ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 07/02/2010

ABORTO: LA SCONFITTA DELL'EUROPA CHE METTE A RISCHIO L'ESISTENZA STESSA DEI POPOLI

Post n°3063 pubblicato il 07 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Commento al Messaggio per la Giornata per la Vita 2010

Il titolo è bellissimo: “La forza della vita, una sfida nella povertà”. Mi ha fatto subito venire in mente mia madre e mio padre. Lui manovale delle ferrovie, morto il primo luglio 1938 in un infortunio sul lavoro; lei, come allora si diceva, atta a casa. Nove figli, di cui otto viventi al momento in cui mia madre rimaneva vedova: la più grande 17 anni, la più piccola un anno e mezzo. Io avevo tre anni. Nessuno lavorava. Nessuna ricchezza se non la fede in Dio, che nella mia casa si chiamava “Provvidenza”, e l’amicizia della comunità degli uomini, in primo luogo quella cristiana. Pensando alle giornate di mia madre (nella guerra, nella malattia, nel dolore) iniziate sempre con la Santa Messa all’alba (perché allora si celebrava anche alle cinque del mattino) ho subito pensato: “E’ proprio vero: la forza della vita!”. Supero quel tanto di pudore imposto dal carattere personale e familiare di questa memoria non solo per rendere omaggio ai miei genitori. Mi aiuta in questo Madre Teresa di Calcutta che spesso iniziava i suoi discorsi per celebrare la vita rivolgendo un ringraziamento a tutti i genitori delle persone presenti. In realtà credo di evocare una esperienza molto comune. L’esperienza di una straordinaria forza della vita capace di superare le difficoltà più gravi, tra le quali quelle economiche che non sempre sono le più pesanti. L’esperienza di una forza invincibile Se nella mente e nel cuore la vita diviene la Vita (con la maiuscola). Mi pare bello e giusto richiamare questa esperienza – certamente anche quella di molti lettori – in un tempo e in un luogo tanto ricchi di beni, quanto incontentabili e tristi. Parlo dell’Occidente, dove gli uomini vengono spesso chiamati “consumatori” quando si analizzano le crisi economiche e si progetta il progresso. Non voglio ignorare certo la povertà vera e talora disperata, nemica della vita, ma prima voglio capire bene il senso della sfida tra la vita e la povertà. Perciò corro col pensiero in luoghi del mondo dove l’indigenza è generale, dove si mangia una volta al giorno e i vestiti durano una vita. Ci sono tanti bambini. Molti più che da noi. E’ saggezza la nostra preoccupazione per il secondo o terzo figlio ed è stoltezza il generare senza calcolo tra le malattie e la fame?
Un tempo i demografi rispondevano concordemente di sì e paragonavano la bomba atomica alla “bomba demografica”, causa – dicevano – di sottosviluppo, di morte, di disastri ecologici. Ma oggi, almeno per l’Occidente, tutti hanno cambiato opinione: “l’inverno demografico” mette a rischio l’esistenza stessa dei popoli, prepara il fallimento degli Stati, frena l’innovazione. Un milione e trecentomila bambini distrutti legalmente prima di nascere ogni anno con l’aborto nell’Unione europea non sono solo un problema morale. Anche accantonando per un momento il ruolo dei diritti umani nella costruzione della società; anche limitando lo sguardo alla dimensione economico-sociale il problema appare chiaramente grave e politico. Giovanni Paolo II non ha esitato a chiamare l’aborto legale e di massa “la sconfitta dell’Europa”. Invece in un futuro non lontano i popoli del così detto Terzo Mondo irromperanno impetuosamente sulla scena mondiale. E’ la forza della vita nella povertà. Non si tratta, certo, di giustificare l’ingiustizia degli attuali rapporti tra paesi ricchi e paesi poveri, né di rinunciare all’idea di una procreazione cosciente e responsabile. Si tratta, invece, di scoprire un collegamento tra i figli e la speranza. Sebbene in modo spesso irriflesso, proprio i poveri più dei ricchi collocano il loro sogno in un mondo futuro, che magari essi non vedranno. In ogni caso oggettivamente la vita va avanti.C’è poi l’esperienza dei nostri Cav. La causa economica della propensione all’aborto è indicata spesso. Il nostro rapporto “Trenta anni a servizio della vita” del 2008 documenta che le madri che nel corso degli anni si sono rivolte ai nostri centri hanno lamentato la difficoltà economica in una percentuale variante tra il 20% e il 44%. Ma le operatrici e gli operatori dei Cav testimoniano anche l’irriducibile coraggio di donne disposte persino a rischiare la vita pur di far nascere il loro bambino. Testimoniano la giovinezza ritrovata – con la sua capacità di sorriso e di fiducia – quando il figlio è accolto nonostante tutto e tutti dopo le prime esitazioni e disperazioni. Testimoniano che solo la presenza del figlio nella mente e nel cuore della madre fa scattare la molla del coraggio e che, d’altra parte, molto spesso la vita del figlio rigenera la vita stessa della madre e, talvolta, dei suoi stessi familiari. Testimoniano che “le difficoltà della vita non si superano sopprimendo la vita, ma superando insieme le difficoltà” e che l’“insieme” che crea la solidarietà è determinato soprattutto dalla contemplazione della vita che la madre povera (nei molti sensi in cui si può essere ‘poveri’) porta in sé. Ultimamente, insomma, è la forza della vita che salva la vita. La “necessità” di abortire – questa la nostra esperienza – non è tanto determinata dalla povertà materiale, quanto dall’annebbiamento del valore della vita. Noi proviamo dolore quando il nostro insistere nel proclamare la dignità piena della vita anche appena concepita viene accusata di astrattezza. Altri – ci dicono – sono i problemi concreti della gente. Date casa, lavoro, sicurezza e vedrete che la vita sarà più rispettata. Eppoi la vita è di tutti – non solo del concepito. Perché non vi impegnate per tutta la vita, anche di coloro che sono già nati? Che cosa fate concretamente per i figli che avete fatto nascere, quando essi divengono ragazzi? Rispondiamo come la Pira. Accusato di essere un visionario, replicava: io sono anche un ragioniere, so fare i calcoli, sono un costruttore della città. Così noi rispondiamo: certo, la vita è tutta la vita, ci sono problemi enormi generali. Cerchiamo di fare ciò che possiamo anche in termini concreti per tradurre in azione l’annuncio: lo testimoniano le case di accoglienza e gli oltre centomila bambini nati anche per il sostegno operoso dei Cav. Ma per risolvere i problemi generali e di tutti è necessaria la mobilitazione della intera società. Ci vuole un edificio nuovo. Noi mettiamo la prima pietra. Ecco: la prima pietra di un generale rinnovamento civile e morale. Diceva Madre Teresa: “se accettiamo che una madre possa sopprimere il proprio figlio, che cosa ci resta?”. Cioè: “se non diciamo nulla, se non facciamo nulla per aiutare i più piccoli e deboli (sono i concepiti, ma anche molto spesso le loro madri schiacciate dalla solitudine se non addirittura dalla pressione dell’ambiente) come faremo ad avere l’energia e la forza necessaria per cambiare il mondo?”. Davvero la questione della vita è diventata oggi la questione sociale. Ci conforta in questo senso l’insegnamento di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. Ci rallegra che movimenti avvezzi per la loro origine e la loro storia a difendere i lavoratori pongano oggi a tema la vita come questione sociale. La forza della vita. La prima pietra della questione sociale. La diffusa decadenza spirituale è sotto gli occhi di tutti. Soprattutto nel campo familiare. Dalle colonne dei giornali i “saggi” irridono una Chiesa che continua a predicare una morale, che – così dicono – nessuno ascolta più. L’aria è impregnata da un pansessualismo pornografico ideologico che è causa non secondaria di tanto rifiuto di responsabilità verso la vita umana. Sorge spontanea la domanda: se è giusto non distruggere il modello di famiglia cosiddetto “tradizionale”, da dove ricominceremo? Come, liberati dai tabù di un tempo, recupereremo la bellezza e la gioia del matrimonio, dell’amore fedele, della castità? Accanto ad una povertà materiale c’è una indigenza spirituale. Molti pensano che occorra agire sulle cose per avere una qualche speranza di ascolto dei valori. Naturalmente c’è del vero in questo; ma c’è un intreccio più complesso che dobbiamo scoprire. Dobbiamo continuamente chiedere una nuova politica della famiglia, ma dobbiamo essere accorti: parlare, ad esempio, di casa per i giovani che intendono sposarsi o di lotta contro la disoccupazione, etc. non deve essere uno strumento di censura per non sentire il grido dei bambini eliminati in massa a causa di una cultura della scissione che separa il sesso dalla generazione, il sesso dalla famiglia, la famiglia dal matrimonio. Anzi è proprio questo grido che deve dare più grande consistenza agli sforzi per risolvere i problemi della casa, del lavoro, etc. Del resto non è vero che tra i poveri di cose materiali la indigenza spirituale, sia più diffusa che tra i ricchi, specie in materia di morale familiare. Molti pensano che non valga la pena parlare troppo del valore della vita se prima non si ricostruisce una cultura della famiglia. E se fosse vero l’inverso? Che, cioè, proprio a partire dalla contemplazione del bambino non ancora nato, realtà irresistibile sol che non si rivolga altrove lo sguardo, è possibile penetrare un po’ nel significato misterioso della sessualità, dell’amore e della famiglia e trovare così la forza di una coerenza di mente e di azione? La più grande povertà è quella di chi crede che il non senso sia il senso dell’universo, della storia, della propria vita personale. Se la pietra tombale è l’esito della vita, allora non vale la pena programmare il futuro rinunciando a qualcosa del presente. Lo stordimento del possesso di cose e del piacere che ne può conseguire è lo scopo prammatico del vivere nell’immediato e nel progetto di futuro. Questa povertà è vinta non soltanto dalla luce abbagliante della Rivelazione ma anche in chi ritiene di non avere il dono della fede, dalla percezione di essere all’interno di un mistero grandioso e stupefacente nel quale c’è ampio spazio per una risposta di senso positivo almeno sperato, intuito, postulato, scommesso. Nel nostro tempo questa speranza viene formalmente ripetuta tutte le volte che nelle carte dei diritti umani, nelle Costituzioni e nelle leggi proclamiamo la uguale dignità di ogni essere umano, che è come dire che il vivere di ogni uomo è un valore supremo nell’ordine del creato. Sotto questo riguardo la contemplazione dell’uomo nella sua povertà più totale, come quando è appena concepito (o sta per morire) può essere la prima pietra di un cammino spirituale, al termine del quale c’è il Padre a attendere con le braccia aperte. “L’uomo è la via della Chiesa”: è stata la parola d’ordine di Giovanni Paolo II. Il mistero della vita facilmente constatabile guardando negli occhi un bimbo, od anche una semplice ecografia di un embrione, ci fa intuire l’intelligenza e la bellezza di una potenza creatrice e ordinatrice. La forza della vita, anche nella povertà, parla di Dio. Che cosa è la povertà? E’ privazione del necessario. Cosa è più necessario della vita? Niente. Ancora Madre Teresa di Calcutta diceva che il bambino non nato, minacciato di essere abortito, è il più povero tra i poveri. L’uomo comincia la sua esistenza nella nudità più assoluta. Non possiede nulla se non la sua qualità di essere umano. E’il totalmente dipendente. La sua unica possibilità è l’accoglienza e l’amore della mamma. Abbiamo già citato la cifra conosciuta dei poveri eliminati legalmente ogni anno: 1.300.000 nei 27 paesi dell’Unione Europea; 130.000 in Italia; dicono 40.000.000 nel mondo. Possiamo parlare di povertà e non pensare a loro? C’è una vecchia questione che ci tormenta: come far pensare a loro? Come affrontare la sfida? Tirando pugni nello stomaco oppure risvegliando coscienze, stupori, riconoscimenti, amori e coraggi assopiti? Il movimento per la vita ha sempre scelto la seconda linea. Ci sono i momenti in cui il linguaggio deve essere duro, ma, di regola, preferiamo mostrare la meraviglia della vita umana piuttosto che l’orrore dell’aborto. Ce lo suggeriscono le lacrime di tante giovani donne. Anche nel dibattito culturale e politico vale il proverbio che persuade di più un cucchiaio di miele che un fiasco di aceto: il silenzio, la censura, l’irrisione e persino la violenza verbale di tanti possono essere interpretati come il riflesso della inquietudine di chi, in definitiva, si riconosce nella logica dei diritti umani e nel fondo del suo cuore sa che l’argomento della vita è irresistibile. Se la sfida è accettata la forza della vita vince. Ma, in nessun caso, proprio per questo, la scelta di un linguaggio maieutico di accompagnamento più che di scontro può dimenticare che il bambino è sempre bambino anche prima di nascere, uno di noi, un figlio, una persona. Per questo 32 anni fa fu istituita la Giornata della vita. Nel corso dell’anno tante altre giornate ecclesiali impegnano i credenti e i non credenti in un servizio di vario genere in favore delle più diverse categorie di “poveri”. La prima domenica di febbraio ha il compito specifico di ricordarci lui: il più piccolo e il più povero. Tanti anni sono passati, ma la Chiesa non si rassegna alla assuefazione. Proprio per questo si scrisse allora, subito dopo l’approvazione della ingiusta legge 194, che la giornata avrebbe dovuti dimostrare che “la Chiesa non si rassegna e non si rassegnerà mai”, affinché nonostante la legge, a difendere la vita resti, almeno, il baluardo della coscienza. E prenda vigore, ogni anno di più, quella solidarietà concreta verso le madri in difficoltà, che testimoniando con i fatti l’amore alla vita, penetri nelle coscienze assopite e vi risvegli la forza della vita. - *Carlo Casini è Presidente del Movimento per la Vita italiano.

 
 
 

LA PREGHIERA DEL MISSIONARIO

Post n°3062 pubblicato il 07 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Ecco la preghiera del missionario, scritta da Don Andrea Santoro, missionario ucciso in Turchia. Leggetela in silenzio e pesate ogni parola nel vostro cuore sentendo il male, la sofferenza, l'amore, la vita, il dolore degli altri...l'empatia è una cosa rara, un esercizio che nel nostro piccolo dobbiamo impegnarci a sviluppare. proviamoci. Non cediamo alle piccole cose, alle accuse, ai protagonismi, ai pensieri negativi verso chi abbiamo intorno. Sono cose che dividono, allontano, ci fanno soffrire, fanno disperdere energia positiva in pensieri negativi, in sofferenza, insinuano pregiudizi nel parlare a cuore aperto alle persone. Sono il torbido nell'acqua chiara. Sappiamo chi siamo e cosa non vogliamo essere. Proviamo ad ascoltare qst parole, sono belle le parole: uniscono, creano ponti fra i cuori, sono informazione, sono tutto per noi, siamo noi.

Tutto il mondo

È un’immensa messe.

Tutta l’umanità

soffre e geme

o per mancanza di Dio,

o per stordimento interiore,

o per soffocamento

in un oscuro male di vivere,

o per smarrimento

e scontento,

o per miserie lancinanti

e dolori acutissimi

che toccano gli individui,

famiglie e popoli

nei bisogni più essenziali.

Che ognuno

si faccia operaio dove è.

Che ognuno

si chini sul cuore o sul corpo

del proprio fratello,

di quanti Dio gli affida.

Che ognuno

sia pronto a correre

dove Dio lo manda
 

Don Andrea Santoro

 
 
 

SUA MADRE LO VOLEVA SACERDOTE. MA STALIN DIVENNE UNO SPIETATO PERSECUTORE DEI CRISTIANI

Post n°3061 pubblicato il 07 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Non voglio riesumare vecchi fantasmi del passato, ma intendo solo porre un accento su quanto accadde in ex URSS, durante la dittatura comunista, un tempo grigio e criminale, in cui non c’era spazio per idee cattoliche e per l’amore. I Cattolici, nei secoli, sono stati vittime di persecuzioni e stermini, tuttavia ricordare ciò che accadde durante la dittatura di Stalin, in un passato non troppo lontano, mi lascia davvero un “amaro in bocca” ed un senso di tristezza mi pervade. Noi, Cattolici, non siamo abituati però a mistificare e rinvangare sempre le solite persecuzioni per ottenere consensi e benefici materiali, dato che la nostra unica Verità è nel Regno dei Cieli; non viviamo nella continua propaganda dei torti subiti e delle innocenti milioni di vite umane che folli atei, agnostici e blasfemi hanno provocato. Il Cattolico soffre in silenzio, nonostante potrebbe fare la “voce grossa”, tutto ciò che accade nell’oscurità delle tenebre verrà alla luce alla fine dei nostri giorni terreni. Niente vittimismo, dunque, e proprio partendo da questo presupposto e menzionando il seguente passo del Vangelo, che ho intenzione di ricordarvi brevemente chi furono Stalin ed i Comunisti e cosa ci fecero … Buona lettura...!!!

“Ma prima di tutte queste cose, vi metteranno le mani addosso e vi perseguiteranno consegnandovi alle sinagoghe, e mettendovi in prigione, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. Ma ciò vi darà occasione di rendere testimonianza. Mettetevi dunque in cuore di non premeditare come rispondere a vostra difesa, perché io vi darò una parola e una sapienza alle quali tutti i vostri avversari non potranno opporsi né contraddire. Voi sarete traditi perfino da genitori, fratelli, parenti e amici; faranno morire parecchi di voi; e sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma neppure un capello del vostro capo perirà. Con la vostra costanza salverete le vostre vite”. (Luca 21, 12-19).

E’ proprio partendo da questa e da altre analoghe frasi di Gesù che noi Cattolici, uniti nella fraterna comunità in Cristo, fummo, siamo e saremo sempre pronti al martirio. Mortificare il corpo, difatti, tempra lo spirito e se ciò accade nel nome di Dio ed in difesa del nostro Credo, universale ed assoluto, ecco che la sofferenza, il dolore ed addirittura la morte non sono altro che strumento di martirio e, perché no, di santificazione. Sua madre lo voleva sacerdote. Studiò in un seminario ortodosso. Ma Stalin divenne uno spietato persecutore dei cristiani. Voleva cancellare una volta per tutte il "cattolicesimo romano papista". E’ nel marzo del 2003, cinquant’anni dopo la morte di Giuseppe Stalin che in Italia assistemmo ad un evento a dir poco “esilarante” e nel contempo di una immane infelicità. Gruppi circoscritti di nostalgici vollero ricordare la ricorrenza con intenti celebrativi. Non presente in questi riti fu la vergogna, che categoricamente non può essere ripudiata quando si tratta del nefasto personaggio in argomento. All’epoca dei fatti disse Massimo Caprara (n° 25 de “Il Timone” anno 2003): “Vogliamo scriverne anche noi con convinzioni del tutto opposte, di circostanziata condanna della ideologia chiamata comunismo, ricordando quelli che furono tra i peggiori delitti di quell'epoca "dalle idee assassine"; le persecuzioni della Chiesa cattolica in URSS, glorificando assieme il martirio di quanti lo patirono per aver mantenuto ferma la loro fede. Saremmo, però, incompleti se non precisassimo con cura le date di quel continuato eccidio”. Fu nella primavera del 1922, quando la Russia sovietica si trovava stretta nella morsa della carestia e del massacro dei piccoli proprietari contadini, i kulak, che Lenin scrisse in un Memorandum per il Politbjuro: "È precisamente ora e solo ora che nelle regioni in cui c'è la fame la gente mangia carne umana e centinaia se non migliaia di cadaveri ingombrano le strade, che possiamo e perciò dobbiamo confiscare i beni della Chiesa con la più selvaggia e spietata energia (...) per assicurarci un tondo di molte centinaia di milioni di rubli d'oro". Dieci mesi dopo, egli morì. Nello stesso 1922, Stalin, nominato Segretario Generale del Partito comunista bolscevico, di fatto isola Lenin convalescente e interpreta, allargandola, la sua politica spietata. Essa compie con lui un salto di qualità e di quantità. Stalin ha ricevuto dal seminario teologico cristiano ortodosso di Tiflis, dov'è stato dal 1895 al 29 maggio 1899, una istruzione umanistica, anche di lingua francese, di consistente misura. Figlio di un ciabattino buono a nulla di nome Vissarion Dzugasvili che beveva e lo picchiava, mentre sua madre lo difendeva e voleva che diventasse un sacerdote, non perdette mai, ma rifiutò e nascose, il suo accento della Georgia, anzi dell'Ossezia orientale che, nel mondo, può essere solo messo in relazione con la lingua basca di Spagna, lontana dal Caucaso migliaia di chilometri. Egli fu, infatti, un grande russificatore slavofilo. Come perdette la fede, semmai l'avesse davvero avuta, è cosa poco nota, ma il suo interesse perverso per la religione è accertato: per ferirla e sradicarla. Egli ebbe uno scopo dichiarato e organizzato: cancellare soprattutto il "cattolicesimo romano papista" e a questo scopo introdusse un sistema poliziesco polivalente, considerando i fedeli e il clero portatori d'una fede attentatrice dello Stato e del Partito. La struttura della Chiesa cattolica, dopo aver ricevuto assicurazioni nei giorni del colpo di stato bolscevico, venne colpita e sbaragliata fin dal 1926 e l'esistenza delle comunità cattoliche fu ridotta alla pura sopravvivenza, in condizioni dì clandestinità e isolamento, sempre controllata a vista. Alla fine degli anni '30, la Chiesa ortodossa fu ammessa, invece, ad usufruire di un sostanziale compromesso con il regime, rappresentato dalla "Dichiarazione di lealtà" firmata dal Metropolita Sergj (Stragorodskij) il 29 luglio 1927. Ciononostante, in un solo anno, nel 1931-'32, vennero passati per le armi 19.812 fedeli ortodossi. Non restava nemmeno uno dei quasi mille monasteri esistenti prima della Rivoluzione e si trovavano in libertà solo quattro vescovi ordinari. Dal 1937 al '41 vennero fucilati 110.700 membri del clero ortodosso, tra cui il locum tenens patriarcale Petr (Poljanskij), recluso da dodici anni in prigione. Nel 1939, sul territorio dell'unione Sovietica rimanevano aperte non più di cento chiese parrocchiali delle 55.000 funzionanti nel 1917, in cui celebravano circa 500 sacerdoti, contro i li 5.000 del 1917. Nello stesso tempo, la lotta contro la Santa Sede divenne uno degli elementi fondamentali di un vero e proprio piano elaborato da Stalin per creare un "Centro religioso mondiale" a Mosca, celebrata come la "Terza Roma". Nella relativa Risoluzione ufficiale, sì calcava l'accento "sul carattere reazionario, antipopolare dei Vescovi romani", condannati come "anticristiani, antidemocratici e antinazionali". In particolare, si auspicava "la riunione delle Chiese dell'Europa orientale sotto la guida del Patriarcato di Mosca", in chiara alternativa al magistero di Roma. Nel dicembre 1943, Stalin personalmente chiese all'NKVD, la polizia segreta, un rapporto dettagliato sulla "situazione delle Chiese cattolico-romane" nel territorio sovietico, stabilendo che di esse avrebbero dovuto soprattutto occuparsi gli Agenti dei Servizi di sicurezza e il Soviet per gli Affari dei culti religiosi, appositamente costituito nella successiva estate del 1944. L'intero complesso di misure repressive era stato originato da un atto solenne: il 10 maggio del 1937 era stata disposta per legge "la messa al bando della stessa idea di Dio".
La Chiesa del Cristo Salvatore venne demolita a Mosca per essere sostituita dal Palazzo dei Soviet, il cui progetto di 500 metri di altezza non riuscì mai ad essere realizzato. La Cattedrale della Madonna dì Kazan a Leningrado fu trasformata in "Museo della religione e dell'ateismo". Fedeli e clero andarono quindi a costituire, senza essere più neanche distinti, la spina dorsale e numericamente qualificata dell'esercito dei detenuti nei gulag. Si trattò di 2.500.000 persone, suddivise in 500 colonie di lavoro, una sessantina di grandi campi e una quindicina di campi a regime speciale; inoltre, sì contarono 2.750.000 "coloni speciali" come gli altri obbligati al lavoro coatto e non retribuito, ma in condizioni ancora più feroci. La Chiesa cattolica contrappose sempre una resistenza ostinata con il dissenso e con la pratica catacombale, come soprattutto la Chiesa greco-cattolica, della Polonia e dell'Ucraina. Nella sua Presentazione al bel libro di Michail Skarovskij dal titolo "La Croce e il Potere", Giovanna Parravicini conclude: "Quando tutto sembra essersi consumato, profanato, quando è stata tirata una linea e Satana si prepara a mietere il suo raccolto, proprio allora succede quello che nessun computer al mondo sarebbe in grado di preventivare, e chissà perché tutto ricomincia da capo". Nella parte settentrionale e occidentale dell'URSS e nelle principali città, i cattolici erano costituiti da polacchi, bielorussi, lituani, lettoni e tedeschi. Nella parte meridionale e centrale della Russia europea, le comunità cattoliche erano formate per l'80% da tedeschi (coloni nella regione del Volga), da armeni (di rito armeno), da polacchi (di rito latino), da ucraini (di rito slavo) e da georgiani (di rito bizantino-georgiano). Nella Russia asiatica, i cattolici si trovavano lungo le linee ferroviarie ed erano di provenienza polacca, tedesca e lituana. Stalin ed il regime dei “compagni” comunisti fu colpevole di gravi crimini contro l’umanità e, principalmente, contro le comunità Cristiane. Sintetizzando sommariamente e brevemente, possiamo elencare quanto segue:

1) 26 febbraio 1922. Decreto di confisca dei beni preziosi della Chiesa; 2) Marzo 1923. Primi processi dei cattolici. Fucilazione di monsignor Costantin Budkevic, parroco di Santa Caterina a Petrograd, primo martire cattolico; 3) 20 febbraio 1935. Arresto di monsignor Bartolomeo, vescovo ortodosso divenuto cattolico. Condannato a morte il 17 giugno; 4) 1937. Più di cento preti cattolici sono fucilati a Solovki e nell'intera URSS. Vescovi e preti ortodossi vengono fucilati a migliaia. Mons. Alessandro Frizon, amministratore apostolico di Odessa, viene fucilato (2 agosto); 5) 29 aprile 1945. Arresto, a Odessa, di padre Leoni, gesuita, e di padre Nicolas, condannati il 13 settembre a dieci e otto anni di lavori correzionali; 6) Lettonia 1940-41. Circa 34.000 lettoni, tra cattolici e luterani, ivi compresi 6.000 intellettuali cattolici, trovano la morte durante l'occupazione sovietica che ha termine, temporaneamente, con l'avanzata dei tedeschi, per riprendere con il ritorno dei sovietici (ottobre 1944). Dei 187 sacerdoti lettoni che si contavano nel 1939, circa 50 (quasi il 30%) sono rimasti vittime del terrore comunista; 7) Lituania 1939. Si contano circa 900 tra chiese e cappelle, 800 delle quali parrocchie, oltre 1500 sacerdoti e circa 3.000.000 di cattolici, l'80% della popolazione. Dopo le due occupazioni sovietiche, inframmezzate da quella tedesca, rimanevano (nel 1948) circa 700 sacerdoti, il che significa che le perdite, a quell'epoca dovute all'imprigionamento, alle deportazioni e alle esecuzioni del clero erano di circa il 53%. Nel 1954, un anno dopo la morte di Stalin, i sacerdoti erano scesi a soli 400; 8) Ucraina 1945. Nel mese di aprile vengono arrestati i vescovi e la Chiesa greco cattolica è messa fuorilegge. Secondo la testimonianza del cardinale Josyf Slipyj, la persecuzione costò la vita a dieci vescovi, a più di 1.400 sacerdoti e 800 suore, oltre a un numero notevole di semplici fedeli. Dice il Signore: “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi”. (Matteo 5, 11-12). Carlo Maria di Pietro - Pontifex -

 
 
 

ANDREA RONCATO: L'ABORTO UNA SCELTA TRAUMATICA. HO SBAGLIATO E CHIEDO PERDONO

Post n°3060 pubblicato il 07 Febbraio 2010 da diglilaverita
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Ti avrei voluto, é il titolo di una bella canzone  che il noto attore bolognese Andrea Roncato ripropone significativamente nel giorno per la difesa della Vita. Il testo é una poesia contenuta in un suo libro e riguarda la triste storia di un aborto non evitato. Parlare con il celebre attore bolognese é davvero un piacere. Emerge tutta la sua dilagante umanità e la semplicità di un galantuomo che ha vissuto e superato, nella fede, monenti drammatici. Un uomo che merita rispetto. Roncato, perché questo titolo?: " la canzone nasce da una mia poesia dove riflettevo con una certa malinconia e senso di colpa, su un  aborto che non ho saputo evitare. Mi immagino come sarebbe oggi quel bambino che non ha avuto occasione di vivere". Pentito di quella scelta?: " certo che lo sono, ma le cose grazie alla fede cambiano. E chiedo perdono. Invito a sostenere la vita, sempre. La difesa della vita passa nel no all'aborto, ma anche nel garantire ai bambini vivi condizioni di vita accettabili e degne, contro ogni sfruttamento". Fu un momento doloroso: " chi lo nega. Ho sofferto sia per la decisione, che per il peccato di omissione. Oggi non farei mai alcun passo del genere. Un rimorso enorme". Il mondo, specie quello dello spettacolo, sembra orientato poco alla difesa della vita: " questo in parte é vero e non si assiste a spettacoli edificanti. Qualcuno se la prende con delle pubblcità magari un poco spinte. Ma bisognerebbe gridare e denunciare la sconcezza e le cattive indicazioni che ci arrivano dal Grande Fratello, una aberrazione, nella quale i bambini possono vedere donne che si baciano, orge e sconcezze simili. Io non ho nulla contro gli omosessuali, ma quelle cose le facciano in privato e non in pubblico dove danno cattivi esempi a tutti". La Chiesa da sempre é impegnata a difesa della vita: " fa bene e bisogna sostenerla su questa lodevole strada. Con esempio e facendo del bene, sostenendo poveri e persone sole. Il cristianesimo é amore e passa dalla preghiera ai fatti concreti, alle opere di bene". Quella esperienza negativa dell'aborto la ha convertita: " dal male può nascere il bene ed é questo l'importante. Io riconosco di non essere stato un buon cristiano e che sono in debito con Dio. Che la mia condotta può avere scandalizzato e che mi pento di quello che ho fatto. Ma grazie ai miei errori ho capito il valore della fede. Solo cadendo in basso si respira la grandezza di Dio". Lei é divorziato: " ma con la mia ex moglie sono rimasto in buoni  e civili rapporti. Non mi sento discriminato per la comunione che vorrei prendere, ma mi rendo conto che le regole della Chiesa hanno bisogno di obbedienza. In sincerità non la condivido, ma la rispetto". Nella fede a chi é devoto?: " a Dio, alla Madonna che tengo nel cuore, e al Papa". I suoi rapporti con la Chiesa?: " sempre stati eccellenti. Da piccolo chierichetto ed ho guadagnato i miei primi soldi facendo l'organista in chiesa e alle funzioni di matrimonio". - Bruno Volpe - Pontifex -

 
 
 

ABORTO: ADOLESCENTI INGLESI ABORTISCONO ANCHE PIU' VOLTE IN UN ANNO

Post n°3059 pubblicato il 07 Febbraio 2010 da diglilaverita
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L’anno scorso 5.000 ragazze inglesi al di sotto dei 20 anni hanno abortito e per tutte quante era almeno la seconda volta. Sempre in Gran Bretagna fra le donne di età compresa tra i 20 e i 24 anni le cosiddette “recidive”, come si chiamano in gergo artistico, sono state più di 15.000. queste sono alcune delle cifre snocciolate questa settimana dal dipartimento della Sanità in risposta a un’interrogazione parlamentare del ministro ombra della Salute, la conservatrice Anne Milton. La quale, dopo aver letto a novembre che la Gran Bretagna è al primo posto in Europa per aborti, soprattutto fra le più giovani, ha chiesto al governo di entrare nel dettaglio. Sono più di 62.000 le donne che nel 2008 hanno interrotto una gravidanza almeno per la seconda volta nella loro vita, ben un terzo del numero totale degli aborti. La maggior parte di loro (oltre 46.000) erano single di tutte le età e altre 9.500 erano sposate, cui si aggiungono le oltre 6.000 di cui non si conosce lo stato civile. Stando alle statistiche del sistema sanitario nazionale, in 3.800 lo avevano già fatto almeno altre quattro volte. Oggi in Gran Bretagna finisce così metà delle gravidanze delle teenager. A giugno il ministero della Sanità ha reso noto che, fra il 2005 e il 2008, hanno abortito 450 bambine con meno di 14 anni e 23 non avevano ancora compiuto dodici anni. Stando ai dati dell’Eurostat, nel 2007 l’Inghilterra non soltanto si è piazzata prima in Europa per numero di aborti e sesta nel mondo (dopo Cina, Russia, Stati Uniti e Giappone), ma ha guadagnato il primato assoluto anche negli aborti fra adolescenti. Non convinto che queste cifre siano già sufficienti a decretare il fallimento di un programma nazionale che puntava a dimezzare le gravidanze fra adolescenti entro l’anno prossimo, costato già più di 300 milioni di sterline, il governo britannico va avanti con il suo piano di battaglia, quella Teenage Pregnancy Strategy (che i pro-life hanno ribattezzato Teenage Abortion Strategy). Dopo spot cruenti per scoraggiare le gravidanze al liceo e quintali di pillole e preservativi distribuiti, ha riposto ogni speranza nel programma di indottrinamento sessuale scolastico al quale dal 2011 tutti i bambini dovranno essere sottoposti a partire dai cinque anni (“Radici Cristiane, n. 51, gennaio 2010”). - corrispondenzaromana -

 
 
 

GIORNATA NAZIONALE PER LA VITA: "LA FORZA DELLA VITA UNA SFIDA ALLA POVERTA"

Post n°3058 pubblicato il 07 Febbraio 2010 da diglilaverita
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Oggi 7 febbraio 2010, in Italia si celebra la 32° Giornata Nazionale  per la vita. Come ogni anno i Vescovi italiani inviano un messaggio ai propri fedeli. Il tema di quest’anno rispecchia il momento della grande crisi che stiamo attraversando e il timore, abbastanza fondato, è che a patirne conseguenze irreparabili sono i più deboli: i concepiti, quelli che devono venire alla luce, ma che – a causa della crisi in corso – possono trovare la porta chiusa. Chi guarda al benessere economico alla luce del Vangelo sa che esso non è tutto, ma non per questo è indifferente. Infatti, può servire la vita, rendendola più bella e apprezzabile e perciò più umana…
Il benessere economico non è un fine (come purtroppo sembra essere radicato nella mentalità corrente) ma un mezzo, il cui valore è determinato dall’uso che se ne fa: è a servizio della vita, ma non è la vita. E quando pretende di sostituirsi alla vita e di diventarne la motivazione, si snatura e si perverte. Come cristiani, discepoli di Cristo siamo chiamati a uno stile di vita sobrio, che non confonde la ricchezza economica con la ricchezza di vita e ricordarci che ogni vita è degna di essere vissuta anche in situazioni di grande povertà. E i poveri ci danno grandi lezioni di umanità: sanno condividere quello che hanno, anche un semplice tozzo di pane, come ricorda la sapienza popolare… Ma oggi, nella tanto conclamata globalità, anche i poveri rischiano di perdere la propria dignità abbagliati dai miraggi di una società opulenta e ricca. La solidarietà e l’amore salvano il mondo. Di fronte alla crisi economica che stiamo attraversando, allora, il (finto) benessere – anche se traballante – costituisce un’occasione di condivisione e di capacità di prenderci cura gli uni degli altri, soprattutto di quelli che hanno diritto di nascere. Occorre davvero essere più solidali con quelle madri che, spaventate dallo spettro della recessione economica, sono tentate di rinunciare o ad interrompere la gravidanza, e trovare il modo di impegnarci a manifestare concretamente loro aiuto e vicinanza. Nella ricchezza o nella povertà, nessuno è padrone della propria vita e tutti siamo chiamati a custodirla e rispettarla come un tesoro prezioso dal momento del concepimento fino al suo spegnersi naturale.
(Dal Messaggio del Consiglio Episcopale Permanente per la 32a Giornata Nazionale per la vita) - Salvatore Brugnano

Messaggio completo del  Consiglio Episcopale Permanente (7 febbraio 2010)

“La forza della vita una sfida nella povertà”

Chi guarda al benessere economico alla luce del Vangelo sa che esso non è tutto, ma non per questo è indifferente. Infatti, può servire la vita, rendendola più bella e apprezzabile e perciò più umana. Fedele al messaggio di Gesù, venuto a salvare l’uomo nella sua interezza, la Chiesa si impegna per lo sviluppo umano integrale, che richiede anche il superamento dell’indigenza e del bisogno. La disponibilità di mezzi materiali, arginando la precarietà che è spesso fonte di ansia e paura, può concorrere a rendere ogni esistenza più serena e distesa. Consente, infatti, di provvedere a sé e ai propri cari una casa, il necessario sostentamento, cure mediche, istruzione. Una certa sicurezza economica costituisce un’opportunità per realizzare pienamente molte potenzialità di ordine culturale, lavorativo e artistico.
Avvertiamo perciò tutta la drammaticità della crisi finanziaria che ha investito molte aree del pianeta: la povertà e la mancanza del lavoro che ne derivano possono avere effetti disumanizzanti. La povertà, infatti, può abbrutire e l’assenza di un lavoro sicuro può far perdere fiducia in se stessi e nella propria dignità. Si tratta, in ogni caso, di motivi di inquietudine per tante famiglie. Molti genitori sono umiliati dall’impossibilità di provvedere, con il proprio lavoro, al benessere dei loro figli e molti giovani sono tentati di guardare al futuro con crescente rassegnazione e sfiducia. Proprio perché conosciamo Cristo, la Vita vera, sappiamo riconoscere il valore della vita umana e quale minaccia sia insita in una crescente povertà di mezzi e risorse. Proprio perché ci sentiamo a servizio della vita donata da Cristo, abbiamo il dovere di denunciare quei meccanismi economici che, producendo povertà e creando forti disuguaglianze sociali, feriscono e offendono la vita, colpendo soprattutto i più deboli e indifesi. Il benessere economico, però, non è un fine ma un mezzo, il cui valore è determinato dall’uso che se ne fa: è a servizio della vita, ma non è la vita. Quando, anzi, pretende di sostituirsi alla vita e di diventarne la motivazione, si snatura e si perverte. Anche per questo Gesù ha proclamato beati i poveri e ci ha messo in guardia dal pericolo delle ricchezze (cfr Lc 6,20-25). Alla sua sequela e testimoniando la libertà del Vangelo, tutti siamo chiamati a uno stile di vita sobrio, che non confonde la ricchezza economica con la ricchezza di vita. Ogni vita, infatti, è degna di essere vissuta anche in situazioni di grande povertà. L’uso distorto dei beni e un dissennato consumismo possono, anzi, sfociare in una vita povera di senso e di ideali elevati, ignorando i bisogni di milioni di uomini e di donne e danneggiando irreparabilmente la terra, di cui siamo custodi e non padroni. Del resto, tutti conosciamo persone povere di mezzi, ma ricche di umanità e in grado di gustare la vita, perché capaci di disponibilità e di dono. Anche la crisi economica che stiamo attraversando può costituire un’occasione di crescita. Essa, infatti, ci spinge a riscoprire la bellezza della condivisione e della capacità di prenderci cura gli uni degli altri. Ci fa capire che non è la ricchezza economica a costituire la dignità della vita, perché la vita stessa è la prima radicale ricchezza, e perciò va strenuamente difesa in ogni suo stadio, denunciando ancora una volta, senza cedimenti sul piano del giudizio etico, il delitto dell’aborto. Sarebbe assai povera ed egoista una società che, sedotta dal benessere, dimenticasse che la vita è il bene più grande. Del resto, come insegna il Papa Benedetto XVI nella recente Enciclica Caritas in veritate, “rispondere alle esigenze morali più profonde della persona ha anche importanti e benefiche ricadute sul piano economico” (n. 45), in quanto “l’apertura moralmente responsabile alla vita è una ricchezza sociale ed economica” (n. 44). Proprio il momento che attraversiamo ci spinge a essere ancora più solidali con quelle madri che, spaventate dallo spettro della recessione economica, possono essere tentate di rinunciare o interrompere la gravidanza, e ci impegna a manifestare concretamente loro aiuto e vicinanza. Ci fa ricordare che, nella ricchezza o nella povertà, nessuno è padrone della propria vita e tutti siamo chiamati a custodirla e rispettarla come un tesoro prezioso dal momento del concepimento fino al suo spegnersi naturale.

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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