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DOPO DUE ANNI E MEZZO DI VESSAZIONI IL CTS RISCOPRE LA PRIVACY?

Post n°1456 pubblicato il 20 Gennaio 2023 da scricciolo68lbr

QUESTA MATTINA RIPROPONGO UN ARTICOLO “AL VETRIOLO” DELLA GRANDE PENNA DI MARIO GIORDANO, ESTRATTO DAL QUOTIDIANO LA VERITÀ DEL 20 GENNAIO 2023, CIOÈ OGGI. IL CTS, DOPO TRE ANNI IN CUI SI SONO SBIZZARRITI E DIVERTITI A COMPIERNE DI TUTTI I COLORI AGLI ITALIANI, CON LA SCUSA DELL’EMRGENZA SANITARIA, ADESSO, DOPO LA CATTURA DEL BOSS MESSINA DENARO, RISCOPRE LA PRIVACY E IL VALORE DEI DATI PERSONALI SENSIBILI. MA CI FA IL SIGNOR CARTABELLOTTA OPPURE C’E?

BUON LETTURA E BUON DIVERTIMENTO.

“I dati sanitari del boss mafioso sono sacri. Quelli degli italiani no. Nino Cartabellotta, fondatore del Gimbe e miracolato del Covid, dopo aver difeso a spada tratta il green pass, che costringeva gli italiani a divulgare le informazioni riservate sulla loro salute, adesso, all’improvviso, scopre che le informazioni riservate sulla salute non vanno divulgate. O, meglio, non vanno divulgate quelle di Matteo Messina Denaro, il padrino finito nel carcere dell’Aquila e gravemente malato di tumore. Il gastroenterologi trasformato in virostar deve avere una strana idea della privacy: per esserne tutelato devi come minimo aver fatto stragi e ammazzato bambini. Ci scusiamo per non essere tutti all’attezza. «La divulgazione pubblica di dettagli su stato di salute, farmaci assunti e altre informazioni sanitarie è violazione della privacy», ha tuonato infatti il fondatore del Gimbe su Twitter. Dunque secondo Cartabellotta nessuno deve conoscere se e quali farmaci vengono assunti dal capo della mafia. D’accordo. Ma allora perché il pizzaiolo doveva conoscere, attraverso il green pass, i farmaci che venivano assunti dai suoi clienti? Secondo Cartabellotta non è giusto divulgare le informazioni sanitarie di un mostro di delinquenza. D’accordo. Ma allora perché gli italiani perbene, attraverso il green pass, dovevano essere costretti a divulgare informazioni sanitarie personali anche per comprare un paio di scarpe o un chilo di mele? Secondo Cartabellotta non è giusto che si comunichi ai giornali lo stato di salute di un criminale efferato. D’accordo. Ma allora perché era giusto che persone né criminali né efferate fossero costrette a comunicare il loro stato di salute, attraverso il green pass, anche per poter andare al cinema? Scopriamo ora che il gastroenterologo Nino è un difensore della privacy di Matteo Messina Denaro. Benissimo. Ma prima non era forse lui un grande difensore del green pass, che è stata una palese violazione della privacy degli italiani? Dunque delle due l’una: o Cartabellotta pensa che gli unici dati sanitari da tutelare siano quelli dei boss, o sul green pass ha detto scemenze. Terzium non datur. Infatti i social si sono scatenati: se non è giustificata la diffusione di informazioni sulla salute, allora «come mai la scuola del mio paesello ha saputo che mia figlia non aveva fatto le vaccinazioni»? E come mai si potevano fornire «al ministero dell’Economia i fascicoli sanitari per sanzionare chi non si era vaccinato»? E come mai «il barista poteva tranquillamente sapere il mio stato vaccinale»? Evidentemente per il fondatore del Gimbe prendere un caffè al banco (non diciamo seduti, che quello forse per lui meritavail 41 bis) è un crimine peggiore che far sciogliere un bimbo nell’acido. Bel personaggio, questo prezzemolino della medicina assunto nell’eletta schiera dei virologi da salotto tv senza sapere una mazza di virologia (essendo per l’appunto gastroenterologo), già fanatico dei lockdown, poi fanatico delle inoculazioni obbligatorie, poi fanatico nella lotta contro i no vax. Severo con tutti tranne che con il suo conterraneo siciliano Matteo Messina Denaro, di fronte al quale ora s’intenerisce come se fosse una quarta dose Pfizer. Quando, nell’ottobre scorso, subito dopo la formazione del nuovo governo, si cominciò a pensare di reintegrare i medici non vaccinati lui tuonò contro l’«amnistia». Disse proprio così: amnistia. Come se il non vaccinarsi fosse un reato. Che ne so: omissione di puntura. Oppure: vilipendio a Pfizer. Invitò anche a punire i suddetti colpevoli imprigionandoli in «attività diverse». Insomma: per i non vaccinati nessuna pietà. Così la prossima volta imparano. E anziché no vax diventano mafiosi, che almeno la privacy è salva. Di Cartabellotta, per altro, si ricordano anche indimenticabili sonetti per sostenere la causa vaccinatoria. «A Natale una grande tavolata solo se parentela tutta vaccinata, per il cugino che non ha fatto il vaccino solo un tramezzino nello stanzino», scriveva questo Dante Alighieri in versione vax. Dalla Divi n a C o m m e d ia alla Divina Puntura. Purtroppo le sue apparizioni televisive non sono state tutte all’altezza della sua fama di poeta. A Porta a porta, per esempio, se ne uscì con una frase che fece aumentare d’improvviso i nei a Bruno Vespa: «Astrazeneca non funziona? Diamolo ai Paesi poveri», disse. E il conduttore a cercare di metterci una pezza: ma perché vuole far venire le trombosi agli africani? Percercare di rimediare, allora, Cartabellotta rese di mira il cantante Povia colpevole di avere il Covid: «Quando i cretini fanno boom», lo bollò. In effetti: insultare i malati non è forse la missione di ogni medico? Non è per questo che fanno il giuramento di Ippocrate? Nel suo sito si definisce, modestamente, «mosso da grande spirito di intraprendenza» e «spinto da una insaziabile voglia di sapere». Sono queste doti che lo lanciano ben oltre i confini della virologia di cui, come s’è detto, non sa niente. Ma lui essendo «insaziabile» e pieno di «spirito di intraprendenza» non s’accontenta di non sapere di virologia, vuole non sapere anche in altri campi. Persino nel campo della mafia. E così è intervenuto a caldo sull’a r re s to di Matteo Messina Denaro. Il suo primo tweet non è stato felicissimo: ci sono Fa l c o n e e Borsellino che chiacchierano complici e si dicono: «Giovanni, finalmente hanno preso la Primula rossa», «No, Paolo, si è fatto prendere». Qualcuno nota: a) ma che mazza ne sa un gastroenterologo degli arresti di mafia; b) ma come osa un gastroenterologo far parlare Fa l c o n e e B o r s el l i n o; e c) soprattutto come osa far parlare Falcone e Borsellino come se fossero dei Cartabellotta qualsiasi. Eppure lui non si scoraggia e insiste pubblicando il tweet di mercoledì, per l’appunto, in cui riconosce il diritto alla riservatezza dei dati sanitari (per il boss), dopo aver sostenuto per mesi la necessità i divulgare i dati sanitari (per gli italiani). «Ma ti sei rimbecillito?», gli chiede qualcuno. Noi non lo pensiamo, ovviamente. Ma nel frattempo meglio portarsi avanti cambiando il nome della fondazione. Da Gimbe a Rimbe”.

MARIO GIORDANO.

 

 


 
 
 
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