ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 12/02/2010

QUELLO CHE LE DONNE CATTOLICHE VOGLIONO PER SAN VALENTINO

Post n°3092 pubblicato il 12 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il giorno di San Valentino si avvicina, e molti uomini si apprestano a preparare quello che sembra un esame generale annuale dello stato delle loro relazioni. Si chiedono: “Quest'anno vorrà qualcosa di materiale, come diamanti o rose, o piuttosto un'uscita di sera?”, “Mi ha lanciato dei suggerimenti che non ho colto?”, “E se pensassi di sapere quello che vuole e poi lei mi dice qualcosa che mi coglie impreparato?”. ZENIT ha chiesto a Rebecca Ryskind Teti, moglie e madre, di rivelare quello che le donne vogliono davvero il 14 febbraio. La Teti collabora come editor a Faith & Family Magazine e scrive articoli nella sezione In Good Company della Catholic News Agency. Cura anche il blog www.faithandfamilylive.com, e ha chiesto alle sue lettrici, donne di ogni Paese, i progetti e le speranze che hanno per questa domenica.

“I regali aiutano”, ha dichiarato collegandosi al bombardamento di annunci televisivi che danno l'impressione che tutte le donne il 14 febbraio vogliano diamanti e telefoni cellulari.

“Gli annunci esagerano per vendere prodotti concreti, ma nella misura in cui un regalo è una dimostrazione di qualcosa di più profondo – amore, affetto o riconoscenza – è ovviamente molto gradito”.

“Le cose materiali non hanno il potere di renderci felici, ma fanno sì che la nostra routine quotidiana sia un po' più dolce. Non viviamo di solo pane, ma anche grazie al pane”.

La maggior parte delle donne che ha interpellato, riferisce, “dice di aspettarsi piaceri semplici: un biglietto, un po' di cioccolata, forse un'unica rosa. Alcune aspettano un'opportunità per mettersi un po' in ghingheri e uscire, altre si aspettano una tranquilla serata casalinga”.

“Il desiderio sembra essere quello di spezzare la routine dei compiti e dei doveri per poter godere un po' della compagnia dell'altro”.

La vera bellezza

La Teti ha quindi richiamato la “Teologia del Corpo” di Giovanni Paolo II, sottolineando che grazie a questa la Chiesa “comprende più profondamente che mai il senso della definizione della Genesi 'maschio e femmina li creò'”.

“L'uomo e la donna insieme presentano all'umanità un'immagine di Dio. La vocazione della donna è rivelare la bellezza di Dio al modo”, ha spiegato.

La donna, osserva, “è fatta per essere bella”. “L'enfasi della nostra cultura sulla bellezza fisica non è sbagliata, ma poco profonda, e spesso mal indirizzata”.

“Il modo più profondo in cui una donna è bella è quando rivela agli altri la propria bontà, indicando l'amore che Dio ha per loro. E' questo il 'genio femminile': rivelare la bontà della persona umana, e quindi la bellezza di Dio”.

Secondo la Teti, “quello che Madre Teresa di Calcutta ha fatto per i poveri ogni donna può farlo nel suo ambiente, e sicuramente ogni madre lo fa in casa per il marito e i figli”.

“E' il più felice e soddisfacente 'lavoro' delle donne, ma ogni donna ha il bisogno emotivo di sentire che la sua bellezza è apprezzata”.

Per questo, “una delle cose migliori che un uomo può fare per sua moglie è darle una piccola garanzia del fatto che è ancora bella ai suoi occhi”.

“Per la maggior parte delle mogli, è questo il vero significato di un gesto romantico: è un segno che non vengono apprezzate come cuoche, autiste, domestiche e bambinaie, ma come mogli”.

Rebecca Ryskind Teti ha quindi chiesto ai lettori di Faith & Family come fare perché San Valentino possa diventare una festa per tutta la famiglia. Alcune donne hanno suggerito di studiare i vari santi di nome Valentino, altre persone trasformano questo giorno in un'occasione per ricordare persone che altrimenti potrebbero essere dimenticate, inviando biglietti a malati o anziani invalidi.

“Quasi tutti scambiano biglietti con i membri della famiglia, celebrando l'amore familiare. E ovviamente i dolci devono essere a forma di cuore”.

Radici cristiane

Il giorno di San Valentino, ricorda la Teti, affonda le radici nel cristianesimo. Vari San Valentino, infatti, furono martiri della Chiesa delle origini.

“Credo che dobbiamo ringraziare Geoffrey Chaucer per questo - ha sottolineato -. Non si sa molto di ognuno dei San Valentino, tranne che furono martiri, e non sembra ci sia alcuna associazione tra la giornata e il romanticismo fino a che Chaucer scrisse un poema sul matrimonio di Riccardo II con Anna di Boemia”.

Lo scrittore, sottolinea, “fece di San Valentino il santo patrono del matrimonio, e il suo poema include anche allusioni a Cupido e a Venere. Dopo questo, sembra esserci stata una confusione tra Cupido e San Valentino, e il giorno di San Valentino è stato associato all''amore cortese' delle corti medievali”.

Anche se questo giorno non è una festa di precetto, “per quanti vogliono celebrarlo non c'è alcun motivo per cui non possa essere un'opportunità per celebrare l'amore umano in tutte le sue dimensioni – inclusa quella romantica ed erotica, che è parte del dono di Dio agli sposi”. - di Genevieve Pollock - Zenit -

 
 
 

STORIE DI DONNE CHE SI RIBELLANO ALL'OMOLOGAZIONE

Post n°3091 pubblicato il 12 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

In una collana a cura del dottor Carlo Bellieni, neonatologo del Policlinico Universitario "Le Scotte" di Siena, è appena uscito per le edizioni Cantagalli il libro " La Carne e il cuore: storie di donne". Si tratta della testimonianza di due femministe, quattro suore, due ginecologi e una psichiatra: un mix esplosivo che svela un universo femminile che è molto lontano dai modelli omologati proposti in TV. E così emergono mille sorprese di come le donne guardano alla diagnosi prenatale, alle bambole, all'interruzione di gravidanza, all'amore per il corpo. Nell’introduzione il dott. Bellieni ha raccontato che "c’è un mondo femminile che non ne può più, che esplode, erompe, dirompe, magari lo fa in silenzio, ma è piena fino al collo di tritolo mentale che attende solo di poter deflagrare". "Non ne possono più di un richiamo al maquillage per assomigliare a bambole di cera – aggiunge –, non ne possono più delle donne degli spot che sorridono parlando di detersivi e cereali come se parlassero di paradiso terrestre o di rivoluzione del proletariato e non ne possono più delle donne-ritocchino con una chirurgia che sembra diventata semplice e obbligatoria". "Insomma, sono donne che vogliono finalmente scegliere loro come essere e non sentire il peso del grande fratello mediatico che pone loro davanti un ideale impossibile da raggiungere per farle distruggere e per vendere loro di tutto". Presi dalla curiosità, abbiamo intervistato Bellieni.

Perchè questo libro?

Bellieni: Il mondo femminile viene affrontato troppo secondo degli schemi obsoleti. Lungi dall'essere sincretista, il libro "La carne e il cuore" lascia che le donne si esprimano, rompendo questi steccati che ormai sono stretti. La donna - come l'uomo- non è un cliché, e anche le migliori intenzioni sono zoppe se non hanno dentro una reale scelta. Qui mostriamo suore, femministe, dottoresse che si mettono in gioco, che scelgono e ragionano, e che possono fare un tratto di percorso fianco a fianco.

Quali storie vengono raccontate?

Bellieni: A 50 anni da quando Sergio Zavoli portò i microfoni in un convento di clausura, sono entrato il più possibile in punta di piedi nel convento di clausura di Lecceto (Siena) ed ho chiesto a quattro giovani suore di parlare di un tema inatteso: la loro femminilità. La lunga intervista è un evento: ne esce un ritratto anticonformista, forte, provocatorio di chi vive isolato dal mondo per scelta. Inusuale è il libro poi, perché, per creare una guida al mondo femminile, associa alle suore un saggio di due note femministe (Paola Tavella e Alessandra di Pietro) sui messaggi pubblicitari rivolti alle bambine, e un’intervista a tre noti medici (due ginecologi, Nicola Natale e Alessandra Kustermann) e una psichiatra (Claudia Ravaldi), di estrazioni culturali e religiose diverse, che si confrontano senza mezzi termini su aborto, fecondazione in vitro, sterilità.

Quali valenze hanno queste storie e perchè ha deciso di farle pubblicare?

Bellieni: Mentre in TV milioni di spettatori passano notti a guardare il "Grande Fratello", improbabile convivenza per poche settimane di una dozzina di ragazzi, i conventi di clausura offrono una sfida ben più forte: venti ragazze e donne che vivono per anni chiuse tra quattro mura. Sono felici? Litigano? Nascono invidie e rivalità? Vivono una femminilità dimezzata? Le risposte sono sorprendenti e sconvolgono chi legge. L'intervista alle dottoresse e al ginecologo mostra come ci sia una convergenza su certi temi etici tra persone che sembrerebbero invece separate da steccati, e come, quando si affronta con serietà e giudizio il proprio lavoro a contatto con le donne, prevalga l'amore all'uomo e alla vita. Le femministe sono state gentilissime a collaborare e a mettersi in gioco, proprio per mostrare che anche per chi non vive un'esperienza di fede, il rispetto della dignità umana e la lotta all'omologazione siano non solo possibili ma doverosi.

Qual è il filo conduttore che tiene insieme le differenti storie?

Bellieni: Come dice il titolo della collana ("Il coraggio di scegliere"), le persone che si esprimono in questo libro sono persone che hanno fatto una scelta, e questo è il fulcro reale di una rinascita etica. Si crede erroneamente che valga ancora la divisione netta quasi politica sui temi della vita, mentre si può appartenere all'uno e all'altro campo per inerzia o, talora, senza un giudizio. Proprio per affermare il rispetto della vita e l'amore alla dignità umana, abbiamo mostrato che la vera divisione oggi è tra chi usa la ragione e chi "vivacchia". Negli anni scorsi, ad esempio, abbiamo trovato alleati impensati tra gli ecologisti magari non cattolici nella battaglia per la legge 40; questo mostra come l'amore alla verità crei un lavoro comune: certo, certe differenze restano, ma è possibile una strada insieme, nel rispetto e nella collaborazione.

Come direttore della collana che cosa l’ha convinto a far pubblicare questo libro?

Bellieni: Devo ringraziare l'editore Cantagalli, per il coraggio di iniziare una collana così "forte". Questo è il primo di una serie di libri non didascalici, ma provocatori. D'altronde la vita non è una routine, ma una lotta; e può essere utile mostrare come questa lotta ci faccia trovare alleati impensati e sveli delle defezioni altrettanto impensate, di cui la prima è quella che noi stessi facciamo troppo spesso. - di Antonio Gaspari - Zenit -

 
 
 

GABRIELLE BITTERLICH E L’ARCANGELO SAN MICHELE

Post n°3090 pubblicato il 12 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

L’austriaca Gabrielle Bitterlich è la fondatrice dell’ associazione cattolica Opus Angelorum. Gabrielle nasce a Vienna il 1 novembre 1896 a Vienna. Sin dall’infanzia è guidata visibilmente dall’angelo custode nel cammino dell’obbedienza alla volontà di Dio. Il 23 Maggio 1919 si sposa con Hans Bitterlich a Insbruch. Pur compiendo fedelmente i doveri di sposa e di madre con tre figli più tre orfani di guerra adottati, ella aiuta i poveri e gli ammalati si impegna nella preghiera di espiazione specialmente per i sacerdoti e i religiosi. Ogni venerdì partecipa spiritualmente alla Passione del Signore. Nel 1949 dà inizio all’Opus Angelorum. Nel 1961 il vescovo di Innsbruck erige la confraternita degli angeli custodi. Nel 1971, vedova da dieci anni si trasferisce nel castello di San Petesberg, vicino ad Insbruck, dove muore il 4 aprile 1978. Riguardo all’arcangelo Michele la Bitterlich scrive: " Un tempo egli era uno dei dodici arcangeli, tutori della terra, prima che Lucifero provocasse la scelta o decisione di tutti gli angeli. Anche lui, san Michele fu allora avvolto nel buio come tutti gli angeli. Dio tacque, e ciascun angelo dovette decidere per se e coscientemente e liberamente se mantenere la fedeltà al Dio ora così muto e nascosto oppure se voleva incominciare con Lucifero, il portatore della luce, una vita nuova libera da Dio. Allora in questa perplessità degli angeli ( e Dio non rese facile la cosa ai suoi!) fu san Michele, che con il suo grido di riscossa: " Chi è come Dio?" ricondusse gli altri angeli alla riflessione e così alla spaccatura Che condusse gli angeli da una parte a Dio e dall’altra a Lucifero. Ci fu a questo punto un aperto combattimento e san Michele non contò sulla propria forza, ma sulla forza di Dio. Si, egli gettò la potenza dell’amore di dio contro l’oppositore e lo trasformò così in serpente che precipitò nell’abisso e trascinò con se migliaia e decine di migliaia di angeli e ancora precipiterà fine alla fine dei tempi. Solo allora egli smetterà di precipitare. Solo allora egli raggiungerà il punto di massima lontananza da Dio creatore. E san Michele non a caso, per comando di Dio, fu portato attraverso il coro della virtù della fede, ad assumere il posto onorifico di un alto principe, il principe delle milizie celesti. Perché san Michele a causa del suo combattimento con lucifero sta all’inizio dei tempi, perciò anche la virtù della fede sta al principio, nel fondamento originario di ogni uomo. E poiché san Michele è un combattente, lo sono anche le virtù della fede. E poiché le virtù della fede rappresentano tutta l’esistenza della creazione dal principio alla fine, anche san Michele sta all’inizio, ma sta anche alla fine come patrono sia dei combattenti, sia dei moribondi che egli protegge con mano forte contro gli ultimi e più terribili assalti dell’inferno e li accompagna al nuovo inizio della beatitudine eterna, alla quale gli uomini partecipano con i santi angeli.". Gabrielle Bitterlich ha composto anche una brevissima preghiera: " O san Michele, insegnaci a combattere con umiltà, insegnaci a vincere con l’ubbidienza e il silenzio, insegnaci ad amare ed essere fedeli come Maria. Amen". - don Marcello Stanzione - Pontifex -

 
 
 

SANTA BERNADETTE, UN'ICONA DELLA PASTORALE DELLA SALUTE

Post n°3089 pubblicato il 12 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La presenza delle reliquie di Santa Bernadette (1844 - 1879) a Roma ha attirato migliaia di fedeli provenienti da varie parti del mondo. Il 9 e il 10 febbraio la Basilica di Santa Maria Maggiore, il più grande tempio del mondo dedicato alla Madonna, ha accolto le reliquie della Santa con una presenza moltitudinaria. Questo giovedì, per commemorare la Giornata Mondiale del Malato e la festa della Madonna di Lourdes, si è svolta a Roma una processione da Castel Sant'Angelo a Piazza San Pietro, percorrendo tutta Via della Conciliazione. Dopo la processione è iniziata la Messa, presieduta da Benedetto XVI, per la celebrazione della Giornata Mondiale del Malato, alla presenza dell'immagine della Madonna di Lourdes. Che cos'ha di speciale Santa Bernadette, oltre ad essere stata testimone oculare delle apparizioni della Madonna di Lourdes 152 anni fa? Ha parlato di questo tema il Vescovo della Diocesi, Jaques Perrier, in un incontro con la stampa svoltosi nella Santa Sede durante il quale sono state rese note le iniziative per i 25 anni del Pontificio Consiglio per la Salute.

Bernadette: apostolo dei malati e degli infermieri

La figura di questa Santa ha molto da dire alla Pastorale della Salute. Per questo il dicastero vaticano che si dedica a questo settore è stato fondato proprio nel giorno della Madonna di Lourdes, e per questa ragione in questo giorno si celebra la Giornata Mondiale del Malato. Secondo monsignor Perrier, Bernadette era la "malata" preferita di uno dei suoi medici. La Santa Contrasse il colera quando era piccola, e come conseguenza di questa malattia soffrì d'asma per tutta la vita. Dopo essere diventata religiosa ebbe anche un tumore alla gamba estremamente doloroso che la faceva zoppicare. Monsignor Perrier ha dichiarato che la Santa "ha assunto la condizione di paziente, senza lamentele", e che umanamente "detestava la sofferenza", ma "ha accettato di soffrire in unione a Cristo", non con un senso di masochismo, ma in una vera visione di sacrificio. Oltre a questo, Bernadette era un'"infermiera esemplare", che si prendeva cura delle consorelle nel convento delle Figlie della Carità di Nevers (Francia), dove entrò nel 1866, otto anni dopo aver ricevuto le apparizioni della Madonna. Monsignor Perrier ha anche ricordato il "senso dell'umorismo" della Santa, così come la sua "carità" con le consorelle malate.

Per guarire serve la fede

Durante le apparizioni, Bernadette trovò su indicazione della Vergine una fonte di acqua miracolosa. Fonte alla quale accorrono ancora oggi migliaia di persone malate provenienti da tutto il mondo. L'acqua della fonte è stata analizzata da vari laboratori indipendenti, che hanno verificato che la sua composizione è normale. Ad ogni modo, da allora sono avvenute più di 2.500 guarigioni inspiegabili per la scienza, 67 delle quali sono state riconosciute ufficialmente come miracolose dalla Santa Sede. Parlando di questo, monsignor Perrier ha ricordato che Gesù, prima di curare il paralitico, gli disse "Ti sono rimessi i peccati" (Mc 2, 3-12). Ma lo guarì anche. Queste guarigioni, ha affermato, sono "in comunione con la prospettiva evangelica" e con la fede che i malati hanno quando si avvicinano alla fonte d'acqua. I pazienti che non vengono curati fisicamente "non tornano da Lourdes delusi o disperati", ha aggiunto, ma accettano la volontà di Dio.

Pontefici pellegrini a Lourdes

Monsignor Perrier ha segnalato anche la devozione speciale degli ultimi due Pontefici per il Santuario di Lourdes. Il Vescovo ha confessato a ZENIT che Giovanni Paolo II, pur citando sempre Częstochowa e Fatima, quando parlava dei santuari mariani affermava che Lourdes era "sempre il primo della lista". E' necessario, ha aggiunto il presule, che quanti sono coinvolti nella Pastorale della Salute rileggano i discorsi che Giovanni Paolo II pronunciò ai malati durante il suo viaggio a Lourdes nel 1983, due anni dopo aver subito l'attentato in Piazza San Pietro. "Il Papa parlava con cognizione di causa, i suoi discorsi non furono idealisti", ha sottolineato. Giovanni Paolo II si recò di nuovo a Lourdes nel 2004. Fu il suo ultimo viaggio fuori dall'Italia. Questo fatto, ha rivelato monsignor Perrier, "fu un'enorme consolazione per gli handicappati e gli infermi". Il presule ha anche ricordato il viaggio di Benedetto XVI nel 2008, in occasione della celebrazione dei 150 anni delle apparizioni di Lourdes. Il 15 settembre amministrò il sacramento dell'unzione degli infermi a 12 malati di varie età e condizioni. "Rimarrà nella storia come il Papa che ha dato pubblicamente l'unzione dei malati", ha concluso il Vescovo. - Carmen Elena Villa - Zenit -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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