ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 10/02/2010

TESTAMENTO SPIRITUALE DI SANTA BERNADETTE DI LOURDES

Post n°3082 pubblicato il 10 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Bernardetta Soubirous è diventata Suor Maria Bernarda, conversa delle Suore di Nevers, ha 35 anni ed è morente. Colei che ha visto e parlato con la Madonna a Lourdes guarda al passato con occhio stupito diremmo incredulo di fronte alle cose operate dal Signore in Lei: la vita dura e miserevole condotta nella sua casa, la fame sofferta, le terribili ingiustizie subite, i dileggi, le incomprensioni anche da chi era più vicino. Guarda al passato e scrive quanto il cuore le annota; e ciò diventa preghiera vera e rara…

Per l’indigenza di mamma e papà
per la rovina del mulino, per il vino della stanchezza,
per le pecore rognose : grazie, mio Dio!
Bocca di troppo da sfamare che ero;
per i bambini accuditi, per le pecore custodite, grazie!
Grazie o mio Dio, per il Procuratore,
per il Commissario, per i Gendarmi,
per le dure parole di Peyremale.
Per i giorni in cui siete venuta, Vergine Maria,
per quelli in cui non siete venuta,
non vi saprò rendere grazie altro che in Paradiso.
Ma per lo schiaffo ricevuto, per le beffe, per gli oltraggi,
per coloro che mi hanno presa per pazza,
per coloro che mi hanno presa per bugiarda,
per coloro che mi hanno presa per interessata.
GRAZIE, MADONNA !
Per l’ortografia che non ho mai saputa,
per la memoria che non ho mai avuta,
per la mia ignoranza e per la mia stupidità, grazie!
Grazie, grazie, perché se ci fosse stata sulla terra
una bambina più stupida di me, avreste scelto quella!
Per la mia madre morta lontano,
per la pena che ebbi quando mio padre,
invece di tendere le braccia alla sua piccola Bernadette,
mi chiamò Suor Maria Bernarda: grazie, Gesù!
Grazie per aver abbeverato di amarezza
Questo cuore troppo tenero che mi avete dato.
Per Madre Giuseppina che mi ha proclamata:
"Buona a nulla".
GRAZIE!
Per i sarcasmi della madre Maestra, la sua voce dura,
le sue ingiustizie, le sue ironie,
e per il pane della umiliazione, grazie!
Grazie per essere stata quella cui la Madre Teresa
Poteva dire :"Non me ne combinate mai abbastanza".
Grazie per essere stata quella privilegiata
dai rimproveri, di cui le mie sorelle dicevano:
"Che fortuna non essere come Bernadette
Grazie di essere stata Bernadette,
minacciata di prigione perché vi avevo vista,
Vergine Santa !
Guardata dalla gente come bestia rara;
quella Bernadette così meschina che a vederla si diceva:
"Non è che questa?!".
Per questo corpo miserando che mi avete dato,
per questa malattia di fuoco e di fumo,
per le mie carni in putrefazione,
per le mie ossa cariate, per i miei sudori,
per la mia febbre, per i miei dolori sordi e acuti,
GRAZIE MIO DIO!
Per quest’anima che mi avete data, per il deserto della aridità interiore,
per la vostra notte e per i vostri baleni,
per i vostri silenzi e i vostri fulmini;
per tutto,
per Voi assente e presente, grazie! Grazie o Gesù!

 
 
 

A LOURDES UN "MIRACOLO" EUCARISTICO POCO CONOSCIUTO

Post n°3081 pubblicato il 10 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Lourdes, il prodigio dell’ostia che levita. L'immagine inedita di un episodio inspiegabile accaduto il 7 novembre 1999 durante una Concelebrata Eucaristica a Lourdes. Una particola al momento dell’invocazione dello Spirito Santo si solleva e rimane sospesa fino alla Comunione.

È un episodio poco conosciuto, anche se le immagini dell’accaduto sono state trasmesse in diretta televisiva dall’emitente francese Antenne 2. Un caso singolarissimo, (supportato da una documentazione televisiva così clamorosa da togliere il fiato), che potrebbe essere 'un autentico prodigio eucaristico moderno'. Non lo si può chiamare 'miracolo eucaristico' perché su di esso non esiste un giudizio da parte dell'Autorità ecclesiastica, ma è certamente un evento che fa molto riflettere. A questo 'prodigio eucaristico' è dedicato l’ultimo capitolo del libro del giornalista Renzo Allegri, Il sangue di Dio (Ancora, 2005), che descrive alcuni dei più significativi 'miracoli eucaristici' della storia. In vari momenti in cui vacillava la fede nella presenza reale del Corpo e del Sangue di Gesù nell’Eucaristia - uno dei capisaldi della dottrina cattolica - si sono verificati fenomeni miracolosi, con ostie che hanno sanguinato e si sono trasformate in carne. Il libro di Allegri li racconta con dovizia di particolari e senza cadere nel miracolismo. Il volume si chiude con la descrizione di quanto accaduto nella basilica inferiore di Lourdes, il 7 novembre 1999, nel corso di una solenne Santa Messa concelebrata dai vescovi francesi, molti sacerdoti e tutti i superiori dei monasteri trappisti del mondo. Nelle immagini inedite tratte dal video, che Korazym.org riproduce per gentile concessione di Andrea Tornielle e Il Giornale, si vede in primo piano colui che presiede la Concelebrazione Eucaristica, l’allora arcivescovo di Lyon (dal 1998) e presidente della Conferenza episcopale francese (da novembre 1996 fino a novembre 2001), mons. Louis-Marie Billé, creato cardinale nel 2001 e scomparso il 12 marzo 2002. Mons. Billé ha di fronte a sé sull'altare per la Consacrazione due ostie molto più grandi di quelle che usano i sacerdoti italiani, come del resto è consuetudine in Francia. All'inizio della Santa Messa, le due ostie appaiono nel filmato appoggiate l'una sull'altra, perfettamente aderenti, formando un corpo unico, tanto che non ci si accorge neppure che sono due e non una sola. Sono poste sulla patena, una specie di vassoio, e vi aderiscono perfettamente. Nel filmato ci sono diverse inquadrature che le riprendono in quella posizione e non ci sono dubbi che le due ostie siano fisicamente appoggiate l'una sull'altra e aderiscano alla patena. Al momento dell'Epiclesi, cioè quando i sacerdoti stendono le mani sul pane e sul vino invocando lo Spirito Santo, si verifica il fenomeno. Si vede chiaramente l'ostia superiore che inizia a staccarsi da quella sottostante e si solleva. 'Il movimento - scrive Allegri - è impressionante: l'ostia si alza come se sotto di essa fosse scattata una molla e oscilla tre, quattro volte nell'aria prima di prendere una posizione fissa, orizzontale, a circa un centimetro dalla sottostante, e rimane poi in quella posizione fino alla fine del Canone'. La ripresa televisiva mette in evidenza vari momenti della cerimonia, durante i quali il celebrante si muove, si sposta, ed è così possibile vedere, attraverso le due ostie, una sollevata nell'aria e l'altra aderente alla patena, il colore dei paramenti indossati dal celebrante. Poiché il filmato con queste immagini è abbastanza lungo e ricco di primi piani, si ha la possibilità di acquisire, con ragionevole certezza, che non si tratta assolutamente di illusione ottica o di inganno di prospettiva. Esperti del settore, dopo attento esame del filmato, hanno escluso nel modo assoluto una manipolazione tecnica delle immagini. Tantomeno sono ipotizzabili fili o trucchi illusionistici perpetrati dai massi rappresentanti della gerarchia cattolica francese. Miracolo eucaristico? Come già detto, le autorità ecclesiastiche francesi, interpellate varie volte, hanno scelto di non fare commenti ufficiali. Però, chiunque vede quel filmato prova un'emozione indescrivibile perché assiste con i propri occhi al verificarsi di un qualche cosa che razionalmente non ha spiegazioni. L’autore del libro riporta il parere di un teologo presente alla celebrazione, il quale ritiene che 'si tratti di un vero segno soprannaturale' e che abbia un significato ecumenico, dato che per la Chiesa ortodossa è proprio al momento dell’Epiclesi che il Corpo e il Sangue di Cristo si rendono presenti, per poi essere 'offerti' da Cristo stesso attraverso le parole del sacerdote. Secondo la teologia cattolica, invece, l’azione che consacra e trasforma il pane e il vino avviene pochi istanti dopo, quando il celebrante pronuncia le parole 'Questo è il mio corpo ...'. - korazym -donboscoland -

 
 
 

LA CANZONE DI POVIA AL FESTIVAL DI SANREMO: UN INNO ALL'EUTANASIA CHE PUO' LANCIARE MESSAGGI SBAGLIATI

Post n°3080 pubblicato il 10 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

“Sappiamo bene che, grazie a Dio, in Italia c’è la massima libertà di espressione - anche artistica -, ma credo che sarebbe stato più saggio e prudente, da parte di Povia, non presentare al ‘Festival di Sanremo’ la canzone sulla vicenda della povera Eluana Englaro, un testo che rischia seriamente di essere interpretato come un inno all’eutanasia”. Lo afferma il Cardinale José Saraiva Martins, membro del Pontificio Consiglio della Pastorale per la Salute, che già l’anno scorso, dopo il decesso della giovane in stato vegetativo permanente da un ventennio, criticò duramente la decisione dei genitori, dei giudici e dei medici di sospenderle l’idratazione e la nutrizione così da giungere rapidamente alla sua morte. Ma gli organizzatori del Festival hanno fatto bene ad ammettere la canzone di Povia?
“Non è mia intenzione insegnare il mestiere a nessuno né censurare Povia o la direzione artistica di Sanremo - chiarisce il Cardinale Saraiva -, ma chi può escludere che questo testo non lanci - volontariamente o meno - messaggi sbagliati a chi ha dei familiari nelle stesse condizioni di Eluana, tanto da condizionarli a favore dell’eutanasia?”.
A tal proposito, il porporato portoghese, già Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi e prezioso collaboratore del Venerabile Giovanni Paolo II e del Santo Padre Benedetto XVI, confida nella sensibilità e nell’intelligenza di chi sta subendo lo stesso dramma della famiglia Englaro, ribadendo quello che è il Magistero della Chiesa: “L’eutanasia è un delitto e la profanazione del più grande dono che ci abbia concesso Dio: la vita”. Il Cardinale Saraiva non si ferma qui. É’ infatti sua opinione che la canzone di Povia giunga, peraltro, “nel momento meno opportuno, quando il Parlamento avrebbe bisogno di ragionare serenamente sulla Legge relativa al cosiddetto ‘fine-vita’ al suo vaglio, senza polemiche o condizionamenti esterni”. La canzone di Povia - che ha dichiarato di aver scritto il testo in soli tre giorni e di averlo portato in visione a Beppino Englaro, ottenendo il suo consenso - si intitola: ‘La verità’. Ecco alcune parti del brano: ‘Padre, ora tienimi la mano / tienila vicino al cuore e potrai sentire che ti amo/ mentre il mondo fa rumore, mentre il mondo può vedere il sole / non voglio più dormire in fondo al mare / chiedo solamente di volare/ volare sopra le parole, sopra tutte le persone / sopra quella convinzione di avere la verità’. ‘Mamma, che ne sanno del dolore / di quello che si può provare / per una disperata decisione / e di quando avevi tu vent'anni / fatti di progetti e sogni / in cui desideravi un figlio che cambiava la tua vita / e che stringevi forte al cuore e poi vedevi camminare / e lentamente costruire la sua vita con dignità’. ‘Mamma, papà, un giorno ci rincontreremo / e ci stringeremo forte e faremo tante cose. Quando sentirete un brivido che corre sulla vostra pelle/ è lì che sarò presente / la vostra bambina per sempre’. Il testo si conclude con ‘ora posso amare, ora, ora posso correre e giocare / ora volo sopra le parole, sopra tutte le persone/ sopra quella convinzione di avere la verità / Ora posso amare, ora, ora’. - donboscoland -

 
 
 

IL MESSAGGIO DELLA BEATA VERGINE DI LOURDES

Post n°3079 pubblicato il 10 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Domani ricordiamo la prima apparizione della beata Vergine Maria a Bernardette Soubirous nella grotta di Massabielle, a Lourdes. La santa divenne la confidente, la collaboratrice e lo strumento della materna sollecitudine della Vergine per l'estensione della misericordiosa opera salvatrice del suo Figlio. Nel 1908, cinquantenario delle apparizioni, Pio X decretò che l'11 febbraio, il primo giorno delle apparizioni, si celebrasse la festa di Nostra Signora di Lourdes in tutta la chiesa; la riforma post-conciliare, avendo diminuito il numero delle festività, la ridusse a semplice memoria facoltativa.

La storia

L'11 febbraio 1858 la quattordicenne Bernardetta uscì di casa per andare nei dintorni a raccattare un po' di legna e di ossi: la prima per riscaldare casa e i secondi per venderli. Le fanno compagnia la sorella Maria e Giovanna Abadie. Giunte davanti alla grotta di Massabielle, alla confluenza del Gave con il canale del mulino, le due compagne attraversarono il canala a guado per raccogliere legna e ossi nella grotta, un luogo malfamato. Bernardetta esita a causa dell'asma e della malferma salute; ma non c'è altra soluzione e si ferma per togliersi le calze e seguire le compagne che si stanno allontanando. Ed ecco che ode un rombo "come di vento gagliardo...". Si volta e constata che i pioppi sono immobili. Il colpo di vento si ripete, la nicchi della grotta oltre il canale si illumina dolcemente come rischiarata da un raggio di sole che penetra la bruma di quel giorno, e nella luce ella vede una meravigliosa fanciulla, vestita di bianco, che le sorride e le fa cenno di avvicinarsi. Una fascia azzurra le cinge la vita, su ciascun piede posa una rosa gialla e giallo è il colore della catenella del suo rosario. Bernardetta crede di avere un abbaglio; si stropiccia gli occhi, poi mette una mano in tasca, prende il suo rosario e lo recita davanti alla visione. Vorrebbe tenere tutto questo per sé, ma sulla strada del ritorno la sorella le strappa la confessione sotto il sigillo del segreto e poi lo rivela alla mamma... Numerose apparizioni si susseguono nei giorni successivi, in una di queste la 'Signora' le dice "Io sono l'Immacolata Concezione". Il 16 luglio fu l'ultima volta che La vide.

Il significato

Che senso hanno queste apparizioni? Per comprenderlo bisogna rifarsi all parole e ai segni del Vangelo stesso. Un'apparizione è un parziale richiamo al vangelo, la sottolineatura di un punto della buona novella, un grido per farlo intendere anche ai sordi. Lourdes attualizza: il battesimo di penitenza di Giovanni il Battista, la conversione, la preghiera, la beatitudine dei poveri.

Il messaggio è espresso in 4 parole: Povertà, Preghiera, Penitenza e Grazia.
Povertà:
di Bernardetta, disistimata, illetterata, appartenente a famiglia emarginata. Proprio lei fu scelta dalla Vergine come messaggera: "Ciò che nel mondo è piu' debole" (1 Cor 1,27), dirà piu' tardi il vescovo esprimendo il sentimento popolare.
Preghiera:
E' la consegna stessa della Madonna, intesa già dall'inizio, anzi precedente al messaggio. Ed è la caratteristica che fa di Lourdes la capitale della preghiera con dimensione ecclesiale sempre piu' ampia.
Penitenza:
cioè conversione. Le due espressioni vengono usate ed equivalgono al termine greco del vangelo: metànoia, che etimologicamente indica l'atto di distogliersi dal peccato per fare ritorno a Dio.
Grazia:
l'ultima parola del messaggio è l'identità dell'Inviata che si presenta e si identifica nel dono gratuito di Dio, poiché per lei ogni bene procede da Dio, tutto è grazia, tutto nasce dalla sola grazia, come ella stessa riconosce nell'ammirabile inno del Magnificat. L'affinità interiore di Bernardetta con questo cantico è trasparente, infatti scrive: "Sì tenera madre, tu ti sei abbassata fino a terra per apparire a una debole fanciulla...Tu, Regina del cielo e della terra, hai voluto serviti di quanto v'era di piu' umile secondo il mondo" (dal Diario dedicato alla Regina del cielo, 1866).

La triplice notte

Verso la fine della sua vita si trovò sommersa in una triplice notte:
La notte della sofferenza
Dice il suo confessore, l'abate Febvre: "Era afflitta da asma cronica, laceramento di petto e conseguente vomito di sangue e ciò per la durata di due anni; fu colpita da aneurisma, da gastralgia, tumore a un ginocchio..... e negli ultimi due anni di vita fu martoriata dalla carie nelle ossa. Inoltre nell'orecchio le si formarono degli ascessi che le cagionarono parziale sordità; scomparsa solo qualche tempo prima della morte".
Notte dei sensi
Il tempo delle apparizioni s'era allontanato e la veggente non poteva più ricordarlo. Il timore d'essersi ingannata la attanagliava; il tempo le sembrava tanto remoto, tanto strano che temeva di "essersi sbagliata".
Notte della fede e della speranza
Fenomeno più profondo e più radicale: le stelle che temperano la notte della fede erano scomparse dal suo orizzonte. Aveva la sensazione di non aver corrisposto alla grazia di Dio e di essere abbandonata: visse a lungo in questo stato. Ma Dio stesso guidava la vita interiore di Bernardetta. Osservava con rispetto questo misterioso itinerario più forte di lei. La missione di Bernardetta, in verità consisteva nell'attuare interiormente il messaggio di Lourdes. In questa prospettiva si comprende il messaggio da lei ricevuto e vissuto in seguito a Nevers: il ricordo delle apparizioni che si allontana, lo sprofondamento nella povertà, nell'umanità, la debolezza sofferta, preoccupata di rimanere fedele all'azione di grazie del Magnificat, la preghiera e il cammino di penitenza sulle orme della Madonna. "Non ti prometto d'essere felice in questo mondo ma nell'altro". La prima parte stava verificandosi, e lei lo constatava, ed ora s'appoggiava su essa per sperare nonostante tutto la seconda. -kolbemission -

 
 
 

GLI ESORCISMI, LE BENEDIZIONI E LE GUARIGIONI

Post n°3078 pubblicato il 10 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Non mi stancherò mai di ripetere a tutti voi che, a mio parere, tutte le risposte necessarie alla nostra salvezza le ritroviamo nella Sacra Scrittura. I Vangeli, per esempio, riferiscono in molte pagine che Gesù si scontrò frequentemente con il demonio e che, nel contempo, liberò dalle influenze del Maligno tanti ossessi. I Vangeli sinottici, nella fattispecie, dedicano numerose parti alla descrizione del ministero di esorcista svolto da Gesù; leggiamo attentamente quanto segue: "Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: "Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio". E Gesù lo sgridò: "Taci! Esci da quell'uomo". E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui" (Marco 1, 23-26); "Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demoni; ma non permetteva ai demoni di parlare, perché lo conoscevano" (Marco 1, 32-34); "Egli disse loro: "Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!". E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demoni" (Marco 1, 38-39); "Gli spiriti immondi, quando lo vedevano, gli si gettavano ai piedi gridando: "Tu sei il Figlio di Dio!". Ma Egli li sgridava severamente perché non lo manifestassero" (Marco 3, 11-12); "Intanto giunsero all'altra riva del mare, nella regione dei Gerasèni. Come scese dalla barca, gli venne incontro dai sepolcri un uomo posseduto da uno spirito immondo. Egli aveva la sua dimora nei sepolcri e nessuno più riusciva a tenerlo legato neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva sempre spezzato le catene e infranto i ceppi, e nessuno più riusciva a domarlo. Continuamente, notte e giorno, tra i sepolcri e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi, e urlando a gran voce disse: "Che hai tu in comune con me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!". Gli diceva infatti: "Esci, spirito immondo, da quest'uomo!". E gli domandò: "Come ti chiami?". "Mi chiamo Legione, gli rispose, perché siamo in molti". E prese a scongiurarlo con insistenza perché non lo cacciasse fuori da quella regione. Ora c'era là, sul monte, un numeroso branco di porci al pascolo. E gli spiriti lo scongiurarono: "Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi". Glielo permise. E gli spiriti immondi uscirono ed entrarono nei porci e il branco si precipitò dal burrone nel mare; erano circa duemila e affogarono uno dopo l'altro nel mare. I mandriani allora fuggirono, portarono la notizia in città e nella campagna e la gente si mosse a vedere che cosa fosse accaduto" (Marco 5, 1-14); "Nella sinagoga c'era un uomo con un demonio immondo e cominciò a gridare forte: "Basta! Che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? So bene chi sei: il Santo di Dio!". Gesù gli intimò: "Taci, esci da costui!". E il demonio, gettatolo a terra in mezzo alla gente, uscì da lui, senza fargli alcun male" (Luca 4, 33-35). I Vangeli sono colmi di tante altre citazioni narranti di esorcismi, ma, per questioni di spazio e, per evitare di offendere la vostra intelligenza, mi fermerò alle succitate. E’ chiaro, quindi, che Gesù scacciava veramente i demoni e, non si trattava di allucinazioni di massa o di disturbi di doppia personalità, ma del diavolo in persona. Un altro argomento, molto delicato, è quello delle malattie e dell’accentuazione diabolica. Premetto dicendo che in materia vi sono notevoli discrepanze teologiche e filosofiche ma, come sempre, il mio parere si riconduce precisamente a ciò che la Sacra Scrittura e gli esorcisti mi hanno insegnato. Come sappiamo il genere umano è sconvolto da tantissime malattie che spaziano in tutte le più fantasiose sintomatologie. Non è sempre così, ma in molti casi, dietro le apparenti malattie fisiche o psicologiche, non c’è altro che l’influenza del Maligno. Il Vangelo ci parla di una donna che aveva uno spirito immondo da 18 anni e che, il predetto diavolo, la costringeva in una situazione di infermità. Ella era curva e non riusciva in nessun modo a drizzarsi, ma ecco che Gesù: "Una volta stava insegnando in una sinagoga il giorno di sabato. C'era là una donna che aveva da diciotto anni uno spirito che la teneva inferma; era curva e non poteva drizzarsi in nessun modo. Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: "Donna, sei libera dalla tua infermità", e le impose le mani. Subito quella si raddrizzò e glorificava Dio. Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, rivolgendosi alla folla disse: "Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi curare e non in giorno di sabato". Il Signore replicò: "Ipocriti, non scioglie forse, di sabato, ciascuno di voi il bue o l'asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto legata diciotto anni, non doveva essere sciolta da questo legame in giorno di sabato?". Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute" (Luca 13, 10-17). L’Evangelista Matteo, invece, ci parla di un cieco e muto, così perché indemoniato, che viene finalmente liberato da Gesù: "In quel tempo gli fu portato un indemoniato, cieco e muto, ed Egli lo guarì, sicché il muto parlava e vedeva" (Matteo 12, 22). L’Evangelista Luca, essendo tantissimi i casi di guarigione, si mantiene sul vago e dice: "Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti" (Luca 6, 17-19); "Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi colpiti da mali di ogni genere li condussero a lui. Ed Egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano demoni gridando: "Tu sei il Figlio di Dio!". Ma Egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era il Cristo" (Luca 4, 40-41); "In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi" (Luca 7, 21). Lo stesso San Paolo, certamente non era indemoniato, ma aveva uno spirito diabolico che lo vessava in un disturbo sicuramente malefico: "Perché non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un inviato di Satana incaricato di schiaffeggiarmi, perché io non vada in superbia. A causa di questo per ben tre volte ho pregato il Signore che l'allontanasse da me" (2 Corinzi 12, 7-8). Questi infelici non erano realmente posseduti, ma avevano la presenza di un demonio che provocava loro gravi disturbi fisici e morali. Una volta scacciato il demonio, i menomati fisici riacquistano la salute. La malattia rappresenta il disordine nell’ordine primordiale creato da Dio; Egli, difatti, se avesse notato qualcosa di sbagliato nella sua creazione, sicuramente non si sarebbe compiaciuto dicendo "e vide che era cosa buona". Col peccato originale, purtroppo, diventiamo vulnerabili e corruttibili e, con il peccato quotidiano, noi apriamo deliberatamente anima e corpo alla malattia. Del resto è la stessa Sacra Scrittura a rivelarci che, a causa del peccato, sono entrati nel mondo la malattia, il male e la morte. E’ ovvio che a volte il demonio genera od incrementa le malattie, questo capita principalmente quando il malcapitato è un peccatore incallito, un operatore dell’occulto, un non-credente o quando si è colpiti da malefici volontari. E’ ovvio che, come già accennavo in uno dei capitoli precedenti, vi sono tanti casi di malattie in cui il peccato è alla base ma, per guarire, o si riceve il miracolo o bisogna rivolgersi alla medicina che, anch’essa, è un dono di Dio (se applicata per amore e non per superbia e vanità di soldi e di successo). Rimane fondamentale, comunque, riconosce che la più grande medicina è la Fede; la Preghiera, è quell’Arma gratuita che, se fatta con vero sentimento, può garantire all’uomo ogni fattore necessario alla sua salvezza. Nel mio caso, per esempio, se non avessi avuto una malattia, non mi sarei mai rivolto ad un sacerdote guaritore e, se anche non sono totalmente guarito, però ho scoperto la fede che è in me e, per questo, mi ritengo un miracolato. In ogni caso, quindi, è fondamentale pregare, perché, come ho già detto, Dio non si può opporre alle nostre richieste fatte con fede vera. "In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Matteo 18, 19-20). La malattia, come detto, è spesso accentuata da un’azione di Satana e dei suoi angeli decaduti, visto che il Maligno ha come scopo quello di portarci all’esasperazione e di nascondersi; egli, difatti, cela la sua nefasta influenza dietro la malattia che, già di per sé, abbassa le nostre difese di fede e ci induce allo scoraggiamento. Matilde Maria Cassano, nel suo libro dedicato alla memoria del noto esorcista campano don Leone, riporta le seguenti parole tratte da un discorso del prelato: "In alcuni casi l’intervento dell’esorcista non basta, come non può bastare quello del medico. Ecco perché è importante che la scienza non escluda la religione. L’epilettico indemoniato, è un malato che ha manifestazioni di epilessia, ma che spezza le catene e gira di notte nei cimiteri, è evidente che si tratta di accentuazione diabolica oltre che di malattia. La prima, l’epilessia, curabile con la medicina; la seconda, l’accentuazione diabolica, curabile ricorrendo a Dio. Questo fatto è stato forse il motivo che ha indotto il professor Cancrini a pronunciarsi favorevolmente per l’avvenuta chiusura dei manicomi. Una scelta giusta, che io stesso da esorcista cattolico condivido pienamente, richiamando tuttavia l’attenzione delle istituzioni e la collaborazione dei colleghi esorcisti affinché le scienze religiose possano servire all’assistenza successiva del malato psichico, dimesso dal manicomio. Il noto luminare professor Cardarelli, ad esempio, si consigliava con San Giuseppe Moscati dicendo: - Peppino, come mai imbrocchi sempre ogni diagnosi, è nell’umano sbagliare … - Il Santo medico allora rispondeva: - Io non visito mai un ammalato affidandomi solo alla scienza, ma chiedo al paziente anche la sua collaborazione attraverso la preghiera ed i sacramenti -. Dunque questo escludere Dio da parte di molti medici ed ammalati non credenti, è un grande danno, perché non si tiene conto dei limiti, delle carenze e delle colpe che esistono nell’umano". -Carlo Maria di Pietro - Pontifex -

 
 
 

L'ODIO MASSONICO VERSO LA CHIESA. LA REPUBBLICA ROMANA DEL 1849

Post n°3077 pubblicato il 10 Febbraio 2010 da diglilaverita
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II potente gran maestro della massoneria italiana Adriano Lemmi, alla fine dell'Ottocento, riteneva che la scomparsa del potere temporale dei papi fosse il «più memorabile avvenimento della storia del mondo». Per capire i fatti, per capire cosa è successo durante la breve vita della Repubblica Romana del 1849, per capire soprattutto l'eco che di quei fatti ancora oggi si respira, non sarà inutile ricorrere a qualche breve citazione della stampa massonica di allora. Questa la prosa del gran maestro Mazzoni: «A Roma sta il gran nemico della luce. Lo attaccarlo ivi di fronte, direi quasi a corpo a corpo, è dover nostro». E questi erano gli auspici della Rivista della Massoneria nel 1871: «facciamo sì che dalla Eterna Città nostra la luce si diffonda per l'Universo, che il mondo ammiri, a canto del nero ed avvilito Gesuita, il libero gigante potere della Massoneria [...] È in Italia, è a Roma, ove il nostro eterno avversario raccoglie le sue ultime forze. Noi siamo gli avamposti dell'esercito massonico universale». La rivoluzione che scoppia, violentissima, a Roma, nel 1849, passata alla storia col nome di Repubblica Romana, di romano ha in effetti ben poco. Si va dal genovese Mazzini, al nizzardo Garibaldi, al genovese Avezzana, ministro della guerra, al friulano Dall'Ongaro, direttore del giornale ufficiale Monitore Romano, al napoletano Saliceti, redattore della Costituzione: l'elenco è lungo. Come mai rivoluzionari di tutta Italia, ed anche stranieri, chiamano romana la repubblica che proclamano? Il perché lo spiega Giuseppe Mazzini, anima di quel tentativo totalitario, condotto, manco a dirlo, nel nome della libertà e della costituzione. A chi dice «Roma è dei Romani», scrive Mazzini, bisogna rispondere: «No; Roma non è dei Romani: Roma è dell'Italia». E la popolazione romana sbigottita dalla violenza rivoluzionaria? «I Romani che non lo intendono non sono degni del nome». I romani non degni del nome sono, come ovvio, in primo luogo i cattolici: praticamente tutta la popolazione. La gnosi, nelle sue varie incarnazioni settarie, è convinta di saperla molto più lunga della Rivelazione e del Magistero che la interpreta. Mazzini, e con lui tutte le società segrete, si ripropongono di farla finita con la Chiesa cattolica: è un ostacolo al progresso incarnato dalle loro scientifiche convinzioni politiche. Il mito della Terza Roma, che prepotentemente si afferma durante l'Ottocento, persegue proprio questo obiettivo: mettere la parola fine alla Roma cristiana che ha oscurato (così si ritiene) la bellezza e la forza di quella pagana, riportando l'orologio della storia indietro di millecinquecento anni e tornando ai fasti del paganesimo. Terza Roma, per l'appunto. Questa è l'IDEA - come si diceva allora scrivendola in maiuscolo ed idolatrando il pensiero di chi tanto ideale aveva concepito - che trionfa a Roma nel 1849. Ebbri di gioia per la fine del potere temporale, i rivoluzionari governano da ubriachi, ovvero da briganti. Chi lo dice? Non solo il papa Pio IX, costretto a fuggire a Gaeta dove è ospite di Ferdinando II di Borbone, ma le stesse fonti liberali dell'epoca che descrivono le gesta del potere rivoluzionario. Varrà la pena di citare qualche testimonianza, a cominciare, come ovvio, dal Papa. Il 20 aprile 1849 da Gaeta, nell'allocuzione Quibus, quantisque malorum, Pio IX descrive in una lunga lettera cosa succede a Roma in nome della libertà e della costituzione. I liberali affermano di agire per il bene della Chiesa che vogliono purificata dall'incombenza del potere temporale? I liberali desiderano che la Chiesa diventi più aderente ai voleri di Cristo e, quindi, più povera, pura e libera? Analizziamo i fatti, suggerisce il Papa, e vediamo se sono davvero queste le intenzioni dei rivoluzionari. I fatti sono i seguenti: è impedita qualsiasi comunicazione del Papa con i vescovi, il clero, i fedeli; Roma si riempie di uomini (apostati, eretici, comunisti e socialisti, come si definiscono) provenienti da tutto il mondo, pieni di odio nei confronti della Chiesa; i liberali si impossessano di tutti i beni, redditi e possedimenti ecclesiastici; le chiese sono spogliate dei loro ornamenti; gli edifici religiosi dedicati ad altri usi; le monache maltrattate; i religiosi assaliti, imprigionati ed uccisi; i pastori separati dal proprio gregge ed incarcerati. La conclusione che Pio IX trae dall'analisi delle imprese del potere rivoluzionario è inequivocabile. La mitica Repubblica Romana ha un unico, vero, obiettivo: il fine delle società segrete (che non esitano ad utilizzare a questo scopo lo stesso nome di Cristo) è la totale distruzione della Chiesa cattolica. Proprio come convintamente sostenuto dai gran maestri e dalla rivista della la massoneria. Gli agitatori di popolo calati a Roma nel 1849 agiscono da briganti non solo nei confronti della Chiesa e delle sue proprietà. Pio IX documenta come i liberali mettano in pericolo l'ordine e la prosperità dell'intera società civile: l'erario pubblico è dissipato e ridotto a nulla; il commercio interrotto e quasi inesistente; i privati derubati dei loro beni da coloro che si definiscono guide della popolazione; la libertà e la stessa vita di tutti i sudditi fedeli messa in pericolo. Le fonti liberali contraddicono le affermazioni del Papa? Niente affatto. Luigi Carlo Farini, futuro presidente del Consiglio del Regno d'Italia, ne Lo stato romano dall'anno 1814 al 1850, scrive: «Fra gli inni di libertà, e gli augurii di fratellanza erano violati i domicilii, violate le proprietà; qual cittadino nella persona, qual era nella roba offeso, e le requisizioni dei metalli preziosi divenivano esca a ladronecci, e pretesto a rapinerie». Quanto all'eroe dei due mondi, il generale Garibaldi, nelle sue Memorie, così racconta cosa capita - e cosa fanno - i bravi garibaldini: «mossomi da Tivoli verso tramontana per gettarmi tra popolazioni energiche e suscitarne il patriottismo, non solo non mi fu possibile riunire un sol uomo, ma ogni notte [...] disertavano coloro che mi avean seguito da Roma». Cosa facevano i disertori? «I gruppi dì disertori si scioglievan sfrenati per le campagne e commettevano violenze d'ogni specie». Stando così le cose - e le cose stanno così - viene spontaneo domandarsi come mai, caduti tanti miti, infrante tante ideologie, nessuno, ma proprio nessuno, abbia neppur lontanamente cominciato a mettere in discussione la leggenda creata intorno alla Repubblica Romana. Da destra come da sinistra tutti danno per scontato che l'esperimento ideato da Mazzini abbia costituito un effettivo passo in avanti verso la libertà, la costituzione, il progresso, la giustizia. Basti ricordare che all'epoca della giunta guidata da Storace, solo pochi anni fa, la Regione Lazio spese parecchio denaro per diffondere capillarmente in tutte le scuole un opuscolo a fumetti dal titolo Mazzini e il Risorgimento. In una delle vignette comparivano tre personaggi, all'apparenza contadini (erano accompagnati da vanghe e cazzuole), contadini che però indossavano una bella coccarda tricolore. Il primo gridava: «Hanno confiscato le terre del clero»; il secondo ribatteva: «e ora le distribuiscono ai contadini». Il terzo tirava le conclusioni: «Viva la repubblica». La verità è che, a destra come a sinistra, più o meno mascherata, più o meno avvertita, è sempre viva un'incrollabile ostilità, che in alcuni casi è più esatto definire odio, verso la Chiesa cattolica. In questo panorama, va detto perché rappresenta un'assoluta novità, il presidente Berlusconi ha pubblicamente suggerito a tutti la lettura del mio primo libro: Risorgimento da riscrivere. Cambierà qualcosa?

Ricorda
«Comandiamo ai nostri buoni e fedeli sudditi dl non resistere, per non moltiplicare quegli odi civili, a estinguere i quali daremmo volentieri la vita in olocausto. Quando a Dio piaccia, ben potrà Egli sen'alcuna forza umana riedificare mediante l'amore dei popoli questo temporale dominio della Santa Sede, che dall'amore dei popoli ebbe origine». (Pio IX, manifesto scritto prima di fuggire da Roma, in Angela Pellicciari, Risorgimento da riscrivere. Liberali & massoni contro la Chiesa, Ares, 1998, p. 89). - Angela Pellicciari - Il Timone -

 
 
 

LEI, CREATURA E L'EVIDENZA DELLA SUA VITALITA'. SUOR ALBINA: COSI' ABBIAMO ACCOMPAGNATO ELUANA

Post n°3076 pubblicato il 10 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Nevica in questo inizio di febbraio, e il lago è cancellato dalle nuvole basse. Nella stanza al secondo piano della clinica Beato Talamoni Eluana non c’è più da un anno, dalla notte del 3 febbraio 2009, quando un’ ambulanza la portò via, a Udine, dove sarebbe morta. Quella notte pioveva forte, e anche oggi su Lecco si rovescia pioggia mista a neve, ed è buio come se l’inverno non dovesse finire mai. In clinica, tutto è uguale. Suor Albina Corti, la responsabile, è sempre di corsa tra corridoi e reparti. Quando finalmente si ferma e ti si siede davanti ne incontri il volto aperto da lombarda, restio alle parole e però incline al sorriso. « Sì, è un anno » , dice, come chi ricorda qualcosa che ha costantemente nei pensieri. Poi, cambiando impercettibilmente il tono della voce: «Sa, l’altro giorno una dipendente è venuta ad annunciarmi che aspetta un bambino. Era contenta e anche un po’ preoccupata, per via del lavoro. Ma, le ho detto, i problemi li affronteremo: intanto dobbiamo essere felici per il tuo bambino che arriva. E insieme abbiamo gioito di questa nuova vita. Allora, istintivamente ho pensato a Eluana. Era viva anche lei, mi sono detta; era anche lei come quel bambino una persona, una creatura » . Una persona, e quasi una figlia, dopo quindici anni qui dentro. Imboccata, lavata, accudita per quindici anni. Suor Rosangela, quella che era accanto a Eluana ogni giorno, non partecipa a questo colloquio, non interrompe il suo silenzio. Ma anche nei tratti forti di suor Albina, in quel dire ' era viva', compare un’incrinatura, l’affiorare di una sofferenza profonda.
Madre, « se per qualcuno è morta, lasciatela a noi che la sentiamo viva » : furono le vostre sole parole un anno fa.

Per molti Eluana era solo un corpo vegetante. In quale modo voi la sentivate viva?
« Che fosse viva – risponde la suora – era un’evidenza, e non solo perché respirava naturalmente, senza alcuna macchina. Pensi a un bambino neonato: non capisce, non parla, non risponde, ma forse non è una evidenza che è una persona? E quel solo suo essere vivo, non dà gioia? »
Le risponderebbero in molti: un bambino cresce e va verso la vita, Eluana era lì da tanti anni immobile, assente…
« Non era così totalmente inerte e assente. Quando la si chiamava per nome reagiva con una quasi impercettibile agitazione che però noi, abituate a starle accanto, coglievamo. E la sua pelle, sembrava assaporare le carezze. Certo sperare in un miglioramento non era immaginabile, a meno di chiamare questo miglioramento ' miracolo'. Però Eluana era viva. Quando l’altro giorno ho sentito delle ricerche riportate dal New England Journal of Medicine su quei pazienti in stato vegetativo in cui alcune aree cerebrali reagiscono agli stimoli, mi sono chiesta se anche lei non poteva essere in simili condizioni » .

Com’era concretamente la giornata di Eluana, come viveva in quella stanza al secondo piano?
« Molti si immaginano una camera di rianimazione, un corpo attaccato a una macchina. Qui non c’era nessuna macchina. Eluana respirava naturalmente. Al mattino veniva lavata, e per tagliarle i capelli ogni tanto veniva un parrucchiere. Era una donna fisicamente sana, bella, non magra, mai ammalata, con una pelle rosea da bambino. Dopo l’igiene c’era la fisioterapia, poi veniva messa in carrozzella, se c’era bel tempo si andava in giardino. A Natale, l’avevamo portata in chiesa con noi » . È la vita che fa oggi in una di queste stanze un altro paziente nelle stesse condizioni. Nella sua camera però si alternano la moglie e i parenti e gli amici, in una rete di affetti. Eluana, di visite non ne riceveva quasi: negli ultimi tempi il padre aveva ristretto la cerchia delle persone ammesse a vedere la figlia. Suore, infermiere e medici le erano però sempre accanto. Suor Rosangela, soprattutto. E non smettevano di parlarle, come si parla a una persona viva. « Quel giorno che è stato annunciato che venivano a prenderla – riprende suor Albina senza guardarci, come fissa nel suo ricordo – noi non ci credevamo. Era stato minacciato tante volte, e non era successo niente. Quel pomeriggio invece è arrivato il padre, e mi ha detto che Eluana se ne andava. L’ho pregato: ci ripensi, per favore, signor Englaro. Lui non ha risposto, ha salutato e se ne è andato. Mi è sembrato in quel momento un uomo pietrificato dalla sua stessa scelta » . E in quella notte di pioggia, ricorda la suora, « Eluana sembrava all’improvviso agitata. Sono arrivati gli infermieri. Noi le parlavamo, le ripetevamo di stare tranquilla. Le dicevamo che andava in un posto in cui le volevano bene » ( di nuovo la voce della suora si incrina). « Le abbiamo dato un bacio. L’hanno portata via » . L’assedio dei giornalisti, il lampeggiare dei flash, l’Italia ammutolita a guardare. E qui quella stanza abbandonata. Le fotografie e i quadri alle pareti, i due peluches sul letto ( il terribile vuoto delle stanze di chi se ne va per sempre). E le quattordici Misericordine di Lecco a aspettare, insieme a tutta la loro congregazione: a pensare a quella ragazza, per quindici anni come una figlia, che andava a morire di sete e di fame. Quelle donne, a pregare. Madre Albina tace, le parole non possono bastare. Dice solo, pensando all’ultimo saluto: « Ho pensato che la Via Crucis la si fa da soli. Anche il Signore, quel giorno, si è trovato solo » . Dai corridoi intanto, dalle stanze, il sommesso rumore di un ospedale quieto e affaccendato: carrelli che passano, telefoni che suonano, voci. ( Qui e altrove, in chissà quante case di cura, quanti malati ogni giorno, passivi in un letto, vengono lavati, curati, alimentati come Eluana? Non in stato vegetativo magari, ma semplicemente persi nella demenza o nell’Alzheimer; o nati incapaci, e per sempre incoscienti e bambini? Li curano, li accudiscono nell’antica certezza quasi tacitamente tramandata dal cristianesimo: sono persone. Ma, pensate a un mondo di questa certezza dimentico, che rivendicando libertà, diritti e ' dignità della vita' mandi gli inermi a morire, come Eluana. E poi come su Wikipedia affermi di lei: morta ' per morte naturale').

Madre, lei cosa risponderebbe a quelli, e sono tanti, che dicono: se toccasse a me d’essere immobile e incosciente in un letto, fatemi morire?
« Direi di pensarci davvero. Senza fermarsi a immaginare astrattamente ciò che non sanno. Perché organizzano una vita da malati di cui non hanno alcuna esperienza. E una morte, di cui sanno ancor meno » . Una pausa. « Perché, vede – e qui la suora sembra riprendere energia e speranza – certi pazienti come Eluana bisogna vederli con i propri occhi. Non immaginarli soltanto: perché allora prevale la paura. Vederli come sono, vivi, in una stanza piena delle loro cose, come una stanza di casa nostra; vivi e così indifesi, così inermi. Proprio come bambini neonati. Come si può non amare chi è così inerme e bisognoso di noi, anche se non capisce e non risponde? Come si può non amare un bambino? » . E c’è in questa domanda la chiave della dedizione delle Misericordine a Eluana, e di tanti altri, a tanti altri sconosciuti malati. Un amore per la vita non astratto, ma che attinge alla sorgente di una maternità profonda, e più grande di quella carnale. Dove un padre ha giudicato che quel modo di vita era intollerabile, non degno, delle madri per quindici anni hanno abbracciato: grate di un fremito della pelle, grate comunque di quel respiro. Come due diversi sguardi sul mondo si sono incrociati sopra a questa tranquilla clinica di Lecco. Poi, quella notte, l’ambulanza è partita e Eluana se ne è andata. Altri come lei, forse, arriveranno. E suor Albina e le sue sorelle e le infermiere li cureranno. Serene, certe. Come dicendo, nella forza pacata delle loro facce: « Non vedete? È un’evidenza, che sono vivi » . «Era una donna fisicamente sana, non magra, mai ammalata, con una pelle rosea. Dopo la fisioterapia veniva messa in carrozzella, se c’era bel tempo si andava in giardino». - Marina Corradi - Avvenire -

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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