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Italia... che Paese è?

Post n°1221 pubblicato il 11 Aprile 2022 da scricciolo68lbr

C’è un’Italia pronta sempre a lamentarsi, ma poco reattiva nel reagire prontamente; un’Italia allo sfascio sempre inerme di fronte a qualsiasi evento naturale e atmosferico, che frana non appena piove un po’, che viene sommersa dai suoi fiumi per incuria o per iniziative sbagliate, che si paralizza per un po’ di neve, quella che rivela di che pasta siano le grandi di opere costate miliardi: inutili o concepite non per risolvere i problemi, ma solo per distribuire soldi e potere, un esempio? Gli stadi per i mondiali del 1990, progettati per costare x ed alla fine costati 10 volte tanto. Oggi potremo citare il “Mose”, di cui solo ora si manifestano le carenze progettuali, mille volte inutilmente denunciate. E c’è un’Italia politica allo sbando, governata da incapaci (o forse da banditi svendutisi), che uniscono la loro totale mancanza di etica e inesistenza morale, alla capacità di svendersi, vuoi all’Europa finanziaria con il Mes, vuoi a una costellazione di poteri economici, finanziari forti americani e globaliste, e da ultimo, persino “sanitari”. Eppure questo governo (del tutti dentro, dal PD,  ai cinque stalle, alla Lega) ha avuto il coraggio di presentarsi come il governo dei migliori, salvatore della patria, con la presunzione di far proclamare dai media del mainstream di essere un “modello a livello mondiale” e quel che è peggio di essere stato acclamato come tale da una moltitudine di sciocchi, quelli che cantavano dai balconi “ne usciremo fuori”.

Non ho mai parlato né riportato il confronto dei decessi attribuiti al covid fra l’Italia ed i vari Paesi, perché essi sono profondamente diversi, alterati dal cambio improvviso e ingiustificato dei protocolli e delle regole riguardanti le dichiarazioni di morte, in maniera tale da creare una narrativa “mortale” della pandemia, arruolando nel calderone pure tutte le influenze e le malattie del sistema respiratorio, comprese quelle che intervengono negli stadi terminali, in modo da “gonfiare” a dismisura i numeri. Questo non lo dico solo io, ma innumerevoli persone. Tuttavia adesso qualcosa mi spinge a farlo, proprio per mostrare che i sacrifici fatti dagli italiani, a base di misure bizzarre e grottesche che si sono susseguite, le limitazioni anticostituzionali alla libertà e la conseguente distruzione (voluta) di interi settori economici, hanno prodotto un numero di decessi nominali molto più ampio che in altri Paesi, i quali hanno adottato misure assai meno stringenti delle nostre o addirittura nessuna misura. Abbiamo avuto 93 decessi ogni 100.000 abitanti contro gli 0,5 della Cina, i 10 dell’India, i 21 della Germania, i 24 della Grecia, i 57 della svizzera i 60 di Bulgaria e Romania, i 67 della Svezia, gli 81 della Francia e gli 92 di Usa e Brasile. Insomma abbiamo fatto peggio di tutti e ad ogni nuova segregazione viene detto che essa è necessaria per risolvere il problema, che invece si ripropone sempre e di nuovo: infatti nessun testo di epidemiologia avalla questo tipo di misure che non servono affatto a impedire il diffondersi del virus, con buona pace dei clamorosi incompetenti del Cts, ma semmai a rallentarlo in modo da non pesare troppo su un sistema sanitario depredato negli ultimi trent’anni delle risorse minime essenziali per ubbidire all’Europa e ai suoi inutili diktat di bilancio ( questo nessuno lo ha ricordato quando si esaltava il Recovery fund e i suoi falsi aiuti a fondo perduto). In realtà l’ospedalizzazione è stato un risvolto drammatico della narrativa, perseguito globalmente in maniera demenziale e criminale, anche vietando o rendendo irreperibili farmaci invece efficaci di uso comune, sebbene sia evidente che il Covid che per il 95% dei casi è asintomatico, si affronta elettivamente con cure domiciliari, esattamente come la comune influenza e solo in caso di età avanzata e/o di altre gravi patologie concomitanti, può prevedere un ricovero. Ma tutto questo è stato negato... e il Covid dipinto come una malattia estremamente e pericolosamente mortale...

I dati sui decessi hanno costituito da subito un dilemma perché non potevano essere nascosti dai media che proprio su quelli erano chiamati a costruire la narrativa da pandemia, ma d’altra parte non si poteva nemmeno sputtanare il governo, così ligio nel partecipare alla narrazione pestifera e il ministro della Salute, che si era persino spinto a presentare un libro sul “modello Italia” sbandierato ai quattro venti, ma poi non arrivato in libreria per conclamata “scemenza”: così abbiamo assistito a uno squallido e demenziale balletto di capre mediatiche le quali cercavano giustificazioni assurde, ma in molti casi bugiarde o contraddittorie sul caso italiano che si presentava sì come un modello, ma negativo. Si è detto che in Italia era così perché la percentuale di anziani era superiore, ma in realtà la Germania su questo ci batte, avendo una popolazione ancora più anziana, ma con quasi un quinto dei morti in meno e ancora più “anziano” è il popolo del Giappone che ha avuto 2 morti per 100 mila abitanti.  Ma forse la balla clamorosa è stata detta sulla Svezia che non ha fatto segregazioni: i morti erano di meno  – si diceva - perché il Paese è scarsamente popolato e dunque la minore densità lo ha salvato. Robaccia: perché è vero che la Svezia è notevolmente più grande dell’Italia e ha solo 10 milioni di abitanti, ma è anche vero che vastissime aree sono praticamente disabitate e che il 90 per cento della popolazione si concentra nelle città dando perciò luogo a una concentrazione della popolazione che è persino superiore alla nostra.

Eppure ancora in molti credono ancora in questa “balla” del modello italiano che ancora adesso si appresta a vaccinare nonostante la fine dell’emergenza, un modello che pare quello del Paese più stupido al mondo, che accetta di tutto, persino la sospensione o peggio, il licenziamento di chi non volesse vaccinarsi come se non esistesse una Costituzione a tutela dei suoi cittadini e con un piccolo squallido ducetto che mostra di aver assimilato tutta l’ipocrisia degli ambienti dai quali proviene. Succeduto all’avvicato del popolo, lui si mostra l’avvocato dei poteri forti.

 
 
 
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