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« La notte è lungaL'autostima »

*** DONNA ***

Post n°536 pubblicato il 27 Febbraio 2013 da assia.k

Quanto tempo, che non scrivevo qui in redazione, a dirla tutta avevo intenzione di ritirarmi, perchè onestamente in questo periodo sto trascurando anche il mio blog,  pero' sono riuscita a ritagliarmi un po' di tempo ed eccomi qui, con un post  fatto in largo anticipo, ma chissa' quando torno da ste parti, quindi mi regalo e Vi regalo una considerazione fatta da Donna a Donna.

"Vorrei che tu fossi donna. Vorrei che tu provassi un giorno ciò che provo io: non sono affatto d’accordo con la mia mamma la quale pensa che nascere donna sia una disgrazia. La mia mamma, quando è molto infelice, sospira: " Ah se fossi nata uomo!".
Lo so:il nostro è un mondo fabbricato dagli uomini per gli uomini, la loro dittatura è così antica che si estende perfino al linguaggio. Si dice uomo per dire uomo o donna, si dice bambino per dire bambino e bambina, si dice figlio per dire figlio e figlia…. Nelle leggende che i maschi hanno inventato per spiegare la vita la prima creatura non è una donna: è un uomo chiamato Adamo. Eva arriva dopo, per divertirlo e combinare guai. Nei dipinti che adornano le loro chiese, Dio è un vecchio con la barba: mai una vecchia coi capelli bianchi. E tutti i loro eroi sono maschi: da quel Prometeo che scoprì il fuoco a quell’Icaro che tentò di volare, su fino a quel Gesù che dichiarano figlio del Padre e dello Spirito Santo: quasi che la donna da cui fu partorito fosse un incubatrice o una balia.
Eppure, o proprio per questo essere donna è così affascinante. E’ un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non annoia mai.
Avrai tante cose da intraprendere se nascerai donna. Per incominciare avrai da batterti per sostenere che se Dio esistesse potrebbe essere anche una vecchia coi capelli bianchi o una bella ragazza. Poi avrai da batterti per spiegare che il peccato non nacque il giorno in cui Eva colse una mela: quel giorno nacque una splendida virtù chiamata disubbidienza. Infine avrai da batterti per dimostrare che dentro il tuo corpo liscio e rotondo c’è una intelligenza che urla di essere ascoltata. Essere mamma non è un mestiere. Non è nemmeno un dovere. E’ solo un diritto tra tanti diritti. Faticherai tanto ad urlarlo, E spesso, quasi sempre, perderai. Ma non dovrai scoraggiarti.
Battersi è molto più bello che vincere, viaggiare è molto più divertente che arrivare: quando sei arrivato a hai vinto, avverti un gran vuoto. E per superare quel vuoto devi metterti in viaggio di nuovo, crearti nuovi scopi. Si, spero che tu sia donna: non badare se ti chiamo bambino. E spero che tu non dica mai ciò che dice mia madre. Io non l’ho mai detto."

Da "lettera a un bambino mai nato" di Oriana Fallaci
Ripenso a quante volte nella vita è capitato anche a me di dire : "Ma perchè non sono nata maschio?"
E’ indubbio che esserlo, è decisamente meno gravoso, e te ne accorgi soprattutto quando nella famiglia si vivono momenti critici, perchè è lì, che ti si chiede, o ci si aspetta che tu ti faccia carico di fardelli gravosi per supportare gli altri, più spesso per sostituirli, in quei compiti che sono sempre stati demandati alle Donne. Pian piano le cose stanno cambiando da questo punto di vista, e l’uomo si assume sempre più l’onere di contribuire al menage familiare con annessi e connessi, ma la strada è ancora lunga.
Sorrido e nel contempo mi inalbero quando assisto alla disparità nonche crudeltà di certi rapporti. Questo mi accade di riscontrarlo soprattutto nelle coppie di anziani ultra settantenni,nelle quali, il maschio è ben convinto di avere un ruolo dal quale scaturiscono esclusivamente diritti, avendoli maturati in anni nei quali sono stati superiori i doveri.


Penso alla coppia di vecchietti che abitano accanto a casa mia: lei ottantenne e lui novantenne. In virtù del fatto che lui è uomo, e che portava a casa lo stipendio la moglie deve servirlo e riverirlo, anche ora! Li guardo e a volte mi arrabbio e ingaggio furibonde discussioni, nel tentativo vano di convincerlo che NO, non è giusto, perchè anche la moglie oramai che è anziana e malata avrebbe diritto ad andare in pensione.
Ma no, la Donna resta invischiata nel ruolo di casalinga ( che raramente sceglie)e smette di esserlo solo quando è nella tomba!
Col trascorre del tempo però, mi sono accorta che erano sempre meno le volte che pronunciavo la fatidica frase.


Crescendo, e diventando Donna, ho rivalutato il mio ruolo, il mio essere speciale proprio in quanto tale.
Esser Donna è un’avventura complicata, faticosa, uno scontro continuo tra passione e razionalità, tra diritti reali spesso negati e doveri imposti vissuti con rabbia o dolore, ma nonostante le mille contraddizioni affermo che son felice di esser Donna, perchè sono intimamente convinta che se c’è chi può cambiare questo nostro pazzo mondo, che può ridargli speranza, quel qualcuno è proprio la Donna.
Per il potere racchiuso nel suo ventre dal quale tutto ha origine…
...semplicemente Kathia.....


 

 
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francoroiter
francoroiter il 02/03/13 alle 14:50 via WEB
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Grazie Giornata internazionale della donnaDa Wikipedia, l'enciclopedia libera.Vai a: navigazione, cerca La mimosa, simbolo italiano della Festa della donna.La giornata internazionale della donna (comunemente definita festa della donna) ricorre l'8 marzo di ogni anno per ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze cui esse sono ancora fatte oggetto in molte parti del mondo. Questa celebrazione si è tenuta per la prima volta negli Stati Uniti nel 1909, in alcuni paesi europei nel 1911 e in Italia nel 1922. Indice [nascondi] 1 Storia 1.1 Il «Woman's Day» negli Stati Uniti (1908-1909) 1.2 La Conferenza di Copenaghen (1910) 1.3 L'8 marzo 1917 2 In Italia 2.1 La mimosa 2.2 Il femminismo 3 Note 4 Bibliografia 5 Voci correlate 6 Altri progetti 7 Collegamenti esterni Storia [modifica] Il «Woman's Day» negli Stati Uniti (1908-1909) [modifica] Clara ZetkinNel VII Congresso della II Internazionale socialista, tenuto a Stoccarda dal 18 al 24 agosto 1907, nel quale erano presenti 884 delegati di 25 nazioni - tra i quali i maggiori dirigenti marxisti del tempo, come i tedeschi Rosa Luxemburg, Clara Zetkin, August Bebel, i russi Lenin e Martov, il francese Jean Jaurès - vennero discusse tesi sull’atteggiamento da tenere in caso di una guerra europea, sul colonialismo, sulla questione femminile e sulla rivendicazione del voto alle donne. Su quest'ultimo argomento il Congresso votò una risoluzione nella quale si impegnavano i partiti socialisti a «lottare energicamente per l’introduzione del suffragio universale delle donne», senza «allearsi con le femministe borghesi che reclamano il diritto di suffragio, ma con i partiti socialisti che lottano per il suffragio delle donne». Due giorni dopo, dal 26 al 27 agosto, fu tenuta una Conferenza internazionale delle donne socialiste, alla presenza di 58 delegate di 13 paesi, nella quale si decise la creazione di un Ufficio di informazione delle donne socialiste: Clara Zetkin fu eletta segretaria e la rivista da lei redatta, Die Gleichheit (L’uguaglianza), divenne l’organo dell’Internazionale delle donne socialiste. Non tutti condivisero la decisione di escludere ogni alleanza con le «femministe borghesi»: negli Stati Uniti, la socialista Corinne Brown scrisse, nel febbraio del 1908 sulla rivista The Socialist Woman, che il Congresso non avrebbe avuto «alcun diritto di dettare alle donne socialiste come e con chi lavorare per la propria liberazione». Fu la stessa Corinne Brown a presiedere, il 3 maggio 1908, causa l’assenza dell'oratore ufficiale designato, la conferenza tenuta ogni domenica dal Partito socialista di Chicago nel Garrick Theater: quella conferenza, a cui tutte le donne erano invitate, fu chiamata «Woman’s Day», il giorno della donna. Si discusse infatti dello sfruttamento operato dai datori di lavoro ai danni delle operaie in termini di basso salario e di orario di lavoro, delle discriminazioni sessuali e del diritto di voto alle donne. Quell'iniziativa non ebbe un seguito immediato, ma alla fine dell'anno il Partito socialista americano raccomandò a tutte le sezioni locali «di riservare l’ultima domenica di febbraio 1909 per l’organizzazione di una manifestazione in favore del diritto di voto femminile». Fu così che negli Stati Uniti la prima e ufficiale giornata della donna fu celebrata il 28 febbraio 1909. La Conferenza di Copenaghen (1910) [modifica] Aleksandra KollontajIl lunghissimo sciopero, che vide protagoniste più di 20.000 camiciaie newyorkesi, durato dal 22 novembre 1908 al 15 febbraio 1909, fu considerato, nel Woman's Day tenuto a New York il successivo 27 febbraio, come una manifestazione che univa le rivendicazioni sindacali a quelle politiche relative al riconoscimento del diritto di voto femminile. Le delegate socialiste americane, forti dell'ormai consolidata affermazione della manifestazione della giornata della donna, decisero pertanto di proporre alla seconda Conferenza internazionale delle donne socialiste, tenutasi nella Folkets Hus (Casa del popolo) di Copenaghen dal 26 al 27 agosto 1910 - due giorni prima dell'apertura dell'VIII Congresso dell'Internazionale socialista - di istituire una comune giornata dedicata alla rivendicazione dei diritti delle donne. Negli ordini del giorno dei lavori e nelle risoluzioni approvate in quella Conferenza non risulta che le 100 donne presenti in rappresentanza di 17 paesi abbiano istituito una giornata dedicata ai diritti delle donne: risulta però nel Die Gleichheit, redatto da Clara Zetkin, che una mozione per l'istituzione della Giornata internazionale della donna fosse «stata assunta come risoluzione». Mentre negli Stati Uniti continuò a tenersi l'ultima domenica di febbraio, in alcuni paesi europei - Germania, Austria, Svizzera e Danimarca - la giornata della donna si tenne per la prima volta il 19 marzo 1911[1] su scelta del Segretariato internazionale delle donne socialiste. Secondo la testimonianza di Aleksandra Kollontaj, quella data fu scelta perché, in Germania, «il 19 marzo 1848 durante la rivoluzione il re di Prussia dovette per la prima volta riconoscere la potenza di un popolo armato e cedere davanti alla minaccia di una rivolta proletaria. Tra le molte promesse che fece allora e che in seguito dimenticò, figurava il riconoscimento del diritto di voto alle donne». In Francia la manifestazione si tenne il 18 marzo 1911, data in cui cadeva il quarantennale della Comune di Parigi[2]. Non fu però ripetuta tutti gli anni, né celebrata in tutti i paesi: in Russia si tenne per la prima volta a San Pietroburgo solo nel 1913, il 3 marzo, su iniziativa del Partito bolscevico, con una manifestazione nella Borsa Kalašaikovskij, e fu interrotta dalla polizia zarista che operò numerosi arresti. In Germania, dopo la celebrazione del 1911, fu ripetuta per la prima volta l'8 marzo 1914, giorno d'inizio di una «settimana rossa» di agitazioni proclamata dai socialisti tedeschi, mentre in Francia si tenne con una manifestazione organizzata dal Partito socialista a Parigi il 9 marzo 1914. L'8 marzo 1917 [modifica]Le celebrazioni furono interrotte dalla Prima guerra mondiale in tutti i paesi belligeranti, finché a San Pietroburgo, l'8 marzo 1917 (il 23 febbraio secondo il calendario giuliano allora in vigore in Russia) le donne della capitale guidarono una grande manifestazione che rivendicava la fine della guerra[3]: la fiacca reazione dei cosacchi inviati a reprimere la protesta incoraggiò successive manifestazioni di protesta che portarono al crollo dello zarismo, ormai completamente screditato e privo anche dell'appoggio delle forze armate, così che l'8 marzo 1917 è rimasto nella storia a indicare l'inizio della «Rivoluzione russa di febbraio». Per questo motivo, e in modo da fissare un giorno comune a tutti i Paesi, il 14 giugno 1921 la Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste, tenuta a Mosca una settimana prima dell’apertura del III congresso dell’Internazionale comunista, fissò all'8 marzo la «Giornata internazionale dell'operaia». In Italia la Giornata internazionale della donna fu tenuta per la prima volta soltanto nel 1922, per iniziativa del Partito comunista d'Italia, che volle celebrarla il 12 marzo, in quanto prima domenica successiva all'ormai fatidico 8 marzo. In quei giorni fu fondato il periodico quindicinale Compagna, che il 1º marzo 1925 riportò un articolo di Lenin, scomparso l'anno precedente, che ricordava l'8 marzo come Giornata internazionale della donna, la quale aveva avuto una parte attiva nelle lotte sociali e nel rovesciamento dello zarismo. La connotazione fortemente politica della Giornata della donna, l’isolamento politico della Russia e del movimento comunista e, infine, le vicende della Seconda guerra mondiale, contribuirono alla perdita della memoria storica delle reali origini della manifestazione. Così, nel dopoguerra, cominciarono a circolare fantasiose versioni, secondo le quali l’8 marzo avrebbe ricordato la morte di centinaia di operaie nel rogo di una inesistente fabbrica di camicie Cotton o Cottons avvenuto nel 1908 a New York[4], facendo probabilmente confusione con una tragedia realmente verificatasi in quella città il 25 marzo 1911, l’incendio della fabbrica Triangle, nella quale morirono 146 lavoratori, in gran parte giovani donne immigrate dall'Europa. Altre versioni citavano la violenta repressione poliziesca di una presunta manifestazione sindacale di operaie tessili tenutasi a New York nel 1857,[5] mentre altre ancora riferivano di scioperi o incidenti verificatesi a Chicago, a Boston o a New York. Nonostante le ricerche effettuate da diverse femministe tra la fine degli anni settanta e gli ottanta abbiano dimostrato l'erroneità di queste ricostruzioni, le stesse sono ancora diffuse sia tra i mass media che nella propaganda delle organizzazioni sindacali.[6][7][8][9] In Italia [modifica] La mimosa [modifica] Manifestazione femministaNel settembre del 1944 si creò a Roma l’UDI, Unione Donne in Italia, per iniziativa di donne appartenenti al PCI, al PSI, al Partito d'Azione, alla Sinistra Cristiana e alla Democrazia del Lavoro e fu l’UDI a prendere l’iniziativa di celebrare, l’8 marzo 1945, la prima giornata della donna nelle zone dell’Italia libera, mentre a Londra veniva approvata e inviata all'ONU una Carta della donna contenente richieste di parità di diritti e di lavoro. Con la fine della guerra, l'8 marzo 1946 fu celebrato in tutta l'Italia e vide la prima comparsa del suo simbolo, la mimosa, che fiorisce proprio nei primi giorni di marzo, secondo un'idea di Teresa Noce,[10] Rita Montagnana e di Teresa Mattei.[11] Nei primi anni cinquanta, anni di guerra fredda e del ministero Scelba, distribuire in quel giorno la mimosa o diffondere Noi donne, il mensile dell'Unione Donne Italiane (UDI), divenne un gesto «atto a turbare l’ordine pubblico», mentre tenere un banchetto per strada diveniva «occupazione abusiva di suolo pubblico».[12] Nel 1959 le senatrici Luisa Balboni, comunista, Giuseppina Palumbo e Giuliana Nenni, socialiste, presentarono una proposta di legge per rendere la giornata della donna una festa nazionale, ma l'iniziativa cadde nel vuoto. Il clima politico migliorò nel decennio successivo, ma la ricorrenza continuò a non ottenere udienza nell'opinione pubblica finché, con gli anni settanta, in Italia apparve un fenomeno nuovo: il movimento femminista. Il femminismo [modifica] Per approfondire, vedi la voce Femminismo. La polizia carica un corteo femminista.L'8 marzo 1972 la manifestazione della giornata della donna si tenne a Roma in piazza Campo de' Fiori: vi partecipò anche l'attrice statunitenze Jane Fonda, che pronunciò un breve discorso di adesione, mentre un folto reparto di polizia era schierato intorno alla piazza nella quale poche decine di donne manifestanti inalberavano cartelli con scritte inconsuete e «scandalose»: «Legalizzazione dell'aborto», «Liberazione omosessuale», «Matrimonio = prostituzione legalizzata», e veniva fatto circolare un volantino che chiedeva che non fossero «lo Stato e la Chiesa ma la donna ad avere il diritto di amministrare l'intero processo della maternità». Quelle scritte sembrarono intollerabili, perché la polizia caricò, manganellò e disperse le manifestanti.[13] Il 1975 fu designato come "Anno Internazionale delle Donne" dalle Nazioni Unite e l'8 marzo le organizzazioni femminili celebrarono in tutto il mondo proprio la giornata internazionale della donna, con manifestazioni che onoravano gli avanzamenti della donna e ricordavano la necessità di una continua vigilanza per assicurare che la loro uguaglianza fosse ottenuta e mantenuta in tutti gli aspetti della vita civile. A partire da quell'anno anche le Nazioni Unite riconobbero nell'8 marzo la giornata dedicata alla donna. Due anni dopo, nel dicembre 1977, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite adottò una risoluzione proclamando una «giornata delle Nazioni Unite per i diritti della donna e la pace internazionale» da osservare dagli stati membri in un qualsiasi giorno dell'anno, in accordo con le tradizioni storiche e nazionali di ogni stato. Adottando questa risoluzione, l'Assemblea riconobbe il ruolo della donna negli sforzi di pace e riconobbe l'urgenza di porre fine a ogni discriminazione e di aumentare gli appoggi a una piena e paritaria partecipazione delle donne alla vita civile e sociale del loro paese. Note [modifica]1.^ (EN) Pagina dell'ONU sull'edizione 2008 della Giornata Internazionale della Donna 2.^ (DE) Natascha Vittorelli, Der 8. März und seine Geschichten, articolo dell'8 marzo 2005, sul sito dell'Università di Vienna 3.^ (FR) L'orgine della Giornata della Donna, dal sito dell'Organizzazione delle Nazioni Unite 4.^ Non solo Mozart: 8 marzo: la bufala dell’incendio in fabbrica 5.^ Anno che, come è stato fatto notare da alcune femministe francesi che indagavano sull'origine della Giornata della donna, coincide con quello di nascita di Clara Zetkin 6.^ Temma Kaplan, On the Socialist Origins of International Women's Day, in «Feminist Studies», 11, 1, 1985, pp. 163-171 (PDF Sulle versioni circolanti sull’origine della data dell’8 marzo 7.^ Tilde Capomazza, Marisa Ombra, 8 marzo. Una questione lunga un secolo, Iacobelli Editore 2009, ISBN 978-88-6252-042-3, pag 84-89. 8.^ Susanna Nirenstein, Il giallo '8 marzo' ma quella data è un falso storico, articolo de La Repubblica, del 6 marzo 1987 9.^ Gian Antonio Stella, Quella svista sull' 8 marzo, articolo del Corriere della Sera, dell'8 marzo 2004 10.^ Teresa Noce, Rivoluzionaria professionale, Edizioni Aurora, 2003 (ristampa) 11.^ Laura Fantone, Ippolita Franciosi, (R)Esistenze: il passaggio della staffetta, Morgana, 2005, p. 34. 12.^ T. Capomazza, M. Ombra, cit., pp. 93-95 13.^ Fu ferita alla testa Alma Sabatini la femminista divenuta in seguito famosa per le "Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana". T. Capomazza, M. Ombra, cit., pp. 111-115. Bibliografia [modifica]Tilde Capomazza, Marisa Ombra, 8 marzo: storie miti riti della giornata internazionale della donna, Pavona di Albano Laziale, Iacobelli, 2009 ISBN 88-6252-042-3 Mirco Volpedo, 8 marzo, Genova, Erga, 2009 ISBN 88-8163-437-6 Alessandra Gissi, Otto marzo. La Giornata internazionale delle donne in Italia, Roma, Viella, 2010 ISBN 88-8334-447-3 Voci correlate [modifica]Unione Donne Italiane Femminismo Giornata internazionale dell'uomo Altri progetti [modifica] Commons contiene immagini o altri file su Giornata internazionale della donna Collegamenti esterni [modifica](EN) internationalwomensday.com (FR) Giornata internazionale della donna (EN) Storia ufficiale della Giornata internazionale della donna (EN) Convenzione internazionale per l'eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne Portale Festività: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di festività KISSSSSSSSSSSSSS, PAOLO ROITER
 
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