ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 21/02/2010

LE DONNE CHE RICEVANO AIUTO NON ABORTISCONO: OTTO DONNE SU DIECI LO EVITANO SE AIUTATE

Post n°3147 pubblicato il 21 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Un aiuto economico di 4mila euro basta spesso a salvare un bambino dall'aborto. Ma il Centro di aiuto alla vita (Cav) presso la Mangiagalli di Milano a partire da aprile teme di non poterlo più promettere. È questo uno dei crucci maggiori di Paola Bonzi, fondatrice e direttrice dello storico Cav che ha sede presso la maggiore clinica ostetrica della Lombardia, dove ogni anno vengono al mondo circa 7mila bambini, ma dove si effettuano circa 1600 aborti. «Ma molti potrebbero essere evitati – sottolinea Paola Bonzi –. Basta pensare che su dieci donne a rischio d'aborto che si rivolgono a noi, otto o nove rinuncerebbero all'interruzione di gravidanza se aiutate economicamente». Di qui l'appello alle istituzioni (Regione, Provincia e Comune) a mettere in campo un po' di buona volontà per sostenere economicamente un Centro che, nel solo 2009 ha incontrato e aiutato circa 2200 donne. […]
Proprio ieri all'Ospedale Maggiore Policlinico di Milano sono stati inaugurati tre reparti completamente rinnovati dopo la ristrutturazione: si tratta degli ambulatori della Clinica Mangiagalli, del nido Santa Caterina e del reparto degenze della chirurgia pediatrica. «Siamo contenti di queste realizzazioni – osserva Paola Bonzi – ma vorrei sottolineare che prima bisogna far nascere i bambini: poi potremo curarli, educarli, aiutarli a crescere». «Sappiamo che sei donne su dieci in fila per abortire – aggiunge – piangono in attesa della visita. Sono straniere al 70%, ma le italiane sono in aumento: spesso donne con contratti a termine che vedono il lavoro messo a rischio dalla gravidanza». È evidente che occorre poter offrire risorse concrete: «Il nostro Cav è una onlus e abbiamo un bilancio trasparente – puntualizza Bonzi –. Di un milione e 800mila euro di uscite nel 2009, la voce sussidi pesa per 800mila euro. Il consultorio familiare è accreditato e le prestazioni professionali (psicologo, ginecologo, ecc) sono rimborsate dalle Asl, ma l'aiuto alle donne dobbiamo trovarlo noi. Infatti forniamo non solo sussidi economici diretti (200-250 euro al mese per 18 mesi), ma anche latte e attrezzature di tutti i tipi e pannolini fino all'anno di età del bambino: assicurarli a 600-700 bambini l'anno comporta cifre considerevoli».
Nel 2009 sono state 2200 le donne che si sono rivolte al Cav per un aiuto: di queste circa 600 incinte nel primo trimestre e a rischio di aborto: «Per almeno 400 di loro serviva un aiuto economico: i conti sono presto fatti. E quando incontriamo una donna in difficoltà, non abbiamo tempo: quando esce dal Cav deve avere in mano un progetto che le offra la tranquillità per 18 mesi». E ora le casse sono quasi vuote: «Abbiamo risorse solo fino ad aprile, perché dobbiamo mantenere le promesse alle donne cui le abbiamo fatte. E quindi potremmo non poter accettare nuove persone in carico. Mi preoccupa molto – sottolinea Paola Bonzi – di essere posta in un dilemma tra l'angustia perché le donne che vengono in Mangiagalli per abortire non conoscono l'esistenza del nostro Cav e dall'altra parte non sapere come fare ad aiutarle se si rivolgessero a noi». Quello che serve quindi è uno slancio straordinario da parte delle istituzioni: «Come tre anni fa, quando ottenemmo 500mila euro dalla Regione e 200mila dal Comune. Abbiamo idea di quanto costano alla sanità le cure delle donne alle prese con le conseguenze dell'aborto, che rischiano depressione, tentativi di suicidio, abuso di sostanze? Non è meglio impiegare i soldi prima, per far nascere i bambini?» - Enrico Negrotti - dueminutiperlavita -

 
 
 

PIER PAOLO PASOLINI, ABORTO E POTERE DEI CONSUMI

Post n°3146 pubblicato il 21 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Da almeno trent'anni il tema dell'aborto è al centro del dibattito politico-culturale italiano. La legge n.194/1978, che ha legalizzato l'interruzione di gravidanza, è tuttora una legge che fa discutere e fa litigare. E non è solo la Chiesa Cattolica a sostenere, da sempre, la gravità di questo grave gesto. Letterati, artisti, cantanti, con i mezzi loro più consoni, mandano avanti questa battaglia. Parlavo di letterati e artisti... pochi hanno avuto lo stesso spessore di Pierpaolo Pasolini, autore fondamentale della nostra letteratura e del nostro cinema recenti. Sorprende che Pasolini, comunista convinto e omosessuale, prenda nettamente posizione contro l'aborto in un articolo del 1975, cioè nel pieno della diatriba che porterà alla nascita della legge 194.
Gli anni a cavallo tra il 1960 e il 1970 furono, come ben sappiamo, anni di forte cambiamento: la contestazione degli studenti fu accompagnata da una più generica contestazione della società di allora e dei suoi mores. Pasolini, lungi dall'essere conformista, in più occasioni si schierò apertamente in contrasto con le opinioni più diffuse nella cultura sessantottina e denunciò, come in questo caso, i rischi di una degenerazione radicale dei costumi. Seppure possa risultare paradossale, dal momento che Pasolini diede più volte scandalo per le sue condotte discutibili, la sua è davvero una grande testimonianza di pensiero critico e autonomo. Ecco qualche tratto saliente del suo articolo, pubblicato su Il Corriere della Sera, e poi apparso tra gli Scritti Corsari:

"Sono traumatizzato dalla legalizzazione dell'aborto, perché la considero, come molti, una legalizzazione dell'omicidio. Nei sogni, e nel comportamento quotidiano - cosa comune a tutti gli uomini - io vivo la mia vita prenatale, la mia felice immersione nelle acque materne: so che là io ero esistente. Mi limito a dir questo, perché, a proposito dell'aborto, ho cose più urgenti da dire. Che la vita sia sacra è ovvio: è un principio forte ancora che ogni principio della democrazia, ed è inutile ripeterlo. (...)

L'aborto legalizzato è - su questo non c'è dubbio - una enorme comodità per la maggioranza. Soprattutto perché renderebbe ancora più facile il coito, a cui non ci sarebbero più praticamente ostacoli. Ma questa libertà del coito della "coppia" così com'è concepita dalla maggioranza - questa meravigliosa permissività nei suoi riguardi - da chi è stata tacitamente voluta, tacitamente promulgata e tacitamente fatta entrare, in modo ormai irreversibile, nelle abitudini? Dal potere dei consumi, dal nuovo fascismo. Esso si è impadronito delle esigenze di libertà, diciamo così, liberali e progressiste e, facendole sue, le ha vanificate, ha cambiato la loro natura.

Oggi la libertà sessuale della maggioranza è in realtà una convenzione, un obbligo, un dovere sociale, un'ansia sociale, una caratteristica irrinunciabile della qualità di vita del consumatore. Insomma, la falsa liberalizzazione del benessere ha creato una situazione altrettanto e forse più insana che quella dei tempi della povertà. Infatti, primo risultato di una libertà sessuale "regalata" dal potere è una vera e propria generale nevrosi. La facilità ha creato l'ossessione; perché è una facilità "indotta" e imposta, derivante dal fatto che la tolleranza del potere riguarda unicamente l'esigenza sessuale espressa dal conformismo della maggioranza. Protegge unicamente la coppia (non solo, naturalmente, matrimoniale): e la coppia ha finito dunque col diventare una condizione parossistica, anziché diventare segno di libertà e felicità (com'era nelle speranze democratiche)".

Si tratta di parole forti, pesanti, ma particolarmente efficaci nel mettere in luce gli evidenti rapporti tra aborto e libertà sessuale sregolata, senza principi di riferimento, permeata da istinti animaleschi. Dedicato a chi crede che l'aborto sia una grande conquista di civiltà...-Fabrizio Margiotta  - cogitoetvolo
-

 
 
 

NUSSUN INTOPPO PER GIOVANNI PAOLO II. PER LE CAUSE DI BEATIFICAZIONE NON SI FA MAI IL CONCISTORO

Post n°3145 pubblicato il 21 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La mancata presenza del nome di Giovanni Paolo II tra i canonizzandoi presenti nel Concistoro celebrato dal Papa ha scatenato qualche preoccupazione in Polonia e in qualche mezzo di comunicazione. Pontifex ha interpellato in merito il cardinale portoghese José Saraiva Martins, Prefetto emerito per la Congregazione della cause dei Santi. " Non é cambiato nulla e non vi é alcun intoppo o disfunzione, tutto procede come prima". Ma il nome di Giovanni Paolo II non figura tra quelli del Concistoro: " state tranquilli e stiano sereni in Polonia, mi meraviglio che addetti ai lavori  e giornalisti ignorino che per le beatificazioni non é mai necessario e tanto mai lo é stato il Concistoro che si richiede solo per le canonizzazioni. In sostanza coloro i quali sono citati in quel concistoro erano già beati e in quel caso solo ci vuole il Concistoro. Ma per la beatificazione la Chiesa mai ha utilizzatoquesta prassi, così fu per Pio IX, per Giovanni XXIII e sempre lo sarà". Dunque nessuna novità: " assolutamente, la tabella di marcia non é cambiata. Appena verrà accertato il miracolo che per ora non é stato dichiarato, e riunita la teologica, la Congregazione per le cause dei santi preparerà il decreto che il Papa firmerà, fissando la data per la beatificazione. Tradizione e cortesia vogliono che il primo a saperlo e proclamarlo sia il Vescovo Diocesano, ovvero quallo di Cracovia. Quindi tanta preoccupazione non ha alcun senso, é ingiustifcata, lo ripeto". Dunque nessun cambiamento di marcia e probabile la beatificazione in questo anno?: " nessuno ha mai fissato date e queste le ipotizzate voi giornalisti. Potrebbe anche essere, ma appunto dipende dai tempi dell'accertamento del miracolo, ma non vi é alcun ostacolo nuovo o intoppo. Lo ribadisco, per la beatificazione non é necessario mai fare un Concistoro. Sarebbe opportuno e serio ricordarlo. Non so chi sparga notizie tanto allarmanti. E se Vescovi o giornalisti dicono queste cose si sbagliano o ignorano la tradizione e le norme della Chiesa che non le ha mai cambiate". - Bruno Volpe - Pontifex -

 
 
 

EVITARE LE INSIDIE DEL DEMONIO CHE CI TENTA CON L'ORGOGLIO, IL DENARO FACILE E IL POTERE

Post n°3144 pubblicato il 21 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Siamo alla prima domenica di Quaresima, tempo forte della Chiesa per eccellenza. Ne abbiamo parlato con l' Arcivescovo Emerito di Lecce, Monsignor Francesco Cosmo Ruppi. Quale messaggio ci da  il Vangelo in questo avvio di Quaresima?: " credo che il tema sia molto, ma molto chiaro ed esplicito. Ovvero, evitare per quanto possibile, le tentazioni che Satana ci lancia in ogni momento. Il Diavolo é colui che divide e il suo primo obiettivo é allontanarci da Dio, dividerci e separarci dalla pace. Usa molti mezzi, subdoli". Quali i più sofisticati?: " vado un poco contro corrente e sono convinto che si stia troppo parlando di sesso, non che non faccia parte delle tentazioni. Ma ce ne sono tre fondamentali di cui tener conto". Quali?: " il demonio ci accarezza l' anima e ci lusinga con la ricerca smisurata dell' orgoglio, la brama di potere che ci porta ad ogni nefandezza, ad ogni cattiveria, e poi la ricerca smodata e smisurata del potere, proprio per la superbia di essere e diventare simili a Dio. Cadere in questi tre peccati, significa darla vinta a Satana che ride di gusto". Sono tentazioni quanto mai attuali: " certo e ognuno di noi, anche il più devoto, anche il più tranquillo, corre il rischio di caderci. Satana sa accarezzare, blandire, prendere per il verso giusto e indicarci le vie facili, quando il Vangelo indica esattamente il contrario". Il Demonio cerca appunto la divisione: " la prima, più consistente forma di divisione, é quella di allontarci dal bene e dunque da Dio. Ogni volta che pecchiamo, noi offendiamo Dio. Quanti di noi non hanno mai ceduto alla brama del potere e per arrivare alla gloria o al successo ne abbiamo fatte di tutti i colori, commettendo ingiustizie e atti scorretti. La ricerca del potere e della ricchezza che in sé stessa non é un male, basta che sia onesta, porta alla devianza dalla linearità. Poi dobbiamo sforzarci tutti, noi uomini di chiesa per primi, di dare il buon esempio, praticando questa carità nei fatti, aiutando i fratelli in difficoltà, sia spirituale che materiale. Insomma, dobbiamo contribuire con solerzia ad una società solidale e sana". Satana é colui che divide da Dio: " certo, lui é il nemico del dialogo e della unione. Ecco perché bisogna sempre cercare la via del dialogo anche con quelli che la pensano diversamente da noi. Abbiamo il dovere di cercare quello che unisce ed evitare quanto divide rimanendo pur sempre stabili e fermi nella nostra identità. Ma questa identità mai deve portare allo scontro, quanto alla discussione franca ed onesta". Lei avrà saputo delle farneticanti discussioni notturne di due imprenditori abruzzesi che si rallegravano del sisma per poter lucrare: " trovo la cosa vergognosa ed orrenda, un gesto ributtante. Ma Dio nella sua infinita misericordia sorride di questa malefatta, e cerca di perdonarli se loro lo consentono. Bisogna dire a questi signori che hanno compiuto gesto tanto ributtante, che una condotta umana porta ad avere comprensione nei momenti del bisogno. E in futuro  potrebbe capitare anche a loro la sofferenza che io non auguro. Si convertano, non sanno mai la ora e il momento". - Bruno Volpe - Pontifex -

 
 
 

COME SI FA A DIRE "STATO VEGETATIVO" SE IL VEGETALE RISPONDE ALLE DOMANDE?

Post n°3143 pubblicato il 21 Febbraio 2010 da diglilaverita
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Tuo padre si chiama Thomas?”, ha chiesto il dottore. “No”, ha risposto il paziente in stato vegetativo senza nemmeno muovere un muscolo. I medici sono riusciti a “vedere” le risposte osservando il suo cervello su un monitor. Il New England Journal of Medicine ha appena pubblicato uno studio dell’Università di Cambridge, in collaborazione con quella di Liegi, che è stato giudicato rivoluzionario e potrebbe definitivamente smantellare la definizione di “stato vegetativo”. La svolta è l’utilizzo di una tecnica di scanner, la “risonanza magnetica funzionale”, un’immagine che mostra “quanto” un cervello è attivo, anche se non riesce a spostare nessuna parte del corpo. Ma soprattutto “dove”: agli stimoli il cervello risponde “accendendo” una parte piuttosto che un’altra, che sullo schermo si colora di verde quando si pensa “sì” e di giallo per “no”. Ai 23 pazienti di questo studio è stato chiesto di camminare, o di rispondere a domande semplici, e in quattro hanno reagito. Ieri un giornalista della Bbc, Fergus Walsh, ha deciso di fare da cavia: guardando il suo cervello i medici hanno scoperto che ha dei figli, e pure come si chiama sua madre. Adrian Owen ha la barba rossiccia e fa il neurologo a Cambridge. E’ stato lui a scoprire che se si chiede di giocare a tennis a una persona che non può muoversi il suo cervello lavora come se lo stesse facendo. Allo studio appena pubblicato ha lavorato con la squadra di un giovanissimo scienziato belga, Steven Laureys, il quale si è spinto a dire che la tecnica usata “potrebbe permettere ai pazienti di rispondere da soli a domande difficili come quelle sull’eutanasia”. “Avrei voluto che questa tecnica fosse stata usata anche su mia sorella”,  ha detto Bobby Schindler al Washington Post: lei era Terri Schiavo, la donna in stato vegetativo condannata a morire di fame e di sete nel 2005 dopo una lunga battaglia legale. Intanto, ha spiegato Owen, “potremo finalmente chiedere ai pazienti se sentono dolore e se possiamo aiutarli con gli antidolorifici”. Di errori ce ne sono stati tanti: il 40 per cento delle diagnosi di “stato vegetativo” sono sbagliate. In teoria chi è in questo stato ha gli occhi aperti, il suo sistema neurovegetativo è funzionante ma il paziente non è cosciente. In teoria, però. “Alcuni sanno che cosa accade intorno a loro – ha spiegato Owen – e sono capaci di interloquire”. Come avvenne a novembre nel clamoroso caso di Rom Houben, l’uomo belga dato per incosciente per 23 anni che in realtà era presentissimo. Per stabilire la sua diagnosi si era seguito un rigoroso metodo empirico, la Glasgow coma scale, considerata dagli scienziati il “golden standard” in materia. “In questo tipo di metodo si sottopone il paziente a stimoli verbali, visivi e motori – spiegano i medici del team di Laureys, che ha seguito il caso di Houben –. Tipo ‘stringi la mia mano’, ‘apri gli occhi se mi senti’, o ‘segui il mio dito’. Peccato che a questi stimoli molti malati non rispondano, eppure poi si scopre che sono coscienti. E’ capitato molte volte”. I protocolli scientifici non bastano più. “Consideriamo sbagliato parlare semplicemente di stato vegetativo – dicono –. L’alternativa non è solo quella tra una persona sveglia e una in coma per sempre. Esistono gli stati di ‘minima coscienza’, o la sindrome di ‘locked-in’, quando una mente cosciente è letteralmente intrappolata in un corpo immobile”. La stessa sindrome che da tre anni imprigiona Salvatore Crisafulli: lui con il battito delle palpebre ha messo in chiaro che non vuole essere portato a morire." -  Valentina Fizzotti - fattisentire -

 
 
 

CAMBIANDO LA LEGGE SI POSSONO RIDURE GLI ABORTI?

Post n°3142 pubblicato il 21 Febbraio 2010 da diglilaverita
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Pubblichiamo di seguito per la rubrica di bioetica la risposta di Carlo Casini, Presidente del Movimento per la Vita italiano, alla domanda di un lettore.

Se lo sguardo resta in superficie i mutamenti sembrano modesti, ma il risultato cambia se facciamo emergere i moti sotteranei profondi della società. In primo luogo vi è il dolore delle donne. Le ragazze che gridavano nelle piazze trent'anni fa sono divenute donne adulte. Molte sono divenute madri. Hanno fatto l'esperienza del miracolo della vita fiorito nel loro corpo e il loro grido si è mutato di stupore. Altre hanno assaporato lo struggimento della nostalgia per un figlio non arrivato. Con il passare degli anni le rumorose aspirazioni rivoluzionarie sono divenute un quieto, silenzioso rammarico per affetti semplici e ordinari. C'è poi, soprattutto, il dramma dell'aborto. Quasi 5 milioni di IVG equivalgono, tenendo conto della recidiva, a circa 3 milioni e mezzo di giovani donne in molte delle quali il silenzioso dolore per il gesto compiuto riemerge anche a distanza di anni. E' un dolore che paradossalmente le lega alle altre donne che sull'opposto versante lo prendono sulle loro spalle nelle migliaia di incontri con la sofferenza di quelle che sono sospinte all'aborto o che l'aborto hanno attraversato. Il ripetersi di lettere ai giornali femminili e ai quotidiani testimonia questo dolore, talora accompagnato da una pubblica ritrattazione della posizione assunta trent'anni fa a favore della legge. E' possibile che questo comune dolore determini una nuova capacità di dialogo, anzi un'alleanza, che, abbandonate le recriminazioni, generi un nuovo femminismo il quale prenda in braccio i figli e cammini insieme ad essi. In secondo luogo la preoccupazione di trent'anni fa per la cosiddetta "bomba demografica" si è mutata nella consapevolezza di un "inverno demografico" carico di rischi per l'avvenire della stessa nazione. Infine vi è l'esempio dei Centri di aiuto alla vita. Se un volontariato umile e povero ha potuto contrastare l'aborto in modo efficace, ci deve essere una strada nella quale la società tutta intera e lo Stato liberano la donna dalla necessità di abortire, scommettono sulla sua insopprimibile capacità di accoglienza e proteggono così il diritto alla vita dei figli concepiti. Naturalmente non c'è da illudersi sulla possibilità di incisive riforme della legge 194. Anzi: non mancano voci che mettono persino in guardia addirittura contro l’espressione verbale di progetti di riforma. Dicono che "oggi non ci sono le condizioni politico parlamentari". Ma se i movimenti antischiavisti e contro la pena di morte si fossero fermati di fronte alla constatazione dell’assenza delle condizioni per pronunciare il bando della schiavitù o l’abolizione della pena di morte, avremmo ancora l’istituto giuridico della schiavitù e non sarebbe stata dichiarata la moratoria sulla pena capitale. Inoltre potrebbe darsi che alcune modificazioni siano attualmente impossibili, ma altre, invece, possano essere tentate. Non si può esaminare il problema soltanto in termini di “tutto o nulla”. D’altra parte anche non prendere in considerazione le difficoltà attuali e limitarsi a chiedere il capovolgimento della legge significa non cambiare niente se davvero il capovolgimento è impossibile. C’è chi dice che il solo modo di contrastare l’uso della Ru 486 è aggrapparsi alla L. 194 in quanto prevede obbligatoriamente l’esecuzione dell’intervento abortivo in un presidio ospedaliero. La Ru 486 privatizza l’aborto ed ha il significato ideologico di considerarlo un evento generalizzato e banale, non l’esito di una “necessità” eccezionale. Il pericolo è reale. Ma è illusorio credere che la legge 194 nel medio e lungo periodo possa limitare l’uso della Ru 486. Già ora, notoriamente, centinaia di donne hanno abortito ingerendo una pillola loro somministrata in ospedale e tornandosene subito a casa. Comunque sarà sempre più difficile opporsi all’aborto chimico, se non usiamo una logica opposta a quella che ha prevalso nella redazione e nella applicazione della 194. Già ora è molto diffuso l’uso della “pillola del giorno dopo”, che ha effetti abortivi in una percentuale significativa di casi e nelle farmacie si possono comprare prodotti che, pur avendo uno scopo terapeutico diverso, vengono usati come abortivi ed hanno le stesse caratteristiche della Ru 486. Proprio di fronte alla deriva della privatizzazione dell’aborto, il cui presupposto è l’idea della inesistenza o della irrilevanza del figlio, occorre, almeno, irrobustire quell’elemento massimo di prevenzione che è il riconoscimento del diritto alla vita del concepito, con tutte le conseguenze di carattere culturale, educativo, solidaristico che possono raggiungere la mente e il cuore della donna,  attraverso cui la tutela del diritto alla vita deve inevitabilmente passare. Naturalmente bisogna opporsi con la massima energia all’introduzione della Ru 486 per le ragioni che abbiamo tante volte spiegato, ma – si ripete – sembra non ragionevole opporsi ad una modifica della 194 esclusivamente per contrastare l’uso della Ru 486. In definitiva la cancellazione della vigente legge non sembra oggi possibile, ma alcune modifiche, specialmente attinenti ad una efficace prevenzione coerente con il riconoscimento del diritto a nascere del concepito, sebbene difficili, sembrano possibili. Dunque devono essere tentate. Non bastano i riconoscimenti che (finalmente!) vengono pubblicamente espressi nei confronti del Movimento per la Vita e dei collegati CAV. Sono cosa buona. Possono determinare finanziamenti utili e una eventuale più estesa e intensa collaborazione tra Consultori, presidi ospedalieri, centri di aiuto alla vita. Ma la difesa del diritto alla vita (si ripete: e del diritto di non abortire delle madri) non può essere delegato al volontariato. E’ un compito che appartiene alla Stato e alle istituzioni. I CAV propongono un modello di azione, credibile perchè sostenuto da ostensibili risultati. Ma questo modello dovrebbe essere imitato dallo Stato con i suoi organismi, non abbandonato alla iniziativa privata. D’altronde senza i necessari elementi legislativi di garanzia è difficile che le strutture pubbliche (consultori, etc.) cambino metodologia in modo generalizzato e sistematico. Esortazioni e inviti possono stimolare qualche buona volontà, ma non assicurano una generale presa in carico del diritto alla vita almeno nella forma del consiglio e della solidarietà concreta. E’ necessaria una riforma quanto  alla funzione e alla struttura degli strumenti preposti alla protezione della vita in un sistema di rinuncia al divieto di aborto (entro i limiti della 194). Neppure basta chiedere interventi su ciò che è scontato perchè già presente nella legge. Sono inaccettabili aborti così tardivi da lasciare sul tavolo operatorio un corpicino di bimbo che geme per qualche tempo. Ma già l’art. 7 della legge vieta queste IVG perchè le vieta – salvo il pericolo di vita per la madre – quando vi è “possibilità di vita autonoma”. La possibilità è molto meno della probabilità e deve tener conto dei progressi della scienza e della tecnica. Inoltre l’aborto di massa è quello che avviene nei primi tre mesi di gravidanza (98,4%) e meno quello del periodo successivo (2,6%). Perciò l’eventuale correzione della legge deve riguardare prioritariamente gli articoli 4 e 5 che disciplinano, appunto l’IVG nei primi tre mesi di gravidanza.- Zenit -

 
 
 

IPAZIA, FRA STORIA E MITO ANTICATTOLICO

Post n°3141 pubblicato il 21 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Sulla Rete è partita una raccolta di firme per far uscire in Italia il film del regista spagnolo Alejandro Amenabar Agorà, che la solita subdola censura ecclesiastica vorrebbe vie­tare agli italiani. Sì, perchè il film parla di Ipazia, la affa­scinante filosofa pagana di Alessandria uccisa dai cri­stiani per ordine del vescovo s. Cirillo nel 415.
...Ma la "verità"  della pellicola non è la "verità storica"...
I cercatori professionisti di scheletri nell'armadio cri­stiano ogni tanto tirano fuori l'episodio e, ovviamen­te, lo adattano al politicamente corretto corrente. Fi­no all'Illuminismo nessuno sapeva neanche chi fosse, questa Ipazia. Poi, il positivista John Toland nel 1720 e il solito Voltaire nel 1736 aprono le danze sulla pro­gressista Ipazia vittima dell'oscurantismo clericale. Nel 1776 l'inglese Edward Gibbon consolida il mito nella sua celebre opera sulla caduta (per colpa del cristia­nesimo) dell'Impero romano. Nel secolo seguente toc­ca ai romantici: Ipazia è bellissima ed è l'ultima rappre­sentante dei mondo antico (dipinto come un'arcadia tutta ninfe, zefiri, pastorelle e satiri) trucidata dal fanati­smo papista. Naturalmente, nel Novecento, Ipazia, ve­terofemminista, diventa la preda della misoginia cattolica. L'unica voce un po' fuori coro è quella di Mario Lu­zi, che le dedica un dramma nel 1978. Adesso, il film (e il cinema, forma di arte totale, si imprime nelle menti con una forza che la parola scritta neanche si sogna la scienza contro la religione, la tolleranza contro il fideismo. E indovinate chi sono i buoni e chi i cattivi. Roba da Odifreddi. Dunque, rassegnamoci al solito minestrone politicamente corretto. E non contate su una cinematografia contraria perchè non esiste: Martinelli e il suo Barbarossa sono stati presentati come “leghisti” su tutti i media, così che il pubblico è rimasto a casa. Coi nostri limitati mezzi, dunque, ecco la verità sul «caso, Ipazia». Innanzitutto bellissima lo sarà stata forse, da giovane, visto che nel 415 la filosofa ave­va sui sessant'anni (in un'epoca in cui già a quaran­ta pochi avevano ancora denti in bocca). Il suo fu un omicidio politico e la religione non c'entrava affatto. lpazia, figlia di un filosofo - Teone - molto addentro nell'ermetismo e nell'orfismo, era una neoplatonica che teneva scuola ad Alessandria. Una scuola tra le tante, in quella capitale della cultura antica. La parola “scuole” non deve trarre in inganno: si trattava di cenacoli per selezionati adepti. Di lei non è rimasta alcuna opera. Quel che si sa lo si deve ai suoi discepoli. Tra i quali c'erano pa­recchi cristiani. Uno di questi, Sinesio di Cirene, divenne addirittura vescovo. Secondo il metodo platonico (derivato a sua volta da quello pitagorico) i discepoli apprendevano «misteri» che non dovevano es­sere divulgati, perchè non tutti erano in grado di comprendere. Ipazia non era affatto pagana nel senso di adoratrice di Giove, Giunone e Mercurio; anzi, come neoplatoni­ca era più vicina al cristianesimo che al pa­ganesimo. Infatti, lodava virtù come la verginità (non si sposò mai) e la modestia nel vestire. Ma, come i pitagorici e i platonici, sosteneva che i filosofi, essendo i più sapienti, Dovevano occuparsi di politica, anche solo come consiglieri del principe. Infatti, ai suoi consigli ricorreva spesso il cristiano Oreste, prefetto di Alessandria. Oreste, da buon funzionario bizantino, aveva la classica visione cesaropapista dei rapporti con l'autorità religiosa, mentre il patriarca Cirillo cercava di salvaguardare l'in­- pendenza della Chiesa rispetto al potere politico. Nel 414 il contrasto tra i due divenne plateale; Cirillo cercò un compromesso ma Oreste rimase fermo sulle sue posizioni. Si formarono, al solito, due partiti (cosa nor­malissima nell'antichità; S. Ambrogio di Milano ne sapeva qualcosa). Tra i partigiani del patriarca, però, c'erano i cosiddetti parabolani, cristiani in odore di eresia per la loro ricerca fanatica del martirio: si consacravano con giuramento alla cura degli appestati, sperando in tal modo di morire per Cristo. Li chiamavano così in ricordo degli antichi gla­diatori (aboliti da Teodosio) che affrontavano i leoni nel circo. Cirillo cercava di tenerli sot­to il suo controllo ma la città era turbolenta: nel 361 un vescovo imposto da Costantinopoli, Giorgio di Cappadocia, era stato lincia­to; sette anni dopo la morte di lpazia stessa sorte era toccata al nuovo prefetto; nel 457 venne ucciso a furor di popolo un altro ve­scovo di nomina imperiale, Proterio. Fu in questo ambiente e in questo clima che la colpa dell'intransigenza di Oreste venne at­tribuita a lpazia e ai suoi consigli. Si sparse la voce che i «misteri» della sua scuola riguarda­vano pratiche magiche e negromantiche. La donna venne assalita da un gruppo di esagita­ti mentre gli schiavi la portavano a passeggio in lettiga, tirata giù e trucidata. Oreste e Cirillo, messi di fronte al fatto compiuto (e impressio­nati dalla piega che aveva preso la loro dispu­ta), si riconciliarono. Il prefetto lasciò Alessan­dria, forse per fare rapporto alla capitale; co­munque, forse sostituito, non tornò più. Un'altra cosa da chiarire: Cirillo non ave­va niente contro il paganesimo, sia perchè ormai minoritario e praticamente ininfluen­te, sia perchè la sua preoccupazione princi­pale era costituita, semmai, dalle eresie cri­stiane, che a quel tempo spuntavano al rit­mo di quasi una al giorno. Solo anni dopo, con l'avvento di Giuliano l'Apostata, prese la penna per contrastare il tentativo - tutto politico - dell'imperatore di ripristinare l'anti­ca religione civile romana. Il neoplatonismo, col suo desiderio di attingere il divino trami­te la filosofia e la pratica delle virtù, continuò ad avere la città di Alessandria come suo centro fino all'invasione islamica. Tra l'altro, quest'ulti­ma fu enormemente facilitata dall'astio ac­cumulato dall'Africa romana contro Bisan­zio, la sua gravosa tassazione (in parte giu­stificata dalle guerre quasi continue contro i persiani, i bulgari, gli avari e infine gli arabi) e la sua politica della mano pesante contro le eresie (che in quelle zone avevano sempre trovato terreno fertile). Naturalmente, ai cantori del politicamente corretto (il quale, come abbiamo visto, varia di epoca in epoca) tutto questo non interes­sa. Così, il mondo pagano viene immagina­to (e rappresentato) come un'epoca d'oro di scienza e tolleranza, dove la gente viveva in armonia con la natura, un mondo che, ahi­mé, è stato distrutto dalle religioni monoteisti­che, in particolare l'odiato cristianesimo. Quel mondo in realtà disperato in cui pochi cam­pavano alle spalle di milioni di schiavi, scon­volto continuamente da guerre scatenate dal­la personale ambizione di uno, quel mondo che accolse con sollievo la religione dell'amo­re del prossimo e della dignità umana, non è mai esistito per gli intellettuali, gli artisti, i regi­sti e gli scrittori che, fiutato dove tira il vento, si allineano supini al Potere del momento. I milioni di martiri cristiani? Se la sono cer­cata e se la cercano. I cristiani sono catti­vi perchè hanno ucciso Ipazia, così come gli statunitensi fanno schifo perchè hanno ammazzato Toro Seduto. In effetti, Hitler e Stalin erano battezzati, non si può negarlo. Anche Robespierre. È strano che non sia­no stati ancora messi tra gli scheletri nell'ar­madio della Chiesa cattolica. Eh, il Papa do­vrebbe chiedere scusa...- Di Rino Cammilleri - Il Timone -

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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