Non canto i cavalier, l’armi, gli onori,
come un dì fece il grande Ludovico.
Le guerre infami, i sanguinanti allori;
di tutto questo non mi importa un fico.
Ma i lavoranti, l’ape, i campi, i fiori;
le cose grandi solamente, dico.
(Morbello Vergari)
Probabile portatrice di geni etruschi.......vediamo se la passione è contagiosa
e sono graditi pure interventi, puntualizzazioni e domande e mi raccomando di non essere troppo duri con me per eventuali strafalcioni...sono solo una dilettante!
molte immagini sono state prese da internet, se i proprietari non fossero d'accordo lo facciano presente e saranno tempestivamente rimosse
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IL BLOG DI RIEVOCAZIONE ETRUSCA
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Messaggi del 07/01/2009
Per le feste di solito si vanno a trovare i parenti; io, che non ne ho poi molti, ho finito presto il giro, per cui sono andata a trovare gli avi che un tempo scorrazzavano per i dintorni. Così, sfidando il freddo, sono ripassata dalla città del Ghiaccio Forte prima e dalle vestigia di Roselle, appena l’altro giorno. Ho potuto scoprire che la cinta muraria del Ghiaccio Forte, fu rinforzata in fretta e furia, utilizzando allo scopo i massi resi disponibili dallo smantellamento di un tempio dedicato ad una divinità della fecondità: conoscendo la religiosità degli Etruschi questo fu un sacrilegio dettato dalla forza della disperazione. Della cinta muraria originaria, sono rimaste solo rovine, ben visibili invece le tre porte, a sud, a ovest e a nord. All’interno, la base della villa padronale e migliaia di pezzi di laterizi, scempio del passaggio del vomere che si è susseguito nel luogo per anni ma anche e soprattutto, come spiegano gli esperti, dalla polverizzazione povocata dal violento incendio e dai crolli conseguenti. E’ passeggiando intorno al perimetro però che il tempo ha mantenuto visibili i segni della vecchia tragedia: anche un occhio poco esperto, può capire che i conquistatori entrarono da nord, le pietre di base della porta sono ancora annerite dal fuoco. Roselle invece, molto più grande, di porte ne aveva ben sette, di cui due scee sul modello delle porte che facevano di Troia, secondo Omero, un avamposto inespugnabile (una porta scea è un'apertura sghemba che presenta il suo lato destro più avanzato e a quota superiore rispetto a quello sinistro; in tal modo, in primo luogo, non si poteva arrivare al suo fornice secondo una direzione perpendicolare, quindi con la massima forza d'urto, ma obliqua e, in più, si sarebbe mostrato il lato del corpo non protetto dallo scudo,che, se si brandisce la spada con la mano destra, si porta con il braccio sinistro proteso in avanti, proprio verso l'avancorpo difensivo; questo permetteva un migliore controllo degli attacchi esterni e, in definitiva, una tattica difensiva più efficace). Un intervento recente, ha restaurato circa un chilometro dei tre e mezzo della cinta muraria originale ed è possibile passeggiare sotto i massi ciclopici, perfettamente incastrati tra loro, che in alcuni punti raggiungono l’altezza di quattro metri. Facendo questo, ci si accorge che, nonostante i recuperi effettuati in epoca imperiale augustea, i distruttori del 294 a. C. riscirono ad entrare da nord-est, perché qui ci sono i maggiori segni di incendio ed è qui che le mura sono più danneggiate. D’altronde a ovest e a sud, la collina scende in un improvviso strapiombo, che funge da difesa naturale. Allora, appoggiando la mano sui massi anneriti, passano in mente, bagliori di fuoco, rumore di armi, grida concitate, testimonianze che, se ascolti bene, riecheggiano ancora tra i boschi silenziosi…non è il rumore del vento tra le rocce e i rami delle querce quello che senti. Circa duemila soldati etruschi morti ci furono quel giorno, altrettanti i prigionieri, le condizioni di resa gravissime, raccontano le cronache di Tito Livio, dopo che quattro anni prima avevano preso già una sonora batosta, ma non ancora definitiva, dei civili non è dato sapere ma se si considera che gli abitanti dovevano essere tra 4-5000, si fa presto a far due conti. La politica di resistenza di Rusel si trasformò in un inferno, fu l’ultima città etrusca e fu abbattuta.
quel che rimane oggi della Roselle dei Bassi, che la abitarono in epoca augustea: una gita intorno alle mura: |
Post n°155 pubblicato il 07 Gennaio 2009 da zoeal
Roma, domenica 4 gennaio 2009...Palazzo delle Esposizioni...mostra "Gli Etruschi e le antiche metropoli del Lazio" CI SI PUO' EMOZIONARE DI FRONTE AL TRITTICO DELL'APOLLO DI VEIO? A ME E' SUCCESSO E NON RIUSCIVO PIU' AD ANDARE VIA, BELLEZZA IPNOTICA E RICORDO ATAVICO DI ANTICHE NOSTALGIE? la mostra è stata prorogata fino all'8 marzo 2009 A PROPOSITO...RINGRAZIO TUTTI E AUGURO ANCORA UN FELICE 2009! |
GIOCO LETTERARIO
Ho partecipato al gioco letterario promosso da Writer
clicca su IL FOLLE se vuoi leggere il mio racconto
ho scritto anche:
e per la serie RACCONTI BREVI:
DEUXIPPO (prima parte)
DEUXIPPO (seconda parte)
DEUXIPPO (terza parte)
DEUXIPPO (ultima parte)
L'INFAME (prima parte)
L'INFAME (ultima parte)
E SFOTTIAMIOLI UN PO' STI RUMACH!
MAGIA DEL PHOTOPAINT
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LA LETTURA NOBILITA LA MENTE
"CHIMAIRA" di Valerio Massimo Manfredi (giallo-storico)
"MITI, SEGNI E SIMBOLI ETRUSCHI" di Giovanni Feo (Etruschi, da dove venivano e a quali leggende sono collegati)
"GEOGRAFIA SACRA" di Giovanni Feo (la "magia" e l'"astronomia" dalla preistoria agli Etruschi)
"UNA GIORNATA NELL'ANTICA ROMA" di Alberto Angela (immaginiamo di fare un viaggio nel tempo e di ritrovarsi nella Roma del I secolo dopo Cristo)
"IL SEGRETO DEI GEROGLIFICI" di Christian Jacq (guida semplice e simpatica sull'interpretazione dei geroglifici egizi)
" IL FARAONE DELLE SABBIE" di Valerio Massimo Manfredi, azione e suspence ambientate nel clima dei conflitti attuali che affliggono il Medio Oriente.
"L'ULTIMA LEGIONE":di Valerio Massimo Manfredi, una vicenda avvincente ambientata nel periodo del declino dell'Impero Romano, tra leggenda e realtà, si legge tutto d'un fiato
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POETA ESTEMPORANEO
In ricordo di Morbello Vergari, ultimo poeta Etrusco
Il reperto archeologico
Riuniti insieme, un gruppo di signori
stavano discutendo di un oggetto
un giorno appartenuto ai padri etruschi.
Il dottor Tizio disse ai suoi colleghi:
-La mia giovane eta', non mi consente
di pronunciarmi il primo e francamente
ammetto che non ci capisco molto.
Il dottor Caio esprime il suo parere
dicendo-Per me, questo è un utensile
che usavano gli etruschi,
per servire vivande sulla mensa
D'altro parere il professor Sempronio
e in questo modo dice il suo giudizio:
Questo per me, è un vaso da ornamento
che serviva su un mobile di lusso
a contenere fiori profumati.
Infine il professor Tal dei Tali:
Con questo afferma usavano gli antichi
nelle grandi e solenni cerimonie
offrire a gli dei superi d'Olimpo
e il loro sacerdote in pompa magna,
libava e alzava questo vaso al cielo;
quindi spruzzava santamente l'ara,
del vin pregiato in esso contenuto.
-Giusto-dicono tutti gli altri in coro-
la Sua tesi convince, professore.
Due etruschi ch'iabitaroni in quei luoghi
in permesso quassu' dai Campi Elisi.
Si fermarono ad osservar la scena.
-Tarcone-Aule chiese-cosa fanno
quelle persone riunite insieme?
-Non so',non saprei dirti veramente;
non riesco a comprendere il dialetto,ma
quel che sembra un tantinello strano
è, che stan discutendo con passione,
tenendo un nostro orinalaccio in mano.
Inviato da: Corrado Barontini
il 24/01/2018 alle 12:17
Inviato da: Camillo Coppola
il 22/12/2015 alle 19:28
Inviato da: flora
il 08/10/2013 alle 17:45
Inviato da: zoeal
il 20/05/2013 alle 15:08
Inviato da: ninograg1
il 20/05/2013 alle 08:03