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Pensieri e parole...

Riflessioni, emozioni, musica, idee e sogni di un internauta alle prese con la vita... Porto con me sempre il mio quaderno degli appunti, mi fermo, scrivo, riprendo il cammino... verso la Luce

 

 

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Strane creature

Post n°1222 pubblicato il 18 Aprile 2022 da scricciolo68lbr
 
Tag: Fantasy

La selva era fitta e nel buio della notte s’odevano lontano solo urla di animali notturni.

L’uomo avanzava cautamente, cercando di trovare conforto negli occhi della luna, una luna 

piena, splendida e lucente come non mai. Sì, lei c’era, lo precedeva di pochi passi.

All’improvviso, un ululato squarciò il silenzio della notte. Come d’istinto, la mano

dell’uomo afferrò l’elsa della spada che pendeva dalla sua vita, mentre i suoi occhi

cercarono un nemico invisibile che si celava nel buio.

Non c’era nessuno però, e l’ululato era lontano.

«Siamo quasi arrivati, mio re.» disse quasi bisbigliando la luna, tranquillizzandolo. Era una

voce immaginaria quella che udiva, naturalmente, ma abbastanza vera per le sue orecchie.

Ben presto la vegetazione scomparve e davanti ai suoi occhi la magnifica Luna piena rivelò

una grande scogliera, era giunto al mare.

L’uomo lanciò un’occhiata alla luna, che gli indicò proprio quell’acqua.

«Entri nel lago, sire.»

L’uomo, dapprima stupito, eseguì l’ordine e fece qualche passo in avanti, fin quando i suoi

stivali furono bagnati dalle gelide acque, quando all’improvviso cominciarono ad uscire

dall’acqua uccelli acquatici, che subito strizzavano il piumaggio interpretando insolite

danze.

Fu allora che accadde qualcosa di straordinario.

Una luce azzurra sembrò provenire da sotto l’acqua e illuminò innaturalmente tutti

i dintorni della scogliera con un bagliore soffuso.

L’uomo si sorprese nel vedere che tutti quegli uccelli si erano materializzati

in forma umana, in splendide pulzelle dai lunghi capelli bruni. I loro sguardi ammalianti

si accompagnavano alle loro voci che dicevano:”Non ci fidiamo degli umani, mai fidarsi

degli uomini”.

Ma una di esse si era materializzata e avanzava verso di lui.

Di nuovo, istintivamente, cercò conforto negli occhi della luna.

Era una donna. Una donna magra, dalla carnagione chiarissima, ancora più risaltata

dall’antica tunica bianca che indossava. Occhi scuri, sguardo intenso.

Quando fu a pochi passi, lui poté ammirare quei suoi profondi occhi marroni e i suoi

lunghi capelli castani.

«Salve, uomo senza tempo.» gli disse.

L’uomo fu molto colpito da come la donna lo aveva chiamato.

«È da molto tempo che nessuno mi chiamava più così. Con chi ho il piacere di parlare?»

«Mi chiamano Urania, ma ora puoi chiamarmi Morgana, mio dolce re.»

«Urania… la musa dell’astronomia. Non pensavo esisteste realmente, voi.»

«Le fedi cambiano, mio dolce re. Gli imperi cadono. I nomi, prima celebri, vengono

dimenticati. Tu non sei venuto qui per il mio nome, però. Sei venuto qui per qualcos’altro.»

Lo sguardo sicuro del re si scostò dai profondi occhi della donna e, quasi con timidezza, si

spostò sulla superficie del mare e sulla vegetazione circostante, trasmettendo

un leggero senso di gioia e stupore.

«Sono venuto per chiederti di nuovo di lei».

 
 
 
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Le parole contano
dille piano...
tante volte rimangono
fanno male anche se dette per rabbia
si ricordano
In qualche modo restano.
Le parole, quante volte rimangono
le parole feriscono
le parole ti cambiano
le parole confortano.
Le parole fanno danni invisibili
sono note che aiutano
e che la notte confortano.
                                  i
 
 

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