Non canto i cavalier, l’armi, gli onori,
come un dì fece il grande Ludovico.
Le guerre infami, i sanguinanti allori;
di tutto questo non mi importa un fico.
Ma i lavoranti, l’ape, i campi, i fiori;
le cose grandi solamente, dico.
(Morbello Vergari)
Probabile portatrice di geni etruschi.......vediamo se la passione è contagiosa
e sono graditi pure interventi, puntualizzazioni e domande e mi raccomando di non essere troppo duri con me per eventuali strafalcioni...sono solo una dilettante!
molte immagini sono state prese da internet, se i proprietari non fossero d'accordo lo facciano presente e saranno tempestivamente rimosse
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Messaggi del 13/03/2009
Il bucchero è una tipica ceramica etrusca, facilmente riconoscibile anche dai meno esperti. Si distingue per il colore nero e brillante delle superfici, che non è dovuto a una vernice, ma al particolare procedimento di realizzazione. L’argilla accuratamente depurata e lavorata la tornio veniva cotta in forni ermeticamente chiusi dove, in assenza d’aria, si verificava un processo di ossidoriduzione degli elementi chimici dell'argilla. Il nome deriva da un termine portoghese, “bucàro”, che significa terra odorosa ed era attribuito a vasi peruviani di terracotta colorata, molto ammirati in Italia nel periodo in cui si praticavano i primi scavi nelle necropoli etrusche. Chi furono gli inventori del bucchero? Gli artigiani di Caere, che, intorno alla metà del VII secolo a.C. vi crearono i primi servizi da mensa, per imitare con la sua lucentezza i vasi metallici, molto più costosi e pesanti. Alcuni esemplari hanno conservato tracce dell’applicazione di una sottilissima lamina argentea che ne doveva aumentare lo splendore. I primi esemplari sono i più belli, i maggiormente curati. Hanno forme “sperimentali” che spesso riecheggiano i prototipi metallici. Sono vasi a guscio d’uovo, situle, vasi configurati o calici come quello del Museo di Cerveteri, con decorazione a ventaglietti e il piede smontabile. Le pareti possono essere eccezionalmente sottili. Gli ornamenti, talvolta enfatizzati da colore biancastro o ocra, erano graffiti, cesellati o ricavati con una specie di rotellina, con tecniche simili a quelle della contemporanea lavorazione dei metalli. Da una tomba ceretana, proviene, ad esempio, la bellissima oinochoe (vaso per il vino) di bucchero con il collo tronco-conico, la bocca trilobata e un cervo e due cavalli alati graffiti sulla pancia, conservata nel Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia. Un’altra oinochoe di bucchero nello stesso Museo, databile tra il 630 e il 620 a.C., proviene dalla necropoli di Narce e si segnala per la fascia graffita con un tradizionale repertorio orientalizzante. Il bucchero ebbe subito successo, non solo sui mercati etruschi, ma in tutto il Mediterraneo. Ceramica di questo tipo è stata rinvenuta sulle coste gallo-iberiche, a Cartagine, in Sicilia, nella Magna Grecia e in Grecia, nel Basso Egitto e a Cipro. Le fabbriche si moltiplicarono, anche fuori di Caere, con una conseguente standardizzazione della produzione. La decorazione graffita viene man mano sostituita da quella a stampo, più rapida da eseguirsi e prima di allora usata nei grandi vasi da magazzino. Tra il 600 e il 550 a.C., nell’ornamento di vasi che mostrano un leggero ispessimento delle pareti, prodotti anche a Veio, Vulci e Tarquinia, si svolgevano sigilli rotondi, con illustrazioni in negativo, alcune di chiara derivazione orientale, come le teorie di animali fantastici, soprattutto intorno all’imboccatura. Assai presto accanto a questa ceramica ne compare un’altra dalle pareti spesse, chiamata bucchero pesante, che assunse una particolare importanza dalla metà del VI secolo a.C. e fu molto diffusa a Chiusi. Le forme sono elaborate e l’ornamentazione a rilievo ricca e complessa. Nel corso del V secolo a.C., contemporaneamente alla profonda crisi che colpì tutta la civiltà etrusca, la produzione del bucchero cessò per fare spazio alla creazione di vasi a vernice nera, più semplici da realizzare. (E SOPRATTUTTO MENO COSTOSI ...NDR) FONTE: THUI (ricopiato pari pari per mancanza di tempo ...) |
GIOCO LETTERARIO
Ho partecipato al gioco letterario promosso da Writer
clicca su IL FOLLE se vuoi leggere il mio racconto
ho scritto anche:
e per la serie RACCONTI BREVI:
DEUXIPPO (prima parte)
DEUXIPPO (seconda parte)
DEUXIPPO (terza parte)
DEUXIPPO (ultima parte)
L'INFAME (prima parte)
L'INFAME (ultima parte)
E SFOTTIAMIOLI UN PO' STI RUMACH!
MAGIA DEL PHOTOPAINT
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LA LETTURA NOBILITA LA MENTE
"CHIMAIRA" di Valerio Massimo Manfredi (giallo-storico)
"MITI, SEGNI E SIMBOLI ETRUSCHI" di Giovanni Feo (Etruschi, da dove venivano e a quali leggende sono collegati)
"GEOGRAFIA SACRA" di Giovanni Feo (la "magia" e l'"astronomia" dalla preistoria agli Etruschi)
"UNA GIORNATA NELL'ANTICA ROMA" di Alberto Angela (immaginiamo di fare un viaggio nel tempo e di ritrovarsi nella Roma del I secolo dopo Cristo)
"IL SEGRETO DEI GEROGLIFICI" di Christian Jacq (guida semplice e simpatica sull'interpretazione dei geroglifici egizi)
" IL FARAONE DELLE SABBIE" di Valerio Massimo Manfredi, azione e suspence ambientate nel clima dei conflitti attuali che affliggono il Medio Oriente.
"L'ULTIMA LEGIONE":di Valerio Massimo Manfredi, una vicenda avvincente ambientata nel periodo del declino dell'Impero Romano, tra leggenda e realtà, si legge tutto d'un fiato
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POETA ESTEMPORANEO
In ricordo di Morbello Vergari, ultimo poeta Etrusco
Il reperto archeologico
Riuniti insieme, un gruppo di signori
stavano discutendo di un oggetto
un giorno appartenuto ai padri etruschi.
Il dottor Tizio disse ai suoi colleghi:
-La mia giovane eta', non mi consente
di pronunciarmi il primo e francamente
ammetto che non ci capisco molto.
Il dottor Caio esprime il suo parere
dicendo-Per me, questo è un utensile
che usavano gli etruschi,
per servire vivande sulla mensa
D'altro parere il professor Sempronio
e in questo modo dice il suo giudizio:
Questo per me, è un vaso da ornamento
che serviva su un mobile di lusso
a contenere fiori profumati.
Infine il professor Tal dei Tali:
Con questo afferma usavano gli antichi
nelle grandi e solenni cerimonie
offrire a gli dei superi d'Olimpo
e il loro sacerdote in pompa magna,
libava e alzava questo vaso al cielo;
quindi spruzzava santamente l'ara,
del vin pregiato in esso contenuto.
-Giusto-dicono tutti gli altri in coro-
la Sua tesi convince, professore.
Due etruschi ch'iabitaroni in quei luoghi
in permesso quassu' dai Campi Elisi.
Si fermarono ad osservar la scena.
-Tarcone-Aule chiese-cosa fanno
quelle persone riunite insieme?
-Non so',non saprei dirti veramente;
non riesco a comprendere il dialetto,ma
quel che sembra un tantinello strano
è, che stan discutendo con passione,
tenendo un nostro orinalaccio in mano.
Inviato da: Corrado Barontini
il 24/01/2018 alle 12:17
Inviato da: Camillo Coppola
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il 08/10/2013 alle 17:45
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il 20/05/2013 alle 15:08
Inviato da: ninograg1
il 20/05/2013 alle 08:03