Creato da: gioegian il 17/11/2006
L'unico modo di sparare senza far male a nessuno è...SPARARE CAZZATE!

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LA RECITA DI NATALE

Post n°233 pubblicato il 16 Dicembre 2008 da gioegian
 
Foto di gioegian

In periodi come questo alla redazione vengono strani flash psicomotori che portano, tramite incubi e tic nervosi, al pensiero delle recite scolastiche.

Natale, Carnevale, la fine dell’anno, sono tutte buone occasioni per dare vita a queste tremende disgrazie che in fin dei conti non interessano ad anima viva.

Le maestre le mettono in scena per far contenti i genitori e i genitori partecipano per far contente le maestre: in mezzo ci sono bambinetti sparati di qua e di là che un minuto prima dello spettacolo ancora non hanno capito bene cosa fare, tranne che devono farlo per far contenti le maestre e i genitori!

Lasciamo comunque da parte i piccoli, che per l’impegno che ci mettono devono solo essere lodati. La vera tragedia riguarda gli adulti. A questo proposito la VELENOSA DISCOVERY CHANNEL ha prodotto una speciale puntata natalizia di QUIRK QUORK QUARK, dal titolo " Il vero teatrino della recita scolastica".

LE INSEGNANTI 

  • Di punto in bianco, le insegnanti si trasformano tutte in Martin Scorsese o in Francis Ford Coppola. Fino a tre giorni prima insegnavano le addizioni, gli aggettivi qualificativi o la vita nel Neolitico, di colpo si ritrovano in assemblee interminabili per discutere soggetti, sceneggiature, scenografie, costumi. Trecento ore di riunione per tirare fuori una storiella della durata di mezzora. Da lì non si ragiona più, anche perché tutte le volte si ripete lo stesso rito: ad esempio, per preparare la recita natalizia ci si ritrova al cinque di dicembre, con quindici giorni scarsi di tempo per fare tutto, perché prima c’era altro da fare (naturalmente addizioni, aggettivi qualificativi e vita nel Neolitico) . Tra litigate cosmiche comunque si riesce a tirare in piedi qualcosa.

LA PREPARAZIONE DELLA RECITA

  • Appare il vero volto della tragedia: preparare i bambini. Ci si ritrova nel luogo dello spettacolo per le prove, ogni insegnante avrebbe dovuto lavorare nella sua classe per poi mettere insieme il tutto e invece che succede? Succede che manca tutto, perché c’era sempre altro da fare (guardacaso addizioni, aggettivi qualificativi e vita nel Neolitico). In più, come aggravante, le poverette si ritrovano di fronte un’orda di marmocchi che fanno più casino di un corteo del ’68. I più piccoli si scaccolano beati, qualcuno piange, altri si prendono a sberle manco pensassero di essere sul set di “Rocky”. I più grandi si fanno bellamente i cavoli loro, ridono perché a quello che hanno seduto davanti si sono abbassati i pantaloni a livello riga del culo, quello se ne accorge e parte la rissa alla Bud Spencer e Terence Hill. Le maestre si disperano e minacciano i marmocchi di torture indicibili. Le poveracce arrivano alla prova generale sull’orlo del collasso ed è allora che sorge spontanea la frase “Ma chi ce l’ha fatto fare?”.

IL DEBUTTO

  • Finalmente arriva il debutto tanto atteso: la sala viene allestita per un numero tot di persone, facendo la media dei due canonici genitori per bambino. Errore clamoroso: dal numero previsto andranno levati i papà, che non appena avranno l’occasione si dilegueranno per imboscarsi al bar. Nel contempo bisognerà aggiungere nonni e parenti fino alla settima generazione, invitati dalle mamme che “Mi offendo se non vieni a vedere il piccolo che fa la recita!”. Alla fine, tra mamme, papà incazzati che devono fare almeno l’atto di presenza, nonni, zii, cugini e amici bisogna chiamare le forze dell’ordine, chiudere la zona la traffico, allertare la Protezione Civile e chiedere l’aiuto di McGyver con una delle sue trovate ingegnose. Siamo a livello dell’Esodo dell’Antico Testamento ma, in un modo o nell’altro, il pubblico riesce a sistemarsi, stipato in stile scatoletta di sardine. Ci vogliono tre quarti d’ora prima che tutta la folla si sia accomodata, si è già in ritardo sulla tabella di marcia. Come se non bastasse, dietro le quinte si scatena il putiferio: i vestiti di cartoncino si strappano, la maestra ha appena agghindato da alberello uno dei cuccioli e il piccolo terrorista annuncia serafico che deve fare la pipì, i grandi si spingono perché devono curiosare e riprende la scazzottata da saloon. Dopo un'altra mezzora si inizia: parte la musica sbagliata. Ennesimo stop.

IL PUBBLICO

  • Intanto il pubblico comincia già a dare cenni di cedimento. L’ossigeno è già stato tutto consumato. In più il nonno di Filippo, che non esce mai di casa, per l'evento mondano ha tirato fuori dall’armadio il vestito che non metteva più dal 1951 e con questo gesto ha appestato il teatro con l’odore della naftalina. L’odore si mischia a quello dello zio Antonio che è arrivato direttamente dal cantiere sudato come una bega, a quello della famiglia di Pierino che, incurante di tutto, si è fatta un’abbuffata di bagna cauda al metano. Per gradire il fratellino di Andrea ha pestato una bella cacca di cane e a tutto si aggiunge l’afrore che proviene dal pannolino allentato della cuginetta di Marco. Alla fine per i poveri spettatori è una vera ecatombe! Lo spettacolo dura la canonica mezzora, nel corso della quale ne succedono di tutti i colori. Gli attori cadono come pere cotte, inciampando nel costume di scena, si dimenticano la parte e attaccano a frignare. Tra il pubblico si scatena la faida degli operatori televisivi che si pigliano a cazzotti per riprendere l’obbrobrio, quelli che sono in fondo alla sala urlano a quelli davanti di tirare giù la testa e quelli davanti imprecano in turcomanno che mica possono sdraiarsi sotto la sedia.

LA QUIETE DOPO LA TEMPESTA

  • Il rinfresco del dopo spettacolo mette un po’ di pace, per modo di dire…Alla vista dei presenti compaiono tavolate di vivande che sarebbero sufficienti a sfamare l’intera Tanzania, alla faccia delle tematiche dello spettacolo appena terminato che, come sempre, riguardano la pace, la solidarietà e la lotta al consumismo eccessivo. I bambini, dopo una fetta di dolce e un bicchiere di aranciata, spariscono a giocare e si dimenticano completamente di qualsiasi cosa. I papà scappano fuori a fumarsi una sigaretta in santa pace e partono a commentare la carrozzeria delle signore presenti. Le mamme danno il via al festival del pettegolezzo, mentre i nonni si scatenano con i ricordi, con le solite frasi di circostanza: “Ai nostri tempi non si facevano tutte queste cose”, “E’ tutta colpa del governo”, “ Si stava meglio quando si stava peggio”. Le più incazzate di tutti però sono le bidelle che alla fine dei bagordi devono staccare dal pavimento mosaici di uvette, pasticcini, crostata spiaccicata, mettendoci tre ore a risistemare lo sfacelo.

THE END

  • E così per l’ennesima volta cala il sipario. Se poi lo spettacolo costituisce l’inizio di un periodo di vacanza parte la solfa dei tanti auguri, saluti e baci tra le maestre beate che finalmente si liberano dei marmocchi e i genitori inviperiti perché se li devono sopportare a casa…

In allegato... La frase standard della mamma - casalinga modello dinanzi all'annuncio: "Preparati perchè anche quest'anno c'è la recita di Natale". Della serie: sarebbe preferibile rimanere a casa a fare le pulizie, dato che non c'è mai tempo...

 
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