Bamboccioni d'epoca

Post n°65 pubblicato il 05 Ottobre 2007 da stefanomac
 

Ho già avuto modo di scrivere su Tommaso Padoa-Schioppa e sulle sue infelici esternazioni. Chiede agli italiani più poveri, quelli a reddito fisso a cui lo stato ritiene le tasse alla fonte, sacrifici, lacrime e sangue ed in più li epiteta come "fannulloni". Invece di chiedersi perchè tanti ragazzi, ormai uomini sulla trentina, rimangono a casa dei genitori, non si sposano nè comprano casa, li apostrofa con un infelicissimo "bamboccioni".
Ma è normale che uno come Padoa-Schioppa non riesca a capire. Il buon Tommaso è uno dei tanti simpatici figli di papà che hanno avuto la vita spianata dai soldi e dalle conoscenze paterne.
Il "caro" ministro è figlio di Fabio Padoa-Schioppa, ex amministratore delegato delle Assicurazioni Generali S. p. A.: il suo paparino prima gli paga gli studi alla costosissima Università "Bocconi" di Milano e poi lo mantiene un anno in America, il tempo per prendersi un bel master alla MIT di Boston. Tornato in Italia, a soli 28 anni entra in Banca d'Italia, posto noto in tutto il mondo per la totale assenza di raccomandati e raccomandazioni.
Cosa ne sa uno del genere dei sacrifici che compie un genitore per mandare un figlio nelle fatiscenti aule all'università pubblica? Mio padre non si è comprato un vestito nuovo per venti anni per riuscire a pagare le tasse universitarie e come lui ce ne sono a migliaia che, nonostante tutti i loro sacrifici, sono costretti a mantenere con la loro pensione un figlio laureato che non riesce a trovare uno straccio di lavoro. Ed in più devono sentirsi dire da questo "ancient-prodige" che il loro ragazzo è un "bamboccione". Bamboccione è Tommaso Padoa-Schioppa e, soprattutto, bamboccioni sono quei fessi dei diessini che lo hanno messo a capo del Dicastero dell'Economia. Avete ancora voglia di votare questa gente nel Partito Democratico? Peggio per voi e per il nostro paese.
 

 
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Free Burma!

Post n°64 pubblicato il 04 Ottobre 2007 da stefanomac
 

Aderisco al movimento internazionale per la liberazione del Myanmar (ex Birmania) dall'oppressione della dittatura militare.

Free Burma!

 
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Io boicotto Pechino 2008

Post n°63 pubblicato il 13 Settembre 2007 da stefanomac
 

La morte dell'alto prelato in una delle prigioni cinesi porta alla ribalta internazionale il più grande orrore politico ed economico degli ultimi anni. In nome del mercato internazionale o, come va di moda dire, della "globalizzazione", le maggiori potenze economiche mondiali fanno finta di ignorare che in Cina vige uno dei regimi dittatoriali più spietati ed inumani.
Nel paese di Mao vengono privati della libertà e, talvolta, della vita i dissidenti politici e tutti quelli che osano professare pubblicamente riti religiosi diversi da quello ufficialmente riconosciuto dal governo cinese. Già questo basterebbe a far richedere all'ONU l'embargo totale e l'isolamento politico ed economico.
Ma c'è di più. Gli operai ed, in generale, tutti i lavoratori e le lavoratrici non hanno alcun diritto di sciopero: vengono sfruttati, sottopagati ed il mercato del lavoro viene gestito dalla mafia cinese, che si occupa di esportare tale manovalanza in tutte le latitudini e longitudini del nostro pianeta. Questa gestione dittatoriale del lavoro ha provocato sconquassi in tutto il mondo, portando le multinazionali ad una corsa al ribasso del costo del lavoro riconducibile alla manodopera, con il conseguente impoverimento dei lavoratori di tutto il mondo e la conseguente precarizzazione della qualità della vita.
Ma per le grandi aziende e le banche d'affari che tengono le redini dei governi di quasi tutti i paesi, almeno di quelli appartenenti all'area del G8, la Cina rappresenta un potenziale mercato da conquistare, miliardi di possibili acquirenti di merci non più vendibili in un mercato saturo e maturo come quello europeo e nord-americano.
Ecco perchè nessun governo chiede ai dittatori del partito comunista cinese che fine abbiano fatto gli studenti di piazza Tien-an-men; ecco perchè muore un cardinale dopo venti anni di carcere e lo stato del Vaticano non muove una foglia.
Non basta: il CIO, il comitato olimpico internazionale, pressato dalle lobby bancarie e delle multinazionali, concede alla Cina di ospitare nel 2008 i giochi olimpici, la massima espressione non solo dello sport, ma della fratellanza tra i popoli.
Personalmente ho smesso da diversi anni di comprare qualunque manufatto di sicura provenienza cinese, anche quando costa dieci volte meno del corrispondente articolo fatto in Europa o in quelle parti del mondo ove vige la democrazia. Ho deciso di boicottare le olimpiadi del 2008, non guarderò alcuna gara in televisione e cercherò di non comprare i prodotti che sponsorizzano le trasmissioni televisive e la spedizione delle squadre italiane. Invito tutte le persone che hanno a cuore non solo la democrazia ma soprattutto il futuro dei propri figli e della qualità della loro esistenza di fare altrettanto: spesso uccide più un telecomando che la spada.

Rapporto di Amnesty International su olimpiadi e diritti umani;
Sponsor tecnico CONI;

IO BOICotto
PECHINO 200
otto

 
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Anti-politici

Post n°62 pubblicato il 10 Settembre 2007 da stefanomac
 


A leggere i commenti sul V-day nelle maggiori testate giornalistiche e radio-televisive si riceve l'ennesima conferma di come il giornalismo sia diventata la professione più antica del mondo, tranne pochissime eccezioni.
Il popolo che ha riempito le piazze l'otto settembre viene raffigurato come una marmaglia di imbecilli plagiati da Beppe Grillo, o come una becera espressione di qualunquismo ed anti-politica.
E' evidente l'imbarazzo che l'iniziativa del comico genovese ha creato nell'establishment politico e nella sua naturale cassa di risonanza, i mass-media: sfaccendati autoproclamatisi commentatori politici, direttori di giornale regolarmente stipendiati dai partiti che li hanno intronizzati nei loro cadreghini si sentono minacciati da una massa che non crede più alle fandonie di Stato che, con solerte servilismo, vengono pubblicate quotidianamente ed in abbondanza. Una marea di "firme eccellenti" avrebbero il problema di iniziare a lavorare, per la prima volta nella loro vita parassitaria.
L'accusa di anti-politica che costoro muovono al popolo del v-day è falsa e strumentale: la gente non ne può più di una casta di personaggi iperpagati che hanno il coraggio di chiedere sacrifici economici a chi già con difficoltà arriva a fine mese.
Ci dicono che non ci sono soldi per la sanità, per la ricerca, per la scuola, però i costi dei politici (non della politica, che è cosa ben diversa) aumentano sempre, di pari passo con i loro privilegi che vengono tramandati da padre in figlio.
Questa è la vera anti-politica, è lo sciacallaggio di risorse che i partiti operano quotidianamente alle nostre spalle e sui nostri portafogli, distraendole da chi ne avrebbe veramente bisogno, i poveri, i portatori di handicap ed i malati.
I "Grillo-boys", come qualche parassita li ha definiti, sono semplicemente stanchi di mantenere Padoa Schioppa che quotidianamente li invita a stringere la cinghia, lui da sempre abituato a vivere come uno sceicco, viziato e strapagato dalle banche di affari.
Sono stanchi di pagare mutui da usura per un monolocale nella puzzolente periferia delle nostre città, mentre Mastella ha almeno due case praticamente gratis nelle zone più belle di Roma.
Beppe Grillo dice semplicemente di mandare a casa questi pidocchi e rilasciare le risorse che essi incamerano indebitamente in favore della società civile e di chi ha veramente necessità di aiuto. Non è qualunquismo è prendere atto che in Italia la moralità è morta, così come è morto il Socialismo, quello con la "S" maiuscola e non la caricatura di Forza Italia che è diventato il partito di Boselli.
Sperare che questi politici siano in grado di riformare la politica è una pia illusione: la gente deve tornare il luogo geometrico della politica, il motore primo di tutte le ideologie.

 
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Censura democratica

Post n°61 pubblicato il 09 Settembre 2007 da stefanomac
 

Ieri il TG1, telegiornale di stato che vive con i soldi di tutti noi e che quindi dovrebbe rappresentarci al meglio, ha deciso di censurare il "V-day", nonostante l'enorme successo organizzativo che ha riscosso nelle piazze di tutta Italia e persino in diversi luoghi esteri.
Ecco il primo assaggio di come sarà l'Italia dopo l'avvento del Partito Democratico, un paese retto da una costosissima oligarchia di censo.
Per questo motivo ho deciso di scrivere una mail al direttore del TG1, Gianni Riotta, invitandolo a dimettersi. Ecco il testo:

Gentile direttore dott. Riotta,
ieri si è verificato in Italia un evento di portata storica: in moltissime piazze italiane migliaia e migliaia di cittadini si sono riuniti pacificamente ed hanno raccolto in poche ore oltre 300.000 firme per tentare di riformare quello che resta della moralità nel nostro paese.
Si è trattato del V-day, organizzato da Beppe Grillo e da tutte quelle persone oneste e perbene che sentono il disagio di essere rappresentati da una classe politica che fa di tutto per farsi odiare dalla gente comune.
Si può essere daccordo o meno con una iniziativa del genere, ma il primo telegiornale pubblico italiano dovrebbe sentire il dovere morale di parlarne, vista l'entità del fenomeno. Invece una pesante coltre censorea si è abbattuta sul telegiornale da Lei gestito: ha pensato che non parlare del V-day fosse il regalo gradito da fornire ad una dirigenza politica di centro-sinistra che, in definitiva, ha deciso di affidarle il TG1 qualche mese fa. Così facendo, Lei ha fornito non un servizio pubblico, ma un servizio ai suoi azionisti di riferimento, per usare delle parole care ad un suo degno predecessore, Bruno Vespa. Io ritengo che Lei sia una brava persona e, quindi, forte del fatto che ho sempre pagato il canone RAI, la invito a lasciare il suo incarico. Mi creda, un giornalista che non è libero di pubblicare le notizie è peggio di un cattivo giornalista.
Cordiali saluti
Stefano Maciocchi

Se siete daccordo con la mia iniziativa, inviate una mail alla redazione del TG1 al seguente indirizzo:
Scrivete in tanti, senza essere offensivi, ma siate fermi e dignitosi. Perchè, come dice Beppe Grillo, sono i politici ed i giornalisti dei telegiornali pubblici ad essere al nostro servizio e non il viceversa.




 
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Prodotto esterno lordo

Post n°60 pubblicato il 15 Agosto 2007 da stefanomac
 


"Italiani brava gente" era il titolo di un buon film degli anni 60, in cui si sosteneva che gli italiani all'estero erano migliori dell'immagine che i governi danno di se. Tuttavia la mattanza di Duisburg ci fa tornare indietro di mille anni luce, mostrando tutto il peggio che il nostro paese è riuscito a creare negli ultimi 150 anni: la mafia.
E' inutile illuderci: la migliori persone e i più onesti servitori dello Stato sono stati spazzati via dalle pallottole di "cosa nostra", mentre i capi della mafia sono dentro i consigli di amministrazione delle aziende, delle banche e persino nel cuore dello stato, la camera dei Deputati ed il Senato.
La mafia non ha più bisogno di ammazzare, è ormai dentro la stanza dei bottoni: ha persino messo in scena la commedia dell'arresto di Provenzano e di qualche altro manovale della morte, cercando di farci credere, con la complicità dell'informazione corrotta dei mass media, che i capi di cosa nostra erano stati finalmente arrestati.
Come è possibile credere che dei semi analfabeti possano essere a capo di una delle multinazionali più complesse e ramificate del mondo. Può, un settantenne scrittore di "pizzini", essere in grado di inserire i suoi uomini all'interno delle merchand bank, di imporre politiche monetarie agli stati per fare incrementare i propri loschi affari ed il riciclaggio di denaro sporco?
I capi della mafia sono esperti uomini di affari, con ottime conoscenze dei mercati finanziari e delle dinamiche politico-economiche internazionali. Sono persone che non sono in vista, che non appaiono nelle pagine dei giornali, agiscono nell'ombra e nella parvenza della legalità.
Finchè avremo gli attuali uomini politici al potere, di destra e di sinistra, nessuno mai riuscirà a scardinare le organizzazioni mafiose e a far tornare la legalità al potere. Lo sapevano bene Falcone e Borsellino, Ninni Cassarà e tanti altri onesti servitori dello stato massacrati da chi avrebbe dovuto difenderli e sostenerli, da tanti poltici collusi e corrotti che ancora oggi imperversano nelle televisioni pubbliche e private, garanti dell'impunità dei mafiosi.

 
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Le Mele stregate

Post n°59 pubblicato il 30 Luglio 2007 da stefanomac
 

Quanta ipocrisia nel caso della "notte brava" dell'onorevole Cosimo Mele, dell'UDC. Si è dimesso per aver passato una notte d'amore clandestino con una signora che faceva e farà ancora il mestiere più antico del mondo. Sfortuna per lei e per l'onorevole, la signora ha dovuto ricorrere alle cure mediche per aver ingerito sostanze non proprio indicate per la cura dell'artrite e la clandestinità si è liquefatta nell'arco di poche ore.
Più che agli elettori il buon Cosimo dovrà rispondere del suo "operato notturno" alla attuale moglie: si tratta di una faccenda privata e specularci sopra è da sciacalli. Avrei gradito le dimissioni di D'Alema e Fassino l'indomani dell'uscita delle intercettazioni "Unipol": non c'è alcun reato, dicono loro, ma ci sono situazioni che arrecano danno alla politica tutta, delegittimandola al livello di un coro di tifosi da stadio.
Avrei gradito le dimissioni di Dell'Utri, di Previti; di Pannella quando fece uscire di galera l'agente segreto Tony Negri, che, dopo essersi assicurato di ricevere la pensione da parlamentare, scappò a Parigi.
Avrei visto volentieri a casa Visco quando fu condannato per abuso edilizio a Pantelleria, mesi prima della "querelle" con l'intero corpo della Guardia di Finanza. E anche Gustavo Selva, fruitore a sbafo delle autoambulanze.
Ma loro possono andare a testa alta, non si sono macchiati del reato gravissimo della "scappatella", o almeno non sono mai stati beccati.
Caro Cosimo, la prossima volta sniffi, prenda tangenti, spii i suoi avversari ed i suoi collaboratori, si compri tre televisioni con i soldi di Craxi, cacci via i servitori dello stato che indagano in maniera troppo zelante sul suo conto (corrente e non), sfrutti qualche viados e, se le avanza del tempo, fondi un nuovo partito. Vedrà che le intitoleranno anche qualche piazza del nostro nauseabondo paese.

 
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I Draghi delle pensioni

Post n°58 pubblicato il 17 Luglio 2007 da stefanomac
 

A che serve la Banca d'Italia? Dall'entrata in vigore dell'euro l'ente di signoraggio ha perso molto del suo potere istituzionale, mantenendo inalterato invece quello occulto e lobbistico. Con la faticosa uscita dell'ex governatore Fazio abbiamo tutti sperato che dentro palazzo Kock si respirasse un'aria più salubre, ma, a circa due anni di distanza dallo scandalo dei "furbetti del quartierino", le paludi su cui si dimenano gli antichi draghi medievali sono rimaste le stesse.
Le banche italiane, nonostante le fusioni e le acquisizioni da parte di istituti esteri, continuano a taglieggiare i propri clienti con costi elevatissimi a fronte di servizi spesso inadeguati e di pessima qualità. E la Banca d'Italia che fa? Si preoccupa delle pensioni degli italiani e della spesa pubblica, quando è essa stessa un buco nero spaventoso all'interno del malandato bilancio pubblico.
I dirigenti e gli impiegati della banca di via Nazionale godono di stipendi superiori alla media e possono usufruire di privilegi che sono secondi soltanto a quelli dei parlamentari. Draghi trasecola quando pensa alla spesa pubblica ma non si scompone a fine mese, quando incassa il suo non certo misero stipendio con cui si potrebbe gestire il fabbisogno medio di un piccolo pronto soccorso di provincia.
Ma la cosa spiritosa è che, invece di azzannare le banche che si uniscono in cartelli, Draghi investe il suo tempo ed il suo ingegno per abbaiare contro il sistema pensionistico italiano, facendo sospettare che, come secondo lavoro, faccia il presidente dell'INPS.
Perchè il governatore della Banca d'Italia è così preoccupato delle pensioni? Per alto senso dello stato o perchè occuparsi di pensioni significa tirare la volata ai fondi integrativi e alla gestione privatistica del TFR? E chi, se non le banche, gestisce questo enorme business? Credo che l'otto settembre (Vaffanculo day di Beppe Grillo) un bel vaffanculo se lo meriti questo ex dirigente della Goldman Sachs: torni pure a fare il suo mestiere, ossia il procacciatore di opportunità per le banche d'affari: il governatore è un posto che non gli si addice affatto.

 
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I Gattopardi

Post n°57 pubblicato il 24 Maggio 2007 da stefanomac
 

immagineDa qualche settimana a questa parte, tutta la carta-straccia stampata ed i telegiornali più o meno di stato hanno iniziato un’opera di cannoneggiamento con sondaggi ed interviste riguardanti la crisi dei partiti politici. Da Gad Lerner a Belpietro, dal CorSera al Resto del Carlino è tutto un florilegio sulla scarsa affezione dei cittadini italiani nei confronti della politica.
Sembrerebbe una bella notizia soprattutto per chi, come noi, si batte da tempi non sospetti contro la corruzione ed il malaffare imperante all’interno della classe dirigente dei partiti politici, a tutti i livelli e a tutte le latitudini (destra, centro e sinistra). Se anche le maggiori testate giornalistiche, al soldo dei partiti che li foraggiano economicamente grazie alla legge sul finanziamento pubblico, si interessano di questo problema è evidente che ha assunto proporzioni gigantesche e che le esigue casse dello Stato non possono più permettersi di sopportare.
Ma in Italia nulla è più truffaldino delle buone intenzioni. Mentre la maggioranza delle persone per bene si è allontanata dalla politica attiva a causa del tanfo nauseabondo che emana, le signorine grandi firme della carta stampata e dei telegiornali stanno recitando il “de profundis” dei partiti solo ed esclusivamente per tirare la volata al Partito Democratico, alla ricerca di nuove gabelle da riscuotere e di nuovi cadreghini da occupare.
Il nostro paese ha bisogno di una rivoluzione culturale, un processo lungo e delicato ma che non può essere ulteriormente procrastinato. Occorre tornare al culto della legalità intesa come rispetto di regole certe ed uguali per tutti i cittadini, dal meno abbiente al più ricco. Ma per far questo è necessario iniziare dalle scuole, insegnando ai bambini che il proprio futuro non può essere costruito sulla furbizia e sulla raccomandazione, sulle conoscenze influenti e sulle carriere all’interno dei partiti, ma sull’impegno personale ed il rispetto per gli altri.
Ma non basta cambiare musica, occorre cacciare gli orchestrali che hanno ridotto un paese meraviglioso come l’Italia allo zimbello del mondo. E’ necessario un serio e completo ricambio generazionale della classe politica, ormai in sella da più di cinquant’anni e delegittimata nell’aspetto morale e, in molti casi, persino in quello giuridico. Abbiamo politici che sono stati condannati in via definitiva dalla magistratura per le accuse più vili che può subire una persona pubblica: corruzione e concussione. Molti se la sono cavata grazie alla decorrenza dei termini o alla prescrizione del reato: in parole povere, significa che il dolo è stato commesso ma lo Stato non è riuscito a smascherarlo in tempo debito. Altri hanno usufruito dell’indulto, votato da destra e da sinistra, perché gli armadi sono pieni di scheletri ovunque, dalle cooperative rosse alle aziende che gestiscono il gettito pubblicitario delle televisioni.
E, come se non bastasse, i pochi gentleman che non hanno avuto a che fare con le patrie galere si sono sentiti in dovere di gratificarsi, regalandosi leggi e decreti che consentono loro di vivere da nababbi. Stipendi favolosi, pensioni d’oro maturabili dopo solo una legislatura, viaggi gratis per se stessi, mogli, figli, amanti e quant’altro. Eppure trovano il coraggio di chiederci di essere flessibili sul lavoro e di sputare il sangue per quarant’anni.
Ecco perché il Partito Democratico è una truffa perpetrata da una marea di sanguisughe ai danni della collettività: gli stessi uomini che per tantissimo tempo hanno accumulato denari e privilegi, sottraendoli ai pensionati, ai portatori di handicap, ai poveri ed ai disoccupati, oggi tentano di riciclarsi sotto la veste del PD, nel disperato tentativo di sopravvivere allo sdegno popolare.
E’ un momento difficile per la nostra repubblica e, per molti versi, ricorda la crisi istituzionale che sopraggiunse dopo la prima guerra mondiale, quando gli antichi partiti di Giovanni Giolitti e di Sydney Sonnino non ressero alle novità demografiche e culturali che si stavano affacciando nei primi anni venti del secolo scorso. E come al solito, quando le istituzioni si indeboliscono e sono rette da una casta lontana dai problemi della gente, ne approfittano i poteri forti, la grande industria ed i latifondisti terrieri: così è nata la dittatura fascista in Italia e così potrebbe tornare, in forme più subdole e sotterranee, se lasceremo le redini del nostro paese ai seguaci di Craxi, ai banchieri prestati alla politica, ai difensori della famiglia divorziati e con amanti a carico. Ai Gattopardi cosi bene descritti da Tomasi di Lampedusa.

 
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Un'intervista particolare

Post n°56 pubblicato il 02 Maggio 2007 da stefanomac
 

immagineQuello che ti colpisce maggiormente è lo sguardo, penetrante, impossibile da eludere, eppure sereno come quello del tuo migliore amico. E poi le sembianze ti lasciano spiazzato: ti aspetti un ragazzo affascinante, con la barba, biondo e con gli occhi azzurri ed invece si presenta un normolineo, scuro di carnagione, quasi mulatto, simile ai mille volti che passano tutti i giorni nei reportage televisivi che si occupano del medio oriente.
L’imbarazzo, da parte mia, è tanto e Lui lo scioglie in un attimo, con un meraviglioso sorriso ed un abbraccio fraterno. Non so come chiamarLo, farfuglio “Messia!” ma Lui mi interrompe immediatamente dicendo: “Ti prego, chiamami Gesù!”.
Inghiottisco quel poco di saliva che mi resta in gola ed inizio l’intervista della mia vita. Ho circa un migliaio di domande da fare ma improvvisamente mi sembrano tutte banali, senza importanza. E mentre abbasso lo sguardo sui miei appunti, per abbozzare una parvenza di domanda, Lui inizia a parlare, come se avesse letto fin dentro il più recondito dei miei pensieri.
“Quando duemila anni fa lasciai questa terra, l’umanità era molto più sofferente di oggi. La vita non aveva alcun valore, i comandanti degli eserciti ed i sacerdoti dei sinedri potevano decidere la morte di chiunque, senza alcun appello. Non pensare che tanti secoli siano passati invano: la parola del Padre Mio ha fatto breccia in molti cuori e da questo seme sono cresciuti i concetti di fratellanza, di amore, di tolleranza e perdono che oggi albergano in tanta parte della terra.”
“Mi perdoni Gesù”, lo interrompo, “ma molti popoli della terra vivono ancora come ai tempi della Sua crocifissione.”.
“C’è ancora molto da fare, il frutto del male è sempre presente dentro l’anima dell’uomo. Le tentazioni del demonio sono molte e tutte attraenti. Sono strade lastricate d’oro che portano dritte negli inferi. Sono le stesse che ho patito io durante i quaranta giorni del deserto: la bramosia di denaro, l’ebbrezza del potere, l’invidia del bene altrui ed il disprezzo per gli altri. Bisogna avere fede e continuare a combattere come ho fatto io nei trentatre anni della mia vita terrena.”.
“In che modo possiamo combattere, con quali armi?”, aggiungo.
“Quella più potente e penetrante di tutti, l’amore. L’amore di Dio per l’uomo mi da il coraggio di salire davanti al tempio e di scacciare i mercanti che vi albergano, dentro e fuori; di denunciare i potentissimi Farisei e di dirgli in faccia che sono sepolcri imbiancati; di sfidare i ricchi e di dirgli che non è per loro il Regno dei Cieli; di fronteggiare l’imperatore di Roma e di ricordargli che il suo potere non è nulla se paragonato a quello di Dio.”.
“Quanto avremmo bisogno di Lei, adesso!”, sospiro sconsolato.
“E’ qui che sbagli, fratello mio. Io sono in mezzo a voi, combatto ogni giorno le battaglie contro le ingiustizie ed i soprusi. Purtroppo voi non riuscite a riconoscermi, ma se guardate tra i malati, tra i feriti di tutte le guerre, tra i pianti dei bambini cui è stato tolto tutto, io sono tra loro. Perché chiunque fa del male ad un fanciullo è come se lo avesse fatto a me. Spesso mi cercate altrove, dove albergano lo sfarzo, il potere ed i falsi simulacri.”
“Gesù, non posso non farLe una domanda sul Vaticano, sul rapporto tra la fede e la politica, sui dogmi inseriti dai padri della Chiesa nel primo secolo dopo Cristo. Si riconosce nella Chiesa di oggi?”.
“Mi riconosco nella parola del Padre Mio, nei Dieci Comandamenti che rappresentano l’estrema sintesi del Verbo di Dio. Ama il prossimo tuo come te stesso, non rubare, non uccidere: su questo saremo giudicati tutti quanti, laici e sacerdoti, poveri e ricchi, umili e potenti. Il resto è polvere e vanità terrena.”.
“Dunque non basta strapparsi le vesti e gridare contro i peccatori per essere giusti.”.
“Tu lo dici. Non si possono servire due padroni: io ho lasciato mio padre e mia madre per diffondere la parola di Dio, ho abbandonato tutto quello che avevo. Chi crede di essere giusto perché predica la giustizia divina, ma a questi sermoni non fa seguire un comportamento giusto e buono è solo un povero fariseo. Non è questa la strada che porta alla salvezza. Io aggiungo che chi giudica sarà giudicato e chi perdona sarà perdonato.”.
Improvvisamente si alza, mi abbraccia di nuovo e torna in tutti i luoghi ove da sempre si trova. Torna ad incarnarsi in quei volti laceri e tristi ove alberga il dolore e l’ingiustizia. E’ li che lo cercherò, tra i poveri, i derelitti e gli esclusi. Tra chi chiede di morire dignitosamente, tra chi chiede di poter donare la propria esistenza ad una persona cui i farisei, traditori ed adulteri, non permettono di sposare perché non sanno più distinguere tra amore e devianza.
Forse Gesù era anche sul palco della festa del primo maggio, ma nessuno se ne è accorto: oggi è stato crocifisso per l’ennesima volta.

 
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