ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 24/02/2010

ERO GAY, MI HANNO CURATO E ORA SOGNO DI AVERE UN FIGLIO

Post n°3166 pubblicato il 24 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il racconto di Luca, ex attivista dell'Arcigay, che si è sottoposto alla terapia riparativa: "Ero un egocentrico ossessionato dal sesso. Così ho contratto l'Hiv e ora aiuterò chi come me vuole cambiare"

«È successo tutto dopo un festino. Un amico stava preparando un esame di psicologia e ha dimenticato un mucchio di appunti sulla scrivania della mia stanza. Ho cominciato a leggere e ho scoperto della terapia riparativa. È iniziato tutto da lì». Party notturni, alcol, sesso facile e promiscuo. Fino ai 27 anni Luca viveva di «festini» - come li chiama lui - di rapporti occasionali, consumati anche all'aperto, o come si dice in gergo di «cruising». «Questa era la mia vita e quella dei gay come me. Fino a quel momento», racconta disinvolto davanti a una tazza di tè, in un bar nel centro di Milano, dopo una giornata di lavoro. «Non ho fretta, no, ma poi devo prendere un treno per raggiungere mia moglie - dice sorridente -. Abitiamo fuori Milano. Stiamo così bene lontano dalla città». Non è una doppia vita quella che Luca ha deciso di raccontarci. È una nuova vita. Fino a qualche anno fa Luca di Tolve - che ora di anni ne ha 36 - faceva public relations per i locali omosex, era un attivista dell'Arcigay: si occupava di turismo e organizzava viaggi per la comunità. Un omosessuale convinto, insomma. «Convinto sì, credevo che quella fosse la mia condizione, irreversibile. Ero un egocentrico, palestrato, schiavo dei locali notturni, ossessionato dai soldi, convinto di provare attrazione unicamente per i maschi e finito nel vortice del sesso compulsivo». «Fino a quel momento». Cioè fino a che Luca non si è imbattuto nella "terapia riparativa" dell'americano Joseph Nicolosi. Da allora, dopo un percorso lungo cinque anni, lo scorso agosto è arrivato il matrimonio con Lisa (il nome è di fantasia), è nato il gruppo di auto-aiuto che Luca dirige, il gruppo Lot, di ispirazione cattolica, è esplosa l'idea di scrivere un'autobiografia e la convinzione che come lui molti potrebbero «riscoprire la loro parte maschile, ma soprattutto smetterla di soffrire». «Sì, perché - racconta Luca - quando ero omosessuale ero un infelice. Credevo di essere io lo sfortunato che non trovava l'anima gemella. Poi mi sono reso conto che attorno a me tutto era impostato in modo frivolo, superficiale, che ero circondato da infelici, molti dei quali ossessionati dalla pornografia e dal sesso. E poi la morte: l'ho vista consumarsi negli amici attorno a me e alla fine ho dovuto farci i conti anch'io dopo aver scoperto di essere sieropositivo». L'incubo Hiv Luca lo ha scoperto sulla sua pelle a 25 anni. «Altro che gaiezza tra gli omosessuali - dice ricordando gli anni della trasgressione -. Dopo quelle nottate estreme, tra cocaina e popper, torni a casa con un carico emozionale enorme ma con un senso di solitudine infinito. E oggi pago con la mia salute il peso enorme di quei comportamenti». Così Luca si presenta alla libreria Babele di Milano, specializzata nelle tematiche gay. «Gli appunti lasciati quella sera da un amico parlavano delle teorie di Nicolosi, del fatto che le pulsioni nei confronti dell'altro sesso spariscono se smetti di idolatrare gli uomini perché tu non riesci ad essere come loro, che l'omosessualità può nascere da un senso di rivalsa di un bimbo che vorrebbe avere più attenzioni da un padre assente. Insomma sono entrato in libreria ma il libro di Nicolosi non l'ho trovato. E lì ho capito che c'era una realtà che il mio mondo omosessuale cercava di tenere nascosta». Così Luca comincia a incuriosirsi, si indispone anche di fronte alle teorie di Nicolosi («insisto, ero un gay convinto, non è stato facile mettermi in discussione»), fino a che non decide di provare la terapia riparativa. «Non ero felice e volevo capire il perché. Ci ho messo cinque anni per realizzare di avere sofferto dell'assenza di un padre, di aver idealizzato i maschi perché li sentivo più forti di me e per cominciare a incuriosirmi dell'universo femminile», racconta Luca. Ma guai a parlargli di lavaggio del cervello: «Non ci sto. Sono una persona in grado di intendere e di volere come lo ero quando ero un gay. La vera violenza è dire che è impossibile uscire dall'omosessualità», si difende. E insiste: «Basta con questa accusa di omofobia. Chi discrimina è chi pensa che gay si nasce. Non esiste certo un gene. La mia scelta ha richiesto coraggio, anche perché non ho dovuto lottare solamente contro le mie abitudini, praticare l'astinenza per un periodo, ma ho dovuto rinunciare anche ai privilegi di una società in cui essere gay è trendy, ti serve a trovare un lavoro più facilmente e a fare soldi più in fretta», dice Luca attaccando la comunità omosessuale. Poi precisa: «Certo che ci sono gay che vivono la loro condizione con naturalezza e in tranquillità. Ma io voglio dire a tutti quelli che invece vivono il disagio che ho attraversato io che non devono vergognarsi, che possono rivolgersi a strutture che li aiutano e che alla fine possono trovare la felicità». Luca ci crede davvero: «Le strade sono tante, non c'è solo la terapia riparativa, ci sono i gruppi e i corsi living waters, la cristoterapia per chi - com'è successo a me - vuole trovare conforto e motivazione nella preghiera. Io voglio solo che si sappia che c'è un'omosessualità che è il frutto di un disagio e che può essere curata come si fa con la depressione o con i disturbi alimentari. Lo scriva, è importante», dice serio Luca. Che si addolcisce quando comincia a parlare di sua moglie: «L'idea di poter avere un bambino da una ragazza di cui sono innamorato mi elettrizza e mi commuove. L'ho conosciuta a Medjugorie. È stato come ricevere una grazia. Lisa mi ha accettato per quello che sono, col mio passato, senza pregiudizi e con grande amore. È bello che un rapporto si fondi sulla diversità. La favola della famiglia gay è politica, un modo per ottenere un riconoscimento. Ma i figli devono crescere con una madre e un padre, con degli esempi. Anch’io ora voglio pensare al futuro. Sono sieropositivo ma posso sottopormi a un trattamento, previsto dalla nostra legislazione e accettato anche dalla Chiesa, per avere un figlio sano. È la mia nuova vita. Non vedo l'ora». gaia.cesare@ilgiornale.it

 
 
 

VIAGGIO A MEDJUGORJE SU RETEQUATTRO

Post n°3165 pubblicato il 24 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Questa sera mercoledì 24 febbraio 2010, in prima serata, su Retequattro, nuovo capitolo dell’appuntamento Viaggio a…, in quest’occasione dedicato al mistero di Medjugorje. Il 24 giugno 1981, nelle vicinanze del piccolo paese di Medjugorje, in Bosnia Erzegovina, una figura femminile luminosa è apparsa a 6 bambini. Tale fenomeno miracoloso è continuato ininterrottamente sino ad oggi e quei piccoli veggenti sono ormai diventati adulti.Retequattro, ripercorre questa straordinaria vicenda, raccogliendo le testimonianze di scienziati, giornalisti e scrittori. Il confronto verrà approfondito con documenti filmati delle prime apparizioni della Santa Vergine e alcune storie raccontate in prima persona da credenti, guariti improvvisamente dopo i pellegrinaggi in quei suggestivi luoghi. Non manca il ricordo degli stessi veggenti che, per primi, videro la Madonna -in quelle occasioni presentatasi come Regina della Pace- mettendoli al corrente dei 10 segreti. E sarà la stessa veggente Mirjiana, depositaria di questi segreti, incaricata dalla Madonna di svelarli al mondo, che spiegherà ai telespettatori di cosa trattano questi misteri. Un viaggio in un recente passato che sfocia nel presente, mostrando i luoghi cari ai pellegrini che da tutto il mondo vengono ogni anno a Medjugorje: dal Podbrdo, il promontorio che dopo quei fatti viene ormai chiamato la collina delle apparizioni, alla Chiesa di San Giacomo dove, ancora oggi, accadono molte manifestazioni sovrannaturali. Compagno d’eccezione di questo viaggio nella Fede, sarà il giornalista e presentatore televisivo Paolo Brosio che, da oltre un anno -dopo la conversione che lo ha spinto ad una profonda riscoperta della sua spiritualità- si reca costantemente in pellegrinaggio a Medjugorje. - Fonte: Monopoli.info -

 
 
 

TERESA MUSCO E L’ ANGELO GABRIELE

Post n°3164 pubblicato il 24 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Teresa Musco, morta nel 1976 all'etá emblematica di trentatré anni, é una grande protetta dagli spiriti celesti ed in modo particolare dell'angelo Gabriele. Egli ha avuto molto da fare, dovendola difendere in primo luogo contro le brutalitá di suo padre bestemmiatore e collerico, di cui i suoi interventi erano la causa indiretta. Ma soprattutto si é impegnato nel guidare ed istruire la ragazzina, al fine di farla progredire nelle vie della santitá. Teresa nacque il 7 giugno 1943 in una povera casa a Caiazzo in provincia di Caserta. I genitori di Teresa Salvatore e Rosa Zullo che hanno messo al mondo dieci figli, di cui quattro morti in tenera età, sono poverissimi e, fin dall'etá di sette anni, la ragazzina deve prendersi la sua parte di lavori domestici ed occuparsi dei suoi fratellini. L’infanzia della bambina fu segnata da numerosi traumi che le diedero un grande senso di responsabilità nell’aiutare la famiglia in lavori anche molto al di sopra della sua età. Teresa cosi descrive i suoi incontri con la Madonna. " Posso dire che, dall’età di sei anni, sono stata circondata da particolare predilezione della Mamma Celeste. Difatti era con me quando riassettavo, Quando pregavo e anche quando giocavo mi sentivo chiamare per trattenermi con Lei. Quando ero malata me la sentivo sempre vicino, e per me era un conforto e una protezione. L’univa cosa che mi ripeteva sempre era: " Offri la tua sofferenza per i peccatori". Quando il padre si ammala, la situazione della famiglia diventa critica: le poche lire che guadagna la madre effettuando qui e lá piccoli lavori che non bastano a nutrire la casa. Un giorno, allorché tutti sono indisposti a causa di un'epidemia di influenza, la ragazzina confida la sua miseria alla Santa Vergine. Subito, ella vede in una luce splendente "un angelo bello, bellissimo", cosí splendente che ella non puó sostenerne la veduta. Unendo il gesto alla parola, le dice: Cara Teresa, la mamma del Cielo mi incarica di darti questi soldi. Voi potrete cosí fare delle provvigioni per la settimana. Ma tu non devi dire come l'hai ricevuto, sará questo il tuo segreto Ritorneró. Ti raccomando di pregare e di offrire a Dio tutto quello che ti accadrá. lo sono l'angelo Gabriele. Tutta allegra, Teresa porta a sua madre i soldi che gli ha consegnato l'angelo da parte della Madonna, dicendole che una signora sconosciuta gliele ha dati. Ma il padre la prende in giro, tratta sua figlia da mentitrice e ladra. Per punirla, la invia a vendere al mercato delle erbe e piante selvatiche ch'ella deve raccogliere nei campi: origano, finocchi, cicoria. Siccome la ragazzina, magrolina e debole di costituzione, é china sotto il peso della cesta ch'ella porta, sente diventare questa subito tutta leggera perché l’angelo Gabriele é giunto in suo aiuto. I1 28 febbraio 1931, la famiglia si ritrova nell'estremo bisogno, reso piú acuto ancora perché abbondanti cadute di neve impediscono che si esca. Come Teresa si volta una volta in piú verso la Madonna, l'angelo Gabriele le appare: Teresa, ecco quello che ti invia Gesú, egli vuole che tu sia in pace. Gesú é stanco di tanti peccati, e cerca delle anime che si sacrifichino per i peccatori e per le anime del Purgatorio. Tu soffrirai molto, ma non temere nulla, perché la Mamma del Cielo é con te, ella non ti lascerá mai sola. Sempre vicino a te per guidarti e seguirti, ella ti incoraggerá nei momenti piú difficili. Poi le da una bottiglia d'olio ed ogni tipo di frutti che estrae dal suo lungo abito bianco, e le indica, vicino alla porta d'entrata, un paniere pieno di viveri: patate, farina, pasta, e tre chili di carne, il che vale alla ragazzina nuove sevizie e sfottò da parte di suo padre! Conformemente a quello che le ha annunciato l'angelo, ella impara cosí a soffrire in silenzio e ad offrire a Dio le sue prove. Il 31 maggio 1951, Gabriele, mostrandosi di nuovo a lei, le insegna "parola per parola" una preghiera di consacrazione che ella rinnoverá tutti i giorni fino alla sua morte: O Dio! Permettimi di essere costantemente tra le tue mani, e che il mio cuore, il mio corpo e la mia anima siano sempre tra i Cuori di Gesú e di Maria. Gesú, ti offro la mia anima per pisside, il mio corpo per custodia. Che i miei sospiri ti siano un incenso gradito, che i miei pensieri ti adorino, che i miei affétti mi consumino come lampade accese davanti a te, e che l'anima mia s'innalzi sempre verso il tuo Sacro Cuore! O mio Gesú, io ti amo, raddoppia il mio amore! lo credo in te, fai crescere ogni giorno la mia fede! Da te spero tutto, o mio Dio: conjérma la mia speranza! Fallo in nome del doloroso cammino che tu hai compiuto per me fino al calvario, per tutti i passi che tu hai percorso per me. Fallo in nome di tutti i battiti del tuo Cuore cosí amante, in nome delle sojjérenze che hai subito nella tua Passione, in nome delle lacrime di Maria, la tua Santissima Madre. O Gesú, senza di te i giorni non finiscono di scorrere, le ore non sono che tenebre: vieni, Gesú, e rimani nel mo cuore, non mi lasciare. Senza di te, io sono incapace di lottare e non posso vivere, perché solo la speranza di rivederti mi lascia intravedere il Paradiso". Questa preghiera la sosterrá nella via di espiazione che é la sua vocazione di anima vittima, e piú di una volta l'angelo Gabriele ritornerá ad incoraggiarla. Il 20 settembre successivo, allorché lei é in ospedale, l’angeloGabriele si presenta come "un angioletto dalle ali argentee e dagli occhi luminosi come delle stelle", e la consola. Per non impressionare la piccola malata col suo splendore, egli ha preso la forma piú dolce che vi sia. Sarebbe fastidioso enumerare i suoi molteplici interventi presso Teresa, ma alcune sono determinanti. Il 5 novembre 1960 - ella ha diciassette anni -, egli le ordina, in nome della Madonna, di lasciare la casa paterna: egli provvederà ai suoi bisogni, non é l'economo della Mamma Celeste? Il 20 settembre 1964, egli le presenta una croce d'oro ornata di smeraldi, poi una semplice croce.
Il 30 settembre 1971, egli la comunica poiché, ammalata, ella non ha potuto recarsi a messa. Il 1 ° dicembre dello stesso anno, la prepara alla stigmatizzazione, presentandole un calice ornato di perle: "Sono venuto a raccogliere le gocce del tuo sangue per presentarle al Padre". Sovente grave, attento e debordante di sollecitudine, egli la accompagnerá fino alla sua morte, sopraggiunta il 19 agosto 1976 dopo un'ultima estasi che, avendo messo fine ai suoi mesi di atroci sofferenze fisiche e spirituali - la notte dello spirito -, le apre quei Paradiso al quale ella aspirava con tutto i1 suo essere. Su di lei il famoso teologo padre Roschini scrisse un grosso volume dove fece la seguente annotazione: " ho avuto occasione di leggere e di vagliare innummerevoli biografie di anime sante. Nessuna però può paragonarsi alla vita e ai fenomeni straordinari di Teresa Musco. Essi rappresentano il più grande complesso di fenomeni mistici di ogni tempo e luogo". - don marcello Stanzione - Pontifex -

 
 
 

LA SCALA DI SAN GIUSEPPE

Post n°3163 pubblicato il 24 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Le nostre suore avevano deciso di far costruire da carpentieri messicani una cappella simile all "Sainte Chapelle" di Parigi. Nel giro di 5 anni, l’edificio fu eretto secondo i disegni dell’architetto P.Mouly. La cappella aveva una lunghezza di m.22,5, era larga m.7,5 ed alta m.22,5. Il fabbricato era quasi finito, quando si constatò uno spaventoso errore di costruzione. La cappella era molto bella e anche la galleria nella parete retrostante, però non esisteva un modo per salire. Era stata dimenticata la scala! Furono interpellati diversi specialisti, ma tutti davano la stessa risposta. non c’era nulla da fare, lo spazio non era sufficiente. C’era una sola alternativa: una scala a pioli oppure ricostruire l’intera galleria. Si può immaginare la delusione e la perplessità delle suore. Come donne di profonda fede, decisero di non fare nulla sul momento, ma di iniziare una novena a San Giuseppe e aspettare l’aiuto della Divina Provvidenza. L’ultimo giorno della novena, un uomo dai capelli grigi, con un asino carico di cassetta di attrezzi, bussò alla porta dell’Istituto e chiese di parlare con Suor Maddalena, la superiora di allora. Egli metteva a disposizione il suo lavoro per la costruzione della scala. La madre superiore ne fu felicissima. Secondo la testimonianza delle suore che ogni tanto assistevano ai lavori, per la sua opera lo strano carpentiere si serviva soltanto di una sega, un goniometro e un martello. Al posto dei chiodi usava cavicchi. Le suore ricordano anche di aver visto alcuni secchi d’acqua nei quali immergeva pezzi di legno. Alla fine dei lavori eseguiti con successo, madre Maddalena volle pagare lo sconosciuto artigiano, ma non lo si trovò più. Anche tutte le indagini fatte nell’ambito del commercio ligneo della zona furono vane. Non esisteva alcuna fattura per il legno usato. La scala è una costruzione di 36 scalini che girano in due spirali di 360 gradi esatti; il tutto senza alcun sostegno centrale. Essa conduce dalla galleria fino al pavimento che la sostiene. Secondo alcune testimonianze quando si usa la scala si sente una certa elasticità, che si manifesta con una leggera oscillazione come fosse, per esempio, una enorme molla. Nel giro di anni, molti architetti e costruttori venuti anche dall’estero hanno visitato questo capolavoro. Tutti hanno dimostrato grande stupore per il fatto che la scala non sia crollata. Eppure funziona da 120 anni e viene usata tutti i giorni, il legno manifesta una grande solidità e di certo non proviene dal Nuovo Messico. Finora la sua origine non si è potuta verificare. E’ possibile che San Giuseppe sia stato il costruttore? Senza sostenere una tale ipotesi, le suore sono convinte che la scala è la risposta alla preghiera fiduciosa da loro rivolta al glorioso sposo della "Nostra cara Signora". - fonte: - Sursumcorda Dominum -

 

 
 
 

LA CULTURA DI OGGI E' FATTA DI OFFERTE NON DI NORME, LIQUIDA COME UN GRANDE MAGAZZINO

Post n°3162 pubblicato il 24 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Potremmo dire che la cultura sia attualmente in una fase liquido-moderna, fatta a misura della libertà individuale di scelta (volontariamente perseguita o sopportata in quanto obbligatoria) e concepita per servire tale libertà, per assicurarsi che tale scelta rimanga inevitabile - una necessità a vita, un dovere - e che la responsabilità, la compagna inalienabile della libera scelta, rimanga dove la modernità liquida l’ha costretta: sulle spalle dell’individuo, ora designato come il solo manager della 'politica della vita'. La cultura di oggi è fatta di offerte, non di norme. Come aveva già notato Pierre Bourdieu, la cultura vive di seduzione, non di disciplina normativa, di pubbliche relazioni, non di elaborazione di politiche; essa crea nuovi bisogni/desideri/esigenze, non coercizione. Questa nostra società è una società di consumatori e, proprio come il resto del mondo visto e vissuto dai consumatori, la cultura si trasforma in un magazzino di prodotti concepiti per il consumo, ciascuno in competizione per spostare o attirare l’attenzione dei potenziali consumatori nella speranza di conquistarla e trattenerla un po’ più a lungo di un attimo fuggente. Abbandonare standard rigidi, assecondare la mancanza di discriminazione, servire tutti i gusti senza privilegiarne alcuno, incoraggiare l’irregolarità e la flessibilità - nome politicamente corretto della mancanza di spina dorsale - e rendere romantica la mancanza di stabilità e l’incoerenza è dunque la giusta (l’unica ragionevole?) strategia da seguire; essere meticolosi, inarcare le sopracciglia, stringere le labbra non sono raccomandati. Il critico televisivo di una trasmissione ha lodato quotidianamente la programmazione del Capodanno 2007/8 per aver promesso «di fornire una gamma di intrattenimento musicale pensata per soddisfare i gusti di tutti». «L’aspetto positivo - ha spiegato - è che grazie al suo richiamo universale puoi immergerti e allontanarti dallo show secondo i tuoi gusti». Davvero una qualità allettante e gradevole in una società in cui le reti sostituiscono le strutture, dove il gioco di collegare e distaccare e di un’infinita processione di connessioni e disconnessioni sostituisce il determinare e il fissare! La fase attuale di progressiva trasformazione dell’idea di cultura, dalla sua forma originale ispirata dall’Illuminismo alla sua reincarnazione liquidomoderna, è spinta e attuata dalle stesse forze che promuovono l’emancipazione dei mercati dai residui vincoli di natura non economica, tra i quali i vincoli sociali, politici ed etici. Nel perseguire la propria emancipazione, l’economia incentrata sul consumatore liquido moderno si basa sull’eccesso delle offerte, il loro invecchiamento accelerato e la veloce dispersione del loro potere deduttivo, che, per inciso, la rende un’economia di dissipazione e spreco. Poiché non si sa in anticipo quale delle offerte si dimostrerà abbastanza allettante da stimolare il desiderio di consumare, l’unico modo per scoprirlo consiste in tentativi ed errori costosi. Anche la continua domanda di nuovi beni e la crescita costante del volume dei beni in offerta sono necessari per mantenere rapida la circolazione di beni ed il desiderio di sostituirli con beni nuovi e costantemente aggiornati, come pure per impedire che la disaffezione del consumatore rispetto a beni specifici si coaguli in una generale disaffezione verso lo stile di vita consumistico in quanto tale. La cultura sta ora trasformandosi in uno dei reparti di quel grande magazzino dove è possibile reperire «tutto quello di cui hai bisogno e che potresti sognare» nel quale si è trasformato il mondo abitato da consumatori. Come in altri reparti di quello stesso negozio, i ripiani sono stracolmi di beni riforniti quotidianamente, mentre le casse sono decorate con la pubblicità delle ultime offerte, destinate a scomparire presto insieme alle attrazioni che reclamizzano. Beni e pubblicità sono concepiti per stimolare e provocare il desiderio (come notoriamente ha detto George Steiner, «per il massimo impatto ed un’istantanea obsolescenza»). I loro mercanti e copywriters fanno affidamento sul matrimonio tra il potere seduttivo dell’offerta e il bisogno radicato di essere in vantaggio sugli altri dei loro potenziali clienti. La cultura liquida moderna, diversamente da quella dell’epoca della costruzione delle nazioni, non ha gente da educare ma piuttosto clienti da sedurre. E, diversamente da quella 'solido-moderna' che l’ha preceduta, non desidera più chiamarsi fuori del gioco a poco a poco, ma il prima possibile. Il suo obiettivo ora è rendere la propria sopravvivenza permanente, temporalizzando tutti gli aspetti della vita dei suoi ex pupilli, ora trasformati in suoi clienti. - di Zygmunt Bauman - I Segni Dei Tempi -

 
 
 

"LAPIDIAMO I BAMBINI DAWN". CHI EDUCA GLI IDIOTI?

Post n°3161 pubblicato il 24 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Nascono gruppi, simpatici, goliardici, come i mangiatori di Nutella, ma anche demenziali, come l’ultimo in ordine di tempo ''GIOCHIAMO AL TIRO AL BERSAGLIO CON I BAMBINI DOWN'' che domenica prima di venire chiuso contava circa 1300 iscritti, a riprova che la madre degli idioti è sempre incinta. Subito si sono scatenate le proteste di associazioni, genitori di bambini down, e la controffensiva internettiana, ecco così nascere il gruppo "CONTRO IL TIRO A BERSAGLIO CON I BAMBINI DOWN", e vai con i messaggi di solidarietà, ma anche con insulti e offese agli antagonisti. Sembra che non si possa fare a meno di dividersi in buoni o cattivi, gli uni contro gli altri schierati, ma queste "prese di posizione" spesso rischiano d’essere guerre virtuali, che finiscono nel giro di qualche settimana e non portano frutti, se non quello di "contare" gli appartenenti ai singoli gruppi come si trattasse di curve allo stadio. Non dimentichiamo che i bambini down che nascono nel nostro paese sono i fortunati scampati alle diagnosi prenatali grazie a genitori amorevoli o alla sorte, perché abortire i bambini down non è reato nemmeno a gravidanza avanzata, lo chiamano "aborto terapeutico" che è come dire "omicidio curativo" o selezione della razza. Allora, va fatta una riflessione che va oltre alle prese di posizione internettiane, le guerre non servono. I down sono persone, con gli stessi diritti e desideri di ognuno di noi, sempre. Sono eterni bambini che hanno bisogno di quello di cui abbiamo bisogno tutti, attenzione, affetto, amicizia... va bene condannare chi li vorrebbe morti, ma cerchiamo di non cadere nell’ipocrisia. Perché la reazione non basta se non viene sollecitata continuamente la società e la politica ad avere maggiore attenzione, ad investire in supporto alle famiglie, alle scuole alle associazioni che investono su questa diversità che è un valore e una ricchezza per tutti. Se vogliamo che i nostri figli imparino il valore della vita, la solidarietà, dobbiamo permettere loro di viverla questa solidarietà, questa accoglienza della vita in tutte le sue manifestazioni, di vederla tra le mura domestiche, non basta insegnare loro che i down sono simpatici, perché a volte non lo sono, sono pignoli, testardi, hanno i difetti di tutti, ma non valgono meno di chi non ha gli occhi a mandorla, hanno di certo uno sguardo e una sensibilità per così dire "infantile" che permane nel tempo e quindi ci richiamano continuamente all’essenziale. Le nuove generazioni impareranno il rispetto per gli anziani, il valore della vita, l’amore per le cose belle, se ci vedranno vivere questi valori. Non possiamo pensare di essere favorevoli all’aborto certo, ma solo in caso di bambini imperfetti che poi per noi sta per infelici, non possiamo pensare di volere per i nostri figli delle classi dove non ci siano problemi, handicappati, stranieri ecc…, non possiamo sostenere che l’alimentazione di un disabile in coma è accanimento terapeutico e poi stupirci se i giovani odiano il diverso, scansano la fatica di vivere, immaginando a torto che la felicità stia proprio nella perfezione, nell’assenza di dolore e fatica, nel non assumersi responsabilità. La madre degli idioti è sempre incinta, è vero, ma "chi è la madre", chi educa le nuove generazioni? Pensiamoci. - Nerella Buggio - Cultura Cattolica -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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