Creato da thefairyround il 30/12/2005

The Fairy Round

Il diario di una rapsodica psico-musicista

 

 

Cambridge (e Londra): persone ed emozioni (1)

Post n°106 pubblicato il 30 Luglio 2006 da thefairyround

Siete passati con me attraverso lo specchio, come Alice, per entrare nell’atmosfera profumata di tiglio che ho respirato a Cambridge (e a Londra) durante la mia recente (e afosa) trasferta.
Ora siete pronti a incontrare i compagni di viaggio e di avventura.
E qui ci spostiamo direttamente in un altro libro, perché li vedo decisamente meglio in “Alice nel Paese delle meraviglie”... Il Bianconiglio, la Regina di Cuori, e soprattutto il mitico Cappellaio... ci ritraggono bene, perché un po’ bizzarri e svitati lo eravamo tutti.

Del resto eravamo prevalentemente psicologi (o comunque “aventi a che fare”) e ho sempre ritenuto molto veritiero quel dialogo appeso nello studio di un collega.
Uno psicologo dice a un suo amico: “Lascialo dire a me che sono del mestiere! Il mondo è pieno di pazzi!” e l’amico risponde: “Il problema è che diventano tutti psicologi”.
Chi ci ha incontrati, anche solo di sfuggita, durante questi giorni ha potuto constatare la saggezza di tale affermazione...

Formalmente il viaggio aveva (o avrebbe dovuto avere) come scopo primario la partecipazione a un convegno sulla metacognizione (per una dettagliata discussione sul significato del termine si veda il blog di Morton0). E il nostro gruppo ha presentato ben tre lavori (applausi prego ) – che hanno riscosso anche una buona accoglienza.
Il bello dei convegni è che – almeno da come li ho sempre vissuti io, e in 8 anni che faccio questo lavoro ne ho passati tanti di convegni in giro per il mondo – è che sembrano essere tarati, almeno nella fase preparatoria, su un mix tra “Vita spericolata” di Vasco e “Emozioni” di Battisti.
Uno cerca (davvero!) di organizzarsi per tempo. Si dice: “Questa volta non mi fregate! Il convegno è a luglio? E io avrò tutto pronto all’inizio di giugno”. E lo si dice credendoci, davvero. Poi succede come questa volta.... Per uno dei lavori ci siamo trovati a rifare tutte le analisi statistiche (per un errore cretino) il giorno prima della partenza. Non vi dico con che agio abbiamo sistemato la presentazione. Per un altro lavoro mi sono accorta poche ore prima di dover presentare il contributo di una frase lasciata in sospeso... Potevo venderlo come sofisticato artificio retorico, ma non mi pareva bello. E per il terzo lavoro eravamo perse fino a due giorni prima della partenza per trovare un modo statisticamente sensato per analizzare i dati e poi interpretarli in modo almeno vagamente logico e giustificabile.
Tu chiamale se vuoi... emozioni...”.
Poi è andato tutto bene.... A riprova della serietà con cui abbiamo proposto i nostri lavori ecco testimonianze relative al poster di Morton0 (e un pochino anche mio: vi prego di notare le nostre esporesisoni impassibili da veri scienziati quali siamo, e soprattutto la mia serissima gonna “HollyHobbie” – la prossima volta metto anche il cappellino con i nastri), e anche al mio paper. Pare che continuassi a muovermi qua e là (saranno i 16 anni di danza o l’animo rapsodico?) tanto da rendere impossibile fare foto non mosse.....

 

Un’altra cosa che caratterizza i convegni è quest’aura di scientificità che pervade ogni ora della gironata e porta a discutere di ricerca in ogni momento. Naturalmente anche noi ci siamo adeguati di buon grado a questo clima, come ben si evince da questa foto di una nostra tipica serata.

 

Per la cronaca nel pub sopra riportato due di noi sono pure riuscite a farsi abbordare da un ubriacone locale che, evidentemente interessato a un modo per potenziare i suoi processi metacognitivi di monitoraggio e controllo (e in effetti ne aveva bisogno) voleva a tutti i costi il numero di telefono di una di noi. Solo che era talmente andato che non si capiva di chi voleva il telefono.... (meglio così............).
Altra caratteristica di questi eventi internazionali è l’eleganza e la raffinatezza nel vestire che contraddistinguono i partecipanti, qualche che sia il paese di provenienza.
Tanto per darvi un’idea, ecco come si sono presentati alcuni dei congressisti alla cena sociale di fine convegno (cena splendida in uno dei college di Cambridge: sembrava di essere a alla scuola di Harry Potter, con le tavolate, i docenti messi perpendicolari a fare seri discorsi introduttivi... l’organizzatore con la barba biancha che sembrva Dumbledore, il coordinatore che aveva la stazza di Hagrid... Peccato che il cibo non si materializzasse da solo...).
E forse se ci avesero dato l’uniforme sarebbe stato meglio...
Senza ci siamo ritrovati così...

Anche i locali però avevano le loro idee sull’eleganza. Ad esempio andando a fare un giretto sulle canoe tipiche di Cambridge – quelle che si guidano tipo gondola veneziana (ne parlerò più diffusamente nel post successivo) – ho notato come i ragazzi che fanno da vogatori tendono ad avere problemi nella scelta della taglia dei pantaloni, che generalemnte sono troppo larghi, con effetti simili a quello della foto che segue. Magari il tutto è dovuto all’intensa attività fisica... Comunque in generale questa abitudine non è risultata sgradevole a nessuna componente femminile del gruppo.....

Tante emozioni, tanta serietà, tanto impegno cognitivo rischiano di mettere alla prova la resistenza fisica del bravo psicolo... Ma noi avevamo le nostre armi segrete! Massaggi mirati per mal di spalle, mal di testa, mani gonfie eccetra... Il tutto portato avanti con la serietà che, ormai lo avrete capito, ci contraddistingue.

 

L’importante poi è rimanere sempre vigili e pronti a reagire nella maniera migliore a ogni stimolo... E noi si questo siamo stati un fulgido esempio!

 

E poi.... a conclusione di tanto convolgimento (meta) cognitivo.... un po’ di turismo non poteva mancare. Così per concludere questo post (che spero vi abbia regalato un’idea del gruppo di folli psicologi che ha imperversato recentemente in Inghilterra) ecco una nostra foto modello gita scolastica a Londra. Vi prego di notare le mie treccine da Pippi Calzelunghe – l’eleganza è fatta di piccoli particolari.......

 

 

A presto per la terza e ultima puntata della trasferta inglese.
B.

 
 
 

Cambridge: sguardi, profumi, impressioni

Post n°105 pubblicato il 27 Luglio 2006 da thefairyround

Penna in mano (anzi tastiera) e piede adeguatamente fasciato (mi è venuta la febbre e sono dovuta passare agli antibiotici, tanto per la cronca, ma facciamo finta di nulla...) mi accingo a condividere il mio viaggetto in Inghilterra.
Ci sono talmente tante cose da raccontare (e la sintesi non è mai stata il mio forte…) che anche solo trovare il punto da cui iniziare non è stato facile.
Così ho pensato di iniziare trasmettendovi sensazioni.
Non tanto un racconto ordinato, preciso… ma immagini, impressioni, odori.
Per trasmettere, per quanto possibile, quando ho vissuto “a pelle” prima ancora che con la testa di questo viaggio.
La prima cosa che mi viene in mente – forte – è il profumo dei tigli.
Faceva molto caldo in Inghilterra, cosa che creava in una sensazione di irrealtà e intensificava questo profumo forte, avvolgente.
Tanti ricordi.
Le tisane fatte col tiglio raccolto dall’albero sotto la finestra della camera della nonna. I pomeriggi immobili dopo pranzo al corso di musica, all’ombra di un tiglio. I giochi di ombre sull’erba che nel dormiveglia sembrano fate.

Lo so, lo so… non è un tiglio. Ma è la foto che tra quelle che ho fatto rende meglio l’atmosfera che ho in mente (scattata ad Hyde park per la cronaca).
E questo sguardo un po’ “filtrato” si adatta molto bene al modo in cui mi piace guardarmi intorno quando vado in un posto nuovo. Come se fossi dietro a una finestra. Per avvicinarmi indisturbata con occhi curiosi alla nuova realtà, coglierne l’essenza – prima di immergermi in essa.
E dire che Cambridge mi ha dato ottime possibilità per attuare questa mia politica – che volentieri condivido con voi.

Una volta passata, un po’ come Alice nello specchio, al di là della finestra mi sono ritrovata in un mondo simile all’ambientazione di un romanzo inglese. Qualcosa che quasi quasi assomiglia ai colori di Jane Austen.
Prati dove è bello sedersi o anche sdraiarsi (con gli scoiattoli magari…) per leggere un buon libro.
L’erba pare faccia riscoprire il potere rilassante di una buona lettura….

Per sedersi a riflettere e a sognare un po’… L’ideale è un bell’albero vicino al fiume, così si possono vedere i propri sogni specchiati nell’acqua, così vicini che sembra quasi di poterli sfiorare.

E siccome un tocco ironico non poteva mancare neanche in un post poetico…
Un premio a chi riuscirà a trovare il significato profondo e simbolico di questa pregevole opera d’arte posizionate in uno dei college di Cambridge.

Inoltre, sempre a proposito di statue, i lettori di Harry Potter avrebbero capito subito (come è successo anche a me del resto) che il Basilisco ha fatto un giretto anche all’università di Cambridge. Guardate un po’ cosa si trova nel cortile della Faculty of Education….

 

Inoltre ho anche potuto notare come gli psicologi si diano un sacco da fare in Inghilterra… Guardate un po’ in cosa mi sono imbattuta passeggiando per strada…

E per concludere in bellezza… Pensavo che da Harrods avrei trovato più che altro orsacchiotti (infatti li ho travati e ne ho anche comprato uno che - in onore del pub che stava di fronte al B&B di Cambridge – ho battezzato “The flying pig”… suppongo che gli verranno crisi di identità ma non importa!) invece ho scopeto che oltre ad abiti che costano 5600 sterline circa (…) ci si può imbattere anche in memoriali tipo quello qui sotto… Enjoy…

B.

 
 
 

Tornata!

Post n°104 pubblicato il 26 Luglio 2006 da thefairyround
Foto di thefairyround

Ieri sera sono tornata dall'Inghilterra!
Sono stati giorni intensi, divertenti, e indimenticabili.
Aspettatevi quindi un report di quelli da urlo (non si sa se per la gioia di leggerlo o per l'infinita lunghezza).
Report anche fotografico questa volta.......

Avevo in mente di inserire qualcosa già oggi, ma l'Inghilterra mi ha lasciato uno spiacevole ricordino.
Causa scarpe sbagliate e il tanto camminare mi sono ritrovata con piede un po' malconcio. Quando non ho più potuto ignorare la cosa (cioè oggi) sono andata al pronto soccorso a farlo vedere.
Diagnosi: una bella infezione.

Evviva!
Tra l'altro essendo qui da sola-sola mi sono anche un po' preoccupata: se per caso non riesco a  camminare come diavolo faccio?!!!!!!
Comunque il dottore vedendo la mia faccia allarmata ha anche detto che se "siamo" (e perché "siamo"? Mica è suo il piede! Mica è lui che resta bloccato a casa!) fortunati la cura che mi ha dato blocca l'infezione e la fa retrocedere in un paio di giorni.
Altrimenti... punture di antibiotici.
Con questo caldo sono proprio l'ideale....

Bando alle depressioni che non mi si confacciono.
Per aggiornare il blog non occcorre camminare, quindi... tenete d'occhio questa pagina perché sono in arrivo imperdibili, esilaranti, e affascinati avventure britanniche!

B.

 
 
 

Cena dei musicanti erranti e partenza per Cambridge

Post n°103 pubblicato il 17 Luglio 2006 da thefairyround
Foto di thefairyround

Domani partenza per Cambridge. Convegno sulla metacognizione. Ci sono tre lavori che contengono anche il mio nome... A me l'onore di presentarne uno (sperando al solito di sopravvivere). Un altro lo presenta Morton0, e il terzo il nostro capo.
Quest'ultimo ha creato un po' di problemi... Basti pensare che oggi, andata in università per consegnare un modulo, mi sono ritrovata a passare lì un po' di ore per rifare tutte le analisi statistiche.... visto che avevamo appena scoperto che le precedenti non andavano bene...
(Panico...panico...panico).
Così ora devo ancora terminare tutti i preparativi, nonché la fare la valigia, cercando magari di usare un minimo di buonsenso.
(Si accettano scommesse: cosa dimenticherò questa volta?).

Ma prima un più che doveroso passo indietro.
Sabato sera è andata in scena la "Cena dei musicanti erranti".
Cioè una cena per musicisti che viaggiano molto - infatti i partecipanti - me compresa - andranno in Croazia per corso di musicoterapia/dialogosonoro a fine agosto, e sono altresì in partenza per viaggi vari... L'Inghilterra, Parigi... Perfino quelli che avrebbero dovuto partecipare e sono mancati sono decisamente erranti: due in Russia e uno in giro per l'Italia in treno (ricordate il sassofonista/controllore?! LUI!!!).
Si potrebbe però anche intendere "erranti" nel senso che sbagliano. Gli assenti perché si sono persi una cena fenomenale e divertentissima (hanno quindi sbagliato a non venire!) e i presenti... be'... io di sbagli nella parte musicale della serata ne ho fatti e di molti (...eh sì. In una cena per musicanti seppur erranti si può forse non suonare?!) - gli altri erano bravissimi... ma via... qualche errorino nella vita l'avranno pur fatto no? Quindi erranti anche loro e non se ne parli più!
Naturalmente sarete ansiosi di sapere cosa prevedeva il menu...

- Riccioli di melone con gamberi e more - il tutto accompagnato da una mitica salsina al porto che vi assicuro era una cosa da urlo (so che non è bello elogiare i propri piatti ma questa m'è piaciuta proprio, poi ora sono stanca e non vado tanto per il sottile...)
- Tartare in rosa (lo so che ho fatto una tartare di pesce anche per la cena dei pirati... ma con questo caldo.. e poi questa era diversa!)
- Super mousse al cioccolato (non poteva mancare!)

Poi abbiamo felicemente suonato Monteverdi ("Sì dolce il tormento": per i profani è il titolo del brano, non eravamo noi il tormento, noi eravamo bravi!) e accennato qualche altra cosettina.
Allora qui devo fare una doverossima precisazione. I musici di sabato sera sono già comparsi nel blog, e io - mea culpa! - non li ho quasi nominati.

Specialmente la RAFFY (ora l'ho indiscutibilmente nominata!)... la nostra grandiosa cantante errante.
C'era anche lei al dialogo sonoro e io sono stata così insensibile da non nominarla nei post in cui parlavo del DS se non indirettamente. Chiedo venia!
Per fare dovuta ammenda confesserò anche pubblicamente che la prima volta che lei mi ha visto (sotituivo il mio capo a una lezione cui assisteva anche lei) mi ha preso per una pazza invasata e fan scatenata di tale Richard Mayer (psicologo statunitense specializzato in multimedialità, nel caso qualcuno volesse sapere. Sua figlia si sposa tra qualche mese e lui è molto agitato. Così, tanto per umanizzare un po' la figura).
Poi al corso di dialogo sonoro credo mi abbia un po' rivalutata. Tanto che ora partecipa gioiosamente alle cene per musicanti erranti, e andremo perfino insieme (con il violinista errante - che però non sbaglia mai quando suona, ma per fortuna è dotato di pazienza -, che è il suo ragazzo, al corso estivo in Croazia).
Personalmente ritengo che lei, insieme ai musicanti erranti che si vanno costituendo sia uno dei più bei regali del corso di dialogo sonoro.
Certo (come si ricorderà chi ha letto i post dedicati), ho imparato tanto - umanamente e cognitivamente) da quel corso.
Ma quando da questi week-end si ricavano anche dei nuovi amici (ma amici amici, mica tanto per...) che chiedere di più?!

Mi fermo qui... Le cene per musicanti erranti (cibo - buono - più musica errante ma bella) si ripeteranno sicuramente nel futuro prossimo venturo. Se vi riconoscete nella categoria "ME" (Musicanti Erranti)... autocandidatevi per la prossima cena!

Ora scappo a fare la valigia e a terminare gli ultimi preparativi.
Ci risentiremo al mio rientro (starò via una settimana....).
Preparatevi a gustosi resoconti.
Tra il convegno e il week-end a Londra....
Per Londra ho trovato una guida bellissima che tra le altre, fornisce indicazioni quali:
- dove andare se ci si vuoel suicidare a Londra
- come organizzare un picnic in città
- dove andare per passare una serata cantando le canzoni di "The sound of music" in contemporanea alla proiezione del film insieme a un gruppo di altri folli che cantano peggio di voi, magari vestiti come i personaggi di detto film
- e simili.

Si prospettano giornate interessanti...

A presto!!!!

B.
(che non si sa più se sta per Barbara o per Beatrice....)

 
 
 

Un concerto... da urlo!

Post n°102 pubblicato il 16 Luglio 2006 da thefairyround
Foto di thefairyround

Eccomi qua... reduce, ma non senza traumi, dal concertino di venerdì sera.
E' andato e spero di non replicare mai un'esperienza simile!!!
L'unica cosa positiva della serata sono state le risate in compagnia... e ce ne sono state tante!

Dico subito (per chi fosse più curioso dell'esito che della dinamica) che ho suonato così così. L'ultimo pezzo l'ho fatto nella versione "varie ed eventuali" - essendomi persa (soprattutto per cause esterne che poi vi racconto) e avendo rabberciato la cosa come sono riuscita. Ma incredibilemnte il pubblico è stato contento (questo è il dovuto happy ending) quindi forse... tutto sommato.... Mah?!

E ora la cronaca di un evento comico che voleva essere serio.

Prologo: "Da grande farò il pompiere!"
Avete in mente? Il draghetto che voleva diventare pompiere?
Ecco il baritono attore che ha organizzato la serata andava nella stessa direzione.
Diciamo che il suo livello di autostima è pari a 10 mentre le sue abilità si attestano su un 5.30.
Lo scarto ce lo siamo sorbiti noi.

Fase 1: le prove.
Pareva che le prove dei miei pezzi non si facessero. Una prova generale per sapere "chi-dove-quando-come" neanche a parlarne. Le prove sono mode superate (bene a sapersi!).
Però visto che dovevamo montare insieme (io e il draghetto Grizù) un pezzo poesia (composta e recitata da lui) e viola da gamba (suonata da me) si era deciso di vederci alle 17 il giorno del concerto per provare.
Arrivo alle 17 spaccate. Non c'è. E gli antiquari simpatici suoi vicini di casa mi offrono una merenda a base di acqua e pomodorini (ottimi), una sedia, e qualche lezione di restauro per ingannare l'attesa. Convinti (a ragione) che di tempo ne avrei avuto.
Mangio i pomodori, chiacchiero di macchine da cucire Singer, scambio sms modello "Tirami su il morale" (Anche voi avete una persona capace di mandarvi questo tipo di  mess? Non è fantastico?).
Versò le 18 arriva.
Tiro fuori la viola e accordo.
Sguardo perplesso di Grizù.
"Ma dovrai accodare anche questa sera?".
Sguardo sconvolto mio.
"Ehhhh!!!!!!! Gli strumenti a corda in genere vanno accordati, e questa poi avendo le corde in budello non regge tantissimo l'accordatura..."
Lui:
"Magari accorda prima di salire sul palco e poi come va va perché se no il pubblico si stufa e se ne va".
Perché notoriamente MAI ai concerti NESSUNO accorda.
Gli inizi promettevano bene.
Inzio a suonare Ortiz. (Lui aveva avuto la musica quasi 10 giorni prima).
Ascolta. Mi guarda. E commenta:
"E ma non assomiglia a Mozart questa musica..."
Io
"Mica tanto..." (mentre il mio cuore urlava cose non riportabili....)
Deluzione negli occhi del draghetto.
Io:
"Scusa ma avevi lo spartito...."
Lui, con aria quasi di dignità offesa:
"Ma se non lo sento come faccio a capire com'è?!"
Non dico più nulla e continuo a suonare.
Ogni volta lui finisce di recitare la poesia in un punto diverso e pretende che dove sono io mi fermi.
Magari il brano avrebbe anche un suo senso, non è che si può tagliare dove capita....
Nel frattempo - suonando all'aperto con il 99% di umidità - la viola si è scordata  da matti (più o meno un semitono sulle corde gravi).
Mi scuso e chiedo di riaccordare.
Lui:
"Ma non si sente mica!"
Io (mi è uscito dal cuore) urlo:
"MADONNA!!!!!"
"E lui... ma sai che quando tiri fuori la voce hai un nonsoché di accento toscano?!"

Conclusione delle prove: se questo è diplomato al conservatorio io sono la reincarnazione di Marais!

Vado a casa, faccio una doccia, mi preparo e poi torno sul luogo per il concerto vero e proprio. Con brutti presentimenti.

Fase 2: il concerto
Andrò veloce perché raccontare tutto sarebbe impossibile.
Abbiamo inziato con quasi un'ora di ritardo perché (a mio parere... e non dimenticate la mia anima psico) il draghetto aveva una crisi di panico.
Si è deciso che anche se suonavo pochissimo e solo a metà spettacolo avrei dovuto stare seduta lì (come una scema, a mio parere) tutto il tempo. Forse voleva cortruire una specie di quadro vivente... Boh?
Iniza il concerto. Il draghetto canta in milanese accompagnandosi con la chitarra. Si dà "l'accordo di servizio" con la nota di partenza... e poi intona fuori (sempre più o meno di un semitono). E va avanti così. Ma si può?!
Tra l'altro l'inizio del concerto è stato l'inizio del mio incubo.
Mi avevano fatto sedere dietro alle casse. Eh sì. Perché TUTTO, tranne la viola da gamba (voce, tastiera, chitarra...) era amplificato modello discoteca. (fortuna che eravamo in un cortile... All'arena avrebbero usato marchingegni degni della NASA invece di un semplice microfono).
Il tutto mi veniva quindi sparato a palla nelle orecchie. Dopo i primi 20 minuti non sentivo più quasi nulla (anche se purtroppo molti dei vaneggiamenti del drago mi arrivavao lo stesso).
Panico. Come faccio a suonare se non sento cosa suono?!!!!!
Infatti ho suonato senza sentire che cavolo stavo facendo.
Da qui i problemi.
Ortiz è andato. Schenck... sono arrivata alla fine in qualche modo ma non chiedetemi come.
Il pubblico comunque ha applaudito. Io dopo Schenk avrei tanto voluto mettermi DIETRO alle casse... ma non si poteva.....
Segnalo come cose davvero carine della serata: un mimo bravissimo... commovente... intenso.
Una poetessa (mia amica tra l'altro!) capace di scrivere versi profondi e credibili, e leggerli davvero con sentimento senza affettazione.
Un ragazzino che ha recitato il monologo di Amleto accompagnandosi con la chitarra elettrica (mitico il commento di Lollo a questa esibizione: "Visto cosa ha fatto la psicoterapia ad Amleto?!").
Alla fine (quando ormai oltre a non sentire più avevo anche un dannato mal di testa) il Draghetto ha chiamato tutti uno ad uno per gli applausi.
Ricordo che ho pensato: "Chissà che brutto! Quando arrivo io applaudiranno tutti per dovere e sarà tristissimo". (Sempre ottimista io vero?!).
Invece nonostante la sordità (ed è tutto dire) ho notato che gli applausi sono stati sentiti, e un po' di gente ha perfino urlato "Brava!". Davvero davvero!
I misteri della vita.
Comunque per permettere anche a voi di fare la conosecnza con il Draghetto, di sentirmi/verdermi suonare senza sapere cosa faccio (sappiate quindi che a volte mi capita di suonare meglio!!!!), e soprattutto di apprezzare l'ìincedibile lirica di detto Draghetto.... vi regalo nientemeno che il video dell'evento! (Un grazie sentito a Morton0 che ha relaizzato il detto video).


(....Lo so che il video si gira, ma è una profonda e intensa metafora il cui significato senz'altro avrete facilmente colto....)
Vi prego di far caso alla fine del video a una voce che dice "sembra un quadro!". Incredibilmente era rivolto a me. Mi ha svelato Morton che un paio di buffe signore continuavano a ripetere che ero bellissima e sembravo un quadro, appunto. Fortuna che non hanno aggiunto:"Ma i quadri non hanno l'audio!". E questo è il pubblico particolare cui alludeva Karapsi nel suo commento al post precedente....

Fase 3: il dopo concerto
Naturalmente ero abbastanza provata. Mezza sorda e col mal di testa. Per di più delusa e arrabbiata con me stessa.
Cavoli!!!!!!!
Lo sapevo da dio Schenk! Come ho potuto essere così deficente, capra e idiota?!!!!!!!!!

Mentre ero intenta in tali dolci pensieri alcuni passavano a complimentarsi con me. Mentre mi chiedevo se era per dovere o per convinzione, arriva una vecchietta tutta dolce. Tipo Miss Marple. E mi dice: "Scusa, cara... Ma devi proprio dirmelo... Come fai... Alla tua età... Questi livelli....".
Io naturalmente l'ho interpretata in questo senso: "Certo che alla tua venernda età, ancora a suonare così male... ma non potevi fare altro?".
Così inzio a dirle che non è che faccio proprio al musicista, faccio anche la psicologa... Lei mi guardava un po' (tanto) stupita.
E poi ha chiarito che lei intendeva "Ma come fai così giovane (mi dava meno di vent'anni....... e sì che mi ero pure truccata!) a suonare già così bene?".
Evviva!
Il babbo dice che sono io ad essere troppo autocritica.
Io so di aver fatto casini.
Ma si vede che anche i casini hanno un loro seguito.....

Il draghetto è stato poi definitivamente sitemato dalla mitica Morton.
Mentre si andava via a mangaure una meritata pizza, lui ci ha salutati. E nel suo stile ha voluto farlo poeticamente. E ha iniziato: "Come disse il grande poeta...." continuando con versi abbastanza assurdi (se non ricordo male si parlava di qualcuno caduto dal pentagramma o sospeso lì sotto...") - composti da lui medesimo.  Alla fine si aspettava un commento, e Morton0 subito se ne è uscita con un appropriatissimo "Minchia!". Che è diventato l'inno, lo slogan, la caratterizzazione descrittiva analitica di tutta la serata!

Quindi.... "Minchia! Che vi siete persi!"

B.

PS: La pizza era proprio buona!
PPS: il mal d'orecchie ha continuato a tormentarmi e ho perfino dovuto andare a prendere apposite goccioline... Ma si può?!

 
 
 

Poche ore al concertino...

Post n°101 pubblicato il 14 Luglio 2006 da thefairyround
Foto di thefairyround

Ovviamente i ripassi dei brani si susseguono senza sosta.
Ma quello di ieri sera è stato speciale....
Qui a Milano diluviava. Fori dalla finestra vento e un muro d'acqua.
Così ho spalancato la finestra del balcone del soggiorno/studio dove suono.
Ho piazzato sedia e leggio lì di fronte.
Preso al viola.
Guardato quasi con sfida la tempesta lì fuori e poi ho inziato a suonare mettendoci davvero tutto quello che avevo dentro.
Ragazzi!!!
Concerto per viola e uragano. Emozionante. Splendido.
Spero di suonare così questa sera.
(Ma possibilmente senza uragano!)

Anche perché un po' d'ansia di sottofondo inzia a farsi sentire.
... E comincio a capire Didone quando cantava (rivolta a quel #ç*^@# di Enea che la mollava per andare a sposare non si sa bene che in quel di Roma)

"Remember me, but, ah!, forget my fate"


(dall'aria "When I am laid in earth" dal Didone ed Enea di Purcell).


Perché, come sempre quando si avvicina una suonatina in pubblico, inzio a meditare sulla morte e sulla trascendenza dell'anima.

Credo di aver suonato i miei pezzi qualche migliaia di volte solo negli ultimi 3 giorni. Li so a memoria.
Probabilmente li saprei suonare anche al contrario.
Alle 4 di mattina.
Al buio e digiuno.
Con i piedi nell'acqua ghiaccia e le zanzare che mi pungono.
Con davanti Rolf Lislevand.
(be'.... non esageriamo... Con davanti Paul McCartney).

Ho pure approfondito l'ìinterpretazione. Ho ricordato ogni straccio di consiglio dato dai miei tre "guru" dell'interpetazione (e naturalmente non vi svelerò l'identità dei suddetti "guru" anche se almeno uno/a è facile da individuare).

Tutto torna.
E allora perché mi agito? E' una buona domanda.... Forse è congenito...... E sì che quando devo parlare in pubblico in genere sono tranquillissima.
Sarà perché in quel caso ho la consapevolezza (metacognitiva?) si sapere quello che sto facendo, emntre quando suono l'animo rapsodico mi preclude tale consapevolezza?

Al pubblico di questa sera l'ardua sentenza sull'efficacia della mia preparazione...

Pensatemi ("but ah!! forget my fate", nel caso di lancio di pomodori).
Poi vi farò sapere.

B.

Ps Calorosi e sentiti  "in bocca al lupo" sono naturalmente benvenuti!

 
 
 

Il girasole impazzito di luce... e altri incontri

Post n°100 pubblicato il 11 Luglio 2006 da thefairyround
Foto di thefairyround

Ho passato un week-end lungo dal babbo, al mare, al confine tra Liguria e Toscana.
(Ma questa volta sono andata in macchina e non in treno... per rimandi allo scorso fine settimana da quelle parti si veda il post 87).

In questi giorni abbiamo approfittato del tempo splendido e del mare meraviglioso per fare frequenti incursioni marine nelle zone delle 5 terre. Le zone di Montale.
E in effetti in parte mi ci sono ritrovata. Mi pareva quasi di vederlo camminare lungo la costa osservando, chinandosi ogni tanto a sfiorare un'agave.
Altre volte invece mi sembrava di essere su un altro pianeta rispetto all'intesa poesia di Montale.

Allora...
Cose che sarebbero potute succedere anche a lui - anche con lui:
- perdersi nella luce di paesaggi fatti di rocce, agavi, gabbiani
- chiudere gli occhi e sentire il profumo della luce sul mare
- immaginare la storia di quelle rocce, la storia che hanno visto quelle rocce
- perdersi nell'azzurro del cielo, riperdersi nell'immensità del cielo stellato
- perdersi in riflessioni filosofiche (probabilmente inutili e magari anche un po' folli) sulla vita, sugli uomini e sull'amore solo guardando il blu profondo del mare, e il volo dei gabbiani

Cose che probabilemnte a Montale non succedevano:
- cercare di insegnare a nuotare a un cucciolo di 6 mesi (che sta attraversando l'adolescenza canina e si comporta come un ribelle piantagrane)
- nuotare mandando bacini al detto cucciolo perché in genere è il modo per farsi seguire ovunque, e sentirsi profondamenti idioti (provate voi a nuotare al largo mandando bacini in direzione di un cane bardato con mega guinzaglio rosso fiammante in stile baywatch che vi guarda e piange perché vorrebbe chiaramente tuffarsi ma ha una fifa boia)
- passare in barca sul fiume e sentirs urlare "Oh Bona!!!!!"  da un ciclista di passaggio,  che per fare tale commento con cognizione di causa ha pensato di guardarmi a lungo e attentamente, mancando così clamorosamente una curva e rischiando di finire a bagno nel fiume (per i dettagli si veda il blog "Scherzo o follia?" di Morton che ha gentilmente fatto ottima pubblicità alla cosa)
- guardare col babbo la finale dei mondiali - bevendo un ottimo bianco locale (a me non piace la birra...) lanciando urla e commenti che neanche due ragazzini di 12 anni....
- fare amicizia (per lo più grazie al cane) con una serie di persone veramente simpatiche (anche se a volte un po' strane): coppia di tedeschi, con bimbo di un anno e un altro in arrivo che hanno deciso di trasferirsi in Italia e parlano benissimo l'italiano, signora toscana con marito livornese - innamorata della sardegna; gruppo di 10 amiche che hanno organizzato una cena di sole donne per festeggiare la vittoria dell'Italia ai mondiali, e che commentavano con perizia su tutti i giocatori (sospetto che l'aspetto fisico degli stessi infuisse però non poco sulle loro valutazioni atletiche)
- provare all'infinito i pezzi per viola sola da eseguire al concertino di venerdì (gasp) e sentire il pappagallo della casa di fronte (animale piutosto antipatico) che al termine di ogni brano urlacchia con voce stridula e seccata "AANCOORA! AANCOOORA!".

Montale ha scritto questi versi:

Portami il girasole ch'io lo trapianti
nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l'ansietà del suo volto giallino.

Tendono alla chiarità le cose oscure,
si esauriscono i corpi in un fluire
di tinte: queste in musiche. Svanire
é dunque la ventura delle
venture.

Portami tu la pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza;
portami il girasole impazzito di luce.

Mettendo tutto insieme mi sorge un dubbio: che io mi sia lasciata un po' trascinare dalla luce, dalla poesia, dal fatto che Montale mi è sempre piaciuto... Che mi sia immedesimata un po' troppo e che mi comporti... che sia io... il girasole impazzito di luce?!

B.

 
 
 

La cena del Pirata

Post n°99 pubblicato il 07 Luglio 2006 da thefairyround
Foto di thefairyround

Questa sera è andata in scena "La cena del Pirata".

Sarebbe a dire una cena tra psico-colleghi (che non si sa bene se vuol dire colleghi psicologi o colleghi psicotici...).
Tra i commensali c'era l'ormai mitica Morton0, e in onore suo, e del suo occhio cecato (si veda il suo blog "scherzo o follia?" per maggiori dettagli) abbiamo deciso di metterci tutti (almeno metaforicamente) una benda sugli occhi, dando vita a una simpatica e gustosissima cena dei pirati...

Ci siamo immedesimati a tal punto che ancor prima del dolce cantavamo in coro "Quindici uomini sulla cassa del morto"....

Naturalmente dove poteva aver luogo tale cena se non alla locanda "la Barbarina"?
Così oggi ho passato un piacevole pomeriggio a cucinare qualcosa di degno di tanto evento.

Il menu' è risultato così composto:
- Mazzetti in pinzimonio di ceci
- Tartare del bucaniere al pomodoro oppure (per i vegetariani) spiedini di anguria e mozzarella
- Super mousse al cioccolato

Il tutto innaffiato da un buon vermentino ligure, vin santo per accompgnare la mousse e grappa ai mirtilli per chi l'ha voluta (vedi Morton0 e Lollo suo) al termine della cena.

Preme far notare che siamo stati accompgnati per almeno metà cena dalle note di Rolf Lislevand (CD "Nuove Musiche": splendido! Ve lo consiglio proprio!)... veramente suggestivo... Azzarderei un piratesco... in senso elogiativo... ma temo che Lislevand (se mai leggesse questo blog, cosa che reputo peraltro difficile... ahimé) potrebbe fraintendere e non gradire!

La cena è inziata sotto i migliori auspici: un temporale degno di Noè.
Morton è arrivata modello "pulcino bagnato" con 20 minuti di anticipo... gli altri - modello "zuppa e pan bagnato" con un'ora di ritardo... quando già noi stavamo per raggiungere la fase "allucinazioni da fame".

Abbiamo però attraverdato indenni e felici le altri fasi della serata:
- ragali ironici (ad esempio pennarelli con stampini per Morton0 - che ancora un po' mi stampava tutta la tovaglia tirolese... - per vedere se dopo la carta riusciva a farsi finire anche un pennarello in un occhio, oppure le bolle di sapone per Lorenzuccio/Lollo... che ha simpaticamente riempito il soggiorno... A proposito: grazie Manu!)
- pettegolezzi su colleghi/amici/conoscenti assenti
- reciproche prese in giro
- aneddoti divertenti su persone (più o meno) insospettabili
- ecc.

E' stata una serata bellissima.
Di quelle che ci voglio proprio ogni tanto.
Che ti lasciano un sorriso stampato in faccia per qualche ora...
... Con tendenza a frequenti ricadute.
Che ti fanno dormire meglio...
... E affrontare meglio il lavoro il giorno dopo...

GRAZIE a tutti i pirati che hanno reso unica questa cena!

B.

 
 
 

Che notte!

Post n°98 pubblicato il 05 Luglio 2006 da thefairyround
Foto di thefairyround

Premetto subito che ieri sera, pur avendo guardato la partita, non mi sono né ubriacata (un solo piccolo bicchiere di vino bianco) né ho mangiato pesante.
D
etto questo… sono ancora un po’ sconvolta dai sogni di questa notte.
Allora… nell’ordine ho sognato che mio nonno cadeva dalle scale nella casa di campagna – battendo la testa. Siccome come scenario è molto realistico… mi sono presa uno spavento… Già lo davamo per spacciato quando lui si è ripreso, ha iniziato a vestirsi con grandi lenzuoli arancione, ha cambiato il nome in “Pennello Celeste” ed è diventato un grande Guru. Nel mentre mia nonna chiedeva il divorzio e mio padre decideva di creare un impero marketing su questa cosa (il nonno Guru, non il divorzio della nonna).

Mi sono svegliata. Ho realizzato che era solo un sogno.

Tornata a dormire ho sognato di essere imbarcata sul Titanic, che puntualmente affondava in mezzo a milioni di iceberg.
Le scialuppe non erano conformi alle norme ISO9000 (o qualcosa del genere) quindi il capitano (che sembrava Actarus di Goldrake per chi lo avesse visto)  le ha affondate di persona con un’accetta (!!), mentre io finivo appoggiata a un mini-icerberg insieme a due giardiniere sui 65 che si lamentavano della temperatura dell’acqua. (Ma nel film non c’erano bei ragazzi su quella nave?).

Poi riuscivamo a trovare posto su un grosso iceberg che alcuni dei naufraghi avevano organizzato tipo mega scialuppa – modello igloo. (Non so come avessero fatto in così poco tempo a scavare l’interno dell’iceberg per ricavare questa specie di grotta dove stavamo tutti quanti….).
Un po’ affollata ma non si stava troppo male. Metà delle persone lì riunite dipingevano sulle pareti raffigurazioni dei compagni di crociera presumibilmente morti nel naufragio (sarà stato un modo per esorcizzare lo choc?) mentre gli altri si preparavo a rilasciare interviste alla televisione quando saremmo stati salvati (…). Sono stata incaricata di organizzare corsi di formazione sul stili cognitivi e apprendimento cooperativo per gestire la co-abitazione forzata. Ma nessuno voleva fare i lavori di gruppo.

Grazie al Cielo poi è suonata la sveglia.

Temo che questa rapsodia di sogni folli sia stata causata dall’organizzazione della serata del prossimo 14 luglio.
Suonerò a un evento benefico qui a Milano a favore di un pittore malato di sclerosi amiotofrica (a proposito chi passasse dalle parti di Milano e volesse partecipare me lo faccia sapere che mando i dettagli).
L’organizzatore (bravissimo – cantante, attore…. una mito) è ancora più rapsodico di me (il che è tutto dire!).
Sospetto quindi che il mio subconscio stia tentando di comunicarmi che è un po’ inquieto all’idea di questa avventura avventurosa. Sì perché io, abituata all’organizzazione super seriosa degli eventi a cui ho partecipato, mi trovo un po’ spersa (in balia delle onde?!!!) davanti a questo vivere l’evento “con la pancia”. Contaminare generi. Improvvisare. Decidere al momento. Credo che alla fine verrà una cosa veramente viva, forte, coinvolgente.
Ma ragazzi… quanti Titanic dovranno affondare da qui al 14…..
Pensatemi…

B.

 
 
 

Parole ed identità personale

Post n°97 pubblicato il 02 Luglio 2006 da thefairyround
Foto di thefairyround

Che fatica lavorare di domenica!
Dovevo scrivere due articoli (per la cui consegna sono pure in ritardo, ma spero nella clemenza della corte)... e ho fatto una tale fatica a raccogliere le energie mentali per scriverli in modo che avessere una minima parvenza di senso, che quasi ho paura di rileggerli... Chissà che scemenze ci trovo...

Per distrarmi (e distrarvi) vi propongo un gioco - che mi è stato "lanciato" tempo da da un'amica

Si tratta di chiedere ad amici e  conoscenti di descrivervi usando una sola parola. E poi... stare a vedere cosa ne viene fuori.
Io l'ho fatto e mi sono divertita.
Riporto qui di seguito le parole che mi sono state attribuite. Se poi qualcuno dei frequentatori del blog vuole aggiunmegre la sua... E' il benvenuto!

  • Disponibile
  • Dialogo
  • Vulcanica
  • Artista
  • Colomba
  • Gentile
  • Azzurra
  • Curiosa
  • Sorriso
  • Multifattoriale
  • Sapore
  • Solare
  • Poetessa

Ora... leggendole tutte insieme se ne può solo dedurre che ho una personalità attiva e complessa. E anche il alto artistico emerge decisamente.
Quella che mi è piaciuta di più però - devo dirlo - è stata "Azzurra". Non so perché. Forse è quella più vaga ma mi ci sono ritrovata subito. Quella più strana mi è sembrata "colomba". Ho chiesto spiegazioni ed è stata giustificata con un rimando all'idea di purezza e leggerezza (sarà...).

Be'... ora se volete divertirvi a vedervi rispecchiati da chi vi gira intorno provate anche voi (e fatemi sapere come va a finire se vi va...). E - lo ribadisco tanto per far vedere che ci tengo sul serio - se avete una aprola per me.... l'accetto più che volentieri!

B.

 
 
 

Statistica, formule ed identità personale

Post n°96 pubblicato il 30 Giugno 2006 da thefairyround
Foto di thefairyround

Su suggerimento di Karapsi condivido volentieri con voi la nostra esperienza statistica di ieri.
Al momento ci stiamo ancora riprendendo.... Il corso è stato talmente intenso e coinvolgente da farci intraprendere un serio cammino di analisi e ridefizione del sé. Un po' come nella vignetta che riporto di seguito... (e che spero si riesca a vedere questa volta....)

In particolare siamo tornate a casa dopo 6 ore di riflessioni sui modelli log-lineari e sui relativi presupposti (dalla legge di probabilità alle proprietà dei logaritmi passando per il Chi quadro) chiedendoci se nella nostra vita in realtà noi non fossimo altro che qualcosa di simile a F = tetarc * mu.i / muj. O qualcosa del genere.
Converrete con me che il solo pensiero è inquietante.
Poi ci è pure sorto il dubbio che il nostro percorso di formazione e investimento sulla ricerca (statistica compresa) non ci porterà ad essere altro se non modelli saturi. Cioè modelli che non hanno ragione di esistere.
Corpo di mille pipe!
E io che pensavo che la statistica fosse una disciplina fredda e poco coinvolgente. 

Ma andiamo con ordine. Come siamo finite in mezzo a questa selva di formule? Ma cosa c'entra la matematica (e i logaritmi) con la psicologia?

La statistica c'entra perché facendo ricerca, e cercando di dare una mano a tutti quei poveri psicologi che da qualche tempo cercano di convincere il mondo che la psicologia è una scienza, i dati che raccogliamo cerchiamo ovviamente di analizzarli in maniera scientifica. Quindi statisticamente valida.
Ultimamente ero un po' angosciata all'idea di dover eseguire un certo numero di analisi log-lineari per delle ricerche.
Mentre ero in Belgio ho saputo che si sarebbe tenuto un seminario intensivo proprio sui modelli log-lineari.
Mi ci sono buttata a pesce, e con mio grande sollievo Karapsi mi ha seguita insieme ad un'altra nostra collega e amica (andando così a formare un amabile trio paraganabile solo alle Tre Grazie).
Ora... io mi aspettavo un corso tranquillo e giocoso. Del tipo "L'analisi log-lineare serve a questo. Per eseguirla con questo software dovete seguire questa procedura. Ora facciamo qualche esercizio insieme".
Invece no! Il docente (bravissimo per altro) era uno statistico vero così è partito dalle formule. Il computer non l'abbiamo neanche acceso. Abbiamo ragionato sulle formule. Dimostrato le formule (e sì che se lui mi avesse assicurato che erano vere gli credevo sulla parola!).
E non formule e basta. Così tanto per esercitare la nostra intelligenza matematica. Formule che avevano dietro tutto un universo di modelli, ragionamenti, ipotesi.
Insomma.... è stata un'ardua impresa.
Nel pomeriggio (il corso ha preso l'intera giornata e ci aspetta la seconda puntata a settembre) eramo talmente fuse (noi, le tre Grazie) da inizare ad ipotizzare di aprire un bell'agriturismo al termine del dottorato.
Abbiamo pensato a tutto. Dove farlo. Che attività promuovere (alberi da frutta, marmellate, corsi di pscio-cioccolato "dimmi che ciocolato mangi e ti dirrò chi sei" - o qualcosa del genere, serate a tema musicale, psicologico, "marziale" - in onore di Karapsi, ecc). Il nome dell'agriturismo: "Al modello saturo".
Eh' sì. La statistica lascia il segno! Decisamente.

Però devo ammettere che, come accennavo sopra, il docente era uno dei più bravi e competenti che mi sia capitato di incontrare da parecchio tempo. Credo che far ridere 20 persone durante 6 ore no-stop di statistica a fine giugno in un'aula senza aria condizionata sia un'impresa veramente degna di nota. E lui c'è riuscito.
Farci entarre in testa tutte quelle formule, facendocele capire un'impresa ancora più ardua. Ma anche qui il nostro eroe ha trionfato.
E vi dirò di più. Ci scherziamo tanto sopra. Ma proprio perché ci è davvero piaciuto, e servito. Le due cose insieme capitano poche volte nella vita!
E si può dire che era anche un bell'uomo?!

B.

 
 
 

The flight from tenderness

Post n°95 pubblicato il 28 Giugno 2006 da thefairyround
Foto di thefairyround

Ieri ho assisitino a un'interessante lezione sul Perdono nelle close relationships (che in italiano viene in genere tradotto "relazioni intime"... ma secondo me non rende bene l'idea.... letto così fa solo pensare alle relaizoni "romantiche" mentre "close" può anche essere una relaizone tra amici, insegante/allievo [ne so qualcosa...]).

Curioso,forse, pensare che la leizone è stata tenuta da uno psicologo. Fino a poco tempo fa il perdono sembrava effettivamente essere appannaggio di altre scienze. Noi psicologi siamo troppo "ganzi" (duri, freddi, analizzatori.... il mezzogirono di fuoco della mente) per occuparci di queste "debolezze".
Ma ora si sono ricreduti... a quanto pare.

Bella la citazione da cui ha preso avvio la lezione, proprio a conferma di quanto scrivo sopra. Sono le parole di un famoso psicologo (Allport) che così scriveva nel 1950:

"Somehow it feels more tough-minded to study discord. The scientist fears that if he looks at affiliative sentiments he may seem sentimental; if he talks about love he may seems emotional; and if he studies personal attachments he may seem personal. Better leave the whole matter to poets, to saints, or theologians".

Voi che ne pensate?
Io personalmente (per quanto Allport in sé mi stia anche sipatico fin dai tempi dell'esame di PSicologia generale - qualche secolo fa, ahimé), sono più d'accordo con le nuove tendenze che rivalutano un possibile rapporto tra psicologi e "tenderness"....

Non posso però (pur dopo queste serie riflessioni) non concludere con un sorriso.... (mi perdonerete, spero....)

B.

 
 
 

A spasso per il Belgio (seconda parte)

Post n°94 pubblicato il 26 Giugno 2006 da thefairyround
Foto di thefairyround

Dove eravamo rimasti? Ah sì. Più o meno sul treno da Bruxelles a Leuven.
Siamo arrivati (puntualissimi… non fatemi commentare) e questa volta non ci sono state esitazioni o sbandamenti. Anche perché l’albergo era a circa 300 metri dalla stazione. Neanche io sarei riuscita a perdermi.
L’albergo era carino… l’unica cosa inquietante era che sorgesse di fronte a quello che aveva tutta l’apparenza di un carcere (torrette di guardia e filo spinato compresi). Comodo: chi non paga il conto viene trasferito direttamente al di là della strada.
Serata tranquilla. Abbiamo scoperto le bellezze di Leuven… e soprattutto le sue impedibili statue!

Abbiamo anche trovato un posto carino dove mangiare (dopo aver girato tre volte tutto il paese alla ricerca di un posto non troppo turistico dove fermarci). Abbiamo ordinato una antipasto che aveva le dimensioni di una porzione per due persone (buono però). Al solito l’acqua costa più del vino e/o della birra. Ma ho voluto fare l’atipica e ho ordinato la mitica “acqua del duca”. Che dal prezzo avrebbe potuto essere champagne, o almeno grappa di quella buona. Invece era solo acqua… e poca per di più.
Il giorno dopo iniziava il convegno. Io ero tranquilla dovendo parlare solo il secondo giorno di lavori. Così ho potuto dedicarmi all’acclimatamento. Capire che persone ci sono, com’è il l’atmosfera…
Uno dei mie hobby preferiti ai convegni è quello di individuare i tipi più strani e bizzarri (che non mancano mai! E poi soprattutto spiare il nascere e l’evolversi di flirt fra congressisti. Questo è divertentissimo!
Ad esempio c’era il sosia di Rolf Lislevand (era proprio uguale ma non era lui: ho controllato) che faceva numeri da cartoni animati per sfuggire a una spagnola che ci provava spudoratamente con lui. Sembravano Brigitta e zio Paperone. Poveretto.
Poi c’era un prof. tedesco che in una delle cene comunitarie ha arpionato una giovane promessa locale e cercava evidentemente di stenderla con il suo (forse un po’ dubbio) fascino. Solo che appena lui si è allontanato un attimo (credo per prendere da bere a lei… pure galante il povero diavolo) lei ne ha approfittato per dileguarsi. La faccia di lui quando è tornato al tavolo con due bicchieri in mano e l’ha trovato vuoto era da filmare. Poveretto anche lui.
Poi c’era una misteriosissima greca che parlava benissimo l’inglese (con accento americano… la prima greca che parla così bene l’inglese), e non solo! Ho casualmente scoperto che parlava correntemente anche l’olandese! E aveva chiaramente una qualche relazione altrettanto misteriosa con un signore alto serio e sempre impeccabilmente vestito con completi grigi all’ultima moda. Casualmente dove c’era lei (tavolo della colazione, ad ascoltare un intervento, a bere un caffè) arrivava lui. Quasi non parlavano ma si scambiavano sguardi “saputi”. Per me erano spie.
A metà pomeriggio sia io che il capo eravamo cotti. Così abbiamo deciso di fuggire e perderci uno dei keynote speech che prometteva di essere terribilmente noioso, dedicandoci a un po’ di sano riposo a vantaggio della cena sociale prevista per la sera. Così ci siamo avvicinati all’uscita con nonchalance, facendo generici commenti (in inglese per essere sicuri di essere capiti da tutti gli eventuali interessati) sul tempo. Arrivati con passi felpati in prossimità dell’uscita abbiamo iniziato a dire quanto sarebbe stato bello prendere una veloce boccata d’aria, visto che c’era un bel venticello. Siamo usciti guardandoci intorno con sguardi furtivi, sempre elogiando la qualità dell’aria di Leuven. Una volta fuori abbiamo sostato per qualche minuto in prossimità dell’ingresso, sempre parlando di quanto fosse bello da quelle parti mentre piano piano guadagnavamo centimetro dopo centimetro lo spazio verso il primo angolo. Appena girato l’angolo ce la siamo data a gambe e siamo andati senza scrupolo alcuno a riposarci!
Alla sera tutti belli riposati e in forma abbiamo studiato sulla cartina il percorso per arrivare alla sede della cena sociale e siamo arrivati fieri della nostra indipendenza. Si è scoperto che il tutto avrebbe avuto luogo presso la scuola alberghiera locale, e sarebbe stato organizzato e gestito dagli studenti. Carinissimi, gentili ed emozionati. E del tutto incapaci di dire o capire una sola parola in una lingua che non fosse l’olandese. Noi siamo arrivati per primi e non sapevamo cosa fare… Alla fine abbiamo fatto finta di ammirare ogni tipo di decorazione della stanza, per togliere loro dall’imbarazzo e panche per non stare in piedi lì come imbecilli per quelle che avrebbero anche potuto essere ore (gli altri proprio non si vedevano).
Alla fine siamo stati salvati dall’ottavo giro di commenti delle foto appese nell’ingresso dall’arrivo del gruppo di congressisti. Si erano dati tutti appuntamento presso l’università per evitare di perdersi. Ma noi siamo talmente avanti da esserci arrivati da soli, senza perderci e in anticipo. Che classe gli italiani, eh? (certo c’era anche il fatto che essendo scappati nel pomeriggio non sapevamo dell’appuntamento, ma in ogni caso saremmo andati da soli per dimostrare la nostra elevata capacità di orientamento…….)
Cena divertente… e alcolica. Ogni commensale aveva qualcosa come 6 bicchieri. Appena si faceva il gesto di bere da uno arrivava un cameriere che lo riempiva. E siccome erano così agitati e timorosi di sbagliare chi aveva il coraggio di dire “basta”? Poi magari ci rimanevano male! Dopo la prima mezz’ora eravamo tutti piacevolmente allegri e tendenti a ridere e fraternizzare. (Sottile tecnica psicologica questa dei camerieri evidentemente….).
Noi eravamo al tavolo con un gruppo di simpatici e folli americani. E in breve mi sono trovata a sapere tutto sugli appuntamenti galanti della mia vicina di tavolo (una docente di psicologia con i capelli rosa, che mi ricordava tanto Tonks di Harry Potter), della sua famiglia allargata (intricatissima… sembrava di sentire un riassunto di beautiful), per non parlare della famiglia del suo capo (che sembrava Bilbo Baggings, per rimanere in tema romanzi). Inoltre sono rimasta colpita dalla loro tendenza a fotografare TUTTO: noi, i piatti, i bicchieri, i camerieri, loro stessi…
Tornata in abergo un po’ barcollante sono stata colpita dal fatto che avrei forse dovuto ripassare la presentazione, ma ero forse non proprio al mio massimo come funzionalità cognitiva. Sono riuscita in qualche modo a fare il mio discorso e la cosa mi ha sollevata. Se riuscivo ad arrivare in fondo con il vino nel sangue la mattina dopo quando sarei stata presumibilemnte sobria tutto sarebbe senz’altro andato per il meglio.
E in effetti nonostante un po’ di (comprensibile) panico da pre-presentazione tutto è andato bene. Ho pure risposto bene alle domande (una delle quali veramente maligna) che mi sono state fatte. Forse avrei potuto parlare “meglio” (a voce più alta e con un accento migliore)… ma quando sono agitata mi si annodano le corde vocali e tendono ad emergere strani comportamenti (infatti imitavo il modo di parlare del mio capo – credo per sentirmi più sicura – sono scema lo so – ma nessuno è perfetto e io senz’altro meno degli altri).
Ma tanti mi hanno fatto i complimenti per il contributo (interessante e metodologicamente ben strutturato) per cui… Prova superata con successo direi.
Altre note dal convegno. La seconda sera sono venuti tre ragazzi a suonare jazz (contrabbasso, batteria e sax). Il contrabbassista a un certo punto (forse per catturare un po’ di attenzione?) ha tentato un mezzo spogliarello, ma è stato intercettato da uno dei docenti che gli ha messo davanti uno dei pannelli del poster. Peccato.
Poi come non ricordare il viaggio di ritorno?
Avevamo un po’ di tempo e abbiamo girato ancora un po’ per Bruxelles, scoprendo che avevamo mirato a visitare il giardino reale che ovviamente è chiuso al pubblico, così non potendoci passare attraverso abbiamo dovuto fare un giro allucinante per tornare in stazione (che ormai conoscevamo come le nostre tasche) dove siamo arrivati distrutti. Trasferimento in aeroporto per scoprire che il ceck in era chiuso, e i banchi invasi da una folla impressionante di umanità varia. Cosa più preoccupante un aereo della nostra compagnia era circondato da veicoli dei vigili del fuoco. Per non pensarci siamo andati a mangiare qualcosa. Ero oramai convinta di riuscire a cavarmela con il francese gastronomico così ho ordinato quello che credevo fosse un piatto di simil-polpettine… e mi è arrivato un piatto di pasta (scotta) alla bolognese. Va bene. Non mi azzarderò mai più neanche a pensare di sapere il francese.
Alla fine siamo riusciti a fare il ceck in, e abbiamo perfino trovato un collega che andava come noi a Milano. Insieme abbiamo appreso che il volo precedente al nostro era annullato. Insieme abbiamo tremato davanti al sempre crescente ritardo del nostro.
Insieme abbiamo trionfato quando ci hanno imbarcato e siamo finalmente partiti. Ci era anche venuto in mente di promuovere un coretto da gita di classe (con canzoni tipo “Michelle” o “Questo piccolo grande amore) ma poi più della musica ha potuto la stanchezza.
Vi dico solo che sono arrivata a casa alle due di notte.
E così si è conclusa anche questa avventura….

 B.

 
 
 

Girovagando per il Belgio (prima parte)

Post n°93 pubblicato il 25 Giugno 2006 da thefairyround
Foto di thefairyround

Rieccomi – dopo la parentesi belga.
Sto ascoltando un bellissimo CD “Folias & Canarios” (suonano, tra gli altri, Jordi Savall – viola da gamba e direzione – Andrew Laurence King – arpa doppia – e il bravissimo e bellissimo Rolf Lislevand alla tiorba e chitarra barocca).
L’ascolto è in tema perché ho acquistato il CD a prezzo scontatissimo proprio in un negozietto a pochi metri dalla sede del convegno.

Andiamo con ordine. E’ stato un viaggio un po’ stancante ma divertente.
Il convegno si teneva presso l’università di Leuven (Lovanio). Noi siamo arrivati in aereo a Bruxelles.
Tutto era pianificato alla perfezione (almeno sulla carta) perché viaggiavo con il mio capo e lui è veramente bravissimo nell’organizzare. Io tendo ad essere più “confusiva” (sarà l’animo rapsodico?).
Arrivo a Bruxelles la mattina – giornata a disposizione per visitare la città. Trasferimento a Leuven, arrivo in serata e cena. Poi 3 giorni di convegno (con presentazione contributo). Ritorno a Bruxelles altra breve visitina e ritorno in Italia.
Siamo arrivati a Bruxelles come da programma (con un sonno incredibile avendo: l’aereo partiva alle (circa da Bergamo: vi lascio immaginare a che ora mi sono dovuta alzare).
E poi sono iniziati gli imprevisti. E per fortuna perché così è stato molto più divertente!
Intanto la stazione di Bruxelles Midi (cioè quelle che sta in mezzo… ne hanno una per ogni punto cardinale… precisi… capisco perché Poirot è nato Belga!) è enorme ed intricata. Ci sono uffici diversi per ogni evenienza – e naturalmente distantissimi tra loro. Se volete informazioni turistiche – ma che non hanno a che fare con i treni dovete andare da una parte. Informazioni sugli orari dei treni. Da un’altra. Informazioni sui treni nazionali (più specifiche rispetto all’orario) da un’altra ancora. Informazioni sui treni internazionali. Un altro posto. E per comprare i biglietti? Neanche a dirlo ci sono altri addetti. Non vi dico quanto siamo rimasti all’interno della stazione solo per realizzare questa cosa e chiedere le cose giuste alle persone giuste. Anche perché lì parlano francese e solo francese (parlate in inglese e vi rispondono in francese….) e siccome io non lo so proprio il francese ha dovuto fare tutto il mio capo (che oltre a saper organizzare bene parla  - oltre all’italiano – l’inglese il francese e il tedesco) mentre io facevo la bella statuina e mi guardavo in giro.
Finalmente ci siamo orientati (well, sort of…), abbiamo perfino trovato il deposito bagagli e abbandonato lì le valigie sperando di rivederle e ci siamo lanciati nella città.
Il capo, ovviamente aveva una guida che si era studiato in aereo. Io di solito in questi casi inizio a camminare, mi perdo allegramente e quello che vedo vedo – cercando di respirare la città.
Alla fine però… siccome la guida non era proprio recentissima, con mia grande gioia l’effetto è stato lo stesso. Ci siamo più o meno persi una ventina di volte! E’ stato molto divertente quando ci siamo trovati in corrispondenza di quello che per la guida era uno dei più antichi e dignitosi quartieri di Bruxelles. E che ora è sede della comunità musulmana, e le “antiche e pittoresche casette” sono per lo più abbandonate a se stesse. E’ bello vivere in prima persona queste esperienze di conflitto cognitivo!
Siamo poi arrivati a un mercato delle pulci dove si poteva trovare di tutto (a saperlo sia io che il capo avremmo portato un po’ di cose da vendere da casa!). Dagli orologi a pendolo agli occhiali da vista ad articoli vari di merceria, vestiti usati, servizi di piatti, coltelli, quadri, libri e chi più ne ha più ne metta. E c’era un giro d’affari impressionante. Incredibilmente i negozi dei quartieri vicini non sembravano vendere mercanzia molto diversa. Il trionfo del cattivo gusto. Perfino pezzi di sommergibili riciclati come soprammobili potevate trovare.
Pausa pranzo. Come dicevo non capisco il francese così ho ordinato (spinta dalla fame che ormai era a livelli da allucinazioni…) una cosa che mi sembrava innocua e che dal suono poteva assomigliare a un’insalata. Mi è arrivato un piatto totalmente diverso da quello che immaginavo (una specie di grigliata di pesce… su letto di insalata… l’insalata c’era via!). Buono però.
Poi siamo andati a visitare il museo principale – dedicato all’arte fiamminga. Io da quando andai a Londra ai tempi dell’università con i docenti di storia dell’arte contemporanea e passai giorni e giorni chiusa nei musei sono diventata un po’ intollerante – così sono uscita distrutta. Ma alcune cose erano meritevoli. Tanti ragazzini (studenti della scuola d’arte?) che copiavano i quadri. Facevano sembrare il museo vivo. Sono andata alla ricerca di quadri dove fossero rappresentati strumenti musicali. E ho notato questo dato inquietante: in tutti i quadri in cui erano raffigurate scene di seduzione, lussuria e simili c’era almeno un liuto. Dove invece c’erano scene truci con persone decapitate, scuoiate e simili…. Viola da gamba. E’ vero che a quanto ho visto un qual certo gusto per il forte e il trucido era ravvisabile trasversalmente… ma qualche riflessione viene da farla, no?
Dopo il museo ci voleva una pausa rigenerante. E ragazzi che pausa!!! Gelateria: ho ordinato una “cosa” gelatosa enorme al cioccolato. Conteneva gelato al cioccolato, crema alla vaniglia e un dolce tipo muffin caldo sempre al cioccolato. Fantastica!
Su queste note trionfali si è conclusa la nostra prima visita a Bruxelles e, ormai padroni della stazione e dei suioi misteri, ci siamo spostati a Leuven.
Chiudo qui anche la prima parte del racconto. Per la parte accademica vi rimando a più tardi.
B.

 
 
 

Riparto...

Post n°92 pubblicato il 19 Giugno 2006 da thefairyround
Foto di thefairyround

Domani mattina. All'alba. Per il Belgio.

Nessuna vacanza, questa volta si tratta di lavoro.

Tenete le dita incrociate per me (un'altra volta...).
Vado a un convegno... e sarò l'unica italiana a presentare un lavoro.
Con la speranza che non mi facciano nera.
Tornerò venerdì (notte) e vi farò sapere.

Se volete essere precisi nell'inviare pensieri positivi, il mio intervento è previsto per giovedì mattina.

A presto!

B.

 
 
 

Un amore felice?

Post n°91 pubblicato il 19 Giugno 2006 da thefairyround
Foto di thefairyround

Un amore felice. E' normale?
è serio? è utile?
Che se ne fa il mondo di due esseri
che non vedono il mondo?

Innalzati l'uno verso l'altro senza alcun merito,
i primi qualunque tra un milione, ma convinti
che doveva andare così - in premio di che? Di nulla;
la luce giunge da nessun luogo -
perchè proprio su questi e non su altri?
Ciò offende la giustizia? Sì.
Ciò infrange i princìpi accumulati con cura?
Butta giù la morale dal piedistallo? Sì, infrange e butta giù.

Guardate i due felici:
se almeno dissimulassero un po',
si fingessero depressi, confortando così gli amici!
Sentite come ridono - è un insulto.
In che lingua parlano -
comprensibile all'apparenza.

E tutte quelle loro cerimonie, smancerie,
quei bizzarri doveri reciproci che si inventano -
sembra un complotto contro l'umanità!

E' difficile immaginare dove si finerebbe
se il loro esempio fosse imitabile.
Su cosa potrebbero contare religioni, poesie,
di che ci si ricorderebbe, a che si rinuncerebbe,
chi vorrebbe restare più nel cerchio?

Un amore felice. Ma è necessario?
Il tatto e la ragione impongono di tacerne
come d'uno scandalo nelle alte sfere della Vita.
Magnifici pargoli nascono senza il suo aiuto.
Mai  e poi mai riuscirebbe a popolare la terra,
capita, in fondo, di rado.

Chi non conosce l'amore felice
dica pure che in nessun luogo esiste l'amore felice.

Con tale fede gli sarà più lieve vivere e morire.

Wislawa Szymborska

L'ho letta per caso mentre analizzavo dei libri di testo delle superiori per andare ad esplorare il rapporto testo-immagine (incredibile come a volte si facciano scoperte interessanti attraverso le vie più strane e contorte...). E mi è piaciuta tantissimo. Per la sua sottile ironia. Per la sua mascherata profondità...
B.
 

 
 
 

Di ritorno dalla Sicilia...

Post n°90 pubblicato il 16 Giugno 2006 da thefairyround
Foto di thefairyround

... e già di corsa!

Già in aereoporto a Palermo, al ritorno, sono ricominciate le telefonate di lavoro (prima tenevo il telefono prudentemente spento quelle 23 ore e mezza al giorno... una meraviglia!), poi arrivata a Milano è iniziata la corsa folle al recupero del lavoro arretrato.
Per non parlare del fatto che ieri avevo l'ultima lezione in conservatorio. E volevo concludere bene. Un po' ardua come impresa non avendo fatto nulla per i 6 giorni precedenti (la mano sinistra uralva vendetta). Così mercoledì ho suonato 5 ore di seguito. Alla fine avevo seri dubbi non solo sulla mia identità personale, ma anche sui movimenti fino-motori che collegavano la mano sinistra alla tastiera dello strumento, per non parlare della decodifica dello spartito che avveniva per qualche misterioso e inspiegabile processo del tutto in automatico senza che io avessi la benché minima idea di cosa stessi facendo. Insomma... suonavo Telemann, ma con uno sfondo di dubbi essitenziali del tipo:"Chi sono? Cosa sto facendo?".
Però la lezione è andata bene. La Maestra ha detto diessere esterrefatta (in senso positivo) da come ho suonato. Forse studiare meno porta a risultati migliori?!

O, forse, è stata l'influenza benefica di questi giorni che mi ha portata a suonare bene!

Faccio fatica a trovare le parole per condividere questa esperienza.
Posso provare con qualche suggestione.

L'immagine associata al post è quanto vedevo dalla finestra di casa.
E già questo dovrebbe dare un'idea non solo del posto meraviglioso, ma anche dell'atmosfera che si respirava.
Poi, se chiudo gli occhi e ripenso a questi giorni.... Tante immagini.... sensazioni... profumi...

Vedo il paesaggio lunare dell'immediato entroterra....
Gli enormi ulivi... contorti e quasi arrotolati dal vento, ma stranamente protettivi e accoglienti nella loro immensità.
Le macchie colorate di bouganville.
Vedo il sole che tramonta, la luna piena, le ore passate a cercare di riconoscere le costellazioni.
Ricordo le risate ogni volta che si passava da un paese che ci chiama "Purgatorio" (e gli abitanti di Purgatorio come si chiameranno? Penitenti?!)
La spiaggia bianca, la sensazione della sabbia sotto i piedi.
L'acqua gelata e le risate e gli urli del primo bagno.
I cartelli buffi (del tipo: "Ricarica ARA" in un diving center, oppure "Centro autorizzato per la gestione del panorama" ....).
Le cene inventate con quanto si trovava sulel bancherelle.
Le passeggiate alla scoperta dei vecchi insediamenti (di pirati? cavatori? eroi dell'Eneide?).
I giochi di logica prima di addormentrasi e le risate per tutti gli errori stupidi.
Le pecore che passavano a pochi metri dal mare.
Il frigorifero lasciato in mezzo a una stradina, quasi a seganre un punto di riferimento ("E mi raccomando al bivio del frigorifero gira a destra!").
Ricordo soprattutto tanti visi... quelli di tutte le persone (sorridenti, pensierose, intente, serie, stupite) che ho incrociato - anche per pochi attimi - e che mi hanno insegnanto tanto sui quei posti. Molto più di tutte le guide di questo mondo.

Una vacanza che resterà sempre dentro di me.

B.

 
 
 

Vacanza! Vacanza!

Post n°89 pubblicato il 08 Giugno 2006 da thefairyround
Foto di thefairyround

Ragazzi! Domani mattina parto per la mitica vacanzina in Sicilia!
Senza lavoro dietro.
Senza pensieri (ci riuscirò)?
Perfino senza la viola (...!!).

Pensatemi!

Ci sentiamo al rientro!

B.

 
 
 

Storie di cani in barca e apprendisti scassinatori

Post n°88 pubblicato il 06 Giugno 2006 da thefairyround
Foto di thefairyround

Sono tornata a Milano (il viaggio di ritorno è stato decisamente più tranquillo anche se ero seduta accanto a due futuri dentisti e- a parte il fatto che lui la guardava come un cane che non mangia da 3 mesi potrebbe guardare una bistecca - mi hanno fatto passare la voglia di andare dal dentista per i prossimi secoli), ma i ricordi delle avventure marine non sono finiti.

Il babbo dovendo scegliere un cucciolo (compagnia a parte) l'ha scelto anche per avere compagnia in barca. Così - escludendo i Terranova, belli ma forse fin troppo ingombranti - si è orientato su un golden retriver con l'idea di fargli prendere anche il diploma da bagnino.
Problemino: i Golden sono dolcissimi (tanto per fare un esempio quando sono a "portata di zampa" Harvey viene tutte le mattine a svegliarmi con i bacini, e se non mi alzo subito - la mattina ho il risveglio difficile - sta lì a fissarmi con gli occhioni finché non lo saluto a mia volta. Se persisto nel dormire partono i bacini fase 2 e via di seguito) ma anche un po' fifoni.
Così accusa ansia davanti a tutte le novità (gli è successo con l'ascensore, la macchina, gli autobus - anche da lontano....). Unica cosa che ha sempre amato fin da subito sono stati i bar. Ci si fionda dentro da bravo alcolizzato e bisogna trattenerlo a forza.
Siccome la barca del babbo è piccina e ancora non abbiamo installato una distilleria, ovviamente è rientrata nella categoria "eventi ansiogeni".
Per farlo salire l'abbiamo dovuto prendere in braccio. Poi si è messo "spalmato" sulla barca, immobile, a guardarsi intorno con aria depressa e terrorizzata. Nel frattempo millimetro per millimetro si avvicinava sempre di più a me - o meglio ai miei piedi.
Alla prima ondina ha eseguito un prode balzo e mi è saltato addosso stile Scoobydoo (si veda la foto del post) non muovendosi poi più. Anzi dopo i primi 5 minuti ha anche inizato a trovarsi bene e a guardarsi intorno con interesse annusando l'aria tutto contento.
Ora. All'inzio di giugno, col freddo può anche starci avere 20 chili di pellicciotta addosso in barca. C'è l'arietta fredda e tutto. Ma spero che superi presto questa sua ondo-fobia perché in luglio/agosto col caldo, e con lui che mette su 1 chilo a settimana e sarà quindi ancora più imponente... proprio vorrei evitare di giocare all'eschimese in barca!
E poi... perché se ha bisogno di rassicurazioni veiene sempre da me e non va dal babbo? Cos'è questa distinzione di ruoli? Lui (il babbo) è il capobranco, e io sono la psicologa?
Mi sa di fregatura questa cosa........
E se poi si sparge la voce e anche gli studenti, i corsisti, l'umanità varia con cui mi confronto per lavoro mi salta addosso tipo Scoobydoo per arginare l'ansia?!!!!

E le avventure marine non sono finite qui.
Sabato sera. Torniamo a casa. Io scarico il cucciolotto (anche se ormai inzia a far ridere chiamrlo cucciolo) e lo porto a fare un giretto igenico. Torno e trovo il babbo con il fumo che gli esce dalla testa che fissa con aria irata la porta del box. Aveva chiuso la porta dello stesso lasciando dentro le chiavi di casa (tra le quali c'era ovviamente anche quella del box stesso).
Bella sfida di problme solving. Ma non sia mai che un ing meccanico e una psico-musicista si arrendano facilmente. Per non parlare del cane (il più felice di tutti).
Abbiamo provato tutte le altre chiavi che avevamo in giro... e incredibilmente in soli 10 minuti e senza rumore alcuno abbiamo aperto la serraturta del box. Senza causare danni tra l'altro.
Bravi vero?
Sollevati non dover dormire tra i campi siamo andati a godere del riposo del giusto scassinatore.
Il giorno dopo.
Verso le 5 di pomeriggio - ci accingiamo ad andare a trovare i nonni. Esce il babbo. Esco io salutando il cucciolo che per una votla lasciamo a casa.
Chiudiamo la porta (che è di quelle che da fuori senza chiavi non si aprono).
Ci guardiamo.
Le chiavi!
Primo tentativo di solzione del babbo (l'ingnere logico  razionale). Si incolla alla porta e urla:"Harvey, cucciolo! Apri la porta!"
Come no? Io onestamente mi aspettavo che l'aprisse senza neanche il bosogno di chiederlo. Ha 5 mesi ma è sveglio!
Visto che (incredibilmente) l'invocazione al cane non ha prodotto lo sblocco della serratura abbiamo dovito trovare strategie alternative. E questa volta era inutile provare altre chiavi.
Siamo andati dal vicino di casa fiorentino che stava lavorando in box per chiedergli una scala e qualche cacciavite con l'idea di smontare una finestra e entrare da lì.
Questo (simpatico: da quando la nonna non va più, e quindi è libero dai suoi agguati anti-fiorentini mi regala perfino le amarene del suo albero!) non voleva darci la scala perché aveva paura che ci facessimo male.
Ma come non abbiamo l'aria seria e responsabile noi?!
Comunque alla fine l'abbiamo convinto e con un mirabile lavoro di squadra in 10/15 minuti avevamo portato a termine la misisone. Ancora una volta senza rumore e senza danni.
Scusate ma a noi la banda bassotti ci fa un baffo.
Magari invece che aprire la "Locanda la Barbarina" potrei meditare di seguire le orme di Catherine Zeta-Jones in Entrapment. Tanto basta che mi tingo i capelli di nero e sono uguale a lei!

[Si vede (dal livello di cretinerie) che mancano solo TRE GIORNI alla vacanzina in Sicilia?!]

Torno a far finta di essere seria...

B.

 
 
 

Treni, sassofonisti e pigiami (scomparsi)

Post n°87 pubblicato il 03 Giugno 2006 da thefairyround
Foto di thefairyround

Ragazzi qui fa un freddo terribile! E io che pensavo che un week-end al mare seppur a giugno fosse garanzia di sole e caldo... Magari l’acqua un po’ freddina, ma il sole caldo.
Invece fa proprio freddo. E la cosa ha causato non pochi (anche comici) problemi organizzativi.
Parto quindi dai... pigiami.
Era parecchio tempo che non venivamo qui, ma nonostante l’età che avanza ero sicura di avere lasciato abbigliamento da mezza stagione (un paio di golf di cotone, pantaloni da battaglia, pigiami a maniche lunghe) per ogni evenienza. Così sono venuta qui con una valigia a diro poco minimale. Arrivo e i vestiti non ci sono più. Non tutti ma quelli utili per questo tempo freddino mancano in blocco...
Visto che ho nutrito fin da piccola l’aspirazione a fare l’agente segreto (!!) ho deciso di indagare. Fossero venuti dei ladri avrebbero lasciato tracce e avrebbero portato via tutto, non solo alcune cose... Nel frattempo però resta da affrontare il problema freddo. Ieri piuttosto grave perché essendo festa i negozi erano pure chiusi! Così sono arrivata ad adottare uno stile molto alternativo... utilizzando i vestiti del babbo! Col suo pigiama sembravo uno di quelle buffe bambole di pezza con gli abiti ricavati dagli scarti dei vestiti (da una sarta poco abile). Ma almeno ho dormito senza morire di freddo. Poi ho anche utilizzato un golf di cotone, i pantaloncini da barca... Questi ultimi uniti a una maglia arancione-vivissmo-pugno in un occhio (l’unica con le maniche lunghe sfuggita alla misteriosa sparizione), e al fatto che con il vento terribile che c’era l’unico modo che avevo trovato per evitare di avere capelli negli occhi era stato utilizzare qualche centinaio di mollettine colorate, mi aveva portato ad assumere un aspetto bizzarro ma paradossalmente gradevole. Ho conquistato tutti gli alternativi e i bambini del paese. Un gruppetto di adolescenti mi ha guardato con aperta ammirazione e una ragazza voleva sapere di che marca erano i miei pantaloni (“ye olde daddy” volevo rispondere, ma poi magari ci credeva e andava a cercarli in negozio!).
Alla fine il mistero degli abiti scomparsi permane... anche se le indagini portano l’investigatrice B. a focalizzare i suoi sospetti su un soggetto in particolare. La nonna... la quale nega ma è già caduta in contraddizione un paio di volte. Le indagini continuano.... Certo che è strana la vita.
E – tanto per contestualizzare – teniamo conto che sono arrivata qui per scoprire di essere invischiata in quetso mistero degli abiti scomparsi dopo un viaggio a dir poco avventuroso.

Siccome c’è un treno comodissimo (l’IR Milano-Livorno) che mi porta quasi a casa avevo deciso di venire in treno e farmi recuperare in stazione dal babbo.
Tanto per sicurezza decido di arrivare in stazione una mezzoretta prima della partenza del treno. Avendo viola e valigetta con me penso sia opportuno avere il tempo di sistemarmi bene.
Arrivo 40 minuti prima della partenza del treno... e scopro con orrore che già non solo non ci sono posti per sedersi ma anche trovare un angolino in piedi è faticoso.
Mi colloco in un angolino vicino a una porta, viola in spalla (e non è proprio leggerissima), arco e valigia più meno tra le gambe. La gente continua ad arrivare. Siamo uno sopra l’altro. Passa un controllore. Lo guardo con uno sguardo di supplica. Questo si avvicina e mi abbraccia.
Giuro!
Nella confusione penso “Oddio ma qui alla FS sono messi proprio male! Per supportare la clientela utilizzano la abbraccio-terapia?!” mentre un’altra parte di me pensava: “Ma che vuole questo?!!!!!!! Ora lo trafiggo con l’arco!”.
Poi – giusto mentre stavo per passare alla fase trafittura – questo mi saluta tutto sorridente e scopro... che si tratta di un collega del corso di dialogo sonoro (ricordate?), il bravissimo e simpaticissmo sassofonista che aveva partecipato all’improvvisazione sul tema della “Follia” di cui vi avevo parlato. Era il suo secondo giorno di lavoro nelle FS!!!

Piccolo il mondo, vero?
Alla fine il treno – colmo all’inverosimile – è partito. Fino a Lodi ho retto con la viola in spalla, poi ho inziato a non farcela più, e siccome avevo inziato a famigliarizzare con i compagni di sventura grazie al loro aiuto sono riuscita a toglierla ed appoggiarla accanto a me, tenedola ben abbracciata per avitare che i passeggeri che tentavano di passeggiare su e giù per il treno (non si capiva bene con quale scopo!) le facessero del male.
Dalla partenza al mio arrvio sono cambiati tre capotreni. Il primo decisamente indisponente si era piazzato nel “nostro” spazio e cercava di spiegarmi come mai non bisogna rispondere al telefono quando suona. Aveva una teoria che se raccontata a un consultorio gli avrebbe permesso di ottenere dosi di psicofarmaci da cavallo.
Il secondo era abbastanza anonimo.
Il terzo – fiorentino – era simpaticissimo. Anche lui ha passato un po’ di tempo con noi (credo fossimo il gruppetto più simpatico di tutto il treno) e mi ha anche aiutata a scendere e scaricare la viola. Durante il suo “regno” era perseguitato, e noi con lui, da un signore pisano che aveva un problema esistenziale non da poco. Aveva lasciato la macchina a Pisa in un parcheggio che chiudeva alle 22.30. Siccome il treno viaggiava accumulando sempre più ritardo lui temeva di arrivare a Pisa troppo tradi e di non riuscire a recuperare la macchina. Così continuava ad assalire controllore (il sassofonista) e capotreno (il fiorentino) per sapere se potevano assicurargli che saremmo arrivati per tempo. Altirmenti contava di arrivare fino a Livorno e lì farsi ospitare da amici. Il capotreno era ossessionato dal fatto che questo signore gli faceva la stessa domanda con le stesse identiche parole ogni 10 minuti. Puntuale come la morte. Noi eravamo ossesionati dal fatto che continuava a voler transitare dalla nostra piazzetta obbligandoci ogni volta a sconvolgere il nostro precario equilibrio di spazi. 
Alla fine dopo la centesima ripetizione della domanda cruciale – dopo che il capotreno ha cercato di spiegargli per l’ennesima volta che non solo non era in grado di garantirgli nulla, ma che l’ultima volta che aveva provato a dare garanzie sul quel treno erano arrivati con 4 ore di ritardo ed era quindi meglio per tutti che lui stesse zitto – siamo intervenuti noi. Con il supporto del detto capotreno ci siamo messi ad assicurargli noi che il treno sarebbe arrivato a Pisa per tempo. Siamo arrivati ad offrirci di metterglielo anche per iscritto... Lui ci guardava un po’ stupito. Tre ragazze dall’aria (abbastanza) normale e un signore tutto serio che si facevano garanti per le FS con la benedizione del capotreno (che a dire il vero sghignazzava). Alla fine pur con qualche perplessità è arrivato a fidarsi di noi. E a quel punto il signore serio gli ha detto: “E ora lei ci promette di non passare più di qui?!”. Risate generali. Il signore pisano offesissimo se n’è andato (maledicendoci, temo).
Noi però abbiamo ottenuto che non passasse più...!
Il “noi” era composto da me (...) il signore dall’apparenza serissima che però era molto simpatico, una ragazza più o meno mia coetanea (la sosia di Dolcemau tra l’altro) che vive e lavora a Milano ma è di Carrara e tornava a casa, e una ragazza di Parma che andava al amare da un’amica.
I nostri commenti e le nostre battute erano da cabaret. Credo fosse per quello che alla fine tutti i capotreni sostavano dalle nostre parti.
Il culmine si è raggiunto quando la ragazza di Parma (simpaticissima!!) ha telefonato al suo ragazzo per cercare di convincerlo a venirci a prendere a Pontremoli, così scendevamo dal treno e andavamo tutti a cena insieme. Lei parlava col fidanzato chiamandolo per cognome:”Ehi Tiglio! (Ovviamente ho cambiato cognome... non vorrei mai essere citata per invasione della privacy!) allora vieni e ci tiri su. Siamo io, altre due ragazze e una ha una viola. No... la viola è grande. Più di lei, ma devi tirarci su tutte. Viola compresa. O tutte o nessuna!”. E questo credo sospettasse che la fidanzata fosse ubriaca – anche perché sentiva in sottofondo noi che urlavamo: “E non dimenticare la viola!”.
In effetti la bimba ha ricevuto molte attenzioni. Una buona mezzoretta è andata per spiegare cos’è una viola da gamba, a convincere che non stavo scherzando quando dicevo che può avere o 6 o 7 corde pur restando lo stesso strumento.... Il signore serio e la ragazza di Carrara avrebbero voluto che suonassi qualcosa... ma vista l’esiguità dello spazio....
Nel frattempo ogni tanto transitava il sassofonista, che sempre mi faceva “pat pat” sulla spalla e a cui io rispondevo con parole di conforto. Al quarto passaggio una signora (che ha brevemente fatto parte del gruppo di cui sopra) ha commentato: “Ma vuoi proprio arrivare a farti offrire la cena dal controllore?!” e io: “NO! Non ci sto provando! Già ci conosciamo!” e tutti (in coro):”Eh! Si dice sempre così!”. Io, con l’aria di dignità offesa: “Lo conosco perché è sassofonista! Abbiamo anche suonato assieme!”. Il signore serio: “Come no!E allora cosa ci fa qui in divisa?” Qui è seguita una disquisizione sulla carenza di lavoro. Poi io, cercando di convincerli del fatto che non ho l’abitudine di provarci con i controllori, decido di specificare ulteriormente: “Vedete ci siamo conosciuti a un corso di dialogo sonoro”. E qui le risate di incredulità sono arrivate a livello di convulsioni.... “AH! Adesso si chiama dialogo sonoro?!” . Mi sono arresa. Che pensassero quello che volevano. Noi musicisti siamo sempre incompresi!
Il momento topico del viaggio è stato raggiunto quando – constatando il sempre crescente ritardo (per la gioia del signore pisano che probabilmente a quel punto stava scolandosi una boccetta di Lexotan) – il controllore fiorentino ci guarda con aria furba e chiede: “Ma sapete come si chiama questo treno?!”. Noi ovviamente lo ignoravamo. Lui sghignazzando proclama: “La freccia della Versilia”. Due i commenti topici. La ragazza di Parma se ne è uscita con (scusate ma va riportata letterlamente)”E sta minchia!” mentre io in contemporanea commentavo: “Un po’ spunata sta freccia!”.
Insomma: 3 ore e mezza di viaggio su un treno super affollato, in piedi, con poca aria, con poco piacevoli effluvi che si spigionavano a ogni fermata (eravamo pure vicini al bagno).... ma nonostante il male ai piedi che avevo all’arrivo... (e la reputazione rovinata perché esistono una decina di persone che pensano fermamente che io ci provi spudoratamente con i controllori)... mi sono divertita!

B.

 
 
 

LA FORESTA INCANTATA

Foto "gambistiche" e montaggio di Alessandro Bonini
...grazie Ale! ;-)

 

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