventori dell’ottocento e novecento. Le sue capacità creative erano straordinarie come pure la competenza tecnica era notevolissima. Aveva il solo difetto di non essere stato letteralmente in grado di realizzare e approfondire le sue innumerevoli idee. Quelle che seppe portare a termine ancora oggi lasciano sbalorditi. Ogni possibilità però di celebrare i risultati conseguiti in vita si perse nella confusione creata dalla sua morte, avvenuta a New York il 7 Gennaio 1943, in epoca di guerra. Tutto il suo lavoro fu dichiarato "top secret" dalla FBI, dalla Marina Militare americana e dal Vicepresidente Wallace. Egli lasciò scritto: "Provo continuamente un senso di profonda e inesplicabile soddisfazione nell’apprendere che il mio sistema polifase viene usato in tutto il mondo per illuminare i momenti oscuri dell’esistenza, per migliorare la qualità della vita; e che il mio sistema senza fili, in tutte le sue essenziali caratteristiche, viene utilizzato per rendere un servizio e per dare felicità alla gente in ogni angolo del mondo".
È stato uno scienziato brillante, un profeta che leggeva realmente nel futuro, ma che il suo tempo non fu in grado di comprendere. Il risultato finale è stato che uno dei maggiori benefattori dell’umanità è stato dimenticato. Tesla morì come aveva vissuto: solo e nell’anonimato, destinato all’oblio per l’ordine top secret che proibiva di parlare dei suoi lavori.
Che cosa aveva potuto causare tutto questo? La rottura con Edison indusse Tesla ad abbandonare la concezione tradizionale dell’elettricità. Si trasferì a Colorado Springs, vicino a Denver, cercando di realizzare una concezione nuova sull’elettricità: comunicare in ogni parte del mondo non usando i fili. Secondo la sua teoria, la terra stessa costituiva un conduttore naturale e poteva essere sfruttata per far viaggiare le onde elettriche inviate da un trasmettitore centrale. Tali onde sarebbero state raccolte da ricevitori posti ovunque nel pianeta.
Dato che nessuno gli volle credere, nel 1899 Tesla costruì un trasmettitore che poteva anche fungere da ricevitore. Con questa struttura, piazzata sopra il suo laboratorio, sperava di inviare un’onda elettrica vagante per poi riprenderla. Intuendo che una singola onda avrebbe perso potenza nel trasferimento, pensò di fornire impulsi elettrici successivi, creando così un pacchetto energetico continuo di potenza crescente. A Colorado Springs tutti gli abitanti potevano osservare l’enorme e strana antenna, alta 60 metri che terminava con un globo di ferro. Molti sono stati i testimoni che videro accendersi 200 lampadine senza collegamento di fili elettrici a 40 Km di distanza. Un esperimento particolare con quell’antenna resterà nella storia di questa civiltà: un fulmine uscì dal globo di ferro in cima all’antenna, crebbe di dimensioni fino a diventare un globo elettrico che mandava verso il cielo lampi scoppiettanti di lunghezza almeno di 50 metri. La zona fu pervasa da rombi di tuono e l’erba assunse il colore di un verde brillante come se ci fosse fosforescenza. Il fatto più traumatico sicuramente fu quello sopportato dagli abitanti, i quali, camminando nelle strade, vedevano sprizzare scintille elettriche che dai loro piedi finivano sul selciato. Dopo tanto spettacolo anche il finanziere J.P. Morgan, convinto del genio inventivo di Tesla, investì ben 150.000 dollari nel progetto della trasmissione d’energia. Perciò Nikola Tesla si trasferì a New York e cominciò la costruzione della prima torre per le comunicazioni a Long Island: la Wardenclyffe. Questo avveniva nel
1900.
 L’imponente torre Wardenclyffe, costruita da Tesla a Long Island.
Tre anni dopo, quando la Wardenclyffe fu completata, Tesla annunciò un’altra delle sue scoperte: sarebbe bastato dare una potente energia ai suoi trasmettitori per trasformare la litosfera terrestre in un gigantesco portalampade. Bastava in pratica infilare un bastone metallico nel terreno, collegarlo ad un trasformatore, per avere elettricità a volontà. Tesla era dell’opinione che per generare l’energia iniziale fosse sufficiente usare impianti idroelettrici. Il punto debole di tanta invenzione stava nel fatto che se il trasmettitore avesse inviato, anziché su tutto il globo in maniera uniforme, una forte quantità d’energia in un solo punto, allora si sarebbe verificata una distruzione totale. Secondo i calcoli, con questo sistema si poteva inviare tranquillamente un’energia pari ad una bomba nucleare da 10 megatoni. La storia ci ricorda che Tesla non ebbe mai la possibilità di sperimentare la sua rivoluzionaria invenzione. Nel 1903 il sostenitore Morgan ritirò il finanziamento. Sicuramente questo magnate americano avrà pensato che un raggio della morte da 10 megatoni poteva anche andar bene, ma fornire energia elettrica in forma illimitata e gratuita a tutto il mondo era assolutamente impensabile. A quel punto Tesla fu abbandonato da tutti. Sommerso dai debiti, dovette svendere il laboratorio di Colorado Springs per pochi dollari, tanto che nel 1906 non ebbe più soldi per pagare gli stipendi dei dipendenti della Wardenclyffe, che rimase vuota. Fu proprio in quel periodo che la vita di Tesla iniziò a rivestirsi di mistero.
Quando il mondo cominciò la corsa agli armamenti, che poi sfocerà nella prima guerra mondiale, Tesla cercò di portare acqua al suo "mulino" proponendo un sistema di distruzione più potente. Si crede però che siano state solo dicerie, appoggiate da un fatto insolito come la sparizione della nave francese Jena che saltò in aria in circostanze misteriose. È noto che Tesla rimase neutrale dinanzi a quest’esecrabile gesto. Egli aveva dichiarato, in precedenza, che il suo trasmettitore avrebbe potuto mandare "onde d’urto" d’intensità tale da causare un’esplosione nella santabarbara di una nave da guerra e farla saltare in aria. Il fatto poi che la Wardenclyffe, anche senza operatori, potesse funzionare senza problemi ha fatto sì che ci fossero state, in seguito, delle supposizioni su un suo impiego nel caso della Tunguska.
In pratica nel 1908 Tesla sembra che abbia detto: " Il mio non è un sogno. Si possono realizzare impianti senza fili in grado di rendere inabitabile qualsiasi zona della Terra, senza esporre la popolazione d’altre parti a seri danni o avere inconvenienti collaterali."
Non ci sono certezze in merito, considerando poi che Tesla, nel disperato tentativo di ottenere aiuti finanziari per la sua ricerca, si sia lasciato andare a dichiarazioni del tutto particolari.
È risaputo però che fino al 1915 Tesla non ebbe nessun finanziatore che lo potesse aiutare, tanto che la Wardenclyffe fu rasa al suolo nel 1917. Un fatto singolare è che egli avesse l’abitudine il 10 Luglio d’ogni anno, giorno del suo compleanno, di fare rivelazioni clamorose sul futuro dell’elettricità. Erano dichiarazioni così sensazionali che il rito finì col diventare una cosa ridicola.
Nel 1935 cercò di coinvolgere di nuovo il magnate Morgan in un progetto di difesa che impiegava raggi di particelle del tutto simili a quelle che conosciamo oggi tramite i film di "Star Trek".
Quando Tesla morì, le sue invenzioni vennero requisite dal governo americano e, molto tempo dopo, restituite al nipote, tranne quelle sul raggio della morte.
Il fatto che Tesla potesse aver effettivamente attivato la Wardenclyffe Tower per determinare la devastazione della Tunguska, resta una congettura di qualche autore che non tiene conto d’alcuni fatti assai importanti. Ciò non toglie, ripeto, che Tesla non fosse potenzialmente in condizione per effettuare una simile esperienza. Uno dei fatti tecnici che egli doveva superare era la disponibilità di una potenza energetica primaria per raggiungere i 30 megatoni finali. Non era possibile poi eseguire un simile esperimento di nascosto e soprattutto la centrale idroelettrica interessata non poteva essere assolutamente una sola. Un esperimento di questo tipo a chi poteva servire? Forse al Governo degli Stati Uniti? Un’altra incongruenza la ritroviamo nella probabile traiettoria che l’ipotizzato bolide energetico avrebbe dovuto compiere.

Presunta traiettoria del bolide che avrebbe colpito la Tunguska con l’energia generata dalla Wardenclyffe Tower ed ideata dalla geniale intuizione di Nikola Tesla.
Analizzando l’aspetto geometrico, essa doveva avere caratteristiche curvilinee e giungere da nord per colpire la zona disabitata della Tunguska: il contrario di quanto riferì la maggioranza dei testimoni dell’epoca.
Credo infine che, non avendo ancora oggi prove tangibili di una vera e propria sperimentazione in tal senso, sia abbastanza difficile stabilire se gli effetti possono essere comparati con quelli effettivi riscontrati nella taiga, con tutte le peculiarità dell’evento, esplosione compresa, nei termini già analizzati.
Una cosa è certa però: l’invenzione di Nikola Tesla, conosciuta come la trasmissione d’energia elettrica senza fili, verrà in seguito applicata ma non per scopi benefici. Tesla in proposito lasciò scritto: "Il successo pratico di un’idea, indipendentemente dalle sue qualità inerenti, dipende dalla scelta dei contemporanei. Se è al passo coi tempi, essa viene rapidamente adottata; in caso contrario, è destinata a vivere come un germoglio che sboccia, attirato dalle lusinghe e dal calore del primo sole, per essere poi danneggiato e crescere con difficoltà a causa del gelo che s’impone."
Questo gelo è stato recentemente sciolto, purtroppo. Nell’evoluzione tecnologica militare degli Stati Uniti da qualche anno è comparso il progetto HAARP (High Frequency Active Auroral Research Project). Il Pentagono ci sta facendo credere che si tratti di un innocuo esperimento, mentre ci troviamo di fronte ad un’arma che agisce sulla ionosfera con probabili sviluppi indescrivibili per gli esseri viventi. Nel 1987 il consulente dell’Atlantic Richfield Corporation (ARCO), il fisico Bernard J. Eastlund, applicò tutte le sue risorse intellettive per riprendere il brevetto di Nikola Tesla della Wardenclyffe. Il nuovo sistema è stato denominato: "Metodo ed apparecchiatura per l’alterazione di una regione dell’atmosfera, ionosfera e/o magnetosfera terrestre". In verità il metodo doveva servire ad Eastlund per scoprire vasti giacimenti di gas naturali che la compagnia petrolifera ARCO stava cercando in Alaska.
Quando gli studi avevano raggiunto un certo successo, intervenne il fisico nucleare Edward Teller (uno dei più accaniti scienziati USA, che si è dedicato alla costruzione della bomba atomica e soprattutto di quella all’idrogeno), che fece nascere nuove iniziative segrete, atte a portare avanti il sistema militare di "Guerra Stellare". In breve tempo l’Alaska si è trasformata nell’ultima frontiera di ricerca militare.

Le mastodontiche e numerose antenne dislocate a Gakona (Alaska), facenti parte del Progetto HAARP.
L’installazione principale del Progetto HAARP si trova in Alaska, a Gakona, 150 miglia circa a nord-est di Anchorage. La scelta di questo sito è stata fatta per tre motivi fondamentali:
  • La sua vicinanza al Polo e quindi alla zona di concentrazione delle linee magnetiche del nostro pianeta.
  • La presenza di notevolissime fonti energetiche naturali nel sottosuolo.
  • La sua distanza dai centri urbani.

Il programma HAARP ha portato alla costruzione di un sistema di 360 antenne, alte 23 metri, capaci di trasmettere, con l’obiettivo di migliorare le comunicazioni militari, un "raggio" d’energia ad alta frequenza nella ionosfera. La ionosfera è quella parte di regione atmosferica che inizia sui 50 Km d’altitudine e termina intorno agli 800 Km. Secondo le indiscrezioni più recenti, quest’arma sarebbe capace di interferire con estese zone dell’atmosfera e quindi, secondo la logica militare, abbattere missili ed aerei e qualche cosa d’altro.
Esistono oltre 400 brevetti collegati al progetto HAARP e la maggioranza di questi sono progetti offensivi o per meglio dire sono armi offensive. Rimane sempre la logica che sfrutta il sistema d’irraggiamento a fascio d’energia, diretto dalla terra verso lo spazio. Si può veicolare l’alta frequenza energetica in una zona dove è stata istallata un’antenna ricevente, ma si può irradiare, oltre che nelle zone militari, anche in centri urbani. Naturalmente non è sfuggito agli alti comandi militari l’utilizzo di una simile tecnologia per abbattere oggetti volanti d’origine extraterrestre, se ciò fosse naturalmente possibile. Pure gli scienziati sovietici si sono dedicati ad una simile ricerca per oltre 25 anni, sino a quando il cambio politico e lo smembramento dell’URSS hanno determinato un fortissimo indebolimento economico, con conseguente privazione dei necessari sostegni finanziari agli istituti d’investigazione.
Oltre alla sede di Gakona, ci sono altre installazioni simili, dislocate in varie parti del pianeta. La prima si può localizzare in Arecibo (Porto Rico), la seconda a Fairbanks in Alaska, la terza a Tromso (Norvegia), poi a Pine Bush in Australia ed infine a Steeplebush in Inghilterra. Sicuramente si stanno costruendo altre installazioni del genere nell’emisfero meridionale del pianeta.
Si è saputo che nell’impianto pilota di Gakona si è in grado di irradiare 1.700.000.000 di Watt in atmosfera. Questo è effettivamente lo sviluppo negativo dell’invenzione di Tesla. Egli odiava la guerra e, a tal proposito, dichiarò: "Non si può abolire la guerra mettendola fuori legge. Non vi si può porre fine disarmando i forti. Ma si può fermarla rendendo tutti i paesi in grado di difendersi. Ho appena scoperto una nuova arma di difesa che, se verrà adottata, trasformerà completamente i rapporti tra le nazioni. Le renderà tutte, grandi e piccole che siano, invulnerabili a qualsiasi attacco proveniente dalla terra, dal mare o dall’aria. Bisognerà, in primo luogo, costruire una grande officina per fabbricare quest’arma, ma quando sarà completata, sarà possibile distruggere uomini e macchine in un raggio di 320 Km."
Nel 1934 Tesla descrisse in un articolo un’apparecchiatura simile al laser, affermando: "Questo strumento proietta particelle che possono essere relativamente grandi o microscopiche, che permettono di trasmettere a gran distanza un’energia milioni di volte più forte di quella ottenibile con qualsiasi altro raggio. Così una corrente più sottile di un filo può trasmettere migliaia di cavalli vapore. E nulla le può resistere."
A causa delle sue dichiarazioni, corse voce che Tesla avesse inventato un "raggio della morte". Egli immediatamente replicò: "L’invenzione di cui ho parlato, a diverse riprese, non ha niente a che vedere con ciò che comunemente viene definito 'raggio della morte'."
Vorrei concludere su Nikola Tesla, uno dei più geniali uomini apparsi in questo pianeta, con una sua frase emblematica che descrive la sua natura di scienziato in maniera superlativa: "Il dono della forza della ragione ci viene da Dio, dall’Essere Divino, e se concentriamo le nostre menti su questa verità, stabiliamo un’armonia con questa grande forza. Mia madre mi aveva insegnato a cercare ogni verità nella Bibbia. - Nikola Tesla".

FONTE    http://www.edicolaweb.net/nonsoloufo/tu_tesla.htm

 
 
 

OGGI SARO' SCHIFOSAMENTE ROMANTICA

Post n°246 pubblicato il 20 Luglio 2009 da zoeal
 

21 Luglio 2009

Il giorno dell'anello

Due anni, due cuori, noi due.

Non sarai propriamente un Apollo, ma a me piaci!

E poi hai un bel gusto nel scegliermi le dediche musicali

 

ho sempre sognato di poter dedicare questa canzone all'anima che cercavo e finalmente te la posso dedicare . lamberto

 
 
 

Il piu' grande tumulo d'Etruria

Post n°245 pubblicato il 15 Luglio 2009 da zoeal
 

LA CUCCUMELLA DI VULCI

La Cuccumella è il più grande tumulo di tutta l’Etruria, con il suo diametro di circa 65 metri ed un’altezza intorno ai 18 metri, è delimitata da un tamburo circolare di lastre di nenfro poste di taglio ed infisse nel banco di tufo, al disopra delle quali altri lastroni di tufo di dimensioni minori reggono il riporto di terra del tumulo.

Nel cuore del tumulo furono dissotterrate due torri, da tempo crollate, una di forma quadrata, l’altra conica, entrambe dell’altezza di circa 10 metri e che sembra abbiano avuto l’unico scopo di servire come sostegno alle statue da cui il monumento era coronato.
Nel secolo scorso sono stati fatti reiterati tentativi alla ricerca di tesori nascosti ed anche per interpretare il significato dell’unicità di questo monumento.
  Né Luciano Bonaparte, né Alessandro François, né Alessandro Torlonia vennero a capo di nulla, anzi quest’ultimo fu il responsabile di uno degli interventi più devastanti per il tumulo. Infatti nel 1875-76, su incarico del principe, il Marcelliani scavò il cosiddetto “labirinto”, una serie di larghe gallerie sotterranee scavate senza criterio nel banco di tufo a circa 5 metri di profondità per una lunghezza complessiva di circa 700 metri.

Nel 1928 il Ferraguti tornò sulla Cuccumella, allora in stato di completo abbandono, e con un’imponente serie i scavi riportò alla luce tutto il tumulo e le gallerie sottostanti realizzando anche una documentazione fotografica di 69 lastre che costituisce a tutt’oggi la migliore testimonianza esistente della tomba. Poco dopo l’inizio degli scavi portò alla luce un largo corridoio che 
Si inoltra scendendo verso il centro del tumulo e conduce in un grande ambiente rettangolare. Questo presenta gradinate tutt’intorno con due scale a sette gradini che salgono verso la base del tumulo e con due camerette sui lati…”.

La presenza del suddetto grande ambiente, probabilmente scoperto e delimitato da pareti che forse si elevavo oltre il monte di terra formante la massa del tumulo stesso, è uno dei misteri ancora irrisolti della Cuccumella. Forse era un luogo in cui si svolgevano riti funebri prima dell’inumazione dei cadaveri e le camerette erano vere e proprie camere sepolcrali. O forse, come ipotizza lo stesso Ferraguti, la Cuccumella non era una grande tomba, ma un “tumulus honorarius” eretto nel VI secolo in onore di qualche potente famiglia della prima metà del VI secoloa.C.
Da qualche mese sono in corso nuovi scavi che speriamo possano dare una risposta a questi interrogativi e rendano questo monumento finalmente visibile in tutta la sua imponenza ed il suo fascino.

Fonte www.canino.info

 

 
 
 

Importanti famiglie etrusche: gli Spurinna

Post n°244 pubblicato il 09 Luglio 2009 da zoeal
 

A Tarquinia, la tomba detta “Dell’orco I” apparteneva alla famiglia Spurinna (o Spurina). Dalle iscrizioni sulle pareti della tomba stessa sappiamo che lì riposava una giovane donna che si chiamava Velcha (o Velia) Spurinna, figlia del pretore Velthur Spurinna e di Ramtha Tefrinai, sorella di Aulus e di Velthur (che portava lo stesso nome del padre) e sposa di Arnth Velchas, appartenente anche lui ad una ricca famiglia etrusca tarquiniese.

L’importanza sociale di quel “cognome” è attestata da un pezzo di lapide scritta in latino e risalente al I secolo dopo Cristo, ritrovata in prossimità dell’Ara della Regina, nel sito che accoglieva la vecchia città di Tarchuna. L’iscrizione evidentemente commemorativa tesse le lodi di questa famiglia che ebbe un ruolo importante per risollevare le sorti della città dopo la crisi economica del V secolo a.C. Nella lapide è ricordato Velthur Spurinna (il padre di Velcha) che fu per due volte pretore della città; in queste due occasioni fu chiamato a comandare l’esercito etrusco accorso in aiuto degli Ateniesi durante l’assedio di Siracusa nel 413-412 a.C; nonostante il fatto che i Siracusani alla fine ebbero la meglio, gli Etruschi comandati da Velthur, riportarono due strepitose vittorie tanto che i soldati lo premiarono con uno scudo e una corona d’oro. Del figlio maggiore anch’esso chiamato Velthur si sa poco perché la scritta che lo riguarda purtroppo non è più leggibile mentre del fratello minore Aules si sa che fra il 358 e il 351 a.C  fu uno dei protagonisti del conflitto contro Roma avente come alleati i Tarquiniesi, i Falisci e i Ceriti, Aules Spurinna riuscì a conquistare ben nove “oppida” (città fortificate) del territorio latino.

 la dama Velcha o Velia:

 

 

un altro Spurinna guerriero

 

 

Da "Etruschi in Maremma" di Alfio Cavoli.

 
 
 

L'ETRUSCA DISCIPLINA

Post n°243 pubblicato il 06 Luglio 2009 da zoeal
 

Tratto da "Etruschi in Maremma" di Alfio Cavoli

Ho già detto in post precedenti che la vita religiosa ma anche sociale etrusca, era regolata da un insieme di leggi (un misto di riti e norme di condotta) che la tradizione vuole fossero state rivelate dal nipote di Tinia, Tages, un giovinetto dall’aspetto e dalla saggezza di un vecchio, a Tarchun mentre questi si accingeva a far scavare un solco di delimitazione del confine della città da lui fondata: Tarquinia. Dopo averlo informato di aver ricevuto dallo zio Tinia l’incarico di adoperarsi per favorire lo sviluppo di un popolo capace di rispettare le leggi divine, di lavorare con onestà, di porre come base della vita quotidiana la serenità e la concordia, enunciò a Tarchun l’insieme delle leggi che avrebbero dovuto regolare i rapporti sociali, morali e religiosi del suo popolo pena l’annientamento della gente rasenna se non fossero stati osservati.

Si ritiene che questi principi che formavano “l’etrusca disciplina”, siano stati tramandati per qualche secolo oralmente ai sacerdoti ma che fu organizzata per iscritto nei “Libri Haruspicini”, “Libri Fulgurales”, “Libri Rituales”, “Libri Acherontici” e la loro derivazione dei “Libri Fatales” solo successivamente forse quando la società etrusca era stata già romanizzata ed i libri stessi messi al “servizio” dei Romani,  quando a Tarquinia imperversava la potenza dell’”ordine dei sessanta aruspici” di cui facevano parte Tarquizio Prisco ed Aulo Cecina, entrambi di origine etrusca, il primo traduttore di testi etruschi in latino, il secondo amico di Cicerone ed entrambi ispiratori di alcuni scritti di Plinio il Vecchio. Tarquizio Prisco in particolare era noto per aver tradotto “l’ostentario etrusco”, una raccolta di prodigi e “l’ostentario arboreo” tra cui spicca la parte dedicata all’elenco di una serie di alberi (arbores infelices) il cui legno doveva essere bruciato  per scacciare i “prodigia mala” cioè le mostruosità della natura come gli animali (ma anche gli esseri umani) nati morti perché affetti da deformità mostruose ( si narra di vitelli con due teste ecc…).

Vediamoli uno per uno:

I LIBRI HARUSPICINI: insegnavano a trarre auspici dall’analisi delle viscere di animali sacrificati, specie il fegato; contava la forma, la dimensione, il colore.

I LIBRI ACHERONTICI: corrispondevano ai libri dei morti egiziani, trattavano del mondo dell’oltretomba e dei riti di salvazione.

I LIBRI FULGURALES: i sacerdoti detti fulguratores traevano auspici dall’osservazione dei fulmini, dalla loro forma, dai punti in cui si abbattevano, dall’intensità del tuono ed avevano il compito di purificare i luoghi dove le folgori si abbattevano. I fulmini potevano essere scoccati da Tinia e da altre otto divinità. Tinia poteva scoccare quelli più potenti “manubiae” che erano però di tre tipi: “ammonitori” quindi deboli, “ maiores” terrificanti, ma Tinia poteva scagliarli solo dopo aver consultato  i dodici dei consentes e “ ampliores” devastatrici, ma solo con il consenso degli dei superiores.

I LIBRI RITUALES: riguardavano le norme di culto, i sistemi per consacrare i templi e fondare i centri abitati, le norme civili e militari, la misurazione e la divisione dei campi. Questi erano legati ai LIBRI FATALES che elencavano i metodi per la divisione del tempo e dei destini umani compreso quello del popolo Rasna, da qui l’idea che esso non sarebbe durato per più di dieci secoli. Secoli dei quali solo i primi quattro sono risultati costituiti da 100 anni esatti, mentre i restanti hanno avuto durata variabile influenzata da eventi che secondo la disciplina, il verificarsi determinava la fine di un secolo e l’inizio di un altro.

 

 
 
 

GIOCO LETTERARIO

Ho partecipato al gioco letterario promosso da Writer

INCIPIT

 clicca su IL FOLLE se vuoi leggere il mio racconto

ho scritto anche:

 LA FINE E L'INIZIO

e per la serie RACCONTI BREVI:

HIRUMINA IL PERUGINO

DEUXIPPO (prima parte)

DEUXIPPO (seconda parte)

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ENIGMATICO APOLLO DI VEIO:IL SORRISO CHE AMMALIA

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"CHIMAIRA" di Valerio Massimo Manfredi (giallo-storico)

"MITI, SEGNI E SIMBOLI ETRUSCHI" di Giovanni Feo (Etruschi, da dove venivano e a quali leggende sono collegati)

"GEOGRAFIA SACRA" di Giovanni Feo (la "magia" e l'"astronomia" dalla preistoria agli Etruschi)

"UNA GIORNATA NELL'ANTICA ROMA" di Alberto Angela (immaginiamo di fare un viaggio nel tempo e di ritrovarsi nella Roma del I secolo dopo Cristo)

"IL SEGRETO DEI GEROGLIFICI" di Christian Jacq (guida semplice e simpatica sull'interpretazione dei geroglifici egizi)

" IL FARAONE DELLE SABBIE" di Valerio Massimo Manfredi, azione e suspence ambientate nel clima dei conflitti attuali che affliggono il Medio Oriente.

"L'ULTIMA LEGIONE":di Valerio Massimo Manfredi, una vicenda avvincente ambientata nel periodo del declino dell'Impero Romano, tra leggenda e realtà, si legge tutto d'un fiato

 

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POETA ESTEMPORANEO

In ricordo di Morbello Vergari, ultimo poeta Etrusco

Il reperto archeologico

Riuniti insieme, un gruppo di signori

stavano discutendo di un oggetto

un giorno appartenuto ai padri etruschi.

Il dottor Tizio disse ai suoi colleghi:

-La mia giovane eta', non mi consente

di pronunciarmi il primo e francamente

ammetto che non ci capisco molto.

Il dottor Caio esprime il suo parere

dicendo-Per me, questo è un utensile

che usavano gli etruschi,

per servire vivande sulla mensa

D'altro parere il professor Sempronio

e in questo modo dice il suo giudizio:

Questo per me, è un vaso da ornamento

che serviva su un mobile di lusso

a contenere fiori profumati.

Infine il professor Tal dei Tali:

Con questo afferma usavano gli antichi

nelle grandi e solenni cerimonie

offrire a gli dei superi d'Olimpo

e il loro sacerdote in pompa magna,

libava e alzava questo vaso al cielo;

quindi spruzzava santamente l'ara,

del vin pregiato in esso contenuto.

-Giusto-dicono tutti gli altri in coro-

la Sua tesi convince, professore.

Due etruschi ch'iabitaroni in quei luoghi

in permesso quassu' dai Campi Elisi.

Si fermarono ad osservar la scena.

-Tarcone-Aule chiese-cosa fanno

quelle persone riunite insieme?

-Non so',non saprei dirti veramente;

non riesco a comprendere il dialetto,ma

quel che sembra un tantinello strano

è, che stan discutendo con passione,

tenendo un nostro orinalaccio in mano.

 

 
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